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Volume IV - Preghiere agli Angeli e ai Santi PDF

785 Pages·2008·4.62 MB·Italian
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Curia Generalizia dei Rogazionisti - Roma Annibale Maria Di Francia SCRITTI Volume IV Preghiere agli Angeli e ai Santi EDITRICE ROGATE A cura della Commissione degli Scritti del Padre: P.Angelo Sardone, Postulatore Generale e Presidente P.Nicola Bollino, P.Salvatore Greco P.Alessandro Perrone, P.Fortunato Siciliano La redazione di questo volume è stata curata da: P.Angelo Sardone, P. Fortunato Siciliano, P.Salvatore Greco e la dott.ssa Nella Salafia che ha collaborato nel confronto con i testi originali. Curia Generalizia dei Rogazionisti Via Tuscolana 167 - 00182 Roma - Tel. 06.7020751 - Fax 06.7022917 www.rcj.org - www.difrancia.net e-mail: [email protected] ©2008 Libreria Editrice Rogate Via dei Rogazionisti 8 - 00182 Roma Tel. 06/7022661-7023430 - fax 06/7020767 e-mail: [email protected] www.vocations.it ISBN 978–88–8075–361–2 PREMESSA AL VOLUME IV Il quarto volume degli Scritti di Annibale Maria Di Francia, Preghiere agli Angeli e ai Santi, conclude la pubblicazione della se- zione delle preghiere (I e II vol. Preghiere al Signore, III vol. Pre- ghiere alla Madonna). Annibale Maria Di Francia aveva un particolare concetto del- la santità. L'ammirava nei Santi, che venerava e che cercava con ogni impegno di imitare. 1. Alla ricerca della santità Aveva appreso fin da adolescente, leggendo con entusiasmo diverse biografie di Santi, che la santità non era una realtà dei seco- li passati, ma il dono più prezioso con il quale il Signore continua ad arricchire ogni giorno la sua Chiesa. Così egli scrive: «Più di cinquant’anni or sono, ero io nel fior degli anni miei, non ancora sacerdote, ma solo vestito del sacro abi- to, e mi dilettavo e mi inebriavo qualche volta alla lettura delle vite dei Santi, e, ancor nuovo nell’esperienza religiosa, m’immaginavo che i Santi o le Sante vi erano un tempo, ma che poi fossero cessa- ti, come certi eroi leggendari, che non più si riproducono. E dicevo tra di me: Oh! Se vi fossero ancora dei Santi! Come vorrei cono- scerli ed amarli, ed ottenere per loro mezzo ogni grazia da Dio!».1 Padre Francesco Vitale, il suo primo biografo che riporta que- ste espressioni, riferisce che il giovane Annibale si presentò con questo dubbio al francescano padre Pietro da Portosalvo, che lo ras- sicurò: «Gesù non lascia mai priva [di Santi] la sua mistica Sposa, che è la Chiesa»; e, a riprova di ciò, gli parlò di Suor Maria Luisa di Gesù, grande serva del Signore che viveva a Napoli, dove aveva fondato il Monastero di Stella Mattutina.2 1DIFRANCIAA. M., Scritti, vol. 45, p. 552 (da ora in poi: Scritti). Gli Scrittidi sant’An- nibale sono conservati in numerosi faldoni catalogati nell’Archivio Postulazione dei Rogazionisti, Fondo dell’Archivio Storico Centrale dei Rogazionisti, Roma (d’ora in poi APR). Catalogazione e divisione per argomenti, furono fatti dal Postulatore della Causa, padre Teodoro Tusino. La maggior parte degli Scrittisono inediti. 2 Cfr. VITALEF., Il Canonico Annibale Maria Di Francia nella vita e nelle opere, Scuo- la Tipografica Antoniana, Messina 1939, pp. 47-51. 3 Premessa al volume IV Padre Annibale ben presto conobbe la santa Suora e l’avvicinò frequentemente nel corso degli anni. La stessa cosa fece con altre donne innamorate del Signore: Maria Palma di Oria (Brindisi), stig- matizzata di fama internazionale, la mistica Luisa Piccarreta di Co- rato (Bari), Melania Calvat, la veggente di La Salette. Per non par- lare di tanti Santi suoi contemporanei, fra i quali don Bosco, padre Cusmano, don Orione, padre Ludovico da Casoria ed una lunga li- sta di altri nomi, parte della grande fioritura di Congregazioni reli- giose dell’Ottocento, formatesi attraverso uomini e donne conqui- state da Dio. Padre Annibale, fin da