«Qui manca l’aria. Se scopro di essere mamma non sono più una figlia? Apro la finestra e ascolto il temporale in silenzio. Il termometro non si è mosso. Non voglio guardare. Tre minuti sono troppo pochi per diventare grande.» Può la vita cambiare in soli centottanta secondi? Per la protagonista, una quindicenne di cui non sapremo mai il nome, sì. Una mattina, prima di andare a scuola, si chiude in bagno per fare un test di gravidanza. Durata, appunto, tre minuti. Nell’attesa, fra la lavatrice e la tazza del water su cui è seduta, vengono a galla paure, rimorsi, desideri, delusioni. «A quindici anni dovrei avere tutta la vita davanti e invece ho l’impressione che la mia sia finita sui sedili di una Clio.» Ma non confessa a nessuno l’esito del test: né a Nicola Fiore, o Nick Flower, il bel tenebroso con il quale ha fatto l’amore per la prima volta e che da quel giorno non si fa sentire, né alle sue migliori amiche – la Mari e Ambra – né al lettore. E la sua vita prosegue. La scuola, Milano, le feste con gli amici, i giochi di parole. Stefano Mele infatti è Steve Apples, Margherita Polli è Margaret Chickens, Lorenzo Viale è Lawrence Boulevard, Andrea Maggini è Andrew Smallmays, Penelope Zucca è Penny Pumpkins. Eppure lei è inquieta. Si sente incompresa dalla madre attrice, mitizza un padre morto cinque anni prima, non sopporta Rocco, il patrigno igienista e amante delle regole, ha anche qualche problema col fratellino Giovanni, nato dal nuovo matrimonio. E fino a qui, potrebbe sembrare un classico romanzo adolescenziale. Ma è molto, molto più di questo... Perché se durante quei maledetti tre minuti la sua vita fosse cambiata veramente?