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Visti dall’altra sponda. Interferenze culturali nel mediterraneo antico. Atti del V Incontro Orientalisti. PDF

262 Pages·2009·12.28 MB·Italian
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Associazione Orientalisti VISTI DALL’ALTRA SPONDA INTERFERENZE CULTURALI NEL MEDITERRANEO ANTICO Atti del V Incontro Orientalisti Palermo, 6-8 Dicembre 2008 a cura di Pietro Giammellaro Edizoni Nuova Cultura Copyright © 2009 Edizioni Nuova Cultura – Roma ISBN 9788861344853 Progetto grafico a cura di A. Coan e M. Schiera Copertina di A. Coan La presente versione elettronica viene distribuita per gentile concessione delle Edizioni Nuova Cultura, e può essere riprodotta liberamente, per intero o in parte, purché il suo contenuto non venga modificato, la riproduzione non abbia fini di lucro, e siano sempre riportati chiaramente il nome degli autori, i nomi dei curatori, l’indirizzo web e la presente nota di copyright. Versioni modificate (comprese le traduzioni) o commerciali, sia elettroniche sia a stampa, possono essere distribuite solo dietro esplicita autorizzazione delle Edizioni Nuova Cultura, Roma. Questo volume è stato Stampato con tecnologia “print on demand” presso centro stampa Nuova Cultura www.nuovacultura.it Per ordini: [email protected] IIIINNNNDDDDIIIICCCCEEEE Introduzione 9 Marta Rivaroli – Francesca Scialanca Distruggere una città. Uno studio comparativo tra mondo mesopotamico e mondo greco 13 Chiara Peri - Pietro Giammellaro Dioniso e i profeti di Yahwè 39 Tatiana Pedrazzi Interazioni e identità culturali fra Oriente e Occidente: riflessioni sulla comparsa della ceramica dipinta d’ispirazione egea nel Levante fra XII e XI sec. a.C. 53 Matteo Vigo ‘Stile Internazionale’ e/o interferenze culturali. Breve indagine sulla produzione artistica del Tardo Cipriota 75 Loredana Coccia Dioscurismo indoeuropeo 101 Gabriella Sciortino “Decolonizzando i paradigmi coloniali”. Gli indigeni nella Mozia fenicia 121 Francesca Faraci Interetnicità in Sicilia: il rapporto fra Greci ed indigeni nel periodo della colonizzazione 147 Egidia Occhipinti Tyrrhanoi. Visti con gli occhi dei Greci: Cortona (?), un caso ‘sospetto’ di ktisis greca 163 Mariachiara Pardo Barbaro o buon selvaggio? L’ambigua visione dei popoli orientali nella lirica oraziana 187 Giovanni Frulla “E riguardo a ciò posso presentare validi testimoni” (De Monarchia 3.1). Pseudo-autori classici parlano di Ebrei e di Giudaismo 207 Anna Rughetti Figure di orientali nella pittura italiana del Quattrocento 221 Anna Banfi La tragedia in Sudafrica: teatro greco e resistenza all’apartheid 255 per Cristiano Grottanelli IIIINNNNTTTTRRRROOOODDDDUUUUZZZZIIIIOOOONNNNEEEE A poco meno di due anni dallo svolgimento del V Incontro Orientalisti, vedono la luce gli Atti che qui presentiamo. Le ragioni di un tale ritardo, che – seppure non inusuale nella nostra comunità scientifica – costituisce senza dubbio un punto di arretramento rispetto agli intenti originari dell’Associazione, vanno individuate in una molteplicità di fattori, alcuni a carattere personale, altri di ordine più generale. C’è stata una certa, diffusa lentezza, determinata per certi versi dall’accumularsi degli impegni degli autori, per molta parte da una gestione del lavoro di coordinamento non sempre efficace: di questo mi assumo la piena responsabilità. Non si possono d’altra parte ignorare i mutamenti radicali nel mondo della ricerca italiana, di cui tutti gli Orientalisti sono stati in qualche modo spettatori impotenti: mi riferisco alle successive ondate di tagli e drastici ridimensionamenti imposti nell’ultimo decennio a tutto il sistema dell’istruzione e della ricerca pubblica, agli indirizzi sciagurati dei governi, che hanno risposto alla crisi globale scegliendo di non investire, e anzi di sottrarre risorse alla produzione di nuovo sapere, e infine all’incancrenirsi dei rapporti di potere all’interno delle istituzioni scientifiche, delle università e dei centri di ricerca, con un conseguente, vertiginoso abbassamento dei consueti standard di qualità. Gli effetti di questi macro-processi si sono abbattuti (e continuano ad abbattersi) su quelle generazioni di giovani studiosi che ormai da tempo hanno dovuto relegare la ricerca ai margini della propria attività, vedendo scemare, insieme alle prospettive di una stabilizzazione lavorativa, anche l’entusiasmo per le discipline alle quali avevano