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Vocabolario dialettale, calabro-reggino-italiano PDF

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5 T S S i E i h O T ' ì i T E / Digitized by thè Internet Archive in 2018 with funding from University of Toronto https://archive.org/details/vocabolariodialeOOmala PREFAZIONE Si deve al mio forte affetto per la scuola , al mio vivo interesse per agevolare l’insegnamento, cui dedicai tanti anni di mia vita, la compilazione e la pubblicazione di questo volume. La pratica di maestro mi aveva fatto toccar con mano di quanta utilità dovesse riuscire al giovinetto, che s’inizia ne¬ gli studi della lingua italiana , il sussidio di un vocabolario dialettale. E fu precisamente per i miei alunni che cominciai a raccogliere dalla bocca del popolo e a ordinare vocaboli e maniere di dire. Cosa questa che mi agevolò non poco nel- l’impartire alle tenere menti dei giovanetti i rudimenti della nostra lingua nazionale. Avendo anzi scritta una grammati- chetta italiana (1) credetti opportuno aggiungervi come ap¬ pendice una raccolta di voci e di frasi italiane con la cor¬ rispondente espressione dialettale, e ciò nell’intento di rendere agli alunni delle nostre scuole il significato delle parole ita¬ liane in tutta la sua forza. Un simile tentativo incontrò la be¬ nevolenza di quanti ebbero 1* occasione di giudicarlo, e più si ebbe quella dei miei colleghi; mi procurò anzi incoraggia¬ menti e sollecitudini per fare opera più vasta, per compilare addirittura un vocabolario calabro-reggino-italiano, che ser¬ visse almeno per le nostre scuole. (i) G. Malara. Grammatichetta della lingua italiana conforme ai recentissimi programmi governativi. 4.» edizione. Reggio Calabria 1889. IV — Il fatto che a Reggio mai per lo passato altri aveva ten¬ tato la prova, e le incessanti occupazioni del mio ministero e dell’insegnamento pubblico e privato sarebbero tali motivi sufficienti per distogliermi da una simile intrapresa. Ma la volontà ferma e costante mi fece trar profitto di ogni rita¬ glio di tempo, e dopo lunghi anni di lavoro siffatto mi tro¬ vai di aver messa insieme tal copia di materiale da permet¬ termi di cedere alle cortesi istanze di amici carissimi, che, bandito il 6 marzo 1890, dal Ministro Boselli, un concorso per i vocabolari dialettali, mi volevano tra i concorrenti. Mi indussi allora a inviare il mio lavoro manoscritto più per sen¬ tire il giudizio che su di esso avrebbero recato uomini insi¬ gni, consumati nello studio delle discipline filologiche , che per voglia di premio o di lode. Questa, ove mi fosse venuta, l’avrei gradita, non come fine a se stessa, ma come equa ri¬ compensa di ricerche quanto mai lunghe e faticose. L’ esito del concorso fu pubblicato nel Bollettino Ufficiale della P. I. nel marzo 1895. La Commissione, quantunque ab¬ bia rilevati molti difetti, e non sempre evitabili in opere di tal fatta, specialmente quando si creano, pure riconosceva al¬ meno una buona parte, che poi è la parte fondamentale , e mi conferiva la Menzione Onorevole, aggiungendo « Un pre¬ gio che vale a compensare in parte i difetti notati consiste nel raccogliere, che egli fa, una soppellettile dialettale pel¬ legrina, e fino ad ora molto scarsamente riconosciuta ». Tanti anni di studio non erano adunque sprecati. Molto contento del giudizio della Commissione, facendo te¬ soro delle osservazioni di Essa, ho compreso che giudiziosa¬ mente sfrondato e ritoccato, poteva il mio vocabolario in gran parte attingere il fine che, nel compilarlo, mi era proposto fin da principio, e mi misi con crescente alacrità a rifare il mio lavoro. Nel rifacimento è necessario e doveroso confes¬ sarlo , assai mi giovarono i suggerimenti di due valenti ed ottimi amici miei, il Dottor P. Giovanni Costanzo ed il Pro¬ fessore P. Angelo Leone. A questo specialmente vada la lo¬ de, se questo dizionario si presenta meno timidamente di quello che non avrebbe fatto, se lo avessi senz’altro licenziato alle stampe così com’era uscito la prima volta dalle mie mani; e se i difetti notati dalla Commissione , come pure le lacune, sono stati, quelli in gran parte emendati, qneste