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Variazioni su Adone, II. Libretti musicali e di ballo (1614-1898) PDF

134 Pages·2009·0.961 MB·Italian
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«MORGANA» collana di studi e testi rinascimentali diretta da lina bolzoni 13 MACEDONIO, TRONSARELLI, VENDRAMIN, FATTIBONI GROSSATESTA, CAMBI, FABIANI, ROMOLI, NOVERRE, CANZIANI BERTI, TRAFFIERI, PITROT, LE FEVRE, DUPORT, DUTARQUE CASATI, BLASIS, VESTRIS con due liriche di D’ANNUNZIO e LUCINI VARIAZIONI SU ADONE II libretti musicali e di ballo (1614-1898) a cura di STEFANO TOMASSINI Volume pubblicato con il contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca e della Scuola Normale Superiore. © Copyright 2009: maria pacini fazzi editore Via dell’Angelo Custode, 33 − 55100 Lucca www.pacinifazzi.it [email protected] Printed in Italy Proprietà letteraria riservata isbn 978-88-7246-986-6 maria pacini fazzi editore INDICE Stefano Tomassini, Il fiore in rivolta ossia i bicipiti di Adone 9 Abbreviazioni bibliografiche 21 Dialogo in dramma M. Macedonio, da Adone. Poema drammatico (1614) 31 Dramma in musica O. Tronsarelli, da La catena di Adone. Favola boschereccia (1627) 63 Musica in commedia P. Vendramin, L’Adone. Tragedia musicale (1640) 97 Ex genere patris G.F. Fattiboni, da Adone in Cipro. Tragedia per musica (1790) 163 Ex ossibus G. Grossatesta, Venere sulla tomba di Adone. Ballo (1748) 197 J.-G. Noverre, Gli amori di Venere ossia la vendetta di Vulcano. Ballo episodico (1775) 199 G. Canziani, Venere in Cipro. Ballo pantomimo (1779) 203 J. Dutarque, Il ritorno di Adone, o sia Anacreonte fra le Grazie. Ballo mitologico (1824) 209 G. Casati, Adone nell’isola ciprigna. Ballo anacreontico (1832) 211 Coda G. D’Annunzio, La morte del dio (1893) 217 «Reviviscent mortui tui» N. Cambi, La caccia di Venere e Adone (1764) 221 G. Fabiani, Adone. Ballo eroico pantomimo (1769) 223 5 G. Romoli, Venere, e Adone. Ballo (1775) 225 A. Berti, Venere e Adone. Ballo mitologico (1788) 229 G. Traffieri, Adone e Venere. Ballo (1788) 231 D. Le Fevre, Venere con Adone, ossia le gelosie di Diana e di Marte. Ballo (1794) 235 L. Duport, Gli amori di Adone e Venere. Ballo (1817) 241 «Sicut nebula dissolvetur» A. Pitrot, Adone e Venere. Ballo eroico pantomimo (1792) 247 C. Blasis, Gli amori di Adone e Venere. Ballo mitologico (1835) 253 B. Vestris, Venere e Adone. Divertimento anacreontico (1844) 257 In exitu G.P. Lucini, Adone (1898) 261 anche stamatt. tutto bene, serio e solenne e natur. V. e A. non sono eroi neoclassici, ma moderni, forniti di problemi psicologici, sono persone moderne e vive, nevrotici come me e te (…) mi piace anche molto l’uso del teorema di Valéry – che stiamo tentando di sperimentare –, secondo cui quando non ci sono più parole per le emozioni, è la musica ad assumersi il loro compito e il diretto interessato (o la diretta interessata) si mette a cantare o, come nel caso di V. & A., addirittura a danzare. Hans Werner Henze 6 IL FIORE IN RIVOLTA OSSIA I BICIPITI DI ADONE L’unico naturale alleato dei libri è il fiore. Elias Canetti, Die Blendung Il sollievo delle sue notti solitarie è nella cassetta di lettere e ricordi che tiene sotto il letto, le sue «reliquie». J.M. Coetzee, Disgrace A volte, non sempre, ma a volte ritornano. E si allenano. Si fanno belli. Canticchia- no, sogghignando, come fra sé: «The story is old …». In barba alla nostalgica «demonizzazione degli dèi» esiliati di Heinrich Heine,1 o al deserto mitologico descritto da Alberto Savinio, quando di fronte al «disgraziato», «marcio di dissenteria», fa difetto pietà, e allora «Pace! Adone è morto».2 Dunque, gli dèi indifferenti si rifanno, in palestra, i muscoli. Mentre anche le ultime incarnazioni del mito di Adone affiorano quali rappresentazioni inconsce ca- [campagna pubblicitaria a Milano, sul limitare dell’inverno paci di orientare le ossessioni per il corpo e la forma fisica degli uomini e degli ado- 2005/2006: colonizzazione del divino o addomesticazione lescenti. Una irruzione nel pensiero che assedia la coscienza fino all’emergere di vere dell’ansia per la vita pubblica, fantasma