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Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: Edizione interpretativa PDF

468 Pages·2011·24.024 MB·Italian
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BEIHEFTE ZUR ZEITSCHRIFT FÜR ROMANISCHE PHILOLOGIE BEGRÜNDET VON GUSTAV GRÖBER HERAUSGEGEBEN VON GÜNTER HOLTUS UND WOLFGANG SCHWEICKARD Band 362 ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile Edizione interpretativa De Gruyter A mia madre e mio padre che mi sono sempre stati vicini (cid:72)(cid:3)(cid:68)(cid:71)(cid:3)(cid:36)(cid:71)(cid:68)(cid:80)(cid:3)(cid:70)(cid:75)(cid:72)(cid:3)(cid:80)(cid:76)(cid:3)(cid:75)(cid:68)(cid:3)(cid:68)(cid:76)(cid:88)(cid:87)(cid:68)(cid:87)(cid:82)(cid:3)(cid:81)(cid:72)(cid:76)(cid:3)(cid:80)(cid:82)(cid:80)(cid:72)(cid:81)(cid:87)(cid:76)(cid:3)(cid:83)(cid:76)(cid:126)(cid:3)(cid:71)(cid:76)(cid:73)(cid:191)(cid:70)(cid:76)(cid:79)(cid:76)(cid:17) ISBN 978-3-025270-5 e-ISBN 978-3-025272-9 ISSN 0084-5396 Library of Congress Cataloging-in-Publication Data Ciepielewska-Janoschka, Anna. Viaggio d’oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile : edizione interpretativa / by Anna Ciepielewska-Janoschka. p. cm. -- (Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie ; Bd. 362) Transcription of the manuscript of the Codex Panciatichiano-Palatino 32, the oldest manuscript of the Novellino in the National Library in Florence. Includes bibliographical references. ISBN 978-3-11-025270-5 (acid-free paper) 1. Novellino. I. Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Manuscript. Panciatichiano-Palatino 32. II. Title. III. Title: Viaggio d‘oltremare. IV. Title: Libro di novelle e di bel parlar gentile. PQ4253.A3 2011 853‘.108--dc22 2011014756 (cid:37)(cid:76)(cid:69)(cid:79)(cid:76)(cid:82)(cid:74)(cid:85)(cid:68)(cid:191)(cid:86)(cid:70)(cid:75)(cid:72)(cid:3)(cid:44)(cid:81)(cid:73)(cid:82)(cid:85)(cid:80)(cid:68)(cid:87)(cid:76)(cid:82)(cid:81)(cid:3)(cid:71)(cid:72)(cid:85)(cid:3)(cid:39)(cid:72)(cid:88)(cid:87)(cid:86)(cid:70)(cid:75)(cid:72)(cid:81)(cid:3)(cid:49)(cid:68)(cid:87)(cid:76)(cid:82)(cid:81)(cid:68)(cid:79)(cid:69)(cid:76)(cid:69)(cid:79)(cid:76)(cid:82)(cid:87)(cid:75)(cid:72)(cid:78) Die Deutsche Nationalbibliothek verzeichnet diese Publikation in der Deutschen Nationalbiblio- (cid:74)(cid:85)(cid:68)(cid:191)(cid:72)(cid:30)(cid:3)(cid:71)(cid:72)(cid:87)(cid:68)(cid:76)(cid:79)(cid:79)(cid:76)(cid:72)(cid:85)(cid:87)(cid:72)(cid:3)(cid:69)(cid:76)(cid:69)(cid:79)(cid:76)(cid:82)(cid:74)(cid:85)(cid:68)(cid:191)(cid:86)(cid:70)(cid:75)(cid:72)(cid:3)(cid:39)(cid:68)(cid:87)(cid:72)(cid:81)(cid:3)(cid:86)(cid:76)(cid:81)(cid:71)(cid:3)(cid:76)(cid:80)(cid:3)(cid:44)(cid:81)(cid:87)(cid:72)(cid:85)(cid:81)(cid:72)(cid:87)(cid:3)(cid:129)(cid:69)(cid:72)(cid:85)(cid:3)(cid:75)(cid:87)(cid:87)(cid:83)(cid:29)(cid:18)(cid:18)(cid:71)(cid:81)(cid:69)(cid:17)(cid:71)(cid:16)(cid:81)(cid:69)(cid:17)(cid:71)(cid:72)(cid:3)(cid:68)(cid:69)(cid:85)(cid:88)(cid:73)(cid:69)(cid:68)(cid:85)(cid:17) (cid:139)(cid:3)(cid:21)(cid:19)(cid:20)(cid:20)(cid:3)(cid:58)(cid:68)(cid:79)(cid:87)(cid:72)(cid:85)(cid:3)(cid:71)(cid:72)(cid:3)(cid:42)(cid:85)(cid:88)(cid:92)(cid:87)(cid:72)(cid:85)(cid:3)(cid:42)(cid:80)(cid:69)(cid:43)(cid:3)(cid:9)(cid:3)(cid:38)(cid:82)(cid:17)(cid:3)(cid:46)(cid:42)(cid:15)(cid:3)(cid:37)(cid:72)(cid:85)(cid:79)(cid:76)(cid:81)(cid:18)(cid:37)(cid:82)(cid:86)(cid:87)(cid:82)(cid:81) (cid:42)(cid:72)(cid:86)(cid:68)(cid:80)(cid:87)(cid:75)(cid:72)(cid:85)(cid:86)(cid:87)(cid:72)(cid:79)(cid:79)(cid:88)(cid:81)(cid:74)(cid:29)(cid:3)(cid:43)(cid:88)(cid:69)(cid:72)(cid:85)(cid:87)(cid:3)(cid:9)(cid:3)(cid:38)(cid:82)(cid:17)(cid:3)(cid:42)(cid:80)(cid:69)(cid:43)(cid:3)(cid:9)(cid:3)(cid:38)(cid:82)(cid:17)(cid:3)(cid:46)(cid:42)(cid:15)(cid:3)(cid:42)(cid:124)(cid:87)(cid:87)(cid:76)(cid:81)(cid:74)(cid:72)(cid:81)(cid:3)(cid:3) ∞ (cid:3)(cid:42)(cid:72)(cid:71)(cid:85)(cid:88)(cid:70)(cid:78)(cid:87)(cid:3)(cid:68)(cid:88)(cid:73)(cid:3)(cid:86)(cid:108)(cid:88)(cid:85)(cid:72)(cid:73)(cid:85)(cid:72)(cid:76)(cid:72)(cid:80)(cid:3)(cid:51)(cid:68)(cid:83)(cid:76)(cid:72)(cid:85) (cid:51)(cid:85)(cid:76)(cid:81)(cid:87)(cid:72)(cid:71)(cid:3)(cid:76)(cid:81)(cid:3)(cid:42)(cid:72)(cid:85)(cid:80)(cid:68)(cid:81)(cid:92) (cid:90)(cid:90)(cid:90)(cid:17)(cid:71)(cid:72)(cid:74)(cid:85)(cid:88)(cid:92)(cid:87)(cid:72)(cid:85)(cid:17)(cid:70)(cid:82)(cid:80) Prefazione Il codice Panciatichiano 32 (già Panciatichiano-Palatino 138) della Biblioteca Na- zionale di Firenze era ben noto a monsignor Vincenzio Borghini, che lo usò nel pub- blicare, in una versione controriformistica epurata, il Novellino (intitolandolo, come fa il codice Panciatichiano, Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile), presso la tipografia fiorentina dei Giunti, nel 1572. Dimenticato poi a lungo, fu riscoperto da A. Wesselofsky (Veselovskij). Da allora, gli studiosi vi attinsero ampiamente, sia per l’Itinerario ai luoghi santi (pubblicato da A. Gregorini negli «Annali della Scuola Normale di Pisa», XVIII, 1896, pp. 69–80), 1 sia per il Novellino, di cui costituisce il manoscritto più antico. Vi fu chi ne trasse singole novelle, come Pietro Ferrato (Due novelle antichissime inedite, Venezia, Clementi, 1868) e Alessandro D’Ancona, La novella di messer Dianese e di messer Gigliotto, Pisa, Nistri, 1868, o scelte più ampie, 2 come Giovanni Papanti, nel volume I del Catalogo dei Novellieri italiani in prosa raccolti e posseduti da Giovanni Papanti, Livorno, Vigo, 1871.3 Studiò il manoscritto anche Alessandro D’Ancona, nella sua memorabile ricerca sulle fonti: Le fonti del Novellino, in Romania, 2 (1873), pp. 385–422; 3 (1874), pp. 164–94.4 Le prime discussioni sul Novellino cercavano, com’è naturale, di precisarne la formazione e di scoprirne l’autore. Presto il secondo punto risultò senza soluzione accettabile, anche perché si affacciava un secondo quesito: un autore o due o più?, e ci si soffermò piuttosto sul primo punto. In questo caso c’erano due dati che veniva- no a sovrapporsi. Il primo è il fatto che innegabilmente, dalla fine del Duecento in avanti, s’incontrano nei manoscritti novelle tipologicamente e tematicamente simili a quelle del Novellino; il secondo è che il Novellino stesso si presenta, nelle prime stampe e nei manoscritti, con un testo di consistenza molto variabile, per eliminazio- ne e/o aggiunte di novelle. Così, si faceva strada l’impressione che sia esistito un grande repertorio di novelle, al quale abbiano attinto i vari compilatori, compre- so/compresi quello/quelli del Novellino, forse in fasi successive. Di tanta confusione è in buona parte responsabile il Borghini, il quale, partendo dalla redazione documentata dalla princeps del Gualteruzzi (1525) e dal codice ––––––– 1 Edizione condotta con rigorosa filologia è quella di Maurizio Dardano, Un itinerario dugente- sco per la Terra Santa in Studi sulla prosa antica, Napoli, Morano Editore, 1992, pp. 129–86. 2 Le Novelluzze tratte dalle cento antiche secondo la lezione di un codice manoscritto della R. Biblioteca Marciana, Venezia, Merlo, 1868, a cura di Andrea Tessier, sono tratte dal codice Marciano italiano cl. VI 211, che, come dimostrato da Aldo Aruch, è descriptus dall’editio princeps. 3 Come volume autonomo, col titolo Novelle Antiche, sempre presso Vigo e con le stesse coordinate. 