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Vite parallele. Vol. IV PDF

647 Pages·1996·19.599 MB·Italian
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U.T.E.T. ο ο ο ο αι CLASSICI GRECI COLLEZIONE DIRETTA DA ITALO LANA CLASSICI UTET VIAN da o νὰ ρ ο Σ Γ VITE ι α di σ ι Plutarco ε ρ Π Volume quarto σ α Filopemene e Tito Quinzio Flaminino Pelopida e Marcello ρ Ζ Alessandro e Cesare A CURA DI ι ο DOMENICO MAGNINO ο ο ν ο ε δ ο ρ ε UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE ν E U L © 1996 Unione Tipografico-Editrice ‘Torinese corso Raffaello, 28 - 10125 Torino I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qual- siasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Pacsi. L'Editore potrà concedere a p agamento l'autorizzazione a riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume c fino a un massimo di settantacinque pagine. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associa- zione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'ingegno (πο), via delle Erbe, 2 - 20121 Milano Tel. e η 02/809506 Fotocomposizione: Compedit - Torino Stampa: Stamperia Artistica Nazionale - Torino ISBN 88-02-04941-6 LA PRESENTE EDIZIONE Il testo greco riprodotto è quello di K. ZiegLeR, nella edizione della Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana (Plutarchi Vitae Parallelae rec. CI. Lindskog et K. Ziegler, vol. II, fasc. 2 iterum recensuit K. Ziegler, Lipsia 1968). Alle singole biografie sono premessi i luoghi nei quali me ne scosto. ΦΙΛΟΠΟΙΜΗΝ ΕΠ ΟΡΕΜΕΝΕ, Filopemene di Megalopoli è certamente una figura di rilievo nel panorama della storia greca, sia che lo si voglia considerare l’ultimo dei Greci, secondo la definizione anonima tramandata da Plutarco (Philop. 1,7), o invece il primo dei graeculi come, con una certa ironia e con palese ridimensionamento della sua importanza, afferma Gace- tano de Sanctis (in Enc. Treccani, s.v. Filopemene). Certo i tempi nei quali egli visse ed esplicò la sua attività non erano dei più facili per chi si trovava schierato da una parte che, giudicando con il senno di poi, aveva il suo destino ormai segnato, visto che la penetrazione ro- mana in Oriente dopo la conclusione delle guerre puniche non la- sciava spazio a potentati alternativi; comunque Filopemene operò con sagacia e impegno nell'interesse della sua gente, meritando il con- senso e l'approvazione sincera di tutti gli Achei. Propugnatore di un disegno politico che cbbe in Arato di Sicione il suo primo interprete e campione e che intendeva rivendicare alle genti achee, e successivamente a tutte le genti del Peloponneso, una piena indipendenza contro la pesante preminenza degli Spartani, egli diede prova delle sue grandi capacità militari, certo superiori alle sue doti politiche, garantendo fino alla sua morte una condizione politica decorosa alla Lega Achea. Nato a Megalopoli nel 252 e formatosi in una società continua- mente angustiata da vicende di guerra, acquisì una pratica militare che fu ben presto riconosciuta e apprezzata dai suoi concittadini e che divenne nota anche fuori della sua città in occasione della batta- glia di Sellasia, del 222, cui egli partecipò senza incarico ufficiale ma come semplice cavaliere. In quell'occasione la sua capacità di intuire quel che era necessario nello svolgimento di una battaglia e il suo spi- rito di iniziativa in un momento in cui sembrava che mancasse rapi- dità di decisione da parte dei comandi, diedero un contributo non da poco al buon esito del combattimento, come fu riconosciuto dallo 12 ΦΙΛΟΠΟΙΜΗΝ stesso capo di quella spedizione, Antigono (Philop. 6,13), il quale, di lì a poco, gli offrì posizioni di comando nel suo esercito oltre a con- sistenti ricompense. Filopemene rifiutò perché, come scrive Plutarco, «conosceva il proprio carattere difficile e contrario alle imposizioni» (Philop. 7,1), e accogliendo l'invito della gente di Gortina venne a Creta a combattere. Qui rimase sino al 211, e non appena tornò în patria fu nominato ipparco della Lega Achea per l’anno 210 (questa era la seconda carica della Confederazione); nell'esercizio di quelle funzioni, in forza della sua esperienza, riordinò su basi che possiamo definire professionali la cavalleria, e la sua opera fu apprezzata, al punto che per il 208 gli fu affidata la carica di stratego e la condu- zione della guerra contro Macanida, re di Sparta, che egli sconfisse sul campo. Da quel momento Filopemene divenne il punto di riferi- mento per gli Achei che gli rinnovarono più volte la loro fiducia ri- confermandolo nella carica di stratego nel 206 e poi ancora nel 201, nel 193, nel 190, nel 189, nel 186 e da ultimo nel 183. Durante la guerra macedonica, che i Romani iniziarono dopo la conclusione della guerra annibalica, tenne una posizione neutrale, pur non na- scondendo le sue simpatie per i macedoni; quando poi, allo scadere del suo mandato, i magistrati che gli subentrarono manifestarono propensione per la parte romana, egli non dissimulò il suo dissenso andando a combattere a Creta, ove ne avevano ancora richiesto l’opera, e tornò soltanto dopo la battaglia di Cinocefale del 197. Nel 189, quando per la sesta volta governò la Lega Achea da stratego, mosse guerra a Sparta che aveva preso la decisione di uscire dalla Confederazione, e fece massacro di molti suoi cittadini; dopo la vitto- ria poi assunse decisioni di estrema gravità sul piano politico nei ri- guardi dei vinti, come l'abolizione della costituzione licurgca, il che importava una completa rivoluzione nel modo di vivere e di gover- narsi di quella città. Di qui la decisa ribellione degli Spartani seguita di lì a poco da quella dei Messeni. Fu per il nostro eroe il preludio della fine: Filopemene scese in campo contro i Messeni, ma fu scon- fitto, preso prigioniero e messo a morte con il veleno (183 a. C.). Il giudizio globale di Plutarco su Filopemene è espresso nel primo capitolo della Vita (par. 6-7): «La Grecia, quasi che l’avesse generato nella sua vecchiaia come l’epigono delle virtù degli antichi duci, lo amò in modo straordinario, e con la fama ne accrebbe anche il po-

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