di una vita tutta e proprie patologie cliniche, quali la dismorfia muscolare e il disordine alimentare. Il apparente?] potere psichico di un conflitto latente chiamato, appunto, ‘complesso di Adone’.3 In questa nemesi medica, anche il mito della salute moderna concorre a dispen- sare il soggetto dall’imperfezione della condizione umana, dalla fatalità della soffe- renza, dall’emergere nell’anomalo e nel derelitto della difformità. Perché si tratta 1 Heinrich Heine, Premessa (1853), a Gli dèi in esilio, Milano, Adelphi, 1978, p. 29. In stretta correlazione, vale la pena ricordare che alla lirica di Heine, Frühlingsfeier (Festa di Primavera), si era ispirata la coreografa ameri- cana Ruth Page (1899-1991) per la sua creazione Adonis (1944). 2 Alberto Savinio, Adonis (maggio 1938), ora in Achille innamorato (Gradus ad Parnassum), Milano, Adelphi, 1993, pp. 61-9. 3 Su cui si vd. Harrison G. Pope, Katharine A. Phillips, Roberto Olivardia, The Adonis Complex. How to Identify, Treat, and Prevent Body Obsession in Men and Boys, New York, Touchstone, 2000; Daryl Higgins, Narcissism, the Adonis Complex, and the Pursuit of the Ideal, in Gendered Outcasts and Sexual Outlaws. Sexual Oppression and Gender Hierarchies in Queer Men’s Lives, a c. di Christopher Kendall e Wayne Martino, New York, Harrington Park Press, 2006, pp. 81-102; nonché Tim Bergling, Chasing Adonis. Gay Men and the Pursuit of Perfection, New York, Harrington Park Press, 2007. 9 della celebrazione dell’indecente bellezza maschile di un ragazzo adolescente, eroe- melodramma. O, infine, meno prevedibile ma qui è ciò che più conta, proprio alle fiore che sovverte l’oggetto primo del desiderio dominante maschile e eterosessista.4 linee sinuose e aggraziate introdotte, a fine secolo, dalla nuova danza: «The influence Fino a che un cinghiale, la Bestia, non arrivi a ricordare, di quella bellezza senza of Isadora Duncan, Ruth St. Denis, or Anna Pavlova on muscolar weighlifters seem contropartita, tutta la sua fragilità. a distant one, but it is not so outlandish as it first might appear».10 Una reliquia della modernità, si direbbe: «vi resta pur qualche reliquia d’om- Di fatti, nel pieno di questa parabola documentale, il pioniere della prima ge- bra», aveva profetizzato Giambattista Marino,5 il cui auspicio è stato poi raccolto da nerazione della danza moderna americana Ted Shawn (1891-1972), già studente Ezra Pound, nel suo canto adonico: «Knowledge the shade of a shade».6 Reliquia di teologia poi prolifico concert dancer e coreografo, teorico e divulgatore della che si tramanda sotto il vessillo della perenne variazione, perché il mito costruisce cultura di danza e fondatore della prima compagnia di danza tutta maschile ame- e la modernità volentieri accoglie e trasforma nelle forme del conflitto quando non ricana (i Men Dancers),11 realizza nel 1923 una fra le sue più note coreografie di del trauma.7 suggestione archeologica, dal titolo: Death of Adonis.12 Per l’America del Nord è il Allora, la sopravvivenza moderna di questo mito coincide, per esempio, con primo solo danzato con una ostentata esibizione della nudità maschile, organizza- un’ennesima colonizzazione dell’immaginario del corpo maschile. Si tratta dello to sulla successione fluida di quelle stesse pose statuarie del culturismo, ma unite spettacolo della cura di sé e delle tecniche di costruzione del corpo in opera nel nell’ideale plastico delsartiano,13 come per legittimare nella ricerca dell’origine del mondo del culturismo maschile. Un mondo idealizzato nella sua prima importante processo generativo del gesto espressivo l’interesse più politico del culto moderno documentazione fotografica (1870-1940), e di recente non a caso raccolta sotto la per il corpo maschile. E, per il ruolo socialmente atteso del danzatore, l’inedita forse fin troppo prevedibile, ma non scansabile intestazione mitografica, di Adonis.8 capacità di coniugare virilità e bellezza.14 Pratica culturale sempre disponibile a trasformarsi in azione la cui scena si inscrive In gioco, come è facile prevedere, era anche la facoltà per la danza di proiettare in una