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Untitled - IRES Piemonte PDF

391 Pages·2013·30.3 MB·Italian
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L G e a reen conomy I P n Iemonte R IRES 2013 appoRto Il gruppo di lavoro dell’IRES che ha curato il rapporto è composto da: Fiorenzo Ferlaino (dirigente responsabile), Marco Bagliani, Alberto Crescimanno e Daniela Nepote. ESTENSORI DEI CAPITOLI Introduzione Marco Bagliani1, Alberto Crescimanno1, Fiorenzo Ferlaino1, Daniela Nepote1 Cap. 1 Marco Bagliani1, Alberto Crescimanno1, Fiorenzo Ferlaino1, Daniela Nepote1 Cap. 2 Matteo Puttilli2, Marco Bagliani1, elaborazione cartografica di Alberto Crescimanno1 Cap. 3 Marco Adamo1, Stefano Aimone1, Stefano Cavaletto1 Cap. 4 Margherita Lala2, elaborazione dati e grafici di Alberto Crescimanno1 Cap. 5 Vittorio Ferrero1, Riccardo Pollo2 Cap. 6 Andrea Bairati3 Cap. 7 Luigi Ippolito4, Francesco Miticocchio5 Cap. 8 Egidio Dansero6, Giulia Caldera7 Cap. 9 Federico Boario2 Cap. 10 Mauro Durando8, Massimo Tamiatti9 e Sonia Sabato10, Carla Nanni11 Cap. 11 Carlo Alberto Dondona1 Cap. 12 Paola Borrione12 e Enrico Bertacchini12 Cap. 13 Martino Grande2 Cap. 14 Marco Bagliani1, Alberto Crescimanno1, Fiorenzo Ferlaino1, Daniela Nepote1 Cap. 15 Simone Landini1 Cap. 16 Santino Piazza1, Cristina Bargero1 Cap. 17 Renato Cogno1 Cap. 18 Cristina Bargero1, Vittorio Ferrero1 Cap. 19 Luca Davico13 Cap. 20 Fiorenzo Ferlaino1 Cap. 21 Andrea Debernardi14, Stefano Battaiotto15 Postfazione Fiorenzo Ferlaino1 I Capitoli, nella versione integrale fornita dagli autori, possono essere scaricati all’indirizzo: http://www.ires.piemonte.it/osservatori/276-rapporto-sulla-green-economy 1 IRES Piemonte. 2 Collaboratore IRES Piemonte. 3 Esperto in tecnologie green. 4 VP Innovation, Magneti Marelli S.p.a. 5 Business Development Director, Infotainment & Telematics Business Line, Magneti Marelli S.p.a. 6 Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Culture, Politica, Società. 7 Laureanda magistrale in Sviluppo, Ambiente e Cooperazione, Università degli Studi di Torino. 8 Osservatorio Regionale del Mercato del Lavoro (ORML). 9 Agenzia Piemonte-Lavoro (APL). 10 Agenzia Piemonte-Lavoro (APL), per la parte inerente la Domanda di Green Jobs. 11 per la parte relativa all’offerta formativa. 12 CSS-EBLA, Centro Studi Silvia Santagata. 13 Centro Einaudi, Rapporto Giorgio Rota. 14 Ricerche Trasporti Bicocca, Milano. 15 Polinomia srl, Milano. LA GREEN ECONOMY IN PIEMONTE RAPPORTO IRES 2013 Presentazione del Presidente della Regione Piemonte UN NUOVO PARADIGMA PER LO SVILUPPO Gli eccezionali cambiamenti tecnologici avvenuti nell’ultimo decennio hanno provocato una vera e propria rivoluzione ad ogni livello: nella politica, nell’industria, nell’ambiente, tutto è mu- tato in modo repentino ed imprevisto. Da sempre la storia economica è caratterizza da cicli: a periodi di crisi, seguono periodi di benessere e prosperità, che normalmente prendono avvio dall’avvento di rivoluzionarie novità, che mutano in modo radicale i rapporti all’interno del siste- ma. La crisi che si è affermata in questi anni a livello globale, e soprattutto nei Paesi più sviluppati, può essere vista come la cristallizzazione delle difficoltà di un sistema che si sta riprogrammando su nuove basi proprio a causa dei mutamenti imposti dalle nuove tecnologie. In questo panorama globale in costante cambiamento si è affermato un nuovo paradigma per lo sviluppo, sintetizzato brillantemente nel termine ‘Green Economy’. Grazie alle nuove tecno- logie, oggi è possibile lavorare in modo intelligente, ecologico e redditizio in moltissimi settori. Dall’agricoltura, all’industria, dal terziario all’organizzazione delle grandi burocrazie amministrati- ve, il concetto ‘green’ è declinabile a trecentosessanta gradi. Il Piemonte, da sempre terra di frontiera per quanto riguarda la produzione, la ricerca e l’innova- zione, vanta nell’ambito della ‘Green Economy’ numerose eccellenze ed esempi virtuosi. Come governo regionale abbiamo fortemente sostenuto in ogni settore lo sviluppo di progetti ‘green’, perché crediamo non debbano soltanto essere una prospettiva futura, ma possano essere una risposta concreta ai problemi del presente. Non si tratta del resto di fare dell’accademia, di filo- sofeggiare su futuribili mondi migliori: impegnarsi nello sviluppo della ‘Green Economy’ significa invece guardare in faccia la realtà e sfruttare in modo