ho theológos collana della Facoltà Teologica di Sicilia 7 I volumi di questa collana sono sottoposti a double-blind peer review Comitato scientifico-editoriale / Scientific Board Piero Coda - Gianni Colzani - Paul Gilbert Giuseppe Gioia - Gerald O’Collins - Romano Penna Salvador Pié-Ninot - Hermann J. Pottmeyer - Richard Puza Cosimo Semeraro - Dario Viganò Calogero Caltagirone (ed.) L’uomo tra verità e progetto metamorfosi dell’antropologico e permanenza dell’umano © 2016, Città Nuova Editrice Via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma tel. 063216212 - e-mail: [email protected] ISBN 978-88-311-4956-3 Finito di stampare nel mese di luglio 2016 dalla tipografia Arti Grafiche La Moderna Guidonia (Roma) Introduzione di Calogero Caltagirone La «questione antropologica» costituisce un autentico snodo attorno alla quale è invitata a riorganizzarsi la riflessione sull’uma- no, sulle sue relazioni, sul suo futuro. Essa ha guadagnato spazio all’interno del dibattito pubblico negli ultimi decenni, in ragione del fatto che, da più parti, viene avvertita la necessità di operare un discernimento sui fenomeni sociali e culturali attuali e sulle sfide che essi pongono all’identificabilità dell’umano, che, a causa della progressiva perdita di un orizzonte valoriale condiviso e del continuo aumento della pervasività tecnologica, sperimenta un continuo spostamento di confini. In questo senso, la «questio- ne antropologica» investe la comprensione del senso dell’umano all’interno dei mutamenti paradigmatici che ne definiscono gli ambiti, le procedure e le prospettive, specialmente in relazione alle istanze provenienti dai saperi scientifici contemporanei. In riferimento a queste emergenze, la richiesta di istituire programmi di ricerca e ambiti di indagine specifici sull’umanità dell’uomo riguarda la necessità e l’urgenza di valutare i proble- mi relativi alla comprensione dell’umano all’interno dell’attuale «questione antropologica» al fine di delineare coordinate signi- ficative per ricomprendere il discorso sull’uomo nell’ambito di un’antropologia interale e idonea a veicolare, anche, una com- prensione quanto più non riduttiva dell’uomo nella prospettiva dell’articolazione del suo senso e significato in un tempo in cui sembra non averne. Il compito è, quindi, quello di esaminare cri- ticamente e secondo una prospettiva interdisciplinare e transdi- sciplinare gli orientamenti principali dell’antropologia contem- poranea, con lo scopo di controllarne e verificarne i contenuti e i modi del discorso antropologico in vista della definizione di 7 Introduzione un’antropologia tale da consentire lo sviluppo di una compren- sione interale dell’umano che, confrontandosi con le istanze del sapere emergente, sia in grado di trovare categorie euristiche ed ermeneutiche idonee a strutturare uno strumentario concettuale rispondente all’assunzione del mutamento paradigmatico in atto, per essere sempre consapevole di riproporre l’universale verità dell’uomo. Da questo punto di vista, si pone l’esigenza di articolare la ri- cerca antropologica partendo dalla consapevolezza metodologica di individuare un’«antropologia fondamentale» capace di essere strumento ermeneutico delle diverse antropologie e, allo stesso tempo, idonea a fornire le coordinate essenziali per un “discor- so” veritativo sull’uomo teso a coglierne la ricchezza comprensi- va senza riduzionismi e limitazioni comprensive che, di fatto, ne mortificano l’identità. Sulla base delle acquisizioni metodologiche e delle prospetti- ve che si aprono per l’analisi antropologica, attraverso l’istruzio- ne di un necessario dialogo critico con le differenti e complesse prospettive, veicolate dai diversi ambiti del sapere e di indagine sull’umano, oltre a richiamare l’attenzione sull’esistenza di una molteplicità di proposte antropologiche, le analisi e le proposte riflessive hanno il compito di procedere alla rilevazione del con- tributo specifico dell’antropologia filosofica alla definizione di una antropologia interale in grado di dire la “verità” dell’uomo operando, così, un ricentramento della questione, oltre qualsia- si ipotesi di frammentazione dispersiva che, di fatto, esaurisce la possibilità di un autentico discorso sull’uomo e sulla sua specifica identità nell’ordine dei viventi. Mediante questo procedimento riflessivo si potrà giungere a una concezione interale dell’umano, in grado di integrare e far interagire le diverse prospettive, nell’ambito di un’«antropo- logia fondamentale» capace di evidenziare la specificità dell’es- sere uomo che, articolando in sé empiricità e trascendentalità, si costituisce come soggetto personale, il quale, nella dinamica delle relazioni con sé, in quanto corpo e anima, con gli altri, in quanto maschio e femmina, individuo e società, con l’Altro, in quanto apertura alla