percezione performativa dell’identità.9 o costruire identità di genere. Il mito della morte di Adone si piegava, così, alla vi- Ma la contraddizione evidente nell’effetto di neutralizzazione spettacolare della rilizzazione della bellezza attraverso il dolore. Ebbene, se ad esempio in un’ottica di forza, nel momento in cui la si potenzia attraverso questa pratica ginnica che stimola dissidenza queer, in piena eredità vittoriana come nell’esempio di John Addington la definizione e l’accrescimento delle masse muscolari, non impedisce al mito di do- Symonds (840-1893) ricordato da Alan Sinfield, il desiderio di puntellare nel fragile cumentare l’ideale realizzazione del corpo perfetto in una serie di scatti da calenda- equilibrio interiore dell’individuo la definizione ‘normale’ di mascolinità – «Boys of rio ancóra debitori della rassicurante classicità eroica ispirata alla statuaria antica, non meno che ai tableaux di certa pittura neoclassica, o al pathos gestuale di tanto 10 David Chapman, Adonis. An Introduction, cit., pp. 6-7; ma si vd. anche Michael S. Kimmel, Consuming Manhood: the Feminization of American Culture and the Recreation of the Male Body, 1832-1920, in The Male 4 Cfr. Germaine Greer, Il ragazzo, ed. it. a c. di Giuliana e Patrick Le Noël, Genova, L’ippocampo, 2004, su Adone Body. Features, Destinies, Exposures, a c. di Laurence Goldstein, Ann Arbor, The University of Michigan Press, vd. alle pp. 198-201. 1994, pp. 12-41. 5 L’Adone, XIV, 318, 8. 11 Una parte cospicua della sua teoresi si legge ora in Ted Shawn, Dobbiamo Danzare | Dance We Must (1940), 6 The fifth decad of cantos XLVII, in Ezra Pound, I Cantos, a c. di Mary de Rachelwitz, Milano, Mondadori, a c. di Alessio Fabbro e Stefano Tomassini, Roma, Gremese, 2008. 1985, p. 458. 12 Una breve testimonianza filmata è oggi disponibile su dvd contenuta in Denishawn. The Birth of Modern 7 E che la postmodernità invece accumula, raffredda e contamina («with a distinctive mass appeal»), si potrebbe Dance, New Jersey Center Dance Collective, Kultur (D1301) 2006 (ringrazio Silvia Poletti per la preziosa segna- aggiungere, secondo la distinzione di Slavoj Žižek, tra lo shock quale obiettivo dell’opera modernista («a shock, as lazione). the irruption of a trauma») e lo straniamento del familiare e del consueto, con conseguente messa alla prova del 13 Su François Delsarte (1811-1871), cantante, teorico del movimento e pedagogo francese, si vd. Elena Randi, soggetto nell’interpretazione dell’opera postmodernista («the aim of the postmodernist treatment is to estrange its Il magistero perduto di Delsarte. Dalla Parigi romantica alla modern dance, Padova, Esedra, 1996; sulla diffusio- very initial homeliness»), nel suo Alfred Hitchcock, or, The Form and His Historical Meditation, introduzione a ne delle sue teorie, si vedano i due volumi di Nancy Lee Ruyter, Reformers and Visionaries. The Americanization Everything You Always Wanted to Know about Lacan (but You Were Afraid to Ask Hitchcock), da lui stesso curato, of the Art of Dance, New York, Dance Horizons, 1979, e The Cultivation of Body and Mind in Nineteenth-Century New York, Verso, 1992, pp. 2-3 (devo la segnalazione a Alessandra Nicifero, che qui ringrazio). American Delsartism, Wesport (Connecticut), Greenwood Press, 1999; sulla parentela delle «living statues» con 8 Per cui si vd. Adonis. The Male Physique Pin-Up 1870-1940, intr. di David Chapman, Swaffham, Éditions Au- la teoresi pantomimica delsartiana si vd. Ann Daly, Done into Dance. Isadora Duncan in America, Middletown brey Walter, 1997 (prima ed. London, The Gay Men’s Press, 1989); più in genere, si vedano le voci Body-Building (Connecticut), Wesleyan University Press, 1995, pp. 124-5. e Culturisme nel Dictionnaire du corps, diretto da Bernard Andrieu e Gilles Boëtsch, Paris, CNRS Editions, 2008, 14 La sinossi del solo di Shawn si legge in Don McDonagh, Complete Guide to Modern Dance, New York, Popular risp. alle pp. 57-8 e 87-8. Library, 1977, pp. 55-6, e come Adagio Pathétique in Jane Sherman, The Drama of Denishawn Dance, Middle- 9 Sulla connessione tra ‘atti performativi’ quali esiti