4 Poi in Alessandro D’Ancona, Studj di critica e storia letteraria, Bologna, Zanichelli, 1880; 1912, vol. II, pp. 3–163. V Panciatichiano, eliminò nella sua edizione tutte le novelle che offendevano secondo lui la religione e il buon costume, sostituendole con altre di provenienza diversa. Con un impegno poco illuminato, il Borghini creò insomma una redazione che non è mai esistita nei manoscritti. Purtroppo i primi studiosi del Novellino partirono ap- punto dal confronto fra l’edizione Gualteruzzi e l’edizione Borghini, perdendosi nella ricerca di soluzioni impossibili.5 È curioso che ancora nel 1930, quando la mistificazione del Borghini era ampiamente nota, Letterio Di Francia abbia prepara- to un’edizione commentata, per altri versi pregevole, del Novellino (Torino, UTET), facendo seguire il testo del Gualteruzzi dalle novelle del Borghini che non vi si trovano. L’apparizione de Le novelle antiche dei codici Panciatichiano-Palatino 138 e Laurenziano-Gaddiano 193, a cura di Guido Biagi, che vi premetteva una Storia esterna del testo del Novellino, Firenze, Sansoni, 1880, fu un avvenimento nel mon- do degli studi. È proprio il capitolo quinto di questa Storia che analizza con grande acribia il metodo di lavoro del Borghini,6 e mostra che la sua edizione è inutilizza- bile. In più, stampando in edizione interpretativa il testo del Panciatichiano-Palatino e del Laurenziano-Gaddiano, Biagi porta il discorso dalle edizioni ai manoscritti: insomma avvia, anche se non è ancora in grado di concluderlo, il lavoro sulle testi- monianze antiche (cui si aggiunge la stampa del Gualteruzzi, che deriva da un esem- plare perduto). La filologia di fine Ottocento e di tutto il Novecento riuscirà a dare le risposte desiderate alle principali domande che ci si erano poste sulla formazione del Novellino. Questa storia non voglio farla qui, anche perché la fa già, in questo stesso volu- me, la signora Ciepielewska-Janoschka (cap. 7). Indicherò solo le fasi più impor- tanti. Anzitutto va ricordato, ad honorem, Aldo Aruch, che recensendo l’edizioncina de Le cento novelle antiche di Enrico Sicardi (Strasburgo, Heitz, s.a., 1909), nella «Rassegna Bibliografica della Letteratura Italiana», XVIII (1910), pp. 35–51, enun- cia un principio decisivo per l’individuazione dell’ordinamento originario delle novelle: «Evidentemente rispecchierà meglio la raccolta primitiva quello dei due rami [dello stemma] che permette di spiegare la formazione dell’altro». Sistematizza lo stemma di Aruch Angelo Monteverdi,7 senza però valorizzare il criterio da lui proposto per individuare la redazione originaria. Vengono poi le due edizioni di S. Lo Nigro (Torino, UTET, 1964) e di Guido Favati (Genova, Bozzi, 1970), quest’ultima definita nel frontispizio «critica». Mentre la seconda contiene tutti i materiali dimostrativi, la prima si rifà a una dimostrazione pubblicata in rivista.8 Entrambe le edizioni sono purtroppo prive di utilità per errori nella definizione dello ––––––– 5 Solo alcuni (pochissimi) degli editori anteriori al Biagi tengono anche conto dei manoscritti: per esempio Domenico Carbone (Barbèra, Firenze, 1868, più volte ristampato), che conosce tre manoscritti, ma non pare trarne molto. 6 Cf. pure Guido Biagi, Ancora l’edizione borghiniana del Novellino in Miscellanea di studi in onore di Attilio Hortis, Trieste, Caprin, 1910, vol. 2, nel I, pp. 221–24. 7 Angelo Monteverdi, Che cos’è il «Novellino», in Id., Studi e saggi sulla letteratura italiana dei primi secoli, Milano-Napoli, Ricciardi, 1954, pp. 127–165. 8 Sebastiano Lo Nigro, Per il testo del «Novellino», Giornale Storico della Letteratura Italiana 141 (1964), pp. 51–102. VI stemma;9 quella di Favati anche per l’ipotesi, inconsistente, di un ordinamento delle novelle in gruppi di dieci, come il Decameron. Nelle edizioni si continuò in genere a seguire il testo (cinquecentesco) del codice Vaticano 3214, pubblicato per la prima volta nell’edizione Sicardi, unico, oltre alla edizione princeps di Carlo Gualteruzzi, a presentare la redazione in cento novelle, consacrata appunto dal Gualteruzzi e seguita dai primi editori; si ricorreva even- tualmente agli altri manoscritti per correggere gli errori del Vaticano. Ma gli inter- venti in sede monografica incominciarono a puntare sempre più decisamente verso una nuova sistemazione critica, partendo soprattutto dal codice Panciatichiano e in particolare dal confronto fra le sue due sezioni (cc. 9r–43r e 51r–62r), in cui presenta due differenti sillogi della raccolta, attinte a tradizioni diverse, come notato da Aruch.9 E