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Vita nuova (con indice degli argomenti a cura di Tommaso Casini) PDF

56 Pages·2016·0.24 MB·Italian
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Dante Alighieri VVVVIIIITTTTAAAA NNNNUUUUOOOOVVVVAAAA [Casini - Codice A = Barbi - Codice K] Edizione di Riferimento Dante Alighieri, La vita nova, a cura di Tommaso Casini, presentazione di Cesare Segre, edizione Sansoni, Firenze 1962 Indice ragionato capitolo contenuto poesia proemio Incipit vita nova Primo incontro con I Beatrice (a nove anni) Secondo incontro con Beatrice (a 18 II anni) e primo saluto di Beatrice sonetto I - Innamoramento di dante - La A III meravigliosa ciascun'alma visione (1) presa e gentil core dante cerca di celare agli altri il suo amore - Effetti IV dell'innamoramento - segreto serbato da Dante La donna dello V schermo: amore finto, prima difesa Sirventese sulle 60 donne più belle di VI Firenze (nono posto per Beatrice) sonetto II Lamentanza per la partenza della VII O voi che per donna dello via d'Amor schermo passate sonetto III Piangete, amanti, poi Pianto di Dante per che piange la morte di una Amore VIII "donna giovane di gentile aspetto" sonetto IV amica di Beatrice Morte villana, di pietà nemica Viaggio di Dante e seconda visione: sonetto V apparizione di IX Amore nelle vesti Cavalcando d'un viandante e l'altr'ier per un pensiero d'un'altra cammino difesa La seconda donna dello schermo X Beatrice nega il saluto a Dante Natura ed effetti del saluto di Beatrice: a) la speranza del saluto (induce nell'animo di Dante sentimenti di pace e carità XI b) la vicinanza del saluto: lo commuove tanto da togliergli la facoltà della vista c) l'atto del saluto: ha tanta efficacia da togliergli il dominio del corpo 3° visione: Amore, giovane vestito di ballata 1 bianco, col quale parla del saluto di XII Ballata, i' vo' Beatrice - Dante che tu ritrovi pensa di Amore riconciliarsi con Beatrice La signoria d'Amore: quattro pensieri: a) come bene sonetto VI XIII b) come male Tutti li miei pensier parlan c) come dolcezza d'amore d) la donna amata non è come le altre donne Insieme a un amico vede Beatrice sonetto VII insieme a molte donne, riunite per XIV Con l'altre un matrimonio: donne mia Trafigurazione di vista gabbate Dante davanti a Beatrice Ragioni delle sonetto VIII reazioni di Dante di fronte alla visione XV Ciò, che di Beatrice - m'incontra ne Desideri e timori di la mente, more vedere Beatrice Effetti della vista di Beatrice: 4 movimenti dell'animo: sonetto IX XVI 1 - dolore provato Spesse fïate al ricordo degli vegnonmi a la affanni amorosi; mente 2 - permanere del pensiero della sua donna; 3 - dimenticare gli effetti della vista di lei; 4 - tremito doloroso che lo prende dinanzi a Beatrice Proponimento di XVII ripigliare materia nova e più nobile Ragionamenti tra Dante e le donne sulla natura e sul XVIII fine del suo amore per Beatrice - il tema della loda Dante canta alle donne il suo amore per Beatrice, che canzone I può essere XIX compreso solo da Donne, ch' coloro che provano avete intelletto amore e hanno il d'amore cuore gentile - Dante loda Beatrice La natura dell'Amore: sonetto X aspirazione XX dell'anima Amore e 'l cor determinata dalla gentil sono vista della donna una cosa amata Beatrice suscita sonetto XI amore in Dante; XXI effetti della visione Ne li occhi della donna su altre porta la mia persone donna Amore sonetto XII La morte di Folco Portinari, padre di XXII Voi, che Beatrice: il pianto portate la di Beatrice e Dante sembianza umíle sonetto XIII Se' tu colui c' hai trattato sovente Dante malato per nove giorni: presentimento della morte di Beatrice - canzone II Dolore di Dante XXIII che viene consolato Donna pietosa dalla sorella e da e di novella altre donne che non etate sanno l'origine del suo dolore quarta visione Dante lieto per il presentimento di una nuova apparizione di sonetto XIV Beatrice XXIV Io mi sentí' - quinta visione: svegliar dentro incontro di Dante lo core con Giovanna Primavera e Beatrice La figura di Amore come sentimento e personaggio: XXV digressione sulle personificazioni e sul parlare figurato sonetto XV Tanto gentile e tanto onesta Effetti di Beatrice pare XXVI sugli uomini e sulle donne in generale sonetto XVI Vede perfettamente onne salute stanza Effetti di Beatrice Sí XXVII su Dante lungiamente m' ha tenuto Amore La morte di XXVIII Beatrice Spiegazione del numero 9: sua presenza nella data XXIX della morte di Beatrice (17-6- 1290) Epistola di Dante sugli effetti su XXX Firenze della morte di Beatrice canzone III Stato d'animo di XXXI Dante per la morte Li occhi di Beatrice dolenti per pietà del core Un amico (forse sonetto XVII Manetto fratello di Beatrice) chiede a XXXII Venite a Dante versi per la 'ntender li morte della sospiri miei gentilissima donna canzone IV Dolore di Dante e XXXIII di Manetto (?) per Quantunque la morte di Beatrice volte, lasso! mi rimembra Dante commemora sonetto XVIII il primo XXXIV anniversario della Era venuta ne morte di Beatrice la mente mia (dipingendo) Dante e la prima sonetto XIX apparizione della XXXV gentile donna di Videro li piacevole aspetto occhi miei quanta pietate sonetto XX Inclinazione di Dante per la donna XXXVI Color d'amore gentile che gli e di pietà ricorda Beatrice sembianti Lotta in Dante tra sonetto XXI due affetti: per Beatrice e per la XXXVII «L'amaro donna gentile, ed è lagrimar che vinto da voi faceste» quest'ultimo Pregi della donna gentile: gentilezza e saviezza: lotta tra il nuovo affetto e il sonetto XXII vecchio nell'animo XXXVIII di Dante