di ruoli sociali sottoposti alla stessa contingenza e tempo- town, Wesleyan University Press, 1979, pp. 95-7; nonché la testimonianza di Ted Shawn in One Thousand And ralità di quelli teatrali, si vd. l’importante contributo (tra Austin e Derrida) di Judith Butler, Performative acts One Night Stands, scritto da Shawn con Gray Poole, Garden City (New York), Doubleday & Company Inc., 1960, and gender constitution: an essay in phenomenology and feminist theory (1988), ora in The Performance Studies pp. 147-8. Alcuni scatti in posa di questo solo si trovano in Katherine S. Dreier, Shawn: The Dancer, pref. di H. Reader (Second Edition), a c. di Henry Bial, Routledge, New York and London, 2007, pp. 187-99. Niedecken-Gebhard, intr. di Hans Hildebrandt, London, J. M. Dent and Sons ltd., 1933, p. 52. 10 11 more normal sexuality…» –,15 avrebbe dovuto condurre a preferire, di Shakespeare, luoghi nei quali le procedure, raccolte qui in forma di resti secondo l’incedere di una The Rape of Lucrece piuttosto che Venus and Adonis, si ricordi invece che, nello spa- testualità,20 sfuggono «alla disciplina senza essere tuttavia al di fuori del campo in zio aperto della socialità, mentre l’Opera europea era nata sotto le insegne (notturne cui essa si esercita».21 Il campo è quello del consumo. La disciplina è la letteratura e monteverdiane) del mito di Orfeo, quella americana, della tradizione del musical normativa, di cànone. Mentre l’uso frammentario e non ubbidiente della mitologia è proveniente dal burlesque, era nata proprio sotto quelle del mito di Adone.16 legato alla occasionalità della scrittura, a volte, nella sua brevità, al limite dell’afori- sma, quasi quotidiana. Una scrittura spesso ordinaria, perché allusiva a una pratica L’attinenza non è tutto. Rispetto al volume precedente, quello che è venuto com- eccezionale ed extraordinaria, e non documentabile nella convenzionalità dei suoi ponendosi qui, tra i legami paradossali di libretti per musica e di danza,17 forse più segni, del corpo in scena. Questo tipo di mitografia per forme teatrali è allora per che la seconda parte di una duplice antologia, è il suo lato in ombra e riverso. tutto simile alla forza rassicurante — rassicurante perché sempre dipendente da una Quelle che si presentano qui sono trame di uno stesso mito, ma sembrano per lo gestione funzionalista e mai in perdita — di una reliquia. più sopravvivenze ibride, impure, che non hanno tardato a scadere, per la Storia della Letteratura, in rifiuti. Il presente indice è una mappa ricostruita delle possibili, ulte- Fin dall’ultimo margine dell’Adone mariniano, il canto ventesimo dedicato a riori vie e direzioni che la storia di Adone ha disposto e risicato all’oblio senza un vero Gli Spettacoli, quello per intenderci considerato più estraneo, meno contestuale alla centro, e come disegnata nei soli suoi margini. Quasi tutti i testi raccolti in queste pa- dinamica del poema («fuori dalla storia», «appendice non conclusiva, ma additizia», gine, anche i più minuti e ristretti, anche quelli brevissimi che fanno della fabula un «canto senza storia»),22 e forse per questo anche sempre poco antologizzato. Ebbene, estremo ed effimero artificio della dispositio, rimandano principalmente a una pratica da quell’ultimo margine era invece già possibile ricavare e tradurre tutto un possibi- performativa (musical cantata e/o danzata) attraverso cui si sono esercitate, rispetto le, oltreché probabile, investimento futuro. Un futuro secondo ogni evidenza già in alla consolidata storia dello spettacolo dal vivo, quelle che Michel de Certeau nella corso, se pensiamo agli anni delle opere di Marcello Macedonio (1614) o di Ottavio sua antropologia del quotidiano ha chiamato: «forme di creatività surrettizia».18 Tronsarelli (1627) qui presentati per la prima volta in stampa moderna. Primi esem- Estranee al trionfo politico della scrittura e ai cànoni ben delimitati delle sue pî di una vita nascosta, delle proliferazioni possibili di un fortunoso ritorno e di una istituzioni letterarie; testimonianze di un uso sommerso dello spazio del testo, queste lunga sopravvivenza