ebook img

Walter Benjamin e la moralità del moderno PDF

210 Pages·1983·57.869 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Walter Benjamin e la moralità del moderno

I ESPERIENZE I Bruno Moroncini WALTER BENJM1JN E LA MORALITA DEL MODERNO GUIDA EDITORI La realizzazione di questo folume è st11111 resa possibile dai contributi 11sugn11ti, sui L'opera è la ma fondi per 111 ricerr:11 scientifica, dal Ministero della Pubblica Istruzione, 11d 11n pro schera mortuaria gramma direi/o dal prof ·Aldo Masullo presso il Dipartimento di discipline filosofi• della concezione che dell'Univerrità di Napoli. W. Bcnjamin ., © Copyright 1984 Guida editori S.p.A. Napoli Grafica di Sergio Prozzillo ISBN 88-7042-884-2 Prefazione i!""" LI, criJiu q,ustio ,,, 11Wrale. Se Goetl,e "'1 miseo11osci1110 HlJl dnli11 e Kleist, &etho n11 e Jea11 Plllli, cil, 11011 co,rceme "1 J'IIII ;,,. 1,Uige11u dell'arte, ""' la 111a morale. W. Benjamin Nel saggio su Kraus, Benjamin scrive: cli tatto non è - come vorrebbe il pregiudizio -, la capatità di ponderare tutti i rapporti affinché ciascuno abbia ciò che gli è socialmente dovuto. Al contra rio, il tatto è la capacità di trattare i rapporti sociali - senza perderli mai di vista - come rapporti naturali, anzi paradisiaci, e cosl di trat tare non solo il re come se fosse nato con la corona in testa, ma anche il lacché come se fosse un Adamo in livrea> 1 Si potrebbe pensare • qualcosa di affme per il rapporto fra la pratica filosofica da un lato e le scienze natutali ed umane e altri generi di discorsi - ad esempio quello poetico - dall'altro. Di fronte ad una situazione in cui la re gola del dialogo sembra essere quella di riconoscere a ciascuno il suo, dichiarando obsolete vecchie pretese di primato - accusa rivolta principalmente alla filosofia -, e il conflitto produttivo esorcizzato nella 'civile conversazione', il nuovo patto dovrebbe basarsi sul prin cipio che se si riconosce ai nuovi re il diritto di fregiarsi della corona recentemente conquistata, a colei che ora occupa il posto del lacché si riconosca quello della primogenitura. Per troppo tempo - il tempo del moderno -, si è pensato che il compito della filosofia fosse quello di far da fondamento - epistemologico o di valore - ai discorsi scientifici; tesi che, inevita bilmente, si è rovesciata nel suo esatto contrario: una volta ricono sciuta eccessiva anche questa pretesa, la filosofia avrebbe fatto me glio a mettersi in ascolto, pudicamente, di ciò che gli altri avevano da dire. La verità, infatti, in tempi di uguaglianza, era stata equamente distribuita. Nemmeno il ricorso alla poesia ha mutato di un palmo la I) W. BENJAMIN, K,,,/ Kra111, tt. it. di A. Marieui. in Ava11guardi4 e ri11<Jluzione, Torino, 1973, p.10). 10 WALTER BENJAMIN EU. MORALITÀ DEL MODERNO PREFAZIONE 11 situazione: l'inconuo con il linguaggio poetico - di cui quello hci L'aspetto negativo della critica filosofica, col quale i fenome dcggcriano resta l'esempio più alto -, o si è rivelato un abbraccio ni sono stra~p~ti alla linearità dell'esperienza vissuta - linearità per la quale essi s1 mostrano già sufficientcmènte disponibili ad essere uoppo suctto, quasi mortale, o ha diluito il discorso filosofico nella trasferiti nella forma logica, 'esatta' e congetturale, o in quella narra genericità della rubrica letteraria. tiva propria delle scienze umane - , è doppiato da quello costrutti Il tatto del pensiero deve riconosce;e la specificità della filoso vo: per usare le espressioni di Bcnjamin i fenomeni si raccolgono in fia, anche se questo dovesse comportare il conflitto, restituendo ad torno.a lle idee e ricevono la loro oggettiva configurazione. Questa essa il diritto originario - quello che, perlomeno, le è stato atuibui non st sovrappone a quella delle scienze: è semplicemente altra. II to nella nostra storia -: come Adamo, la filosofia nomina i fenome platonico 'salvare i fenomeni' riceve in Bcnjamin una direzione di ni e li 'salva'. Ciò le va restituito anche se, invece che in livrea la fi senso forse perduta nelle vicende del platonismo: più che rassicurare l~sofia, inve~do cosl un'antiça immagine, andasse in giro ~uda: la conoscenza intorno alla possibilità di dare ad essi misura e durata, p1ù che pud1ca, essa è senza