colmate, oso dirlo, interamente. All’egregio ed impareggiabile amico mando qui dal più profondo dell’ animo un saluto ed un ringrazia¬ mento. Questa è in breve la storia esterna, dirò così, del mio vo¬ cabolario. Adesso spiegherò in che propriamente ho sfrondato e ri¬ toccato per renderlo migliore, tenendo sempre l’occhio, co¬ me a sicura traccia, alle osservazioni che vi fecero su, giu¬ dici di tanto valore. E per prima cosa. Io aveva scritto un trattatello di fone¬ tica mettendo in rilievo le differenze che intercedono tra il dialetto calabrese e la lingua italiana riducendo per quanto era possibile, e senza esorbitare l’uno e l’altra alle forme la¬ tine ; sia mostrando in che modo e per quali leggi dialetto e lingua hanno potuto avere , ed hanno avuto di fatto , un differente sviluppo. Scrissi anco un paragrafo sulle « Parti¬ colarità ortoepiche ed ortografiche, e forme proprie del dia¬ letto calabro - reggino » quali si leggevano nel manoscritto presentato al concorso. Li ho soppressi indottovi dalla per¬ suasione che particolarità siffatte non sono, a guardar bene, sostanziali ed organiche, sì puramente esteriori. Tanto più se si rifletta che gli scrittori hanno creduto bensì di rappresen¬ tare graficamente, a modo loro, certi gruppi di suoni, ma nulla vieta che il sistema grafico possa essere cambiato, dopo una più attenta considerazione del fenomeno linguistico che si vuole appunto rappresentare. Per dirne una: io avrei pre¬ ferito scrivere eh* i invece di chi; d' a in luogo di dà, pure per essere ligio alla grafica tradizionale e per non importare un’ innovazione , non rigorosamente necessaria , ho ritenuta quella che io stesso giudico meno propria ed esatta. Anche ho eliminate certe illustrazioni scientifiche e certe notizie non necessarie ed aliene dallo scopo, che un lessico, quale che sia, si propone considerando che esso è o dovrebbe essere, una raccolta di forme e frasi linguistiche diligente- J mente raccolte, registrate e dichiarate. Così ptr tanto il vo¬ cabolario è divenuto più agile, più armonico ed in complesso meglio proporzionato. Pur di un altro appunto che la Commissione mi faceva, ho tenuto, come era naturale, il debito conto, ma con discre¬ zione , e sopratutto con discernimento. Giacché non sempre la parola dialettale offre un significato così rigido da poterle senz’altro contrapporle una sola e semplice voce toscana. Anzi, spessissimo, il vocabolo dialettale ha tante sfumature, ed è ca¬ pace di significati così vari, pur rimanendo affini, che a chiun¬ que non sia esperto del dialetto, può sembrare ridondanza quella che in effetti è spontanea e naturale filiazione di voci. Si ag¬ giunga che nel vernacolo', assai più che non accada nella lin¬ gua italiana , cui la tradizione letteraria ha in certo modo irrigidita, molti, in ispecie i più arguti , sforzano il signifi¬ cato primitivo delle parole e le piegano ad altro, che le cir¬ costanze poi, le persone tra le quali sono profferite rendono abbastanza palese. Ora come avremmo potuto ritrarre una tale elasticità linguistica con un metodo da semplicisti? E del resto l’Ascoli, al cominciamento della prima adunanza, enun¬ ciava questa massima «Che nei dizionari dialettali la materia toscana o fiorentina si voglia trasfusa in quanta maggior mi¬ sura sia possibile; vale a dire il vocabolarista non debba L - mitarsi a registrare quel tanto di materia toscana o fioren¬ tina per la quale offra un pronto ed immediato richiamo la serie alfabetica degli articoli dialettali, bensì anche tutto quello che svariate ragioni fraseologiche può sparsamente trovare il suo posto nel dizionario » (1). Una certa larghezza era dunque richiesta, oltreché dai prin¬ cipi stessi onde moveva il decreto reale pel concorso, dalla indole e dal fine che , nel compilare questo vocabolario , ho avuto sempre di mira. Il-quale, sia detto una volta per sem¬ pre, non è già destinato ai filologi di professione — sebbene anch’essi vi potranno qui trovare materia di studio per le loro indagini linguistiche — ma agli alunni delle classi elementari. (i) Bollettino Ufficiale' del 21 marzo 1895.

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