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Vocabolario greco della filosofia PDF

127 Pages·2004·3.737 MB·Italian
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Testi e pretesti Vocabolario greco della filosofia A cura di Ivan Gobry Traduzione e cura dell’edizione italiana di Tiziana Villani (D Bruno Mondadori Avvertenza Riferimenti per la Metafisica di Aristotele A - alfa maiuscolo = libro I a - alfa minuscolo = libro II B - beta = libro III Γ - gamma = libro IV Titolo originale: Le vocabulaire grec de la Pbilosophie, collana Δ - delta = libro V “Vocabulaire de...”, curata da Jean-Pierre Zarader, E - epsilon = libro VI pubblicata da Ellipses Z - zeta = libro VII © 2002 Édition Marketing S.A. H - età = libro Vili Θ - theta = libro IX Traduzione dal francese di Tiziana Villani I - iota = libro X Tutti i diritti riservati K - kappa = libro XI © 2004, Paravia Bruno Mondadori Editori Λ - lambda = libro XII M - mi = libro XIII E vietata la riproduzione, anche parziale o a uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. N - ni = libro XIV Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine Per alcuni autori che hanno pubblicato una sola ope­ non superiore al 15% del presente volume/fascicolo, ra conosciuta e frequentemente citata, il titolo è sot­ solo a seguito di una specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, via delle erbe 2, 20121 Milano, tinteso: Aezio, Placito-, Diogene Laerzio (indicato tel./fax 02-809506, e-mail [email protected] con D.L.), Vite dei filosofi-, Plotino, Enneadi-, Ateneo, Oeipnosophistai. Tutto ciò che è indicato con fr. Progetto grafico: Massa & Marti, Milano (frammento), senza precisazioni, si riferisce a Diels- Kranz, I presocratrici. Testimonianze e frammenti. La scheda catalografica è riportata nell’ultima pagina del libro. www.brunomondadori.com Premessa di Tiziana Villani Questo libro offre al lettore italiano 370 parole chiave ricorrenti nella filosofia classica. La scelta di ciascun lemma è il frutto di una duplice ne­ cessità: da un lato la contestualizzazione del ter­ mine all’interno delle analisi svolte dai filosofi che li hanno impiegati, dall’altro la chiarificazio­ ne concettuale riferita a ogni singolo termine. Si tratta, pertanto, di una selezione che per­ mette un uso rigoroso e allo stesso tempo agile di uno strumento di lavoro indirizzato sia agli studiosi, sia agli appassionati della materia. L’approfondimento del significato dei singoli termini, varia in relazione all’impiego e agli svi­ luppi che questi stessi hanno avuto nell’opera dei diversi filosofi dell’antichità. Alcuni lemmi appaiono così appena citati, mentre altri sono trattati in modo più diffuso e articolato. In que­ st’ultimo caso la trattazione permette non solo di accogliere la rilevanza dei concetti, ma anche il percorso compiuto per giungere sino a noi co­ me fonti necessarie dell’esercizio del sapere. La filosofia che nasce sulle sponde della Gre­ cia inventa una propria lingua che si emancipa dall’orizzonte strettamente mitologico per ap­ prodare nella polis. In quest’ambiente l’agire fi- IX Vocabolario greco della filosofia losofico elabora una propria concezione del A mondo, una concezione molteplice che si realiz­ za non solo in un atteggiamento pedagogico, ma soprattutto in una “società di amici”. La disami­ na degli eventi, la capacità dialettica e oratoria consentono Pindividuazione di piani e figure di riflessione che hanno intrecciato il proprio dive­ adikia (he) / άδικία (ή), l’ingiustizia —» dikaio- nire con quello di una disciplina che ha segnato syne. profondamente il pensiero dell’Occidente. Le parole della filosofia greca ineriscono a campi di sapere che nei secoli sono andati diffe­ agathon (to) / αγαθόν (τό), il Bene. renziandosi. Tuttavia a quest’unità originaria è utile