pudore. Mutati i tempi, della filosofia si ra~P?rtandoli al~'archctipo ide~lc, il compito filosofico è salvarli pro pouebbe dire ciò che nella prima delle Tesi, Bcnjamin dice della teo pno_ m quanto~ caduco, ·uans1torio e _disperso - dunque di eccessi logia: come l'automa vince tutte le partite a scacchi perché al suo in vo nspctto all'esigenza, cui risponde il sapere,.di orientarsì nel reale terno è nascosto il nano gobbo, cosl il pensiero vince lo sconuo con ed essere sorretti dalla fiducia che in fondo nulla cambi - peniene l'ideologia se prende al suo servizio la filosofia, «che oggi, come è no al l~ro essere. Salvare i fenomeni - rendere loro giusizia -, è rispet to, è piccola e brutta e non deve farsi scorgere da nessuno• 2• tarh nella loro intenzione più propria: eventi che nessun a-priori sor La questione è la seguente: il rapporto che la filosofia istitui r~ggc e cui n~un telo~ dà senso; cifre d'esperienza, non di quella ~c con i _fcnom~rii è diverso da quello delle scienze .e da quello del vissuta (Erlebnu), ma d1 quella che conduce il soggetto e la storia alla linguagg10 poeuco: senza rinunciare alle sue procedure razionali al svolta, al mutamento e all'innovazione (Erfohrung). Pratica filosofi l'oggettività del suo discorrere, la filosofia ha di mira la cura dei fe ca è quella che si fa carico della verità dei fenomeni: se in tal modo nomeni, la _loro salvezza: ciò che la guida è un'istanza morale. Da essa dovesse venire in conflitto con altre pratiche o altri disc~rsi, ciò questo punto di vista la filosofia si distingue dai saperi, sebbene t'~n andrebbe guardato con compiacimento: ché il conflitto nel pensiero, ga conto d_el ~~ro op~r~re. !_saper~ or~anizzano i fenomeni in griglie anche estremo, è produttivo. ~onccttuali, h mc?m1aano m reg!om secondo procedure il cui scopo 13: mor~tà del fare filos~fico si racchiude nell'obbligo di ap e la conoscenza; d che non va d1sgiunto dall'aspetto previsionale e p~ontare il pensiero a tale compito: rendere giustizia ai fenomeni, re congcttu~ale proprio del discorso scientifico: una governabilìtà dei sutuir~ lor~ ~iò che l'id_eologia sottrae e quel che i saperi non colgo fenomem, quanto grande possa essere la loro complessità. Perciò il no. <?tacche 1 fenomeni n?n sono realtà neutre, rispetto alle quali il ra~porto d~i sap_e~i ai fenomeni è mediato, più che dai dispositivi e pensiero possa conservare il controllo, mantenendo una stoica apatia, da1 ~odcll1 teonc1, dal modo stesso di darsi dei fenomeni alla presa ma precipitati d'esperienza in cui si cristallizza la vita dell'uomo: in dcli intelletto conoscente. La filosofia, allora, è meno una critica del essi si dispiega ncll' apparire l'esistenza storica, anche là dove essa conoscere - tale almeno la tesi di Benjamin - che una critica del- prenda l'aspetto della mera naturalità o della più brucale accidentali 1' apparire. Se c'è un ruolo, nella pratica filosofica, proprio della sfera tà empirica. Quando la filosofia si libera.dell'ideologia di dover ren del c~ncett~, qu~to è ,l'opera di scardinamento di quella prima for der conto delle scienze e autonomamente entra in contatto con l'e ma d or~am~zaz1one, _sp_ontanea e naturale', con la quale. nel diret sperienza, allora, dice Bcnjamin, in. ciò memore di Goethe, le si to espenre, fenomeni st offrono all'osservazione. 1 sq~adcrna·davanti l'incero campo fenomenico: sottratta alle gerar !) chie del sapere, in ciò che è marginale, abbandonato e ·negletto, essa W. BENJAM~N, Ober den Begnffd er Geichichtt, tr. it. di R. Solmi, in Angel11S N01111s, Tonno. _1962, ora in F. Rella (a cura di), Criti&a e storia, (con l'aggiunra dei passi che ora com• può leggere, nell'idea, l'emblema dell'umano. Il fenomeno - lin paiono 1n Gesammelte Schriften, Frankfun a.Main, 1974, pp.691-784. con apparato critico guistico, storico, estetico e anche scientifico - è sempre una monade G.S., I, 3, pp.1223-1226), Venezia, 1%0, p.209. PREFAZIONE 13 12 WALTER BENJAMIN E LA MORALITÀ DEL MODERNO la pausa respiro nella narrazione, il silenzio riposo nel dialogo. 