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Wilhelm Kroll PDF

102 Pages·1966·53.861 MB·Italian
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"> I ; I : I . I I I \'v'ILI-IEL~1 KROLL I I I I I I I LA SINrAf SSI SCIENTIF~ICA I I I NELL'INSEGNAlv1DENELTL OA :1INO I I I I I T ra,ln1.ionc di FEUClT.-\ PORT.-\LL~PI I I I I I I I I I I I I I I I I I I di I ca I I I I I I .. ' GIAPPICHf.LLI - EDITORE - TORI~-;o I I I .:,,· . I I I I I I I I ALLA RISTAMPA I I I L'operetta <li Wilhelm Kroll, oggi, non potrebbe più essere scritta così com'è, e~pure è attuale, come allora. Infatti, considerando la molteplicità dei punti di I vista _d~lla scienza linguistica (e pcd:igogica) al giorno d'oggi, la sintassi storica « tradizionale », specialmente se trattata da un linguista eminente come W. Kroll I con :;ccorto discernimento, è pur sempre un ottimo tramite ai fenome;1i linguistici. I L'attrattiva del libro consiste nel suo carattere del tutto personale. Per conservarlo, nella ristampa, non è stato mutato nulla al testo. se non Li correzione di alcune I sviste: solt:rnto nelle note è stata aggiunta la bibliografia più importante. Non ci t! sembrato opportur.o indicare, in particolare, queste aggiunte. Si rimanda qui I ad alcune opere, citate solo eccezionalmente nel contesto o in nota, soprattutto I opere d'insieme, ordinariamente addotte ad integrazione: A. Ernout - F. Thomas, Syntaxe latine, 21959. Trattazione storici complessiva, I ed. migliorata e rinnovata. (Cfr. E. A. Hahn, Language, .30, 1954, 238-272) . M. Leumann - J. B. Hofmann, Lateinische Grammatik, ìvliinchen, 1961-62 {Opera I fondamentale; Sintassi rielaborata da A. Szantyr, i\1iinchen 1965). I F. Sommer, Vergleichende Syntax der Schulspr:ichen, 31931 (Ristampa Darmstadt 19.59). Chiaro, se ne raccomanda la lettura . I E. Lofstedt, Syntactica P 1942, II 1933. Importante . Grammatiche scolastiche con fondamento linguistico: I H. Rubenbauer - J. B. Hofmann, Lateini~che Grammatik, 111958. I E. Bomemann, Lateinische Sprachlehre, ..1 960. I Storie della lingua: ) G. Devoto, Storia della lingua di Roma, 21944 {Leumann, Gnomon 1,~ _1941, .p 6- 422 · I L. R. Palmer, Tue Latin Lan~age,. 1_954 (Leumann Gl. 36, 124 sg.,J. S"t azione dei moderni studi smtatt1c1: . 1 uW d G t Structural Linguistic and Syntacuc ~aws, Word 5, 1949, 1-u. A. S ·.I e Nroo/ Stromungen in der v~rgl. $prachw1ss. Gl. 32,_ 1951,_ 14,-15 _9. ~sni~~e~r,Elé~e:;s de syntaxe structurale, 1959 (Importante recensione d1 H. W1s semann, Indog. Forsch. 66, 1961, 1~6-18.5). W. Porzig, Das Wunder der Sprache, 19.57. 6 (circ, F. Thomas, Revue ét. lat., 21, _194~, 93-103 e Revue ét. anc. 58, 19~ . 317-332 ~ le « tendenze » nella sintassi lat~na). Linguistica e insegnat:1entobscolasuco: funktionaler Grammatik, Gymn. 67' l 96o, E. Bomemann, Van mhalt ezogener u. 102-110 (chiaro e medit~to). . h Der altsprachliche Unterricht V 2, 1961. Vom Sinn des G:-ammat1k~ntemc t\ Pfister Gymn . .59, 1952, 236 s~.). specialmente 1-40-144 (v.,,.m p~posi _ohe Scut~gart 1961-62, Reihe_ ,~ Be1l:H 2, 3. Hentig, Der altsprach11che nterrl1c . d" ""iuta con molti schianmenu e con H · V · · è stato argo 1 .. . d" Il prof. Manu Leumann m1 . ., nche qui, ringraziarlo 1 cuore. la sua critica penetrante; vorrei percio , a HEINZ HAP P Tubinga I I I I I I I I I I I. Nozioni generali I I I I § 1. Sintassi scolastica e scienza. I I La sintassi scientifica nell'insegnamento del latino: argomento, I I apparentemente, molto