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Vele e Velieri PDF

160 Pages·8.76 MB·Italian
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George Goldsmith-Carter vele e velieri Quando l'uomo decise di spingersi al di là del mare per partire alla conquista del mondo sconosciuto tro vò subito un alleato dall'umore alquanto mutevole, il vento, e una fedele amica, la vela, che il vento racco glieva e riusciva a sfruttare. Per secoli, per millenni le candide geometriche ali hanno percorso i mari, sospin gendo scafi le cui forme variavano con l'uso e con il tempo. Dalla fragile gaiassa del Nilo al velocissimo clip per d'acciaio, la storia della vela è anche la storia del l'impresa dell'uomo per dominare gli oceani, con la continua volontà di trasportare le merci più velocemen te degli altri, oppure di essere più abile nella mano vra e affondare il nemico. A rendere ancora più av vincente questa storia contribuiscono qui le numerose illustrazioni a colori di navi e imbarcazioni. George Goldsmith-Carter è autore di libri di argomento marino. È anche romanziere, archeologo e pescatore. GEORGE GOLDSMITH-CARTER vele e velieri illustrazioni di Bill Robertshaw ARNOLDO MONDADORI EDITORE SOMMARIO 4 LA VELA NELL'ANTICHITÀ 18 NAVIGLIO TRADIZIONALE 58 BASTIMENTI A VELA DELL'EUROPA SETTENTRIONALE 72 NAVI DA GUERRA (1200-1820) 90 NAVI DA CARICO 108 PESCHERECCI 112 GOLETTE, BRIGANTINI A PALO, NAVI GOLETTA E CLIPPER 136 BASTIMENTI COMPOSITI, IN FERRO, IN ACCIAIO 148 VARIETÀ 156 BIBLIOGRAFIA SCELTA 157 INDICE ANALITICO © 1969 The Hamlyn Publishlng Group Ltd, London © 1970 Arnoldo Mondadori Editore. Milano Titolo originale: Sailing Ships & Sailing Craft Traduzione di Ugo Paladini Prima edizione: settembre 1970 Stampato presso le Officine Grafiche di Verona dell'Editore Arnoldo Mondadori I Colibrì Pubblicazione periodica Registrazione Tribunale di Milano n. 132 del 27-3-1970 Direttore responsabile: Arrigo Pollilo PREMESSA I trasporti per mare, a vela, ebbero due moventi essenziali, l'im pulso a emigrare e l'impulso a commerciare, che entrambi, a loro volta, provocarono conflitti. I tipi fondamentali di bastimento, perciò, furono tre: per trasportare persone, per trasportare merci, per combattere. Come anche in altre forme evolutive, la comparsa di certi tipi di velieri si produsse irregolarmente. In altri casi, invece, il progresso fu lento ma costante nei secoli. Avvenivano scambi di idee, si adot tavano forme nuove, spesso di provenienze disparate. Ne fornisco no un esempio eminente i bastimenti a vela dell'undicesimo e del quattordicesimo secolo, nei quali la stabilità della "nave tonda" propria agli antichi popoli mediterranei si fonde con i pregi della "nave lunga" del nord, manovriera e veloce. Questo processo evolutivo continuò fino a buona parte del dician novesimo secolo, giungendo al culmine, forse, con quelle navi chia mate clipper che sono state definite "la più bella creazione dell'u manità". Ma è anche da notare che, mentre talune forme subirono infinite metamorfosi, altre rimasero statiche. Per esempio, il curragh irlandese, in mille anni, è rimasto quasi invariato, e invece la galea è scomparsa. Siamo grati al gran numero di persone e di istituti che hanno con tribuito a conferire autorità e precisione alle notizie contenute in questo libro, e l'autore desidera aggiungere il suo personale rin graziamento per l'aiuto illimitato datogli dal capitano A. V. Harris di Deal, membro di quell'eletto, ristretto e fraterno sodalizio che è The Cape Horners' Club. LA VELA NELL'ANTICHITÀ Egitto I primi a costruire navi sembra siano stati gli egiziani; Flin ders Petrie, negli scavi al Fayyum, trovò nel 1929 un modelli no in pietra d'imbarcazione a vela, la cui età risaliva a 11.000 anni prima. Gli egiziani ebbero soprattutto imbarcazioni flu viali e che andavano a vela solo con vento in poppa; ma, pur non amando il mare, costruirono anche navi per viaggi marit timi. Circa nel 2900 a.C, il faraone Sneferu potè mandare in Fenicia ben quaranta navi in legno, a comperare cedro. Non avevano chiglia né costole, essendo costruite invece con bloc chetti di legno di acacia simili a mattoni, riuniti con caviglie di legno. L'albero bipode, con un contrappeso di pietre, si ab bassava sul ponte quando la nave andava a remi. Per gover narla c'erano sei remi appositi e le aste di prora e di poppa, senza funzione pratica, erano decorate con l'occhio di Horus e col simbolo della vita, la sacra croce con l'anello in alto. Sono del 1200 a.C. i bassorilievi che raffigurano la vittoria in mare di Ramsete III contro i filistei, prima battaglia navale di cui si abbia notizia nella storia. Ora in luogo dei sei remi di governo citati prima se ne ha uno solo, grande. L'albero è uni co, con normali stralli, e con la primissima "coffa da combatti mento". La vela, grande e ben tracciata, era provvista di im brogli per serrarla senza doverla ammainare. I vogatori erano protetti da una sopraelevazione di tavolame delle murate. Qui la costruzione navale dell'antico Egitto è al culmine. Certe im barcazioni d'oggi, sul Nilo, sono assai più rozze. La gaiassa, attrezzata a due o tre alberi con vele latine, è un po' una "cameriera tut to fare", come le chiatte a vela ("barges") del Tamigi. A differenza di queste, però, non può rimontare al vento; naviga solo col vento favore vole, tornando poi indietro in deriva. La markab, che si trova sul Nilo nel tratto di Dongola, è analoga alla gaiassa, ma con un albero solo, al centro e ben sostenuto da manovre fisse. La vela, inferita a una antenna e con un'altra anten na al piede, è sospesa obli quamente. Si tratta di una barca con pochissima immer sione, provvista di un robu sto timone, e usata per lavori diversi. Nei paraggi di Omdurman c'è il nuggar, di costruzione roz za. È una barca piatta, sco perta, larga, con un albero solo, alberato al centro. La spinge una vela quasi iden tica a quella della markab. Spesso il nuggar è usato co me traghetto. Ruelli più pic coli svolgono talvolta il ser vizio ausiliario, di trasbordo e di carico, per quelli più grandi, che possono raggiun gere una lunghezza di diciot to metri fuori tutto, con un equipaggio da sei a otto uo mini, portando carichi tra le 40 e 50 tonnellate. Navi e imbarcazioni a vela degli arabi Ancor più degli egiziani, gli arabi, in origine, temettero e odia rono il mare. Maometto, il Profeta, non aveva forse predicato ai suoi seguaci che "è invero un infedele chi due volte si im barca e va per mare"? Ma gli arabi, e i saraceni in particolar modo, erano un popolo virile e ardito; dopo i primi incontri, o scontri, con i marinai greci e fenici, essi afferrarono rapidamente l'importanza dei traffici marittimi e della potenza navale. Impararono in breve a progettare e a costruire le navi, e di vennero singolarmente valenti nel fare i calcoli per la naviga-

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