'Cosril in cui, ad un grado massimo di concentrazione e intensità, si agglo nuovo è ripetizione dell'antico. Benjamin aggiunge: i brandelli del merano durate della storia individuale, e~perienze di quella colletti l'eredità umana li abbiamo spesso «depositati al Monte di pietà ad va, intrecci fra micro e macro-storia, temporalità in conflitto, persi un -centesimo del valore, per riceverne in anticipo la monetina- del stenze del passato e speranze del futuro, dominio e Jibert,à, felicità e l'attuale• •. Scarso guadagno questo, proprio di un'economia della catastrofe, desiderio e perdita. Allora è un pathos ciò ~e segreta rarità, che baratta l'antico con ciò che, a ben guardare, porta soltanto mente guida la filosofia, anche se criticamente sorvegliato: ma non il marchio déll'eternamente uguale. Additarlo è smascherare il fatto può essere ceno l'i n<iifferenza il tratto precipuo del suo carattere. che la tradizione si tramanda sotto mentite spoglie. Rendere giustizia ai fenomeni vuol dire dare voce ai vinti, far propria . Il rapporto con la tradizione è duplice: da un lato si tratta di nelle macerie del passato - ma anche nella catastrofe presente - ciò non rinnegare la sua perdita - essa, anzi, va portata a termine -, che ancora risuona: il desiderio di felicità calpestato, l'amore omesso, dall'altro combattere l'illusione della sua linearità vivente. Se per un la ·gentilezza umana trascurata, il grido soffocato della vittima, l'an verso il compito è distruggere, per l'altro essere distruttivi significa dare a fondo di quell'esser 'comuni' che costituisce l'essenza umana. star nel fronte dei 'tradizionalisti': nel Carattere distruttivo si legge: Che tutto ciò si aggravi nel tempo che ci è proprio, rendendo «Il carattere distruttivo sta nel fronte dei tradizionalisti. Mentre alcu più radicale l'obbligo della filosofia, è dovuto all'interruzione del ni tramandano le cose rendendole intangibili e conservandole, altri tramandamento storico. Il moderno ha creduto di aver chiuso i conti tramandano le situazioni rendendole maneggevoli e liquidandole. col passato, esprimendo in tal modo il suo desiderio di autonomia, la Questi vengono chiamati i 'distruttivi'• 1. Se il 'programma' di Ben volontà giusta di 'uscire di minorità'. Ma il rappono col passato è più jamin consiste nel prepararsi, col poco, a sopravvivere alla cult~ra, complesso di quanto il gesto che lo dichiara liquidato possa credere: ciò comporta che la distruzione sia, allo stesso tempo, salvezza: re 1 il passato ritorna e quanto più ciò fa meraviglia, tanto più lo stupore sti, con cui si lavora per non soccombere, sono quelli in cui, sotto spiana il cammino. Da un lato, dunque, il moderno inaridisce, dal strati di cultura dominante, si è iscritta la memoria dei dominati. C'è !'a ltro è sovraccarico di un passato morto che persiste. In Espenenza e qualcosa che lega le generazioni più del tramanda-mento del sapere p011ertiì Benjamin scrive: «Siamo divenuti poveri, aQbiamo ceduto ed è la richiesta di giustizia che, sotterraneamente, i vinti si trasmet un pezzo dopo l'altro dell'eredità umana» )_S ulla scia di Holderlin, tono. Un'intesa segreta, un'attesa paziente: che il nostro tempo sia anche per BenjlUJlÌn, si tratta di fare di questa povertà l'estrema ric finalmente il tempo giusto, quello della giustizia realizzata: il tempo chezza: farcela con il poco è la parola d'ordine all'ordine del giorno autenticamente storico. Tanto piccola la chance, quanto è grande la della storia - lo slogan della lotta-. Il 'poco' sono i resti che, dolo speranza. · rosamente, si è riuséiti a strappare al disfacimento della tradizione. Lavorare su tali resti, nei quali il passato morto testimonia il Tuttavia Benjamin è coscic;:nte dell'opposto pericolo: questo suo desiderio di non voler morire prima d'aver ricevuto giustizia, ma compito, pratico e teorico - che accenna forse ad un etica della po insieme si rifiuta di essere trascinato nel futuro suo malgrado, ancora vertà, non come elogio della debolezza di chi è venuto tardi sulla sce sotto tutela, attraverso la parola altrui, è il compito di un pensiero, il na della storia, costretto infine a parassitare il già avvenuto, ma piut cui orizzonte più proprio sia la sfera etica. Il desiderio dei morti è de tosto della forza con la quale si deve far fronte alla fine di ogni affi. siderio del tempo stori_co, l'unico che «ha ha il dono di accender nel <lamento al continuum della tradizione -, non ignora il rovescio passato la favilla della speranza>, e che sa «che anche i morti non sa della medaglia. Il moderno esorcizza il ritorno del passato col tentati ranno al sicuro dal nemico, se egli vince• 6• Nei resti del passato, co- vo di ripristinare ciò che esso stesso aveva dichiarato finito: I' interru zione diviene, allora, scansione della-continuità storica, l'opacità fraintendiipento consustanziale alla possibilità dell'intepretazione, 4) idem. e . . . • 202 ~) W, BENJAMIN. Der de11ruktive Chara,Le /er, tr. 1• 1. •i n nhc3 e 1ton11. cu. p. . o) W. BENJAMIN. ìJber,lm 8,.