facile, tuttavia irto di difficoltà. Sembra I facile perchè esiste una sintassi scolastica che poggia su una solida I I base, con una notevole tradizione che i secoli continuano ad I arr:cchire retrospettivamente e a cui attraverso infiniti 'canali è I ' ' affluito sempre nuovo materiale: in essa si potrebbe pensare di I I avere una sintassi scientifica e si direbbe che occorra soltanto ritoc I care alcuni particolari per portarla all'unisono con l'indagine mo I derna. Si · tratta invece di un argomento molto difficile: infatti I fra scienza e scuola esiste un'antitesi che, fino ad un certo punto, I I ha le sue basi nell'essenza stessa della questione e che non si può I eliminare semplicemente discutendone 1 Se il Cauer, in un capi I • tolo particolare della sua Grammatica militans 2 che ha per titolo I I « Scienza e pratica» addossa la colpa ài questo contrasto ai filo I logi, la sua accusa è vera, se mai, soltanto con delle serie limita~ I zioni. È caratteristico della scuola che, in generale, essa de~ba I I I Cfr. llbergs Jahrb. XXV 318. Glotta VII 117. A questo si oppone I 1 il Methner nella prefazione della sua Syntax des Verbums (Berlin 1914); a mio parere, proprio il suo libro (v. Glotta VIII 309) dimostra la fondatezza delle mie asserzioni. s Consiglio la consultazione di quest'ottimo libro per tutte le questioni da me trattate. Buone osservazioni si trovano anche in v. Scheindler Methodik des Unterrichtes in der lateinischen Sprache (Wien 1913) e in F. Cramer, Der lateinische Unterricht (Berlin 1919). t. La Sintaui scientifica ne/l'insegnamento del Latino. I. Nozioni generali 2 fornire dei risultati definitivi e delle nozioni semplici: l'allievo decenne ,-: deve imparare che si dice scando ma il suo composto fa conscendo e che tango fa tetigi, ma non gli si può tenere una lezione sulla ritrazione dell'accento in latino e sui motivi con i quali la di mostriamo 1 Così pure egli non può sapere nulla della varietà di • forme e della vitalità della lingua nel suo evolversi e non deve nem meno supporre che, accanto al genitivo senatus c'è stato anche senati e senatuos e, se lo si inizia ai misteri dell'accusativo con l'in finito, non gli si deve svelare che Plauto ha detto: equidem scio iam, filius quod anzet meus istanc meretricem 2 Questo impongono • le più elementari considerazioni pedagogiche; ma nell'insegnamento del latino, si aggiungono ancora particolari precauzioni. Lo scolaro non deve soltantt) imparare a. tradurre dal latino, ma anche in . latino; per questo gli si devono dare delle norme sicure, anche se, ragionevolmente, si rinuncia perciò a fare di lui un ciceroniano. Deve distinguere la cum con l'indicativo, da quella col congiun tivo e non deve sapere che, in origine, questa differenza non sussisteva e che Plauto scriveva (Capt. 423) quom optume fecisti, nunc adest occasio bene/acta cumulare. La scienza vuole com prendere e chiarire tutti i fenomeni della lingua viva; l'insegna mento deve all'allievo dare norme precise, errare zn dicendo non patientes viae. § 2. linportanza del latino arcaico nella sintassi. Inoltre c'è un altro fattore che agisce nello stesso senso. • s· fino I att 'ntrgea pres· enf te I che . il Klr oll. s.e ri\". t' ,. a ne l 19 22 5 quando, .:ioche io Italia, come del resto •ani a, t' pr1roe t'ZIODI d1 I . . . . La riiorma dcli ~ I d" atino veni\"ano impartite ad allie,·i di 10 - 11 anni. a .cuo a me 1a, spostan,lo l'" ~ · . lirt'o, cioè a ra«azzi ~u· . d rn.egn.:imento del latino nella prima classe del dei• fatti linguist0i ci. 1 14 anni, ren e possibile d are a J essi · una ns·1 o· ne meno dogmatica Per questo motivo non cr d . 