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Io, tu, noi PDF

98 Pages·0.55 MB·Italian
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DIALOGHI SULL’UOMO Serie diretta da Giulia Cogoli © 2019, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Proprietà letteraria riservata DeA Planeta Libri S.r.l. Redazione: Via Inverigo, 2 − 20151 Milano Progetto grafico: XxY studio www.deaplanetalibri.it Published by arrangement with The Italian Literary Agency Prima edizione e-book: ottobre 2019 ISBN 978-88-511-7548-1 www.utetlibri.it www.deagostini.it @DeAPlanetaLibri @DeAPlanetaLibri @DeAPlanetaLibri @Utetlibri @UtetLibri @UtetLibri Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.clearedi.org Edizione elettronica realizzata da Gag srl Vittorio Lingiardi IO, TU, NOI Vivere con se stessi, l’altro, gli altri Indice 1. Con me 1. Quanti siamo? 2. Raccontarsi per ritrovarsi 3. Cervelli motivati 4. Dissociarsi 5. Personalità multiple 6. Sé-fenestrarsi 7. De-generarsi 2. Con te 1. Io a te 2. Due persone che parlano in una stanza 3. Imparare ad amare 4. Breve incontro 5. Convivere 6. L’insondabile sessuale 7. Ti do i miei occhi 8. Le vere pupille 3. Con gli altri 1. Mente estesa e anima mundi 2. L’intreccio armillare 3. Somiglianze 4. Haters 5. Psiche città aperta 6. Migrazioni e psicoanalisi 7. I tuoi occhi hanno un aspetto politico Nota Ringraziamenti Riferimenti bibliografici a Luca 1. Con me Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. Catullo Il mio io di adesso e il mio io di poco fa, siamo certo due. Michel de Montaigne Do I contradict myself? Very well, then I contradict myself, I am large, I contain multitudes. Walt Whitman La prima convivenza è in noi. Ogni giorno ci imbattiamo in noi stessi. Non ci piacciamo, ci disapproviamo. Vogliamo cose diverse, spesso incompatibili: l’avventura e la sicurezza, la solitudine e la compagnia, la fermezza e il patteggiamento, la parola e il silenzio. Ogni convivenza con il mondo nasce dentro di noi perché il timbro della nostra vita dipende da come suona ogni elemento della nostra orchestra mentale. O da come sospende il suono. Per alcuni è un’orchestra da camera, per altri un’orchestra sinfonica. Dico orchestra perché mi piace l’idea che il risultato della convivenza interiore sia una musica e perché so che questa musica ci chiede di essere contemporaneamente direttore, strumento e strumentista. Potevo dire anche polis, comune, parlamento o condominio: la convivenza interiore ha infinite metafore, ciascuno trovi la sua. La convivenza interiore ci chiede di stare tra gli spazi e attraversare ponti costruiti, più o meno faticosamente, sull’arcipelago della nostra identità. Non a caso la saggezza alchemica fece suo il detto zenoniano unus ego et multi in me, elegante manifesto della molteplicità interiore. Che si estroflette, in versione spadaccina, pragmatica e cooperativa, nel famoso “uno per tutti, tutti per uno” dei moschettieri di Dumas. Tra i mantra della convivenza, i miei preferiti vengono dalla Francia. Mi guidano nei paesaggi della mente e del mondo. Uno viene da Michel de Montaigne, il filosofo cinquecentesco dei caleidoscopici Saggi: «se parlo di me in vario modo, è perché mi guardo in vario modo». L’altro l’ho rubato a uno psicoanalista, Jean-Bertrand Pontalis: «ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi». Insomma, siamo fatti di molti. Partiamo da qui, dunque, dall’idea che un buon funzionamento psichico è il risultato dell’incontro, morbido o acceso, mai opportunistico, di molteplici stati del sé. Ci vogliono parecchi luoghi, tanti percorsi, molte motivazioni. Ogni monoteismo contiene un politeismo: «gli dei», diceva Nietzsche, «non morirono forse dal gran ridere quando udirono che un Dio voleva essere il solo?». Creature di confine, la nostra autenticità si giova dell’esperienza di essere spinti in più direzioni nello stesso momento. Non esiste modello del funzionamento psichico che non preveda il tema del conflitto. Per la psicoanalisi, il più classico dei conflitti è quello edipico, ovvero la convivenza della famiglia interiore a cui ci affida la famiglia in cui siamo nati. Da una parte il desiderio, il bisogno, la tenerezza e il legame; dall’altra la proibizione, l’esclusione, la rivalità, il timore della punizione. Gran parte della nostra vita mentale è impegnata a organizzare la convivenza tra parti che si oppongono, pensieri ambivalenti, direzioni incerte. Al tempo stesso tutto ciò che costruisce o strappa il tessuto della convivenza con noi stessi influenza le nostre scelte, i nostri comportamenti. Odi et amo. Raramente la direzione è una sola. E quando la percepiamo unica, sicura e orientata, è sempre il risultato di un lavorìo, spesso inconsapevole, ma incessante, affidato al complesso gioco dei nostri meccanismi di difesa e delle nostre strategie di adattamento, il cui compito è anche quello di garantirci negoziazioni non troppo rumorose perché alla superficie della nostra vita tutto sembri, più o meno, tranquillo. Come faremmo, altrimenti, a convivere con l’ipoteca di separazioni e perdite che grava sulle nostre vite? All’inevitabile storia di dolore che ogni storia d’amore porta con sé? Questo libro, la sua scansione in tre piani – io, tu, noi –, nasce dall’idea che il mondo delle convivenze è inevitabilmente circolare e concentrico: se non so convivere con me stesso, dialogando con i molti che mi abitano, non vivrò bene con l’altro e con gli altri. E non saper vivere con gli altri comporta a sua volta conseguenze nefaste sulla vita interiore. Mi propongo di esplorare, da una prospettiva soprattutto psicoanalitica, alcuni temi che ci aiutano a percorrere la tensione, clinica ma anche sociale, tra identità e molteplicità. Con l’avvento di una società più fluida e lo sviluppo della vita online con le sue multiple connessioni, il tema non già di un Sé unico, centrale e coeso, ma di una molteplicità di sé, decentrata e dialogica, è sempre sotto ai nostri occhi. Pensiamo per un attimo alle “finestre” che apriamo e chiudiamo nel nostro computer o smartphone nel giro di poche ore: inizio a stendere una mail di lavoro, rileggo la lettera d’amore che ho scritto ieri ma non ho ancora spedito, preparo un bonifico, mando un messaggio a un’amica malata, curioso in un sito porno, ricevo una richiesta d’aiuto da parte di un’associazione umanitaria… La nostra velocità nell’aprire e chiudere queste finestre può essere una metafora dell’operazione implicata: accendere e spegnere parti della nostra mente. Può esprimere duttilità e velocità, può rivelare confusione e micromeccaniche dissociative. Aspiriamo alla totalità, quantomeno alla sintesi, ma combattiamo, o più serenamente ci abbandoniamo, all’inevitabile parzialità. Cerchiamo l’Uno, ma siamo in mille. La maiuscola (Sé) ci rassicura, ma le minuscole (sé) sono sempre al lavoro. La bontà della rotta risulterà da quel vento che, soffiando in una direzione, ci lascia ascoltare le molteplici brezze. 1. Quanti siamo? La formazione dell’identità è un processo che ci accompagna per tutta la vita. All’inizio grandi linee biologiche e ambientali definiscono un profilo che, col

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