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Vita di Antonio Vivaldi. Venezia e il prete col violino PDF

226 Pages·2017·6.71 MB·Italian
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Il libro Vita di Antonio Vivaldi Conosciuto ai più come il compositore delle Quattro Stagioni e celebrato ovunque come esecutore inarrivabile, Antonio Vivaldi fu anche impresario teatrale e protagonista di primo piano di un mondo operistico nel quale il successo si misura con gli incassi e con ogni spregiudicatezza. In questa avvincente biografia – ampliata e aggiornata con un ricco inserto fotografico – vengono ripercorse vita, carriera e alterne fortune del “Prete Rosso”, manager indiscusso dello spettacolo e figura chiave di un ambiente artistico in cui i testi si manipolano a uso e consumo dei potenti e dell’audience. Il teatro è la roccaforte del piacere: da quello musicale (a Venezia si esibiscono i più grandi talenti d’Europa), a quello della bella vita (i palchi e le stanze annesse sono luoghi per il gioco d’azzardo e l’amore mercenario); le opere liriche durano quattro o cinque ore e le arie di successo fanno da sottofondo a incontri clandestini e intricate relazioni. Sullo sfondo, la quotidianità della vita lagunare e gli incontri con i potenti del tempo: da papa Benedetto XIII a Ferdinando di Baviera, da Federico Cristiano di Sassonia a Carlo VI. L’autore Gianfranco Formichetti GIANFRANCO FORMICHETTI insegnante e giornalista pubblicista, è collaboratore letterario dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. È stato assessore alla cultura del Comune di Rieti per quasi vent’anni ed è autore di vari saggi, tra i quali Tommaso Campanella: eretico e mago alla corte dei papi e Caravaggio pittore. Genio, assassino. TASCABILI BOMPIANI 335 In copertina: Ritratto di Antonio Vivaldi. © Stefano Bianchetti / Corbis via Getty Images. Progetto grafico: Polystudio. ISBN: 978-88-587-7515-8 www.giunti.it www.bompiani.eu © 2017 Giunti Editore S.p.a. / Bompiani Via Bolognese 165 50139 Firenze Italia Piazza Virgilio 4 20123 Milano Italia Prima edizione italiana a marchio Bompiani: 2006 Prima edizione Giunti Editore S.p.a.: aprile 2017 Bompiani è un marchio di proprietà di Giunti Editore S.p.A. Prima edizione digitale: aprile 2017 VITA DI ANTONIO VIVALDI NOTA DELL’AUTORE Sono trascorsi più di dieci anni dalla prima stesura di questa biografia vivaldiana; contributi rilevanti e significativi si sono susseguiti, arricchendo le conoscenze su questo straordinario personaggio. Ruolo decisivo ha svolto e continua a svolgere l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia con la sua prestigiosa rivista annuale di carattere internazionale. Il lavoro che presento è una vera e propria riscrittura, nata da uno studio costante che ha caratterizzato questo decennio: aggiornamenti e ricerche hanno sensibilmente rafforzato e, a volte, modificato il testo originario. RINGRAZIAMENTI Ancora oggi ricordo l’incontro, ricco di suggerimenti, che il prof. Michael Talbot mi riservò a Liverpool nel luglio 2006; la conoscenza di Francesco Fanna, Direttore dell’Istituto Vivaldi, si è trasformata in cordiale amicizia, gli sono grato per la paziente disponibilità nelle mie frequentazioni veneziane, presso la preziosa biblioteca. Incontri certamente arricchenti sono stati quelli con Federico Maria Sardelli e Micky White. Un grazie particolare alla dott.ssa Margherita Gianola per i preziosi consigli che mi ha saputo dare. Ad Armando Torno l’affetto di una lunga e stimolante amicizia. G.F. Wenn ich ein anderes Wort fur Musik suche, finde ich immer nur das Wort Venedig. Quando cerco un sinonimo della parola musica, ne trovo uno solo: Venezia. F. Nietzsche Introduzione di Armando Torno Antonio Vivaldi, più di altri musicisti moderni, necessita periodicamente di una biografia e di un inventario delle scoperte che lo riguardano; chiede altresì continuamente esecuzioni che ne rinnovino l’arte fatta di spontaneità e di ritmi inattesi. Del resto, non è esagerato ricordare che i suoi concerti accesero la fantasia dei contemporanei e le sue opere liriche – pochissime quelle entrate nei repertori d’oggi – offrirono una nuova dimensione alle sfumature timbriche e al fraseggio. Il suo lascito, in altri termini, è ancora da valutare a fondo, forse perché Vivaldi incantò il mondo