~ri/( daG,•1rhirh1,. ri1.. p.212. 3) W. BENJAMIN, Erf11hN1ng 1,nd Armul, u. it. in Cntica e storia, ci, .. p.208. 14 1) WALTER Blll-UAMIN E LA MORAUTA Dl!L MODERNO PREPAZIONE mc iri una cripta, alberga questo desiderio dei morti di non morire si cristallizza in una monade» 8• Nel farsi monade il pensiero tiene ancora, non per risorgere un giorno, ma per essere beati: solo chi ha ferma l'interruzione oggettiva: sospende il corso del tempo-e si soli- ricevuto giustizia può dirsi beato, non chi si è conservato puro. La djfic~-per impedire che la miccia si spenga. . _ . . speranza, infatti, scrive Bcnjamin nel saggio sulle Affinità elettive di · Il cristallizzarsi del pensiero in monade, m cui il tempo ston-. Goethe, che nutriamo per tutti i morti, è che si ridestino non cgià in co resta vicino alla temperatura di fusione, fa, nel testo in cui compa un mondo bello, ma in un mondo beato> 7 re le Tesi sul concetto di storia-. da cesura nel dominio borghese. • Tale è il progetto dell'intero percorso teorico di Bcnjamin: la ~ critica, che in esso è adombrata, è quella del 'materialista _storico': critica (produttiva) della tradizione attraverso i resti che essa lascia ca la critica dell'economia politica. In una lettera del 1923 indirizzata a dere lungo la sua storia; ànchc quelli di una 'tradizione del moder Florens Christian Rang la stessa metafora monadica è usata per indi no', Questo progetto, che occupa lo stesso versante di quello freudia care la critica delle opere d'arte: «Il compito dell'interpretazione del no di reperire il soggetto nei cascami del discorso e nelle falle dell'esi le opere d'arte è di raccogliere la vita cre~tural~ n~ll_' idea. Fissarla»,~ stenza, e di quello di Mane in quanto critica dell'apparenza feticisti Poche righe prima aveva evocato la dottnna le1bn1z1ana: dunque 1 1- ca, consisterà nello smontaggio della tradizione condotto non da un dea è monade ed arresta la vita creaturale. punto di vista estraneo, da una diversa posizione di valore, dalla par La persistenza dell'immagine ·fa da spia _d.5:.lla pers~tenza·~i te del novum semplicisticamente contrapposto all'antico, ma a parti un problema: al mutare degli oggetti - le opere, la lotta d1 class~, 11 re dall'incrinatura, dalla deviazione apparentemente marginale, dal Trauerspiel barocco o Parigi, capitale del XIX seco!o - , le _co_ordma l'animo di smarrimento rinvenibili in essa. Ogni discorso che si pre te di pensiero non cambiano: semmai s'appr~fond1scono, s~ r_1formu senti compiuto e totalizzante, subirà la resistenza di uno strato di lano, ma non c'è mai abbandono, svolta radicale da una v1s1one del contenuto che non si lascia esaurire, fosse pure sotto forma di uno mondo ad un'altra (cosa di più ideologico di una visione del scarto, di unpetit obiet, di un oggetto abietto: cos'é mai l'abiezione mondo?). La querelle fra primo e seco·ndo. Benjamin - teolo~o o se non il volto deformato dell'umano? materialista storico, pensatore religioso o laico, con la sua·~ a~az1?n~ Come il sintomo testimonia del desiderio del soggetto, ap precisa: lo spartiacque del 1930 - , è'falsa, come tutte le d1sunz1om profittando degli interstizi della legge - c'è, infatti, un desiderio surrettizie, proprie di certa storia delle idee, che si pretendono porta che la legge non può controllare: il suo; la.legge si desidera come re sul corpo di una vita e di un pensiero. Come dice Benjamin il pen ogni altro oggetto -, e si manifesta sulla superficie del corpo, cosl siero è l'andar sempre da capo, il ritornare incessante, attraverso la sulla superficie del discorso - il corpo della tradizione - si forma pausa e la sospensione, sulle stesse