1 c1are nei primi anni d . e O neppure che si possa già comin- ?i 2 Asin. 52, di cui ~a 1:J::gnar~ concetti scienza del linguaggio. •. Lofstedt nel suo comment l~ un interpretazione esatta e definitiva il o a a Peregr. Aetheriae (Upsala 1911) p. 118. I I I S 2 · Importanza del latino arcaico nella sintassi 3 I I I Quello che si potrebbe chiamare il c ano n e degli scrittori sco I I lastici è lin1itato e, in rapporto alla quantità degli autori conser I vatici, rimarrà sempre limitato; anche se i tentativi di compren I dervi altri autori avranno (come è ora lecito sperare) seguito 1 . I I La composizione di tale canone è basata in parte su considera- ' ' I zioni di contenuto, in parte di lingua, ma non di storia della I lingua. Cicerone deve il posto che occupa nelle letture scola I stiche, inizialmente, alle sue doti che lo fanno valere quale I I modello di stile e, anche Cesare, è considerato spesso da tale I punto di vista; e non si tiene conto della posizione che questi due I scrittori occupano neU'evoluzione della lingua latina. Il latino I I arcaico fu completamente trascurato nelle scuole 2 e cosl si pre I cluse a priori alla sintassi scolastica una via per la spiegazione di I molti fenomeni. E, sebbene Plauto e Terenzio ora si leggano di I I nuovo, la grammatica si regola sempre su Cicerone e Cesare, C•ìSa (, I che ha senz'altro, come conseguenza, degli svantaggi. I Alcuni esempi valgano a chiarire quanto si è detto. Abbiamo I già accennato che le frasi introdotte dal cum, nel latino arcaico, I I vennero usate in modo diverso da come lo furono più tardi. In I origine cun1, in tutti gli usi, voleva sempre l'indicativo, come si I conviene ad un relativo e, dove in antico compare il congiuntivo, I I esso è determinato dall'attrazione (v. p. 64). La grammatica sco I lastica - intendo qui il testo stampato - deve ignorare questo I stato di fatto, in quanto essa scaturisce dalla situazione linguistica I I dell'età ciceroniana. Che potiri, accanto all'ablativo, regga anche I il genitivo, la grammatica scolastica lo accenna, perchè il genitivo I Cfr., in passato, per es. Leo, Hum. Gymn. XXI 174. Rilckert Mon. 1 f. h. · Schulw. XI p. 152. Kukula-Martinak~Schenkl, Der Kanon der alt sprachl. Lektilre am osterr. Gymn., W1e1: _1 906. Lade~ Z. f. osterr. Gvmn. 1908, 455. Vedi ora le norme del mm1stero prussiano. ~ È molto deplorevole che si sia abbandonato Terenzi~, fa~iliare w alla maggior parte degli umani8:i.. Rece?temente sono stati fatti, con grande successo, sporadici tentativi per mtrodurlo nuovamente. -- -- 1 4 I I . . ssa non ha motivo di informar . 1 nei. ma e . e I compare in autori sco as . ' . e che Plauto, per es. clic I I , patire aruv 0 e che una vo ta e era ·vit pater servitutis. Ma, proprio I 8) eu,n nunc poti . . . f . I (Amp h. 17 . . , stare col genitivo, 1n atti potire I · chè poltri puo questo, spiega per . h h la sua radice in possum, carne I . d 11' . potts e e a den\·a a aggetuv~ . ' f d. qualcuno il padrone, metterlo I · · ( 1gn1fìca« are 1 I parl!re 1n par ts e s 1 luogo plautino ora citato I nel possesso di qualche cosa », nh~ . , Capt 92 postqua~ I « suo padre lo ha ridotto in se iav1tu >d>. h. ·1 . f I meus est rex potitus ho stt·u m si·g nifica « . .o po ,e de 1 mio rel u I I caduto nelle mani dei nemici ». Il genitivo e