intelligente le eccellenze e le straordinarie capacità che il nostro territorio sa esprimere. Tanti progetti ‘green’ nati in Piemonte, rimangono qui, migliorano la qualità di vita dei piemontesi e offrono nuova e qualificata occupazione. Altri progetti, invece, si dispiegano in lidi lontani, ma portano con sé il concetto di ‘made in Piemon- te’, diventando così ambasciatori nel mondo delle straordinarie capacità del nostro tessuto so- ciale ed produttivo. L’alta specializzazione propria dei prodotti ‘green’, inoltre, rappresenta una nuova frontiera su cui vincere la concorrenza internazionale dei Paesi emergenti, i quali possono sì vantare un costo del lavoro molto basso, ma non dispongono delle tecnologie di produzione e di sapere proprie dei nostri distretti industriali, agricoli e tecnologici. Non è casuale che le classi emergenti di quei Paesi siano tra i principali fruitori dei prodotti ad alta qualità di casa nostra. III La crisi dell’economia e dei sistemi produttivi dei Paesi più sviluppati, insieme alle problematiche ambientali che in ogni angolo del mondo si stanno sempre più manifestando, rappresentano dunque una sfida affascinante che il Piemonte ha già cominciato a giocare a viso aperto e che intende portare avanti con determinazione anche negli anni a venire. L’attenta ed utile analisi condotta dall’Ires sulla ‘Green Economy’ consentirà a tutti i cittadini di poter conoscere in modo più diretto e consapevole una realtà che farà inevitabilmente sempre più parte delle nostre vite. Roberto Cota Presidente della Regione Piemonte IV LA GREEN ECONOMY IN PIEMONTE RAPPORTO IRES 2013 Presentazione del Presidente dell’IRES Piemonte DALLA GREEN ECONOMY ALLA GREEN SOCIETY: LA STRADA PER USCIRE DALLA CRISI Le sfide che ha di fronte il Piemonte, ma anche il nostro Paese, si situano in un orizzonte più ampio e lungo della mera uscita dalla crisi. Anzi, affinché si possa iniziare a parlare di vera ripresa occor- re mettere le mani sul modello produttivo e di società, poiché solo affrontando in nodi complessi, si potrà riavviare un ciclo di crescita e sviluppo. Quando si affrontano i temi da questa angolatura la critica è sempre la stessa: “parlate di cose astratte, qui bisogna fare cose concrete”. I critici, sempre presenti, delle riflessioni lunghe, che hanno imperato in questi decenni nel nostro paese, portano la responsabilità delle visioni asfitti- che in cui siamo prigionieri. I pensieri lunghi, le riflessioni sul modello produttivo, economico e sociale, non sono solo esercizi per sociologici, economici e filosofi, ma dovrebbero essere il pane e la carne (meglio il pesce – per il fosforo) di cui si alimentano la politica, i manager e la grande finanza. Il tema della Green Economy, oltre a qualunque discorso di modo, si colloca proprio all’interno di quella riflessione dalle onde lunghe di cui abbiamo bisogno. A tal fine l’Ires Piemonte ha voluto realizzare questo primo rapporto per offrire alla società pie- montese, in primis alla sua classe dirigente, un materiale ampio su cui riflettere. Nell’affrontare tale tema occorre partire da un piccolo presupposto. L’Italia, in materia di am- biente, non è una, ma è molteplice. E le divisioni non scorrono lungo la dorsale appenninica, con un’Italia del Nord e una del Sud, come la vulgata tende ad affermare. Il tema ambientale divide in diversi modi il nostro paese. Lo divide, certamente, da Nord a Sud, ma anche in modo inverso, con spinte e atteggiamenti meno spreconi al Sud, rispetto al Nord, oppure in modo tangenziale tra città più grandi e centri metropolitani medi. Il tutto dipende dal punto focale da cui si osservano i dati. Se puntiamo il nostro cannocchiale sul tema dell’auto, non ci sono differenze reali. L’Italia è un paese unito, dal Sud al Nord, affogato nel traffico e in una dipendenza patologica dall’auto. Se, invece, la osserviamo montando le lenti del servizio pubblico e del suo uso, scopriamo un paese unito nella disgrazia, con alcune parti più disastrate di altre. Un paese a due velocità, con le città del Nord e del Centro che mantengono un livello di servizio accettabile se non buono, e quelle del Sud, specie quelle insulari, che veleggiano in una sorta di patologia da disservizio. In queste realtà l’uso del mezzo pubblico, mai eccelso in tutto il paese, risulta meno che residuale per la mobilità locale. V Mutando ancora l’angolo di visuale e provando a guardare la realtà dal punto di