cose - che non signjfica la mono un'ancor piccola, quasi invisibile increspatura: là lo sguardo del pen tonia dél sempre-uguale - non è l'oggetto la 'cosa st~a• -_, ma l_a siero avvertito corre, là è la ragione del suo interrogare. Fare la critica riformulazione del problema: è questo che non cambia - il compi- della tradizione nei discorsi in cui si riprende e si rilancia, nei testi in tO. cui si deposita e si tramanda e nelle istituzioni in cui pretende di Cos'è un insieme testuale, su cui si esercita una meditazione consolidare il suo dominio, sarà sempre sorprenderla nel punto in critica - quella, ad esempio, di cui ciò che qui si scrive fa da prefa cui. come smarrita, si arresta: fissare l'attimo della de/ai/lance. Al zione-, se non una forma di tramandamento sigillato dall'autorità pensiero, dice Bcnjamin, non appartiene soltanto il movimento, ma del nome proprio - Walter Benjamin -? La riflessione, allota, ne anche la capacità dcli' arresto: quando «si arresta di colpo in una co ripeterà· il percorso: i suoi arresti, le sue riprese, il suo andar sempre stellazione storica carica di tensioni, le impartisce un urto per cui esso da capo, ma sulla cosa stessa. I mutamenti di direzione v_al~on~ come spie solo del fatto che il pensiero, ogniqualvolta avverte il nsch10 del- 7) W. BENJAMIN, Goethe, Wahlverwmd1Jch11ften, u. it. di R. Solmi, in li <onftllo di cri• ticandromanticismotedesco. Scrilfi 1919-1922, voi. Il delle Opuedi WalurBenjamin, acu ta di G. Agambcn, Torino. 1982. p.2)3 (d'oro in poi le Goethes Wahl,mvm,dsschaftensa.wt• 8) W. BENJAMIN, Uber den &grifid er Gcrschichte, cit, p.218. no siglate GW). 9) W. BENJAMIN. Bn'efe, tr. it. di A. Masieui e G. Backhaus, Torino, 1978, p.73. 16 WALTER BENJAMIN E LA MORALITÀ DEL MODERNO 17 PREFAZIONE la ripetizione a vuoto, della tendenza encropica, si sospende, racco prio che ti dica che esso è un'espressione drastica, non infruttuosa glie le sue forze e doppia la ripetizione vana nel ripiegamento su se d~ll'imp_ossibili!à dell'attività scientifica presente di offrire uno spa stesso. nella reimerrogazione del suo scopo, rianicolando il problema zio al mto pensiero e della forma economica presente di offrire uno da cui aveva preso abbrivo. Questo è il lavoro della differenza: che spazio alla mia esistenza ( ... )?:o. Poi corre ai ripari, ricordandosi di nell'apparenza della ripetizione si faccia strada il nuovo. colui al quale sta scrivendo, e prende le distanze: «Sarei costernato se Può, tuttavia, la riflessione dimenticare che un corpo testuale in queste mie parole tu trovassi qualcosa che suona sia pur vagamen è l'eco scritta di un corpo che una volta è stato vivo e che il nome con cui lo si identifica è ora il nome d'un morto? Un testo è si resto di te come una ritrattazione• 10: sapeva che l'amico non aspettava altro. Ma questo è ceno: né uria scelta dottrinaria, né astrattamente politi una tradizione, ma anche e soprattutto resto di una vita. Scrivere è c~, q~i ~ in gioco; pi_utt?sto è una necessità del corpo - vita e pen già darsi per mono, affidarsi in vita alJa sopravvivenza, alla chance siero ms1eme - a scegliere un canale per esprimersi, dal momento del tempo giusto. La stessa vita è già un resto che si è strappato alla che quelli già praticati sono gabbie. mone: il testo è resto di un resto, cenere di cenere. Quando si tema In una lettera di ire anni precedente. inviata a Max· Rvchner e tizza il discorso filosofico - e il discorso umano in generale - come la r.ui_ cop!a è spedita a Scholem. Benjamin mosrra soprat.tutto di vivente non per questo si commette un errore; si dimentica solo che non npudtare nulla del suo passato di scrittore; istituisce, anzi, una il viventé' altro non è che il differire della mone e che esso si affida al corrispondenza fra il suo lavoro sul Trauerspiel barocco e le sue nuo la materialità dello scritto - o all'iscrizion~ in generale: il lasciar ve direzioni di ricerca. Era accademico allora? Ma proprio; scrive, «un tracce -, per resistere al flusso mortale che tende a dissolverlo. Che rigido rispetto dei metodi autenticamente accademici di ricerca» al un testo rimandi alla parola vivente è vero solo nel senso che, come lontana cdall 'atteggiamento odierno dell'attività scientifica idealisti