trascendenza, concreta la “forma” dell’uma- 8 Introduzione no secondo una ricchezza antropologica che “dice” della verità dell’uomo nella sua costitutività interale. Questo vuol dire che, al fine di evitare uno svuotamento di significati e una dissolvenza della specificità della realtà umana, si impone la necessità di riconsiderare come la prospettiva dell’an- tropologia filosofica, che è quella di comprendere l’uomo come soggetto personale nella sua globalità, intenda fornire alcune indi- cazioni per elaborare una concezione interale dell’uomo la quale, superando qualsiasi forma di riduzione al puro dato naturalistico- biologico, oppure alle prospettiche costruttiviste delle promesse biotecnologiche, sia in grado di promuovere un’organizzazione sociale sempre più attenta alle esigenze di ogni singola persona che sperimenta la propria esistenza nella multidimensionalità del- le contestualità relazionali che la co-implicano e la coinvolgono attivamente. Ciò significa che l’antropologia filosofica contribuisce a far luce sulla dimensione specificamente umana dell’umanità dell’uo- mo, la quale, più che un dato naturale o un semplice prodotto delle metodiche tecnologiche, costituisce un compito di cui ognuno è chiamato responsabilmente ad appropriarsi, sperimen- tandosi e realizzandosi, come uni-totalità biopsicospirituale e so- cioculturale, all’interno della molteplice rete di significati che ne modulano il senso e le concrezioni. Ma ciò comporta la necessità di comprendere l’uomo, per la complessità e la varietà dei suoi aspetti, come un “tutto integrato” non riducibile alla somma dei suoi singoli componenti. Una comprensione in grado di coniu- gare e articolare la molteplicità delle dimensioni dell’umano, che colgono e identificano l’uomo nella totalità del suo essere persona secondo l’ordine dell’intero al di là delle differenze spersonaliz- zanti e nullificanti. L’esigenza di una trattazione rigorosa della questione, che vada al di là delle derive della frantumazione del senso di un ade- guato discorso sull’umano, richiede, opportunamente, il misurar- si con proposte teoriche che, proprio per la loro complessità e determinata teoreticità, oppure a causa di una lettura affrettata e di scuola, rischiano di rimanere marginali al dibattito in corso e, conseguentemente, di non fornire alcun apporto alla definizione 9 Introduzione del problema e alla sua eventuale risoluzione. Una tale trattazio- ne, però, deve essere coniugata e declinata in una proposta an- tropologica che, nel tenere in considerazione l’intero dell’umano, non solo rivendichi il rispetto di tutte le dimensioni essenziali del- la natura umana, nelle sue potenzialità immanenti e nei suoi valori trascendenti, ma anche la capacità di salvaguardare e promuovere tutte le istanze affermate e presentite nella varie forme antropo- logiche, colte nella prospettiva di un orizzonte comprensivo ca- ratterizzato dall’interalità essenziale e dall’integrazione culturale dei vari sistemi di significato. Per realizzare questo compito è ne- cessario superare sia la cultura della separazione sia quella dell’i- dentificazione, sia il dualismo, sia il riduzionismo, con l’obiettivo di cogliere le articolazioni della realtà, i gradi del sapere e i livelli di articolazione del senso e i modi dell’agire della strutturazione complessa dell’identità dell’umano. Questo procedimento conduce a ri-articolare una visione in- terale dell’umano in cui il biologico e l’antropologico, l’empirico e il trascendentale, possano dire nella loro reciproca correlazione l’intero dell’umano in pienezza. Un tale procedimento per esse- re avviato richiede, però, come si è già accennato, l’istruzione di un’«antropologia fondamentale» che “dica” la grammatica dell’umano, la quale, misurandosi con la progressiva affermazio- ne del paradigma evolutivo e con l’impressionante sviluppo delle biotecnologie, eviti riduzionismi sia sul versante naturalistico sia su quello artificiale, e riconsideri la relazione costitutiva delle di- verse dimensioni dell’umano nella prospettiva di un’antropolo- gia interale capace di declinare l’essere personale dell’uomo nella compiutezza delle sue molteplici articolazioni. All’interno di questo contesto, il progetto di un’«antropolo- gia fondamentale», teso a riformulare la “ri-unificazione” dell’u- mano secondo la dimensione della relazionalità e dell’articolazio- ne dei suoi costituenti strutturali, può istituire, di fatto, un per- corso riflessivo il quale ritrova, all’interno dell’uomo stesso, che l’esperienza originaria e costitutiva dell’unità molteplice della sue dimensioni costitutive è ritmata nella reciproca correlazione delle modulazioni relazionali, le quali, incrociando gli originari costitu- tivi antropologici, identificano l’umano come “tra” delle relazioni 10
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