della profezia mariniana. latenze così conformi alla mancanza che inscrive nelle parole l’emergenza del desi- Nelle celebrazioni delle arti del corpo, compiute nel ventesimo del poema mari- derio, hanno prevedibilmente come loro questione più vera quella del corpo. niano, le pratiche si incrociano per dar luogo a operazioni che trascendono la discipli- I confini riemersi dai reperti qui salvati, trascritti e commentati per il lettore di na della scrittura, mentre, come vedremo, «i punti di raccolta si frammentano conti- oggi e restituiti alla pertinenza dell’analisi contemporanea, sembrano descrivere più nuamente, cresce il numero delle fuoriuscite impreviste, i margini si riproducono».23 una sequenza che una gerarchìa delle arti.19 Confini entro cui si moltiplicano quei Dunque, in Marino lo spettacolo descritto in questo ultimo canto, secondo l’otti- ca del teatro del mondo, si compone soltanto di arti che coinvolgono il corpo (a forte presenza maschile) e in cui decisiva è l’attitudine fisica: arco (stanze 23-61) danza 15 Cfr. Alan Sinfield, Shakespeare and Dissident Reading, in Id., Cultural Politics - Queer Reading, London, (stanze 62-113) lotta (stanze 117-193) scherma (stanze 194-247) e giostra (stanze Routledge, 1994, pp. 1-20; per l’area italiana, un primo orientamento in Queer Italia: same-sex desire in italian 251-305). Per ciò che riguarda la danza, la notevole mole di riferimenti all’orchesti- literature and film, a c. di Gary P. Cestaro, New York, Palgrave, 2004. ca, il trasferimento nei versi del gioco delle variazioni danzate (si parla di ben dodici 16 Vd. Gerald Bordman, American Musical Commedy: From Adonis to Dreamgirls, New York-Oxford, Oxford University Press, 1982. diversi tipi di balli), l’accento posto sulle qualità atletiche dei danzatori maschi, la 17 Cfr. Giulio Ferroni, Introduzione. I paradossi del libretto, in Dal libro al libretto. La letteratura per musica dal ’700 al ’900, a c. di Mariasilvia Tatti, Roma, Bulzoni, 2005, pp. i-vii; nel ricco volume, tuttavia, è rimossa senza timore la questione della librettistica di danza. 20 Principalmente secondo la nozione differenziale proposta e sviluppata da Hugh J. Silverman, Testualità tra 18 Michel de Certeau, L’invenzione del quotidiano (1980), Roma, Edizioni Lavoro, 2001, p. 149. Ermeneutica e Decostruzione (1994), presentazione di Carlo Sini, Milano, Spirali, 2003. 19 Da tutt’altra richiesta epistemica, esente da inquietudini filologiche o da qualsiasi volontà di un riconoscimen- 21 Michel de Certeau, op. cit., p. 150. to della dignità letteraria a questo tipo di testi (nonostante fosse, proprio questa, scrupolo costante dei suoi esten- 22 Si tratta della presentazione del Canto ventesimo, p. 695 del II tomo di commento a G. B. Marino, L’Adone, a sori), e inspiegabilmente insensibile alle loro ragioni culturali oltreché storico-letterarie (qui per altro dati in opaca c. di Giovanni Pozzi, Milano, Mondadori, 1976. traduzione, pur in presenza di versioni italiane originali), è la recente, assai diplomatica esegesi di Jean-Georges Noverre, Programmi dei balletti. Selezione di libretti 1751-1776, a c. di Flavia Pappacena, trad. it. di Alessandra 23 Paola Di Cori, Margini della città. Lo spazio urbano decentrato di Michel de Certeau e di Diamela Eltit, in Alberti, Roma, Dino Audino, 2009. A contraggenio, pur se per altra area di studî, ossia quella dei libretti d’Opera, Colonialismo, annuario di «Antropologia», II, 2, 2002, p. 144; ancóra, sul mapping come metafora interpretativa valga il solo rimando alla ricerca esemplare di Ulrich Weisstein, The Libretto as Literature (1961), ora in Id., si v. il recente Giulio Iacoli, Metafora e strategia. Il «mapping» come strumento di interpretazione teorico-geogra- Selected Essays on Opera, a c. di Walter Bernhart, New York, Rodopi, 2006, pp. 3-15. fica: Said, Jameson, de Certeau, in «Studi Culturali», III, 1, 2006, pp. 57-81. 