questa era quel che sopravviveva alla morte, questo è il modo con cui co borghese»: ciò lo ha mostato il suo libro, I' Ursprung des deut la parola sopravvive alla propria costitutiva finitezza. Se un corpo te schen Trauerspiels, che non «è mai stato preso minimamente in con stuale è un resto, esso è lavoro sui resti che lascia al suo passaggio: chi siderazione da nessun accademico tedesco». Certo quel libro, pur es pensa pensa sui resti di ciò che ha già pensato. Che poi a sua volta il sendo dialettico, no·n era materialistico, ma ciò che ha scoperto dopo corpo testuale appaia alla critica come il resto finale del lavoro della averlo scritto è che fra il suo punto di vista «molto particolare di filo 'vita-la-mone', è il compimento del suo destino storico. sofo del· linguaggio e il modo di vedere del materialismo dialettico A proposito di Benjamin ciò si può comprovare col ricorso alle suss!ste una mediazione, per quanto tesa e problematica• 11 Questa lettere: testi che vanno presi sempre con cautela, ad evitare che certe • cornspondenza è ribadita altre volte: in una lettera sempre rivolta a affermazioni vengano isolate dal contesto comunicativo, giacché il Sch?lem del 1935, scrive, mentre lavora ai Passagen: «E voglio rive loro senso dipendeva dall'interlocutore. È facile pensare che in quel larti almeno questo: anche qui al centro starà il dispiegamento di un le inviate a Scholem, Bénjamin difenda la validità delle ragioni che concetto tradizionale. Se là era il concetto di Trauerspiel, qui sarebbe lo hanno condotto al cambiamento di registro - tale almeno appare quello di feticcio della merce. Se il libro sul barocco mobilitava la al destinatario, che più che dissentire sulle idee, sembra mettere il propria teoria della conoscenza, ciò accadrebbe almeno in egual mi broncio come chi ha subito un tradimento-. Ma in altre lettere, in sura per i Passagen ( ... )Conciò ho accennato a un'ulteriore analo cui il rapporto d'amièizia non offusca la possibilità della discussione, g_ia: come il libro sul T~auerspiel barocco ha sviluppato il diciassette la 'conversione' è molto più sfumata. D'altronde già con Scholem è simo secolo a partire dalla Germania, così questo svilupperebbe il di esplicito: «Di tutte le forme e le espressioni possibili, il mio comuni ciannovesimo a partire dalla ~rancia• 12 smo evita in modo panicolate quella del credo», scrive nel maggio • del '34, -e aggiunge, ca costo di rinunciare alla sua ortodossia - esso non è altro, ma proprio null'altro che l'espressione di certe esperien IO) ibidem, p.249. ze da me fatte nel mio pensiero e nella mia esistenza. Occorre pro- 11) ibidem, pp.192. 12) ibidem, p.280. 18 WALU R BENJAMIN E LA MORALll"À DEL MODERNO PREFAZIONE 19 Ma torniamo alla precedente lettera, quella del '31; chiarisce: l'economia politica, entrambe pratiche della critica delle forme di «Cur hic? - non certo perché io 'professo' la 'Weltanschauung' ma dominio. Su cosa poggia la possibilità del loro rapporto, stretto sino terialistica, ma piuttosto perché mi sforzo di indirizzare il mio pen al punto che la prima versione della critica possa offrire le coordinate siero verso quegli Qggetti nei quali la verità è di volta in volta più pre di pensabilità dell'altra? Sul fatto che una forma di potere si legitti sente. Ed essi oggi non sono le 'idee eterne', non sono i 'valori impe ma in una tradizione: «I padroni di ogni volta sono gli eredi di tutti rituri'>. Dopo un incidentale, ma significativo, attacco ad Heideg, quelli che hanno vinto. L'immedesimazione nel vincitore torna ger, al quale.dichiara di preferire le 'grossolane e rozze analisi' di quindi ogni volta di vantaggio ai padroni del momento. Con ciò si è Franz Mehring, cerca di farsi comprendere dall'interlocutore, il qua detto abbastanza per il materialista storico. Chiunque ha riportato le tentava disperatamente di affibbiargli un'etichetta: in Benjamin, fino ad oggi la vittoria, partecipa al corteo trionfale in cui i domina infatti, dovrebbe vedere non «un rappresentante del materialismo tori di oggi passano sopra quelli che oggi giacciono a terra. La preda, dialettico come dogma, bens1 un ricercatore al quale l'atteggiamento come si è sempre usato, è trascinata nel trionfo. Essa è designata