unqu~ vo ~to I · · · b"l he regge tanto 1 ablativo da potzs, naturalmente 1nvana 1 ~' c . . I · d" t l'anu· co inchano patyate 1n I quanto l'accusauvo, come 1mos ra . I rapporto allo strumentale e all'accusativo 1 In Orazio (A.P · Io) • - I si l~gge pictoribus atque poetis q u id li b e t ,zudendi semper I I fuit aequa potestas e, anche altrove, questa forma espressiva I compare negli autori letti (Neue-Wagener 2, 488 ). Non si suole I I mettere al suo significato ( e anch'io, non l'ho fatto prima di I insegnare la sintassi latina); ma vi si sarebbe costretti se si I leggesse in Plauto (Trin. 570) quid tibi lubet tute agito curn I I nato ,neo; quid è usato invece di quod (quidquid), interrogativo I e indefinito si confondono 2 • I Altrettanto importante è quanto seoue Il ,. r d · · , · I a · p e om1n10 <1e1 puristi Cicerone e Cesare consolida la grammat-' · I . ·. I . . .1ca sco asttca 1n I sue11a intolleranza ~ a cui, per altri motivi è t . I ' enuta; questi I I Wackernagel I 68 sgg. Hofmann 408, 435 . V. p. in f I 1 a· 38 ·1 . 'fi t t f onda I , Per ~ s1g1:1 e~ o ~ q~es o atto v. Glotta III · 3 l'uso relativo d1 q_md e ~acc~l!o da Gaffiot, Po . Materiale per q111S, I 49. Cfr. Petron. 50, 7 rgnoscetts m1h1 quid dixer \V ur le vrai Lat· I 66 accenna al fatto che quis in latino, come nefie . ackernagel Vorl in ' · d fi ·t e · 1ingu · • es è usato soltanto come 1n e n1 o. osi pure Tab e italiche ffi . · · · · · · · T · . · 1g uv VI a n1, 'T'ars:nater= qursquis est cwztatts ad111a1ts. e n · B 53 . Iota' 1 B · e 1l 'o p;se ·t 19 pis , ceus Ba11.t :nsfu st = qur· squ1· s a11tmuse rit1 . • sco, Tab. Ban~. I I § Importanza del latino I 2. arcaico nella sint assi. I 5 I I due · · autori, in un certo scn . I... l . . r . . I poichè si sono so, e · 1anno fac1l1tato il compito I .on1· p ossi" b·1· a 1pno1 1att1, nella scelta fra la totalit;. cle lle espr es- I Sl 1 1 t a I , cne o a una sula Poco l i prodotto soltanto una rid • d · . ma e se ciò aves5e I prendere· ·1 :· l 1z 1one cl materiale linguistico <la ap- I fal ·1, 1m a I. suo influs's'o va t anto o It re, d a darci. un'immag ine I I sa e usona della lino , I f . I . oua. n atti qu ella rappre sentaz ione di I una costruzione rioo . rosamente 1o g1ca, che jl lat ino avrebb e in I ·, • 0 p1u rispetto alla nostra e d. . I . ' I , 1re1, a tutte e lingue de1 mondo, si I f on d a su Il a esclusiva f ·1· . , 1· . am11anta con g scnttori scolastici · e I 1 I soprattutto con Cicer b ' . . one, e non sare be sorta, se ci si fosse I I occupati maggiormente dello stile più primitivo del latino arcaico I e della lingua parlata, quale ci appare nei con1ici 2 In tale caso I • I ~on s~ sarebbe imposto anche l'infelice dogma che si possa seri vere I In latmo solo mediante una subordinazione costante e per per iodi, I I I I 1 Qualcosa è raccolto in Ilbergs Jahrb. XXV 323: altri ril ievi de I sumo dal Frese, Beitrage zur Beurteilung der Sprache Casars , !-.1i.in I chen 1900. Cesare usa 22 volte licet con l'infinito attivo; n1a in b, c. 3, I 28, 4 si trova cognosci licuit, che naturalmente è stato emendato, seb I bene Cicerone, accanto a 500 casi all'attivo, ne abbia 50 al passivo. I - In b. g. 1, 3, 8 c'è totius Galliae potiri secondo un'antica e n1ai dimen I ticata costruzione (v . p. 4) sciupata con l'aggiunta di imperio (anche I Kilbler). - La scuola non ammette optare con l'infinito, benchè lo si I trovi più volte anche in Cicerone; Cesare scrive una volta (b. g. 1, 25, 4) I