vista degli acquisti e dei comportamenti di consumo in casa, il quadro cambia ancora una volta. Le realtà in cui maggiormente si è insediata una tipologia di comportamento sciupona e dissipatrice sono quelle del Nord, con in testa Milano e Torino, mentre nelle città del mezzogiorno, anche in forza delle condizioni economiche, permane un atteggiamento più accorto, meno sciupone. Il quadro muta nuovamente se puntiamo il nostro cannocchiale sul tema dei rifiuti. Qui le Italie sono nettamente due. Una al Nord, con alte performance e attenzioni al tema della raccolta differenziata (con in vetta Torino), l’altra al Sud, con realtà in cui il l’incuria sui rifiuti regna ancora sovrana, specie nelle realtà insulari. Il balletto delle angolature cambia ancora il quadro di riferimento se passiamo dai comporta- menti ai valori, alle spinte e alle issue. La mappa non può più essere divisa tra Nord e Sud, ma inizia una soluzione a macchia di leopardo, con alcune chiare tendenze: le città del Sud e quelle medie (come Firenze, Venezia, Bologna) esprimono una maggiore spinta valoriale verso i temi ambientali. Quelle più grandi, come Milano, Torino hanno, invece, una minor effervescenza verso il portato valoriale del tema ambientale. Quello che emerge sul fronte delle dinamiche complessive del Paese, in tema ambientale, pren- de sempre più le forme di quelle che Bateson chiamava la danza della parti interagenti. L’Italia appare un paese in cui cresce la spinta ambientale nel suo complesso, ma con dinamiche inter- ne e spinte completamente divergenti. Un Paese a polarità invertite, dalle DIVERGENZE PARALLELE: con un Nord attento al tema rifiuti, più disponibile alla mobilità alternativa, ma maggiormente sprecone nel quotidiano, e un Sud di- sastrato civicamente sul tema rifiuti, meno disponibile alla mobilità alternativa, ma accorto nella gestione del quotidiano, meno proteso a forme di spreco. Divergenze parallele, non fisse, poiché come al Sud crescono le spinte sul tema dei rifiuti e per- mangono sacche di spreco, al Nord cresce la spinta ad atteggiamenti e acquisti eco. Se questo è il quadro globale, parlare di Green Economy e delle sue sfide, vuol dire in primo luo- go uscire dal ristretto cerchio dell’economia e aprirsi alla società. La sfida della Green Economy, infatti, non può essere vinta, ma se vogliamo nemmeno giocata fino in fondo, se non mutano gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone, se non cambia la società. La Green Economy è un tema che sta assumendo sempre più peso nella comunicazione con- temporanea. Non c’è giornale, televisione, rivista che non ne abbia parlato. Ma quanto si è radi- cata, in profondità, nelle coscienze dei residenti nelle città metropolitane? Quanto è in grado di mutare i comportamenti e sovrintendere le decisioni? I prossimi anni ci diranno con chiarezza se quanto oggi iniziamo a individuare abbia un peso reale ed effettivo nelle scelte, nelle azioni e nei comportamenti delle persone. Oggi possiamo registra- re solo un dato: in tutte le città metropolitane la spinta verso una economia verde è significativa. La forte identificazione con questa spinta trova in tutte le realtà, tranne Cagliari, una alta iden- tificazione per almeno un terzo dei residenti. I centri in cui appare più forte la spinta green sono Bologna, Trieste, Firenze, Venezia e Roma (in queste aree la quota degli hard-green supera il 40%) VI LA GREEN ECONOMY IN PIEMONTE RAPPORTO IRES 2013 In particolare risulta interessante e significativo il fatto che la maggioranza dei residenti in queste città individua nell’economia green un fattore propulsore per lo sviluppo economico. Una decisa convinzione espressa dal 60% della popolazione residente a Milano, Genova, Catania, Firenze, Roma e Trieste, mentre solo a Cagliari raccoglie meno della metà dell’opinione pubblica locale. La spinta green trova consolidamento anche in una certa disponibilità a spendere di più, da par- te dei cittadini, per acquistare prodotti e servizi che garantiscano la riduzione dell’inquinamento e per acquistare energia. I due temi, ovviamente, non sono correlati in modo omogeneo. La disponibilità ad acquistare prodotti e servizi green è più forte rispetto al pagare di più l’energia elettrica. Un bacino di dispo- nibilità che muta da città a città, non solo in funzione dei livelli di introiezione dei valori green, ma anche dei livelli di benessere e capacità di spesa. Le città in