che Gentil attribuisce al cuore pensero, che i pensieri per la parla di vui donna gentile e alla ragione i pensieri per Beatrice Dante ritorna al culto di Beatrice; sonetto XXIII sesta visione: si pente dell'amore XXXIX Lasso! per per la donna forza di molti gentile e ritorna sospiri all'amore per Beatrice Il culto della Veronica sonetto XXIV e passaggio dei XL Deh peregrini, peregrini ai quali che pensosi Dante vorrebbe andate raccontare di Beatrice Settima visione: sonetto XXV aspirazione di Dante al cielo - XLI Oltre la spera, Non sempre che più larga l'intelletto riesce a gira capire per difetto di fantasia Visione ottava - Proposito di dire di XLII Beatrice quello che mai fu detto di altra donna Dante Alighieri Vita Nuova [Barbi - Codice K = Casini - Codice A] Edizione di riferimento: Dante Alighieri, La vita nova, a cura di Tommaso Casini, presentazione di Cesare Segre, edizione Sansoni, Firenze 1962 Proemio In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: INCIPIT VITA NOVA. Sotto la qual’ io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’assemprare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia I Nove fiate già, appresso lo mio nascimento, era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la qual fu da molti chiamata Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare. Ell’ era in questa vita già stata tanto, che nel suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado: sí che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima età si convenia. In quel punto dico veramente che lo spirito de la vita, lo qual dimora ne la secretissima camera del mi’ cuore, cominciò a tremar sí fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi. In quel punto lo spirito animale, lo qual dimora ne l’alta camera, ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliar molto, e, parlando spezialmente a li spiriti del viso, sí disse queste parole: Apparuit jam beatitudo vestra. In quel punto lo spirito naturale, lo qual dimora in quella parte, ove si ministra ’l nudrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la qual fu a lui sí tosto disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la virtù che li dava la mia imaginazione, che mi convenìa fare tutti li suoi piaceri compiutamente. E’ mi comandava molte volte ch’ io cercasse per vedere questa angiola giovanissima, onde io ne la mia puerizia molte fiate l’andai cercando; e vedeala di sí nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d’uom mortale, ma di dio. E avvegna che la sua imagine, la qual continuatamente meco stava, fosse baldanza d’Amore a segnoreggiare me, tuttavia era di sí nobilissima vertú, che neun’ ora sofferse ch’ Amore mi reggesse sanza ’l fedele consiglio de la ragione in quelle cose, là ove cotale consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e, trapassando molte cose le quali si potrebbero trarre da l’ esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte ne la mia memoria sotto maggiori paragrafi. II Poi che furono passati tanti dí, che appunto eran compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima, ne l’ ultimo di questi dí avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga età; e, passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso; e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutò molto virtuosamente, tanto che mi parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine. L’ ora che ’l su’ dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quel giorno; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a’ miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partío da le genti, e ricorsi al solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima. III E pensando di lei, mi sopraggiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: ché mi parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale i’ discernea una figura d’uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: Ego dominus tuus. Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormir nuda, salvo che involta mi parea in un drappo sanguigno leggeramente; la qual guardando molto intentivamente, conobbi ch’ era la donna de la salute, la quale m’ avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’ una de le sue mani mi parea che questi tenesse una cosa, la quale ardesse tutta; e pareami che mi dicesse queste parole: Vide cor tuum. E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormía; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che ’n mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente. Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertía in amarissimo pianto: e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che sí ne gisse verso lo cielo; ond’ io sostenea sí grande angoscia, che ’l mio deboletto sonno non poteo sostenere anzi si ruppe, e fui isvegliato. E mantenente cominciai a pensare; e trovai che l’ora ne la quale m’era questa visione apparita, era la quarta de la notte stata; sí che appare manifestamente ch’ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte. Pensando io a ciò che m’era apparuto, propuosi di farlo sentire a molti li quali erano famosi trovatori in quello tempo; e con ciò fosse cosa che io avesse già veduto per me medesimo l’arte del dire parole per rima, propuosi di fare un sonetto, ne lo quale io salutasse tutti li fedeli d’Amore, e, pregandoli che giudicassero la mia visione, scrissi a loro ciò che io avea nel mio sonno veduto. E cominciai allora questo sonetto: [Sonetto I] A ciascun’alma presa e gentil core

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