I ut ... praeoptarent scutum manu emittere... - B. c. l, 53, 2 magni domum I concursus ad Afranium ... fiebant è stato corretto da molti (si scrisse I concursus ad domum Afranii) e contraddice - infandurn! - al dogma I della subordinazione nella lingua latina (v. p. 6); il passo ha dato lo I spunto a C. F. W. Miiller per chiarire un importante uso linguistico che I recentemente Cl. Otto, De epexegeseos usu (Mi.inster 1912) ha collocato I nell'esatto contesto psicologico; per es. Cicerone scrive (Verr. II 2, 81) I in foro palam Syracusis, Leontinis in foro, ex castris ex Ponte Argenteo. I I I Cfr. Ilbergs Jahrb. XXV 322. Un? part~ _esse~ziale ha :avuto in I ·, I f de ·n una consecutio temporum mcond1z10na1.ament~ vincolante, I c10 a e 1 · t ·, d 1 1 t· · in cui non si sarebbe incorsi se si fosse conosc1u o piu e a 1no arcaico; I v. più oltre p. 66. I. Nozioni generali 6 pregiudizio , che soltanto a gran fatica può essere estirpato da insegnanti Ji latino non sprovveduti. Nell'edizione più recente del Corso di ripetizioni del Menge, molto in uso, si legge ancora ( § 4 « La costruzione del periodo, ben a ragione, è conside ): 5 1 rata la più alta e perfetta qualità, la meta ultin1a de11o scrittore latino. Quanto meglio uno lo comprende, tanto più eccelle come stilista» .. § 542: « La lingua latina è, senza confronto, più incline della nostra alla struttura del discorso per periodi; di regola, essa forn1a dei periodi dove la nostra ìingua colloca parecchie frasi una di seguito all'altra, in forma coordinata ». Così anche Sch1nalz p. 6 5 r . Ostermann-Miiller. § 7 r . Anche qui qualcosa di 2 giusto c'è, e l'esercizio del costruire il periodo - e forse ancora di più quello di analizzarlo - ha, senza dubbio, un suo valore pedago~ico ma, se .esagerato, può diventare una tortura per l'allievo 1 e diventa più che mai infausto, qualora se ne voglia dedurre una nozione teorica della s~ruttura della lingua latina. Questo è però avvenuto troppo spesso: dall'insegnamento della grammatica scolastica si sono distillate delle regole e, secondo queste, si è rimaneggiata la lingua. La storia del testo degli autori lo sa 1-,·~rp rova; si è tentato per tanto tempo di imporre delle norme precise allo stile, specialmente a quello dei prosatori, che è ~11bentrata recentemente una reazione e, a volte, si esagera nel voler conservare tutte le anomalie pervenuteci 2 • 1 Nelle prove d'esame faccio frequentemente l'esperienza che i can~i~ati cercano, ad ogni costo, di volgere in periodi, quanto più è poss1b1le contorti, anche i brani costruiti nel modo più semplice, per es. delle fa\ ·ole. Ne adducono quasi sempre a scusa che a scuola è stato loro insegnato così. ' ' 2 Cfr. la mia critica al Bahrens, Beitrage zur lat. Svntax (Philol Suppl . Bd. XII) i~· Rhein . 1\Ius. 69 p. 95 e Glotta VI 3~49 e le acut~ osservazioni del N1edermann , Berl. phil. \\Toch. 1914 n• . 92. Lofstedt, Arnobiana 69. § J. Psicologia e logica 7 § 3. Psicologia e logica 1 • In teoria sarebbe pensabile una grammatica scolastica fondata su Terenzio, che è abbastanza purista per questo scopo. Io però non parlo a favore di questo tentativo e non voglio descriverne le conseguenze, ad ~ccezione di una. Si è oggi, di massima, d'accordo nell'ammettere che la lingua va considerata psicologi camente, ma nel comportarci praticamente rimaniamo molto in dietro rispetto a tale conoscenza teorica. Ciò non avverrebbe se I la grammatica scolastica si occupasse di più della lingua