settecentesco e poi scomparve, e soltanto nel Novecento ritornò tra i grandi. Si pensi, d’altra parte, che la Storia della musica di Enrico Magni Dufflocq – citiamo dal primo volume della seconda edizione “interamente riveduta e ampliata”, uscita a Milano nel 1933 – dedica al musicista veneziano poco più di una paginetta. Vivaldi dunque è conosciutissimo al suo tempo ed è “ricostruito” nel XX secolo. Per fare due semplici esempi, diremo che sono fondamentali per la sua biografia il saggio di Arcangelo Salvatori, comparso sulla Rivista mensile della Città di Venezia nel 1928, che per primo offrì i documenti della sacra ordinazione di quello che conosciamo come il “Prete Rosso”; inoltre lo scritto di Rodolfo Gallo, pubblicato su Ateneo Veneto nel 1938, che è indispensabile per conoscere la data e il luogo della morte del musicista. Né si dimentichi che, ancora nel 1928, Gian Francesco Malipiero riuscì a decifrare, su elementi di anonima mano coeva, l’enigmatico frontespizio del Teatro alla Moda di Benedetto Marcello: ebbene, la soluzione è proprio nel nome del Prete Rosso. Correva il 1720 ed era la prima critica – negativa – alla sua opera. Qualche storico della musica arrivò a scrivere che Vivaldi “scomparve” per un secolo e mezzo. Ma tale affermazione non è completamente vera. Se in Italia altri autori della sua generazione come Albinoni o Valentini non assorbirono i suoi principi formali, anche se non furono esenti da un’influenza stilistica, qualche anno più tardi compositori come Locatelli e Tartini faranno prevalere la forma a ritornello. Vivaldi vivrà con essa e riuscirà a contaminare non pochi movimenti dei concerti di Händel: in tal modo dobbiamo immaginarne, seppur idealmente, una presenza a Londra, città che preferiva il più asciutto stile di Corelli, testimoniato sulle rive del Tamigi dal lavoro attivo di musicisti quali Geminiani e Castrucci. In Francia non mancarono discepoli e imitatori di Vivaldi: basterà fare i nomi di Boismortier, Aubert e Leclair per rendersene conto. Ma è certo che il vero impatto del Prete Rosso si registrò nel mondo tedesco: poco dopo la pubblicazione dell’Estro Armonico il sommo Johann Sebastian Bach inserì tra le sue trascrizioni dei concerti vivaldiani. Seguendo Johann Nikolaus Forkel dovremmo addirittura credere che lo studio dei concerti di Vivaldi mutò il modo di comporre del grandissimo tedesco, offrendogli disciplina e fermezza che sino a quel momento gli erano mancate. Anche maestri indiscutibili quali Telemann, Stolzel, Heinichen, Graupner e Quantz furono in qualche modo dei vivaldiani, anche se altre contaminazioni resero meno evidenti le tracce del compositore veneziano nei loro cataloghi. In margine a queste osservazioni, è il caso di aggiungere che Vivaldi ha ancora aspetti sconosciuti e molti sono gli interrogativi su di lui e sulla sua opera. Il giudizio che ci ha lasciato Carlo Goldoni nei suoi Mémoires resta emblematico, ma rivela un’incomprensione di fondo dei suoi contemporanei (anche se il giudizio negativo riguarda gli aspetti lirici) che non riuscirà a spegnersi del tutto: “L’abate Vivaldi, chiamato il Prete Rosso per la capigliatura che aveva di tal colore. Era più noto per tal soprannome che per quello della sua famiglia. Questo ecclesiastico, eccellente suonatore di violino e compositore mediocre…” Per tutti questi motivi (e per numerosi troppi altri) il lavoro di Gianfranco Formichetti che qui presentiamo è un lodevole libro che riporta tra noi la piacevole arte del Prete Rosso. Fa ritornare il musicista nel suo tempo e nella sua Venezia, ne ricostruisce gli incontri, gli ambienti che lo conobbero, lo ritrae con le sfumature e le tinte forti. Frequentatore di archivi, segugio di documenti, saggista che si trasferisce nel mondo che descrive, Formichetti ci offre una biografia leggibile e ancorata alle prove. È quella che sostanzialmente mancava ai suoi ascoltatori di oggi che non amano perdersi nelle secche delle dispute musicologiche ma desiderano ritrovare il loro compositore così com’era, senza gli svolazzi dei biografi che devono, sempre più sovente, romanzare quel che non c’è. Vizi e virtù del Prete Rosso ritornano dunque in queste pagine, con il loro corredo di lamentele, i suoi viaggi, la sua Girò e le tante cose che conviene

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