risalire, in modo genealogico, quando si Neutro sostantivato dell’aggettivo agathos / α­ vuole indagare la peculiarità degli eventi che an­ γαθός, buono; superlativo, to anston / xò dpt- cora oggi caratterizzano i nostri interrogativi στον: il Sommo Bene; latino: summum bonum. sull’esistenza e altro ancora. L’atteggiamento genealogico può essere utile Nella filosofia greca, il Bene è l’obiettivo che si anche al lettore che sfogliando queste pagine offre a ciascun uomo per dare un senso alla pro­ può disporre di uno strumento capace di offrire pria vita. È fonte di felicità {eudaimonia), ricerca un’immediata individuazione e conoscenza di incessante dell’anima. Ma solo il sapiente può quelle parole-concetto, che i greci forgiarono e raggiungere il Bene, perché è il solo a saper uti­ che in modo più o meno consapevole, tuttora ci lizzare in modo adeguato la ragione. Tuttavia, aiutano a comprendere il nostro essere al mondo. nessun filosofo pare aver raggiunto il fine della sua ricerca (il che giustifica il significato della parola filosofo, “colui che ama il sapere” e che lo cerca poiché non lo ha trovato), in quanto so­ no tutti in disaccordo sulla natura del Bene. Da qui la ricchezza della filosofia greca su questo argomento. «Scienza superiore ad ogni altra, al­ la quale tutte sono subordinate» scrive Aristote­ le per riassumere il parere comune «è quella che 1 X agathon agathon comprende il fine per il quale si compie ogni e bello» (ivi, VII, 517c); nel mondo sensibile azione, e che è per ogni essere il proprio bene, e «ha creato la luce e il signore della luce», ossia il Sole; e nel mondo intelligibile «è ciò che presie­ per tutti il Sommo Bene (to ariston) nella natura universale» (Metafisica, A, 2, 982b). de alla verità e all’intelligenza» (ivi, VI, 508c- 509a). Esso è «Γassolutamente perfetto (teleota- La ricerca della natura del Bene è relativa­ mente tarda. I primi pensatori sono interessati ton) e supera tutti gli esseri» (Filebo, 20d). «È ben oltre l’Essenza per maestà e potenza» (Re­ alla natura e all’origine del mondo: pan, holon. pubblica, VI, 509b). Di conseguenza, è ineffabi­ E Pitagora colui che pone il Bene in cima alla le (ivi, VI, 505a-506b), non concettualizzabile, gerarchia degli esseri, identificandolo con Dio, bisogna raggiungerlo al termine di un’ascensio­ con l’Intelletto e con la Monade generatrice de­ ne (anabasis) dell’intelletto (ivi, VII, 519c-d). gli esseri (Aezio, I, VII, 18), dando così origine a Nell’uomo «è in funzione del Bene che si com­ una tradizione filosofica che concepisce il Bene non come un principio morale o economico, ma piono tutte le azioni» (Gorgia, 468b), e senza di esso tutto quanto possediamo è inutile (Repub­ essenzialmente metafisico. Questo include, cer­ to, il bene come valore morale, ma anche la Bel­ blica, VI, 505a). In Aristotele, il Bene si identifica con il primo lezza, la Verità e la felicità; più esattamente, esso Motore (.Metafisica, K, 1), con l’Essere necessa­ trascende questi valori secondi ed è causa del lo­ rio, con il Principio, con il Pensiero autonomo, ro avere valore. Il Bene metafisico è il valore as­ soluto e originario. con l’Atto che sussiste e che è Dio (ivi, A, 7). Archita adotta una disposizione più modesta Tutte le arti e le scienze sono dirette verso il Be­ ne (Etica Nicomachea, I, I, 1) e il Sommo Bene e popolare nel suo testo Trattato dell’uomo buo­ {ariston) è il fine ultimo, sia dell’individuo sia no e felice, ampiamente citato da Stobeo. Per Euclide di Megara, allievo sia di Parmenide sia dello Stato (ivi, I, II, 1-7). Dotato di numerosi di Socrate, «il Bene è l’Essere che è uno» (Cice­ aspetti, «comprende tante categorie quante ne comprende l’Essere: in quanto sostanza, il Som­ rone, Academica posteriora, II, 42); Diogene mo Bene è Dio e Intelletto; in quanto