finalmente Alberto Conte, dopo un articolo fondamentale,10 ha fornito un’edizione critica che presenta il testo risultante dalla sua ricerca: Il Novellino. A cura di A. Conte. Presentazione di Cesare Segre, Roma, Salerno Editrice, 2001. Il risultato più decisivo raggiunto da Conte è l’aver dimostrato che il testo del Novellino contenuto nella prima sezione del Panciatichiano, che si fa risalire all’archetipo alfa, rappresenta fedelmente la redazione originaria della raccolta (in- clusi elementi non narrativi, come sentenze e riflessioni), dalla quale è stato tratto, con una serie di scelte successive, il testo, nonché l’ordinamento, del subarchetipo concorrente, ß; ad esso risalgono, in momenti successivi della trascrizione, tutti gli altri testimoni, compresa la seconda sezione del Panciatichiano. Occorre comunque adottare una rappresentazione evolutiva della storia interna del Novellino: una storia che giunge, cronologicamente, sin dopo il Decameron, modello al quale forse risale, nei due testimoni più recenti, la decisione di portare il numero delle novelle a cento, talora con significative forzature. Il codice Panciatichiano si è rivelato così il latore di quello che Conte chiama Ur-Novellino, dato che il titolo Novellino, non avallato dai manoscritti, risale a un letterato cinquecentesco, Giovanni Della Casa, e designa comunque la raccolta di cento novelle. E si deve considerare il Biagi come il primo benemerito dello studio di questo manoscritto. È poi del tutto ovvio, per l’epoca, che la descrizione codico- logica del Biagi sia molto sommaria (pp. XCIV–XCVII),11 che si riscontrino nume- rosi errori di trascrizione ed omissioni, che la numerazione delle novelle sia stata introdotta (con numeri romani) per iniziativa del curatore, e così via. Resta che sinora, almeno per un primo contatto col manoscritto, come pure col Gaddiano, l’edizione Biagi ha reso utili servigi, ed è stata uno stimolo ad applicare la filologia allo studio del testo. La nuova trascrizione completa del codice a cura della signora Ciepielewska- Janoschka giunge tra l’altro in una fase degli studi che rivendica la primarietà dei codici rispetto ai testi, frutto, questi ultimi, di un lavoro di astrazione, il quale strappa le opere dal contesto complessivo cui appartengono. E il Novellino, con la sua storia ––––––– 9 Si veda, per Lo Nigro, Aldo Menichetti, Cultura Neolatina 24 (1964), pp. 114–18; per Favati, Cesare Segre, Sull’ordine delle novelle nel «Novellino» (1983) e È possibile una edizione cri- tica del «Novellino»? (1995), in Id., Ecdotica e comparatistica romanze, Milano-Napoli, Ric- ciardi, 1998, rispettivamente pp. 91–100 e 101–8. 10 Ur-Novellino e Novellino: ipotesi di lavoro, Medioevo Romanzo 20 (1996), pp. 75–115. 11 A p. XCVII si legge, per un refuso, sec. XVI invece che sec. XIV. VII e il suo sviluppo depositati appunto nei codici, costituisce proprio un caso evidente del vantaggio che può dare una lettura dell’opera all’interno del più antico e impor- tante manoscritto che ne possediamo. La Ciepielewska-Janoschka offre in questo volume la sua attentissima trascri- zione del manoscritto Panciatichiano, frutto di uno studio paleografico che si avvale, tra l’altro, di un’analisi sistematica delle abbreviazioni e dei simbolismi grafici. Molto utile la statistica delle abbreviazioni. Questo studio, come pure lo spoglio linguistico, distingue i materiali tratti dai tre diversi testi che compongono il mano- scritto, e perciò offre argomenti a eventuali riesami delle mani dei copisti, o dell’unico copista, che potrebbe aver operato in tempi diversi.12 Ampie le Note sulla lingua, dalle quali risulta un’origine piuttosto lucchese che pisana dal codice, d’accordo con Conte. Un argomento cui di solito non si presta l’attenzione che merita è l’interpunzione; invece la Ciepielewska, dedicandogli un intero capitoletto, si mostra consapevole non solo del rapporto tra interpunzione e sintassi, incluse le clausole, ma anche dell’influenza