parlata, I rappresentata, fra gli altri, da Plauto e da Terenzio. Poichè, I sebbene anche in Cicerone, in Cesare ecc. non manchino, natural I I mente, fenomeni che invitino o costringano ad una spiegazione I I psicologica, tuttavia essi sono più frequenti nella lingua parlata, I che è, per sua natura, più trascurata. Dai tempi delle « Jung I I grammatische Streifziige » ( 1882) dello Ziemer si è fatta luce, I ad es., sull'importanza della contaminazione del procedimento I I psichico, in cui du~ costruzioni possibili, nel caso in questione, I sono confuse l'una nell'altra; e se anche talvolta si è abusato I I di questo tipo di spiegazione, ciò non din1ostra che esso non I I sia valido . I Per mezzo della contaminazione si spiega Cic. ad Q. fr. 2, 14, + haec me ut confidam faciunt ==h aec ut confidam faciunt haec 2 ,ne confidentem faciunt; e cosi pure ··Plaut. Poen. 453 nec potui /amen propitiam Venerem facere uti esset rrtihi. Quando lo Schmalz (p. 65 7) lo registra come esempio di « attrazione » è già un progresso; ma con la sua spiegazione che « il' soggetto de'11af rase subordinata passa quale oggetto nella frase principale » - L p · ologia della lingua oggi è sì, una parte costitutiva della linguistica, 1 1 ma solt:nt: ~ome un criterio di giudizio fra molti. Cfr. F. 1?inz, Psychologie der Sprache, I, 1941 , 1_34. Porzjg, Das Wunder der Sprache, 93 sgg. 162 sgg. (bibl.), anche Lofstedt Synt. II 97-106. o 4 • L'V U~lCJ12t gen era[i egli ritorna tuttavia all'anticipazione O proles si, in cui si f Q <l . ece . 1 di tutto per riconoscere un grecismo · uan o Cicerone · scrive quid mihi auctor es? (fam. 6, 8, 2 ~tt. 13, 4°, e chiaro che ; 2) si è n1odellato su suad eo; quando egli ad Q · fr · I, 2, 5 usa Jo r tasse a11 che , abitualmente, si trova soltanto negli autori arcaici e negli arcaicizzanti (quem adductum in iudicium /orlasse an dinzitti nòn oportucrit dove già i manoscritti in parte elimin ano an ), hanno influito forsitan e haud scio an. - Rientra a questo proposito l'espressione ben frequente, evitata però dai puris ti, ,nusculu,n pedum LX longum. .. facere instituerunt (Caes. b. c. 2, d'altra parte contestata), hara trium pedura alta (Varr. 10 , 1, r. r. 4, 14): si poteva dire hara trium pedunt (co1ne a un di 2, presso Caes. b. g. 7, 72, 4 vallum duodecim pedum extruxit) e hara tres pedes alta, mentre la mescolanza delle due locuzioni dava hara trium pedun1 alta 2 Quanto un'espressione comu • - nemente usata, venga nella sua giusta luce, soltanto grazie al latino arcaico, lo si può rilevare dall'esempio seguente: Plauto dice (Amph. 293) nullust hoc n1etuculosus aeque e simili (Thes. I, 1044, 35 ), come se Il ci fosse n1etuculosior; veramente si trova il comparativo in 11erc. 335 bonzo nze 1niserior nu!lust aeque 3 Il procedimento opposto è avvenuto in quanz e fa sì che . questa particella venga adoperata dopo i comparativi; in origine vi era tani dives est quam frater da una parte, divitior est fratrè dall'altra; divitior est quanz /rater può essere soltanto il risultato di un'attrazione 4. 1 l'vHiller comm. a Cic. off. 3 E , . . 101 sime reminiscenze della pr· .' cosi s1 trovano ancora n1olt1s- o 1e ssi greca« II Slotty Glotta XI 51. Era possibile a. h 2 pedum (Caes. b. g. 7, 8, 2). ne e bara trium in aititudi,:c,,1 a Wackernagel Vorl. I 6 . 5 ' Lofstedt, Glotta III 190 quam (.Tena1 913) p. 30. . Skutsch, Kl. Schr. 32r. Habeck, De particu:a

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