cui è più marcata questa disponibi- lità a spendere di più per avere servizi verdi sono Venezia (56%), Bologna e Firenze (43%). Le più fredde sono Cagliari, Milano e Torino. Il tema dell’ambiente sta traslando di importanza. Da quella che era la sua dimensione ancorata ad una visione politically correct, che coinvolgeva le persone su un fronte enunciatario, ma poco impegnativo nella prassi, si sta passando a una portata maggiormente agente e attiva. Il green da argomento contemplativo, soggetto di nostalgica commozione e contemplazione, sta dive- nendo una issue valoriale agente, operativa, con ricadute dirette sui comportamenti e sulle azioni. Il rapporto con le tematiche ambientali, quindi, non è più solo a una via: quella della protezione e della conservazione, ma diviene a molte vie, in cui iniziano a rientrare vissuti più consapevoli, proattivi e coerenti. Il tema dell’ambiente entra ( o meglio sta entrando), in una dimensione più etica e di vasta politicizzazione (intendendo con questo termine il fatto che inizia a essere parte integrante per diversi schieramenti politici e per molteplici forme dell’agire amministrativo, e non più elemento distintivo di una sola parte). Non solo. Il valore ambientale sta diventando un assunto a vasta diffusione, capace di coinvol- gere sempre di più ampi strati della popolazione. Certo si tratta di un processo in fieri, che si sta precisando nei contenuti e nelle forme, ma inizia a consolidarsi sia nella disponibilità ad accollarsi costi aggiuntivi, sia nella indulgenza verso nuovi sacrifici e, soprattutto, nella possibilità di iniziare a mutare i comportamenti quotidiani. Nelle città metropolitane del nostro paese si sta registrando una buona consapevolezza delle problematiche ambientali, con una innovata e sempre meno ideologizzata attenzione ai temi della natura, dell’ambiente e della qualità del vivere e dell’agire. Una diffusione che, come giustamente sottolineano gli stessi intervistati, non ha più nulla a che fare con le mode, diventan- do sempre di più un fattore strutturale attraverso cui valutare la qualità della vita, della città e dell’agire civico e politico. Un processo in fieri che inizia ad avere interessanti ricadute sui comportamenti, sulle vision, sulle scelte, sugli stili di vita e consumo dei cittadini. Certo, ci troviamo ancora nell’ambito delle spinte egotiche, ovvero, “mi interesso e agisco per l’ambiente per la mia sicurezza, per il mio benessere, per la qualità della mia salute”, e non anco- ra in una dimensione maggiormente generalista e oblativa, ovvero la spinta a migliorare la socie- VII tà nel suo complesso (senza ricadute immediate per il soggetto). Ma, in ogni caso, ci troviamo di fronte a un mutamento che sarebbe sbagliato non solo non cogliere, ma non valutare appieno nella sua portata, in qualche modo, epocale. Ci troviamo di fronte a un trend che ha ricadute profonde sulla complessità dell’agire dell’homo oeconomicus contemporaneo. Esso incide sulle scelte alimentari, come su quelle abitative, su quelle turistiche, come su quelle comportamentali. Sulle visioni politiche ma anche sull’immagine di aziende e paesi. Il quadro dei mutamenti in atto, ci ha spinto, come Ires Piemonte, ad approntare questo primo rapporto. Un lavoro inteso, fatto con le risorse dell’istituto. Nei prossimi anni, oltre a continuare il nostro lavoro di scandagli sulle dinamiche della Green Economy in regione, vorremmo iniziare ad affrontare l’arduo tema della green society. La sfida è aperta. Come istituto stiamo cercando di affrontarla e ci piacerebbe trovare altri soggetti che, insieme a noi, vogliono provare a incammi- narsi sulla via del capire il nuovo, provando, almeno per una volta, a mettere in soffitta l’eterna spinta italica al guardarsi indietro, alle divisioni, alla ricerca delle differenze e non delle conver- genze. Capire il futuro e i suoi scenari, studiarli, e trovare punti di costruzione condivisibili e comuni è la vera sfida per uscire dalla crisi. Enzo Risso Presidente dell’IRES Piemonte VIII

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alimentare (vite, nocciola, pomodoro), che però non sono disponibili sull'intero arco dell'anno, amplificando così la difficoltà di far funzionare l'impianto gio di Amartya Sen, lo sviluppo delle sue capacità e funzionamenti. Secondo l'Economia civile, una serie di componenti necessari per
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