con del materialista appare scientificamente e umanamente più fruttuo l'espressione 'patrimonio culturale'. Esso dovrà avere, nel materiali so di quello idealistico in tutte le cose che ci muovono>. E conclude: sta storico, un osservatore distaccato. Poiché tutto il patrimonio cul «Per esprimermi-in una formula molta sintetica: non sono.mai riuscito a turale che egli abbraccia con lo sguardo ha immancabilmente un·o ri studiare altrimenti che in un senso che potrei definire teologico - gine a cui non può pensare senza orrore. Esso deve la propria esisten ossia in conformità con la dottrina talmudista dei quarantanove livel za non solo.alla fatica dei grandi geni che lo hanno creato, ma anche li di significato di ogni passo della Toràh. -Orbene: l'esperienza mi alla schiavitù senza nome dei loro contemporanei. Non è mai docu insegna che la più logora delle banalità comuniste ha più gerarchie di mento di cultura senza essere, nello stesso tempo documento di bar significato che l'odierna profondità borghese, che ha sempre soltan barie. E, come in sé, non è immune dalla barbarie, ~on lo è nemme to quello dell'apologetica> n. no il processo della tradizione per cui è passato dall'uno all'altro. Il Benjamin non 'professa', non ha fedi; è fedele soltanto al ~aterial~ta sto~ico si distanzia quindi da essa nella misura del possi compito morale - salvare i fenomeni-, che sorregge la sua onestà e btle: Egh cons1dera come suo compito passare a contrappelo la serietà scientifica. Per questo il suo pensiero si rivolgerà verso quei StOfla> 11• luoghi dove, di volta in volta, la verità è presente. Il suo rifiuto di L'accento cade sulla consapevolezza che ogni forma di domi 'prendere la tessera' corrisponde a quello di seguire l'amico in Pale nio non si legittima per itsuo solo esserci di fatto: ogni potere è legit stina: nemmeno l'ebraismo è mai stato fede soggettiva, ma solo me timazione della violenza su cui fonda il suo essere. La sola fonte della todo: capacità di sprofondare nel testo, nei suoi quarantanove livelli legittimazione è la tradizione come tramandamento del 'patrimonio di ·significato, alJa ricerca del lamento delJe vittime. Se un tratto ca culturale': il· potere presente si autorizza in nome del patrimonio ratterizza Benjamin è quello delJa divisione: un soggetto diviso, che culturale di cui si proclama l'erede. La barbarie non appartiene, ha iscritto nel testo la spaccatura che l'attraversava; secondo una dunque, solo al singolo documento di cultura, ma al processo attra splendida immagine di]. Derrida, Benjamin sta lacerato 'des deux verso il quale si trasmette. Una critica del dominio ha, allora, come còtés d'une ligne de fracrure' •◄, fino alla morte, consumata su una condizione preliminare, la critica della tradizione, a partire dalla linea di frontiera. quale esso si legittima: sono le regole, le procedure della trasmissio L'immagine mon~dica è, allora, come un ponte di barche, ne, le leggi del tramandamento, l'oggetto primo della critica. Giac i:he unisce solo provvisoriamente, i due bordi dell'incrinatura'; essa ché interpretare un testo è, per Benjamin, un movimento almeno coniug~ le varianti della critica: critica delle opere·d 'arte e critica del- duplice: vedere in esso la barbarie sottostante alla cultura e il modo 13) ibid,m, pp.192-193. 14) J. DERRIOA, + R (par-deu11s le lllJrthf}. in La vuité ,n f>rint11rr. Paris, 1978. p.203. 1)) W. BENJAMIN, Ober t4n Begriff der Geschiehte, ci, .. pp.212-213. 20 WAl.l'ER BF.NJAMIN E LA MORALITÀ DEL MODÈRNO PR.EPAZJONI! 21 con cui il testo riprende il passato e lo rilancia. Nel dispositivo col del uamandamento. Cosl la critica dell'economia politica è sempre quale un testo si dispone alla sopravvivenza, trasme_tte nel tempo una critica del!' economia testuale. un'intera tradizione: ma con essa anche la voce silenziosa della schia Se l'umanità si prepara a sopravvivere alla cultura - e forse vitù senza nome. oggi a sopravvivere tout court -, lo fa col poco che è rimasto e con Racchiudere un testo in una monade di pensiero esattamente l'esercizio della distruzione del molto che "ancora si trasmette. Ma il come una costellazione storica: questa la cric/ca. Il modello teorico poco è la barbarie: quel che si strappa alla tradizione, in