dedicato gran parte del loro percorso di formazione. In un quadro come quello che ho cercato brevemente di delineare, è inevitabile che le esperienze scientifiche come quella portata avanti dalla nostra Associazione – gratuita, indipendente e svincolata dalle strutture istituzionali – perdano terreno nella costanza dell’impegno e nell’efficienza dei meccanismi organizzativi. Il V Incontro Orientalisti ci ha visto impegnati attorno al tema, complesso e straordinariamente attuale, delle interferenze culturali. Guardando retrospettivamente alle scelte tematiche che hanno contraddistinto i nostri convegni nei dieci anni di attività appena trascorsi, si potrebbe dire, con una boutade, che si è trattato, ogni volta, sempre dello stesso: mutuazione, traduzione, influenza, ibridazione, sono state le costanti parole d’ordine del nostro lavoro sul mondo antico; forse perché, come ogni ricercatore sa fin troppo bene, gli interessi di studio – pure proiettati su orizzonti culturali lontani nel tempo e nello spazio – hanno sempre, in un modo o nell’altro, a che fare con la contemporaneità. 10 L’Incontro di Palermo non è venuto meno a queste istanze, offrendo tuttavia alcune significative novità, di metodo e di merito. Nell’ipotesi che la scelta della sede avrebbe determinato una partecipazione meno connotata in senso “orientalistico”, abbiamo dato all’incontro un taglio spiccatamente “mediterraneo”, volendo con ciò favorire l’apertura di uno spazio di discussione e confronto tra orientalisti e classicisti da tempo auspicato all’interno dell’Associazione. Come sempre, l’eterogeneità è stata la cifra caratterizzante dei diversi contributi presentati: nei settori disciplinari di provenienza dei singoli autori (dall’orientalistica in senso stretto all’indoeuropeistica, dagli studi greci e latini alla storia dell’arte, dall’archeologia alla storia delle religioni), nelle diverse tipologie di fonti analizzate (cultura materiale, storiografia, letteratura, arti figurative etc.), negli orizzonti cronologici e geografici. Eterogeneo è anche il grado di approfondimento scientifico che ciascun relatore ha scelto di imprimere al proprio saggio: abbiamo così gli esiti di ricerche già portate a compimento, i risultati parziali di ricerche ancora in corso, i dati preliminari a future indagini più specialistiche. Di questa eterogeneità possiamo dire oggi di non rammaricarci, perché crediamo nella gradualità dei percorsi di ricerca, e perché in questi anni abbiamo sempre cercato di valorizzare gli apporti scientifici di tutti gli studiosi che con noi hanno condiviso un pezzo di strada. Grande spazio è stato dato, nell’Incontro di Palermo, alle relazioni “doppie”: e mi riferisco non solo ai due contributi di apertura, concepiti e redatti formalmente come lavori a due voci, ma anche alla “coppia” di saggi relativi al Mediterraneo orientale alla fine del II Millennio e ai due articoli sulla colonizzazione in Sicilia. Vogliamo cogliere qui l’occasione per ribadire il nostro convinto sostegno al lavoro di équipe, che ormai soltanto in Italia continua ad essere considerato (e valutato) come un lavoro di serie B. È nostra convinzione che il futuro della ricerca scientifica, anche quella di ambito umanistico, risieda invece proprio nella collaborazione tra discipline, competenze e approcci metodologici diversi. Come ha scritto Chiara Peri nell’Introduzione agli Atti del I Incontro Orientalisti, «trovare il coraggio di fare le domande ‘sbagliate’, quelle che un archeologo o un filologo non rivolgerebbe mai a un proprio collega» è il primo passo, forse, nella direzione di una ricerca umanistica meno autarchica, meno svincolata dal “mondo esterno” e maggiormente protesa a raccogliere le sfide della contemporaneità. Con questa consapevolezza, e a dispetto delle difficoltà, presentiamo oggi con soddisfazione il risultato del nostro lavoro, nella speranza che i periodici incontri di studio degli Orientalisti possano servire – se non altro – a mantenere vivo in noi il senso del valore civile (e – perché no? – anche politico) della costruzione di un sapere al servizio del cambiamento. Prima di concludere, mi corre l’obbligo di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dell’Incontro di Palermo: Francesca Spatafora, Direttrice del Servizio Archeologico della Soprintendenza ai BB. CC., e Vincenzo Guarrasi, Preside della Facoltà di Lettere e

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