12 13 riflessione sulle attese reattive degli spettatori, financo la censura nei confronti del Di questa possibile genealogia per reliquie della mascolinità,26 il primo margine maledancer ma in direzione di un’intuizione storica, vale a dire secondo un’idea del- qui collazionato è, nondimeno, il poema drammatico del napoletano Marcello Mace- la danza come arte e non come mero spettacolo, come grazia di un sentire interiore e donio, Adone (1614). Ancóra poema ma già diviso nello spazio di atti e scene a ga- non come trionfo esibitorio della forza fisica atletico-acrobatica degli interpreti (XX, rantire, nelle forme del dialogo, un intreccio sempre più aperto che verrà sviluppato, 70, 1-4): tutto questo finisce per comporre una vera e propria maratona dell’esegesi nelle allegorie future, come un cambio a vista e sempre a sipario alzato. di quest’arte. Non solo: pone le premesse per nuovi discorsi, favorisce punti di vista Mentre si precisano i profili psicologici dei ruoli e dei caratteri, emerge la natura e incoraggia posizioni, individua limiti e suggerisce soluzioni, sembra insomma far affettiva, emozionale delle relazioni interpersonali. Un guadagno che progressiva- assumere all’attitudine performativa della danza un diretto contrappunto a norme mente andrà a sostituire il simbolismo arcaico dell’avvicendamento dei cicli naturali, culturali e sociali. Un contrappunto delle ragioni del corpo al modello regolativo del proprî del mito adonico, con una alternativa. Quella tra un amore garantito dalle rela- pensiero e del governo di sé. Inoltre, qui tutto sembra procedere spedito verso quelle zioni consuete (Venere e Vulcano, Venere e Marte) – là dove amore è merce: «S’io non che saranno le strutture a venire di un’inguaribile passione. Le condizioni, anche per compro l’amor, no’l trovo in dono» –, e un amore esclusivamente di tipo pulsionale e la danza, della nascita di una critica.24 erotico, in flagrante trasgressione dell’utile e del consueto, da cui la ‘noia’ di Adone, e Tra musica e poesia, le due sorelle che partecipano alla formazione della tradi- attraverso cui l’attività del desiderio sperpera la verità in funzione del piacere. zione manierista, e il cui incontro è notoriamente suggellato nell’antiepica pacifica (e Altri margini si riproducono dal poema mariniano, ad esempio dal canto XII e pacifista) di Marino, si insinua, alla fine del poema e come in disparte, con la parte XIII, come per la vicenda della maga Falsirena doppiata nella favola in musica di dedicata alla danza, un’ultima, più vera, metamorfosi. Ottavio Tronsarelli, La catena di Adone (1627).27 Qui il divenire della figura del E i margini presero sùbito a riprodursi, come di lì a poco fu possibile rilevare, ad protagonista attraversa una biografia palesemente in crisi, assediata dal dubbio e esempio, nella scena terza del secondo atto de La palma d’Amore (1650) del conte dal timore, insomma dal fantasma del desiderio. Ma con una singolare celebrazione Francesco Berni: della verità delle emozioni contro le inibizioni in opera nella razionalità del discorso deviante di Falsirena. Gelosia. Di lì a poco, invece, a Venezia e fin dagli esordî del teatro per musica, con l’anti- È ver, che per Adon fatta baccante, classicismo espressionista di Paolo Vendramin e della sua tragedia musicale L’Adone Agli amorosi balli, (1640), l’irruzione dell’osceno inscrive nel genere comico, qui demandato a figure di Che lasciva godea col suo diletto, poco rango come quelle di due nani ma in fondo speculari ai due più illustri prota- Cangiò Marte la tromba in un cornetto; gonisti, la trasgressione anche politica del discorso amoroso nei confronti dei com- Ma io fui, che ben tosto portamenti più accettati e socialmente attesi. E dei modelli di bellezza più consueti Tràttosi per desio d’una gagliarda e riconosciuti, in una sorta di felice esorcismo in burla, a contraggenio di quello, Il Cacciator nel bosco, invece infelice, del giovane e della dea. Del fiore il ballo addussi Ciò che l’esegesi ermeneutica sembra ulteriormente chiarire, di questi parziali Nel trasformato Amante. Anzi la Dea esempî secenteschi del mito in forma di libretto, è una scrittura per musica fin da Lasciando sola, e mesta, sùbito tutt’altro che occasionale e utilitaristica, ma mediata linguisticamente da più Nel ballo del pianton mutai la