quanto voce dell'interpretazione testuale fa da archetipo della critica in generale; dei vinti, lamento delle vittime, è l'abietto. Nell'abiezione riposa, ciò definisce insieme lo statuto del pensiero: il pensiero è una prati nel tempo dei moderni, la memoria dell'essènza umana: l'inumano ca, non contemplazione. Lavorando sui resti, il pensiero smonta la «sta tra noi come messaggero di un più reale umanesimo( ... ) Ange pretesa della tradizione di imporre il suo dominio e di legittimare il lus - è il messagero delle vecchie incisioni» 16• Ma colui che consape dominio in generale. Ogni spostamento nel pensiero, in quanto de volmente pona a termine l'opera della distruzione «lo fa ridendo>, legittima, è spostamento nei capponi di potere. Che il lavoro del anche se a tratti «questo riso suona barbaro> "· Giacché insieme alla pensiero si eserciti sui testi non rimanda ad altro che al fatto che la felicità della distruzione si accompagna la tristezza del dover essere tradizione si deposita e trasmette nell'archivio testu~le, nella ripresa divenuti abietti per salvare la possibilità dcli' esser uomini: come ha incessante del detto: il dire filosofico si confronta col detto del passa scritto Brecht: «Oh, noi / che abbiamo voluto apprestare il terreno to, producendo nuovo detto, altre iscrizioni e tracce, ma di un'altra alla gentilezza, / noi non si poté essere gentili> 1s. storia. La critica, in tal senso, non si confonde con la 'critica dell'i deologia•, come avesse bisogno, per essere completa, di una critica Alla fine di una prefazione l'autore, in genere, ringrazia co 'reale': critica delle 'sovrastrutture', che non tocca la base materiale. loro cui deve o la propria formazione di pensiero o l'aiuto materiale Ma esiste una 'struttura' che non sia messa in discorso, organizzata in nella stesura del libro. Qui non comparirà nessun nome proprio, se significati, depositata in testi, di cui vanno svelati i quarantanove li-. non quello di chi scrive: firma posta in calce, nome d'autore - sulla velli? Cos'era mai la 'critica dell'economia politica'. la critica del cui autorità valè la domanda di Sigmund nella Torre: 'da dove tant~ l'apparenza feticistica. se non lettura di una tradizione iscritta in un potere, da dove?' -, monogramma della mone, emblema di chi af corpo testuale con i suoi nomi propri: Smith, Ricardo. etc? fida la vita alla sopravvivenza dello scritto. Traccia di uria vita neces Ed infine un'ultima ragione a favore della concordanza: ~ua sariamente incompiuta, l'iscri.zione del nome proprio è di per sé rin lunque interpretazione del testo non è mai neutrale, 'economica graziamento: cos'è una vita se non la traccia degli altri, l'eco del loro mente' neutrale. Anche là dove si presenti come un'operazione squi desiderio, cenere di altre vite? Di tutte essa è debitrice. Ma di fronte sitamente tecnico-scientifica, una lettura è sempre presa di posizione al debito che ci sottomette alla legge e ci mantiene nella minorità - rispetto all'intero problema della tradizione e a.lle modalità del suo debito che va rimesso al creditore per noi e per tutti -, quello che ci tramandamento. Un'interpretazione è retta da un'economia: an fa viventi non è restituibile: s'iscrive il proprio nome quando si è im ch'essa deve distinguere fra rapporti e mezzi di produzione. Non so parato che il debito della riconoscenza è l'impagabile. lo ogni interpretazione produce il testo su cui esercita la sua esegesi, B.M. ma produce se stessa lungo le fasi del processo interpretativo. Inter pretare non è girare a vuoto intorno ad una verità che, come a-priori ~ telos del dialogo infinito, comandi la parola effettivamente pro nunciata, ma 'costruzione' criticamente consapevole di sé e del suo oggetto. Un'economia del risparmio e dell'accumulazione governa quell'interpretazione che rispetta l'intenzione della tradizione; una 16) w. BENJAMIN, Km/ Kraus, cit., pp.132-133. 17) W. BENJAMIN, Erfoh111ng tlfld Armul, cit, p.208. del dispendio e della distruzione quella il cui fine è l'interruzione 18) B. BRECHT, An die Naçhgeborenen, rr. it. in Poesie, Torino, 1977, voi. 11, p.333. PARTE PRIMA Il rogo e la cenere li y a lii cendrt J. Dcrrida ·, ' i '

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.