qualità è Laerzio offre un’altra formulazione: «il Bene è l’uno, anche se lo si chiama con altri nomi: Pen­ virtù, in quanto quantità è la giusta misura, cen­ siero, Dio, Intelletto» (II, 106). tro» ecc. (ivi, I, VI, 3-5). Attraverso un’inversio­ Per Platone «l’Essenza del Bene è il fine della ne dei termini, Aristotele conclude che il Som­ mo Bene è la felicità (eudaimoma), e precisa: «il scienza più elevata» (Repubblica, VI, 505a). Il Bene proprio dell’uomo è l’attività dell’anima in Bene, in effetti, «è causa di ciò che vi è di giusto 2 3 agathon agathon conformità con la virtù» (ivi, I, VII, 8-15; Vili, II, XXI, 129; Cicerone, De finibus bonorum et 8). Infine, questo Bene-felicità consiste «nel vi­ malorum, III, 9; D.L., VII, 165 ecc.). vere conformemente con la parte più perfetta di È Plotino che conferisce al Bene una più consi­ noi stessi (ivi, X, VII, 8), che è il principio divi­ derevole rilevanza metafisica, al punto da intro­ no della ragione contemplativa {epistemonikon). durlo ovunque nella sua vasta opera. Principio di Per Epicuro, il bene non è tanto metafisico; tutte le cose, il Bene è identico all’Uno [ben), pri­ infatti il bene primo e congenito (agathon pro- ma ipostasi (II, XI, 1). Essendo il migliore degli ton kai syngenikon) è il piacere: hedone / ήδονή esseri (to ariston ton onton) (VI, VII, 23), si situa (D.L., X, 128-129). Ancora, è un Sommo Bene al di là dell’Essere e del Pensiero (III, IX, 9), al di molto soggettivo quello che propongono gli là della Bellezza suprema (I, VI). Tutto quello che stoici. Alcuni ne fanno un assoluto, preferibile a possiamo dire è che è la Volontà {boulesis / ogni cosa e incomparabile (Stobeo, Eclogae phy- βούλησις) ; poiché è la sua stessa volontà che gli sicae et ethicae, II, 6). È, secondo Diogene di Ba­ dona l’esistenza (VI, Vili, 13), ed è la potenza di bilonia, «l’assoluto per natura: natura absolu- tutte le cose (V, IV, 1). Ciò che il Bene genera tum» (Cicerone, De finibus bonorum et maio- spontaneamente e direttamente, è l’Intelletto, se­ rum, III, 10). In effetti, non appena occorre dare conda ipostasi e suo primo atto (I, Vili, 1; II, IX, un contenuto a questa definizione formale, tro­ 1), immagine del Bene che pensa il Bene, poiché viamo delle definizioni piuttosto deludenti: «La il Bene non pensa (V, VI, 4; VI, VII, 40). Tutti gli perfezione, secondo la natura di un uomo ragio­ esseri partecipano del Bene (I, VII, 1), ogni cosa nevole, in quanto ragionevole» (D.L., VII, 94). riceve da esso bellezza e luce (VI, VII, 31); è il «Ciò che è utile» (ivi, Sesto Empirico, Contro i Desiderato verso il quale tendono tutte le anime dogmatici, II, 10; Ipotiposi, III, XXII, 169). O (I, VI, 7; V,V, 13; VI, VII, 25), è il premio del sa­ ancora, secondo Ecateo e Crisippo, la Bellezza piente, per il quale è sufficiente. (D.L., VII, 100-101; Marco Aurelio, II, 1; Cice­ Proclo, seguendo Plotino, afferma che «il Bene rone, Tusculanes disputationes, V, VII, 18; XV, è principio e causa di tutti gli esseri», e che, prin­ 45; XXX, 849). Per Zenone di Cizio, è la Virtù cipio di unità, è identico all’Uno {Teologia, 12- (Sesto Empirico, Contro i dogmatici, III, 77; Ci­ 13). Ugualmente, per Ermete Trismegisto, il Bene cerone, De finibus bonorum et malorum, III, e Dio sono due termini interscambiabili (II, 38). 