giovane, ama “respirare” in questo par- ticolare “mondo di santità”, che cerca e scopre quasi con un sesto senso. «Faceva come l’ape: andava succhiando dalla vita di questo e di quel Santo, dalle opere di uno o dell’altro tenuto in concetto di santità, e anche dalle persone comunemente pie, quanto a lui sem- brava di potere imitare per piacere a Gesù»3, per giungere poi a que- sta conclusione: «Che cosa è mai la santificazione di un’anima? L’Apostolo disse che questa è la volontà di Dio: Voluntas Dei sanctificatio ve- stra (1 Ts 4, 3). Secondo il superficiale vedere di alcuni, non vi è eminente santità se non sia circondata da un grande apparato di au- stere penitenze, e di una larga manifestazione di fatti e di opere tra- scendentali, di portenti e di miracoli di prim’ordine. Ma costoro s’ingannano. Vera santità è la perfetta unione, sia pure attiva, della nostra volontà con quella dell’Altissimo, per puro amore di Dio, e col solo retto fine di piacere a sua Divina Maestà. Quando l’anima è giunta a questo felicissimo stato, null’altro brama che restare na- scosta col suo Diletto, il quale spesso fa che quest’anima sia anche nascosta a se medesima. Qui non c'è bisogno alcuno di operare gran- di prodigi, con la sospensione delle leggi della natura, perché l’ani- ma, col darsi totalmente al suo Dio, ha operato il massimo dei pro- digi. Di lei può dirsi: Omnis gloria eius ab intus (Sal 44, 14 volg.). Tutta la sua gloria è interiore. Ed essa può dire: Vita mea abscondi- ta est cum Christo (cfr. Col 3, 3). La mia vita è nascosta con Cristo. 3VITALEF., op. cit., p. 601. 4 Premessa al volume IV Senonché, siccome, al dire di Gesù Cristo, dai frutti si conosce l’albero, e siccome un albero buono deve dare necessariamente dei buoni frutti [cfr. Mt 12, 33], ne segue, che, per quanto semplice e nascosta sia l’eminente santità di un’anima, è inevitabile che a vari tratti, a seconda delle circostanze, e nel lungo perseverare della virtù, non se ne vedano bene spesso i chiarissimi indizi. L’interiore raccoglimento, lo sguardo dell’intelletto fisso sempre in Dio, la vo- lontà sempre ferma nella Volontà Divina, la rettissima intenzione, la illibatissima purezza, tutta questa sublime santità, chiusa e nascosta nel più interno spirito, ben presto trasparisce al di fuori [...]. Quello poi che non può rimanere nascosto, qualunque siano gli sforzi che faccia un’anima, è il fuoco sempre ardente del Divino Amore».4 2. Il respiro della comunione dei Santi La santità è per Padre Annibale una chiamata personale di Dio. Egli sceglie ogni uomo con amore incomprensibile, e attende una ri- sposta di amore incondizionato, un generoso affidamento alla sua volontà. Il Di Francia si lascia guidare dallo Spirito in un cammino per- severante, momento dopo momento, sulle orme del Signore Gesù, nella ricerca della gloria del Padre e della salvezza delle anime. Per- cepisce chiaramente di appartenere alla Chiesa, che è «comunione di Santi»; supera i confini dello spazio e del tempo, in una vicinan- za e dialogo costante, fra quanti sono in via, quanti stanno com- piendo la propria purificazione e quanti godono già della pienezza della beatitudine. La comunione dei Santi per lui non è semplice- mente un principio di fede ma, più ancora, una quotidiana esperien- za di vita. 3. Una vasta conoscenza della vita dei Santi La ricerca della santità porta Padre Annibale ad acquisire una vasta conoscenza dei Santi, degli elementi di storia o leggenda in- torno alla loro vita, anche di Santi comunemente meno noti. 4Scritti,vol. 45, pp. 131-133. 