dell’impaginazione sull’uso dei relativi segni, che a volte hanno una semplice funzione estetica. Con questa edizione la signora Ciepielewska-Janoschka ottiene due risultati: quello fondamentale, diretto, è di fornire una trascrizione attendibile di un codice così importante; quello secondario, indiretto, è di proporre un modello di descrizione e di analisi a cui si dovranno attenere quanti vorranno allestire, per altri manoscritti, una trascrizione e descrizione analoga. Cesare Segre ––––––– 12 Nel codice si distinguono nettamente almeno due mani, scriveva Gianfranco Folena, in Mo- stra di codici romanzi delle biblioteche fiorentine, Firenze, Sansoni, 1957, p. 122; si tratta in- vece della stessa mano a distanza di anni, secondo G. Pomaro, Ancora, ma non solo, sul vol- garizzamento di Valerio Massimo, Italia Medievale e Umanistica 36 (1993), pp. 199–232, a p. 221, e Sandro Bertelli, Il copista del «Novellino», Studi di Filologia Italiana LVI (1998), pp. 31–45, alle pp. 43–44. La supposta prima mano include la prima trascrizione del Novellino, mentre la seconda sarebbe da attribuire all’altra mano. VIII Sommario 1. Avvertenza...........................................................................................................1 2. Manoscritto consultato.........................................................................................2 2.1 Manoscritto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze........................2 3. Altri manoscritti citati..........................................................................................7 3.1 Manoscritti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.........................7 3.2 Manoscritti della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.....................8 3.3 Manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana della Città del Vaticano.9 3.4 Manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia......................................9 4. Il titolo del «Novellino».....................................................................................10 5. Le piú note edizioni del «Novellino».................................................................12 5.1 L’edizione gualteruzziana..........................................................................12 5.1.1 Le Ciento Novelle Antike................................................................12 5.1.2 Le Ciento Novelle Antike................................................................12 5.2 L’edizione Borghini...................................................................................12 5.3 Le edizioni critiche del «Novellino»..........................................................14 5.3.1 L’edizione Segre&Marti..................................................................14 5.3.2 L’edizione Lo Nigro........................................................................14 5.3.3 L’edizione Favati............................................................................14 5.3.4 L’edizione Conte.............................................................................15 6. Le edizioni dei testi contenuti nel Panciatichiano 32.........................................16 6.1 Itinerario ai luogi santi (ms. cc. 1r–8v)......................................................16 6.1.1 L’edizione Gregorini.......................................................................16 6.1.2 L’edizione Dardano.........................................................................16 6.2 Libro di novelle e di bel parlare gientile (ms. cc. 9r–43r)..........................16 6.2.1 L’edizione Biagi..............................................................................16 6.2.2 L’edizione Conte.............................................................................17 6.3 Fiori e vita di filosofi e d’altri savi e d’imperadori (cc.43v–47r)...............18 6.4 Libro di Sidrach (cc. 47r–50v)...................................................................18 