11). Per Erillo di Cartagine, il Bene è la Scienza Nella Politica (I, I, 1), Aristotele chiama il {episteme) (Clemente d’Alessandria, Stremata, Sommo Bene (della comunità) to kyriotaton / 4 5 agenetos aei κυριοτατόν, da kyrios: il maestro, il sovrano {aidion soma) (frr. 7,8). Eraclito utilizza una for­ (nella liturgia cristiana: il Signore = Dio). mula originale e pleonastica: l’universo {kosmos) era, è, e sarà sempre {aei) un fuoco «eternamente vivente», in un’unica parola: aeizoon / άείζωον agenetos / άγένητος, senza inizio (ingenerato). (fr. 30). Per Anassagora, «l’Intelligenza {nous) esiste in eterno», aei esti / άεί έστι, che si può an­ E il caso, in Platone, dell’essenza {eidos) {Timeo, che tradurre «è eterno». Melisso ricorre a due 52a) e dell’anima umana {Fedro, 245e), e in Ari­ formule: l’Uno è eterno, aidion (Simplicio, Fisica, stotele della materia {Fisica, I, 9). III, 18); ma esiste anche eternamente, aei esti {ibid.). Platone usa aidios quando invoca la So­ stanza eterna {aidios ousia) o gli dei eterni {aidios aei / άεί, eternamente; spesso impiegato come theoi) {Timeo, 37e, c) e aionios quando definisce aggettivo. il tempo {chronos / χρόνος) come un’immagine mobile dell’eternità {aion / άίων): il modello del Questi termini danno il senso di una durata illi­ mondo sensibile è allora eterno {aionios), ma an­ mitata nel tempo: l’essere eterno non ha inizio che un Vivente eterno {zoon aidion) (ivi, 37d). né fine. Aristotele utilizza aidios quando parla dell’e­ ternità del movimento {Fisica, Vili, 6) e soprat­ Il sostantivo aion / αιών, da cui deriva l’aggettivo tutto del primo Motore: «Il primo Motore è ne­ aionios, ha un significato imprecisato: il più delle cessariamente uno ed eterno»: ananke einai ben volte significa durata (di una vita, di un secolo), ma kai aidion to proton kinoun, ανάγκη είναι εν anche eternità. È in questo senso che lo si ritrova καί άίδιον τό πρώτον κινούν {ibid.). Una simile in Eraclito: logos aion·. il Logos-eternità (fr. 50). affermazione la si ritrova ne II cielo (I, 12): ciò Pitagora parla del Dio eterno: aidios theos (Ae- che è senza generazione e senza corruzione è zio, IV, VII, 5; Pseudo Plutarco, Epitome, VI, 7). eterno. E l’atto di Dio, è la vita eterna: zon aidios Ma il suo discepolo Filolao preferisce ricorrere / ζων άίδιος (ivi, II, 3). È più o meno lo stesso ad aei: Dio è l’eternamente sussistente (Filone linguaggio utilizzato nella Metafisica (Λ, 7): Dio d’Alessandria, Creazione del mondo, 23); il mon­ è un Vivente eterno perfetto: zoon aidion ari- do si muove eternamente in cerchio (Stobeo, ston, ζώον àihtov άριστον, una sostanza eterna, Eclogae physicae et ethicae, XX, 2). Diogene d’A- ousia aidios / ουσία άίδιος. pollonia considera l’aria come un corpo eterno Plotino ha composto un trattato intitolato 6 7 aidios aitia Dell'eternità e del tempo, Peri aionos kai chro- cupa il rango più basso. Nella Repubblica (VI, nou / Περί αίώνος καν χρόνου (III, VII), nel 508b, 5Ile) e nel Teeteto (186b-187a), Platone quale fa dell’eternità un Essere della stessa natu­ oppone la sensazione, conoscenza del corpo, alla ra degli intellegibili. scienza, conoscenza dell’anima. Nella prima par­ te della Metafisica (A, 1) Aristotele fa notare come la sensazione sia comune all’uomo e all’animale, aidios / άίδιος, eterno, mentre il ragionamento e la tecnica appartengano unicamente all’uomo. Per Epicuro, invece, tutte aionios / αιώνιός, eterno. le nostre conoscenze provengono dalle sensazio­ ni, e la conoscenza sensoriale resta nel proprio or­ dine un criterio di verità, poiché la ragione non aisthesis (he) / αίσθησις (ή), la sensazione; lati­ può confutarla (D.L., X, 31-32). Nel suo breve no: sensus. trattato Della sensazione e della memoria (IV, VI), Plotino cerca di dimostrare, contro la concezione La parola ha due significati: facoltà di sentire materialista di Aristotele e degli stoici, che la sen­ (sensibilità) e atto del sentire (sensazione). sazione non ha nulla di un’impronta nel soggetto, Inoltre, essa comprende non solo ciò che noi chiamiamo sensazione (conoscenza sensoriale di ma è dovuta a una facoltà attiva dell’anima. una qualità), ma anche ciò che chiamiamo per­ cezione (conoscenza sensoriale di un oggetto). Aristotele distingue nettamente i due significa­ aisthesis koinè / αισθησις κοινή, il