5 Premessa al volume IV Il Vitale annota: «Pubblicò numerosi opuscoli con cenni bio- grafici di vari Santi, con preghiere adatte, e versi di circostanza. Ne abbiamo a san Barsanofio abate, protettore di Oria, a san Pancrazio, vescovo protettore di Taormina, a sant'Ignazio martire, a santa Ve- ronica Giuliani, a san Pietro d’Alcantara, a santa Liduìna, a santa Teresa del Bambino Gesù, a sant'Alfonso Maria De' Liguori, a san- ta Rita da Cascia, a santa Melania, a santa Margherita Alacoque, e con particolare affetto e devozione onorò in versi e in prosa la no- stra messinese beata Eustochia Calafato [Santa Eustochia Smeral- da], il cui corpo si conserva ancora in modo mirabile dopo cinque secoli nella chiesa da lei fondata. Ed oh, quanto lavorò per la cano- nizzazione della Beata concittadina, aspirando sempre al giorno del- la sua santificazione!».5 Lo stesso biografo riporta un lungo elenco, centosette titoli, di novene rivolte al Signore, alla Madonna, agli Angeli e Santi, antichi e recenti, o semplicemente persone morte in fama di santità, per im- petrare grazie. E conclude: «Gli Angeli, i Santi protettori di quasi tutte le infermità o delle diverse virtù cristiane ebbero da lui l’o- maggio di varie preghiere. [...] Non sarebbe forse grave esagerazione il dire che non passasse giorno che non scrivesse delle preghiere. Nei momenti gravi impe- gnava, poi, diciamo così, tutto il Paradiso, per corrispondere ai suoi gemiti, e tutte le preghiere dei libri ascetici formavano l’ideale per il conseguimento delle grazie».6 4. Dall’amore di Dio, l’amore agli Angeli e ai Santi Si potrebbe pensare che Padre Annibale fra tanti rivoli di de- vozioni rischi di perdere la vera sorgente della vita spirituale, l’a- more di Dio Padre, per il suo Figlio Gesù, nostro Salvatore, nella grazia dello Spirito Santo. Non è così. Fin da adolescente Annibale Di Francia è attratto da questo 5VITALEF., op. cit., p. 578. 6VITALEF., op. cit., p. 575. 6 Premessa al volume IV amore che continuerà a praticarlo ed a predicarlo ogni giorno della sua vita. Egli stesso spiega: «Tutta la nostra vita non sia che uno sforzo continuo di amare Iddio Signor Nostro, Creatore Nostro e Redentore Nostro, con un Amore predominante, forte, tenero e costante, con un Amore fervo- roso, attivo, compassivo, unitivo ed efficace. L’amore di Gesù dev'essere il principio, l’obbietto, il fine e l’anima in tutte le nostre azioni, intenzioni ed operazioni: Gesù solo, tutto in Gesù, per Gesù e da Gesù; e in Gesù col suo Divino Amore dobbiamo nutrire nel cuor nostro tutti gli altri santi amori; quindi dobbiamo amare con lo stesso amore la Santissima Vergine Maria, la Creatura predestinata fra tutte le Creature, la Madre di Dio e Madre Nostra, Città Mistica di Dio, Potenza e meraviglia del suo braccio onnipotente, e il Pa- triarca San Giuseppe, degno Sposo sempre Vergine della sempre Vergine Maria Immacolata, degno Padre Putativo del Figlio stesso di Dio, e di tutti i carissimi Angeli di Dio, e tutti i suoi carissimi Santi con tutti i Celesti Comprensori, la cui beata Compagnia spe- riamo in eterno, e finalmente in Gesù e nell’Amore puro di Gesù Nostro Sommo Bene dobbiamo amare con viscere di sviscerato e fraterno amore il prossimo tutto come noi stessi: immagine di Dio, nostro simile, e segno di paragone dell’amore di Dio, essendo que- sti due precetti uno solo, e dal quale dipende tutta la legge e i Pro- feti [cfr. Mt 21, 30-40], il che vale quanto dire, che il riassunto di tut- ta la Dottrina dei libri dell’Antico e Nuovo Testamento, e di tutte le Leggi della Santa Chiesa, e di tutti gli Scritti dei Padri, dei Dottori, e degli Scrittori Ecclesiastici, e tutta la Parola bandita dagli Aposto- li, dai Martiri e dai Confessori di tutti i secoli; a quello tutto si ridu- ce: Amore di Dio sopra ogni cosa, e del Prossimo come noi stessi; questa è la Carità, e la Carità è Dio, e Dio è la Carità» [1 Gv 4, 16].7 Il Di Francia compie così, nella sua vita, una mirabile sintesi nella carità: vive nell’amore di Dio e in esso dilata il suo cuore alla comunione con gli amici di Dio, la Santa Vergine Maria, gli Ange- li e i Santi. Abbraccia poi, nella stessa carità, «con viscere di svi- 7Scritti,vol. 3, p. 165. 7

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