festa; tradizioni (classico e anticlassico), da diverse e funzionali strategie discorsive (lirico E del Cignale a l’ispida sembianza, e comico). Con un salto mortal, chiusi la danza.25 Tra le successive presenze possibili, quella settecentesca della versione ‘totale’ (musica, canto e danza) di Giovanni Francesco Fattiboni, Adone in Cipro (1790), 24 Secondo l’alternativa «etica», che ha il suo punto di origine nel XVI secolo, proposta da Michel Foucault, Illuminismo e critica (Qu’est-ce-que la critique?, 1978), a c. di Paolo Napoli, Roma, Donzelli, 1997; su questo scritto si vd. ora Judith Butler, Invece la critica di Foucault è preziosa (The Critique as Virtue, 2002), in Il bello 26 Nella sua rimessa in discussione attraverso l’analisi dell’irruzione erotica maschile proposta da Monique Sch- del relativismo. Quel che resta della filosofia nel XXI secolo, a c. di Elisabetta Ambrosi, Venezia, Marsilio, 2005, neider, Généalogie du masculin, Paris, Aubier, 2000. pp. 156-71. 27 Le cui circostanze storiche sono state mirabilmente ricostruite da Manuela Scarci, Marino on Stage: La catena 25 Francesco Berni, La palma d’Amore. Favoletta dramatica musicale, drama primo in I Drami del Sig. Conte d’Adone, in The Sense of Marino. Literature, Fine Arts and Music of the Italian Baroque, a c. di Francesco Guar- Francesco Berni, Ferrara, Per Giulio Bolzoni Giglio e Giuseppe Formentini, 1666, pp. 13-65 (cit. pp. 31-2). diani, New York-Ottawa-Toronto, Legas, 1994, , pp. 451-64. 14 15 ricolloca il mito nella prospettiva patriarcale e regnante del re Adone. Una figura della debolezza con l’inedita presenza in lui della gelosia (Giuseppe Canziani), del- della sovranità, dunque, dalla cui virilità, emblema dell’incondizionalità del potere, l’impuro e dell’agonia della morte (Jean Dutarque), o il suo raffreddamento nel è esclusa o repressa la bellezza maschile quando esibita senza il sostegno rassicuran- giudizio esigente di Proserpina (Giovanni Casati), financo la frustrazione del suo te di un presunto fine etico. Il godimento è allora possibile in presenza di una Venere amore per Venere, scaduto ad amante inconfessabile e costretto alla dissimulazione autoritaria, e soltanto attraverso una regressione idilliaca da cui l’antieroe, tra i sociale (Jean-Georges Noverre). Proprio a un dipresso dall’avvento degli apparati confini anche pulsionali dell’arte della caccia, dovrà pur sottrarsi. della civiltà industriale di massa, con la promozione della tecnologia e delle strategie commerciali, e la seduzione delle merci e della loro messa in scena se, come ricorda Nella seconda parte dedicata ai libretti di ballo,28 la divisione, fuori dal tempo Louis-Charles Fougeret de Monbron (1706-1761) già in Margot la ravaudeuse del tranquilizzante della cronologia, in questo volume procede non tra scritture/argo- 1750, anche «La regina dell’Amore in persona, l’adorabile Venere avrebbe sacrifica- menti sprovvisti di consistenza e dignità, e libretti invece di varia ma qualificata to Marte e Adone per poter godere di un soprammobile tanto pregiato».30 lunghezza e autonomia dal punto di vista letterario. Ma, e lo si è creduto più utile al Alcune conseguenze di questo sacrificio, e che qui valgono come immagini di una lettore, per raggruppamenti tematici secondo la serie: resti, rinascite, e dissoluzione. tradizione tutta ancóra da tracciare, condurranno alla nostalgia dell’antico e alla La semplicità dell’azione assunta e sostanzialmente svolta dagli idillî precedenti colonizzazione culturale dell’Oriente, come per la presenza di Adonis nel paesaggio l’esperienza macrostrutturale del Marino è in questi numerosi argomenti/libretti di del Libano, per esempio in Nerval, e poi nel sempre ben documentato, onnivoro ballo dissolta, sgretolata, polverizzata, o più contestualmente messa in movimento d’Annunzio31. proprio da una proliferazione sorprendente delle variazioni, dei materiali e delle Linea centrale e in un certo senso programmata della tradizione è quella, invece, allegorie. Si è creduto di poter rendere più plausibile, così, e meno molesta, la lettura della resurrezione di Adone per opera di Giove (nei libretti di Niccolò Cambi, Giu- di un talmente vasto e affine materiale, rimandando l’analisi con le sue giuste perti- seppe Fabiani, Giacomo Romoli, Antonio Berti, Louis-Antoine Duport, e Domenico nenze storiche a un’ulteriore, più opportuna e non meno necessaria sede critica. Lefèvre; in quest’ultimo è la danza ad accendere il desiderio di Venere per Adone, il quale è condotto a morte non dal cinghiale ma per mano di Marte). O per opera di Già nel 1749 lo scrittore inglese Henry Fielding neutralizzava, per il suo nuovo Amore (in Giuseppe Traffieri, per esempio), sempre a scorno di Marte o di Diana. pubblico borghese di lettori, il binomio seduzione e bellezza maschile nell’epopea I libretti di ballo settecenteschi presentano un linguaggio pieno di strategie di di Tom Jones: «Jones now walked downstairs neatly drest, and perhaps the famed distanza e di raffreddamento, probabilmente a specchio di un corpo in danza che Adonis was not a lovelier figure; and yet he had no charms for my landlady».29 Giu- sappiamo tutto concentrato nel far coincidere il racconto nel movimento,32 in un sto l’anno prima, nel sorprendente ballo di Gaetano Grossatesta (Venere sulla tomba continuum spazio-tempo che ritornerà con identica forza innovativa soltanto nel di Adone, 1748), sembrava rinascere il mito funebre di Adone, raccontato in una Novecento, in stretta consonanza con la progressiva pretesa scientifica dell’organiz- prospettiva di distacco e privazione esemplare nei confronti di un amore impuro. Il zazione del lavoro, come ad esempio nella lezione coreografica di George Balanchi- quadro dell’azione era già stato descritto in termini consimili da Francesco Colonna, ne.33 Mentre nell’Ottocento i libretti di danza presentano gradualmente personaggi nel fine del primo libro della sua Hypnerotomachia Poliphili (1499). Da Grossatesta più complessi, nutriti di una interiorità che deve essere resa leggibile attraverso una la versione è qui ripresa e normalizzata, in conclusione, nella visio mystica del suo precisa grammatica del controllo, della tecnica e insieme del desiderio. Nel libretto corrispettivo femminile, la dea romana Flora. compaiono delle vere e proprie battute teatrali che servono ad aumentare l’illusione Con questo argomento/libretto sembra dunque configurarsi una linea del di- sinnesco che include, nello sviluppo per la danza del mito di Adone, la rimozione 30 Louis-Charles Fougeret de Monbron, Margot la rammendatrice (1750), tr. it. di Fabio Vasarri, Firenze, Le Lettere, 1991, p. 67. Sulla relazione tra genere e rapporti di produzione, si v. Robert W. Connell, Maschilità. Identità e trasformazioni del maschio occidentale (1995), Milano, Feltrinelli, 1996, pp. 82 sgg. 28 Sul genere si vd. in prima Mark Franko, Judith Chazin-Bennahum, Susan Au, Libretti for dance, s.v. in In- 31 Così come in Thomas E. Lawrence: «L’ebreo nel Metropole di Brighton, l’avaro, l’adoratore di Adone, …» (cit. ternational Encyclopedia of Dance, a c. di Selma Jeanne Cohen, New York and Oxford, Oxford University Press, in Edward W. Said, Orientalismo [1978], Torino, Bollati Boringhieri, 1991, p. 254). 1998, vol. 4, pp. 172-8. 32 Sulla relazione tra danza e racconto, a partire dalla lezione di Hayden White, si vd. l’indagine esemplare di 29 Henry Fielding, Tom Jones (1749), a c. di R. P. C. Mutter, London, Penguin, 1985, VIII, 4, p. 337 (tr. it. di Susan Leigh Foster, Coreografia e narrazione. Corpo, danza e società dalla pantomima a Giselle (1996), Roma, Decio Pettoello, Milano, Feltrinelli, 1964 e 1998, 2 voll. [I, p. 287: «Quando Tom discese tutto ben vestito sem- Audino, 2003. brava un Adone, eppure non aveva attrattive per la padrona»]). Sul lavoro di addomesticamento della mascolinità nella cultura del Settecento, secondo «a mercantilist agenda», si v. George E. Haggerty, Men in Love. Masculinity 33 Cfr. Jean Van Delinder, Tempo e movimento. Balanchine, taylorismo e balletto moderno, «Studi Culturali», II, and Sexuality in the Eighteenth Century, New York, Columbia University Press, 1999. 1, giugno 2005, pp. 3-43. 16 17

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