senso comune. ti, affermando che il termine può significare sia il sentire in potenza (aver la facoltà), sia il sentire in Ha come oggetto i sensibili comuni: ta koina ai- atto. Nell’atto, si nota un’azione dell’identico sul­ stheta / τα κοινά αισθητά. l’identico: l’occhio vede il visibile, l’orecchio sen­ te l’udibile (LAnima, II, 5). Quest’oggetto che ri­ ceve l’azione è il sentito: aistheton (αισθητόν). aitia (he) / αιτία (ή), la causa; latino: causa-, più Da questa parola deriva il termine “estetica”; raramente aition (to) / αίτιον (τό). neH’“Estetica trascendentale”, prima parte della Critica della ragion pura, Kant tratta infatti di Questo sostantivo femminile e questo aggettivo una filosofia della conoscenza sensibile. neutro sostantivato, in uso presso i filosofi a Nei sistemi della conoscenza, la sensazione oc­ partire da Plotino, derivano dal qualificativo ai- 8 9 ditid dltld tios (αίτιος), che significa “artefice di”: un uo­ ne tra due tipi di cause: quelle che, per azione mo buono è artefice di un’azione virtuosa, un dell’intelligenza, producono ciò che è buono e generale di una vittoria. È da questa parola che bello, e quelle che, prive di razionalità, agiscono deriva il termine eziologia, ricerca delle cause. per caso (48a). Come d’abitudine, Aristotele ha tentato di Allo stesso modo Aristotele constata che il fi­ definire più le cause che la causa. Nella Fisica losofo dovrà, al fine di spiegare l’insieme delle (II, 7, 198a), perviene al celebre quartetto che cause seconde, risalire fino a una causa prima nel XIII secolo sarà adottato dagli scolastici: la efficiente, che chiamerà il primo Motore {Fisica, materia (hyle), ossia ciò da cui la cosa è uscita, II, 3, 195b); quest’ultimo, confondendosi con per esempio il bronzo per la statua; la forma {ei­ l’Intelligenza e il Bene, è al contempo la causa dos), ossia la natura stessa della cosa, per esem­ finale ultima. A questo doppio titolo, Dio è il pio la figura della statua; il motore (kinesan), os­ primo Principio {Metafisica, Δ, 6-7, 107lb- sia l’artefice del cambiamento, per esempio lo 1072b). scultore; la finalità (to hou heneka), ossia il moti­ Plotino in parte concorda con Aristotele vo per cui si opera il cambiamento, per esempio quando afferma che tutto avviene per cause na­ il motivo che spinge lo scultore a scolpire. turali e che quest’ordine e questa ragione com­ Aristotele vi ritorna poi nella Metafisica, ac­ prendono anche i più minuti dettagli (VI, III, cordando ad aitia una menzione nel suo quadro 16). Ma se ne distanzia per quanto concerne la storico (A, 3), poi un cenno nel suo vocabolario classificazione delle cause: occorre fin dall’inizio filosofico (A, 2), infine nel libro Vili sulla mate­ distinguere tra la causa degli esseri e quella degli ria (H, 4). Alessandro di Afrodisia riprende que­ eventi. Per quello che riguarda la prima, ci sono st’esposizione nel suo trattato Del destino (III). due tipi di esseri: coloro che non hanno causa, La nozione di causa prima {aitia prote) occupa poiché sono eterni, e coloro che hanno la pro­ un posto importante tra i filosofi greci. Essa si pria causa in questi esseri eterni (III, I, 1). Quan­ confonde con quella ài principio {arche), ma ap­ to agli eventi, anche essi sono di due tipi: quelli pare in forme diverse. Così, nel Fedone (97c), che sono prodotti fuori di noi, da cause esterne Socrate spera di trovare «la causa di tutte le co­ alla nostra volontà, e che dunque fanno parte se» {aition panton). Nel Timeo (29a) Platone ri­ dell’ordine naturale, e quelli che derivano dalla tiene che il mondo, la più bella delle cose, ne­ nostra interiorità (III, I, 10). cessiti di un artefice, che è la più perfetta delle cause (ariston ton aition), facendo così distinzio- 10 11

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