Zimiamvia e il prototipo di tutte le terre favolose della narrativa fantastica. È un mondo del quale non si conoscono le coordinate, una sorta di favoloso «paradiso pagano» in cui dimorano uomini e donne dalle qualità semidivine, che si muovono in paesaggi meravigliosi, che si amano e combattono spronati da passioni travolgenti. È un mondo di palazzi e di inaudita ricchezza, di fortezze inespugnabili, di tenebrose segrete. È un mondo dove si intrecciano gli intrighi più malvagi e si tramano le congiure più sanguinose; dove i personaggi sono capaci di gesta eroiche e straordinarie per la conquista del potere o per la semplice ricerca del «bello». È un mondo in cui il tempo assume sovente la forma ciclica dell'Ouroboros, in cui l'assenza stessa degli Dei si manifesta nelle creature che lo popolano, in cui l'identità dei personaggi si confonde e moltiplica in un gioco di specchi appassionante e misterioso. Con questo affresco impareggiabile, Eric Rucker Eddison, uno dei padri fondatori della fantasy contemporanea, pone le basi — ben solide — di un genere che ha ormai conquistato il consenso di ampie schiere di lettori. Dotato di uno stile complesso e immaginifico, Eddison, narrando le gesta dei suoi personaggi con un incedere epico e solenne, paga il suo tributo alle grandi saghe omeriche e nordiche, e proietta la sua singolare e magnifica creazione nella dimensione del mito. Dopo Il Serpente Ouroboros, un altro grande ed eccezionale classico della narrativa fantastica.