6.5 Le novelle di Pan2 e di Pan3 (cc. 51r–97v)................................................18 6.5.1 L’edizione Biagi..............................................................................19 7. Dall’Ur–Novellino alla raccolta vulgata: ipotesi di ricostruzione stemmatica...20 IX 8. Caratteristiche interne dell’Ur–Novellino..........................................................28 8.1 Il Prologo...................................................................................................28 8.2 L’ordinamento tematico delle novelle nel codex vetustior.........................33 8.3 Alcune considerazioni sulla tecnica narrativa nell’Ur–Novellino..............36 9. Note sulla lingua del Panciatichiano 32.............................................................40 9.1 Grafia.........................................................................................................40 9.2 Fenomeni generali......................................................................................45 9.3 Lessico.......................................................................................................48 9.4 Pronomi personali......................................................................................48 9.5 Morfologia.................................................................................................49 9.6 Conclusioni................................................................................................54 10. Osservazioni sui segni abbreviativi..................................................................57 10.1 Segni abbreviativi...................................................................................57 10.1.1 Il titulus......................................................................................58 10.1.2 Il punto.......................................................................................63 10.2 Segni speciali................................................................................64 10.3 Troncamento...........................................................................................67 10.4 Contrazione.............................................................................................67 10.5 Conclusioni.............................................................................................68 10.6 Appendice...............................................................................................71 11. Ars punctandi nel Panciatichiano 32................................................................87 11.1 Indicazione di paragrafo.........................................................................87 11.2 La puntuazione.......................................................................................88 11.2.1 Il periodus...................................................................................88 11.2.2 Il doppio punto...........................................................................89 11.2.3 Il punto.......................................................................................91 11.2.3.1 L’uso del punto all’interno del periodo......................94 11.2.3.2 Altri usi del punto.......................................................95 11.3 Il discorso diretto...................................................................................96 11.4 Altri segni interpuntivi...........................................................................97 11.5 Conclusioni............................................................................................97 12. Criteri di trascrizione....................................................................................102 Testo ........................................................................................................................105 Riferimenti bibliografci............................................................................................451 X

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