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Università degli Studi della Tuscia Eleonora d'Austria, Maria Anna d'Asburgo-Spagna e Maria ... PDF

400 Pages·2012·4.81 MB·Italian
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Università degli Studi della Tuscia Dipartimento di scienze umanistiche della comunicazione e del turismo Dottorato di ricerca in Storia e cultura del viaggio e dell'odeporica in età moderna XXIV Ciclo Eleonora d'Austria, Maria Anna d'Asburgo-Spagna e Maria Ludovica Gonzaga Nevers: tre regine in viaggio nell'Europa mo- derna Sigla del settore scientifico-disciplinare M.STO/03 Coordinatore: Prof. Gaetano Platania Firma: Tutor: Prof Gaetano Platania Firma: Dottoranda: Francesca Quatrini Firma:....................................... 1 Indice Capitolo I p. 6 Capitolo II p. 22 Capitolo III p.47 Capitolo IV p. 68 Appendice Documentaria p. 100 Indice dei nomi di persona p. 381 Indice dei nomi degli autori p. 387 Fonti inedite e/o manoscritti p. 390 Bibliografia p. 394 2 Abbreviazioni ASSCL Archivio Storico della Santa Casa di Loreto – Carte Bellini A.M.A.E. Archives du Ministère des Affaires Étrangères-Paris APF Archivio della Congregazione de Propaganda Fide ASM Archivio di Stato di Mantova ASR Archivio di Stato di Roma ASV Archivio Segreto Vaticano BAV. Biblioteca Apostolica Vaticana BCors. Biblioteca Corsiniana di Roma Barb. Lat. Barberiniano Latino BCR Biblioteca Casanatense di Roma BCZ Biblioteca Czartoryski di Cracovia 3 BF Biblioteca Comunale di Foligno BM.Ven. Biblioteca Marciana di Venezia BNVE Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Roma DBI Dizionario Biografico degli Italiani PSB Polski Słownik Biograficzny, 4 Avvertenze Per la trascrizione dei documenti si sono seguite le seguenti regole:e le modifiche al testo si sono così ridotte: a) la forma italiana è stata modernizzata: b) caduta delle h iniziali; c) à = a; ò = o; et = ed o e; fò = fo d) ti = z (esempio: informationi = informazioni); d) caduta degli j come equivalenti di un doppio; e) caduta di una consonante doppia come equivalente di una singola (esempio: doppo = dopo; essecu- zione = esecuzione; essemplare = esemplare); f) le abbreviazioni sono state sempre sciolte; g) gli accenti, la punteggiatura, le maiuscole e le minuscole sono secondo l’uso moderno; h) si sono omesse le formule di saluto iniziale; l) le lacune sono indicate da due barre /.../; i) i nomi dei luoghi sono stati riprodotti secondo la grafia originale presente nel documento. m) si è trasformato sii in sia 5 Capitolo I Il viaggio nell’Europa moderna1 Il viaggio, dal latino iter, itineris, è inteso come cammino, percorso, strada, che porta in lontani paesi attraverso strade non sempre comode2. Ma trattare di “viaggio” e “viaggiato- ri” vuole anche dire interessarsi più in generale dell’ odeporica3 o semplicemente dell’arte di muoversi e, dunque, del viaggio materiale4. 1 Per stendere questo capitolo ho consultato soprattutto il testo di Antoni Mączac, Zycie codzienne w podrozach po Europa w XVI i XVII wielki, Warszawa 1978 (trad. it., Viaggi e viaggiatori nell’Europa moderna, Bari 1992). 2 Sul concetto di viaggio e/o strada, scriveva lo storico polacco Ulewicz che «sarà opportuno iniziare da un con- cetto di carattere generale, cioè dal viaggio e dal viaggiatore che nelle nostre rispettive lingue: quella polacca e l’italiana (come del resto in molte altre lingue europee) si associa chiaramente al concetto di via e di strada, il che lo riporta in modo diretto a tre diversi significati: 1) a un cammino concretamente stabilito, una via tracciata; 2) al senso della distanza, ossia dello spazio e della lontananza; e infine 3) al movimento, coscientemente diretto e intenzionale – azioni tutte par excellence umane, visto che l’animale non è ovviamente un viaggiatore». T. Ulewicz, Prologomenon storico ai viaggi dei polacchi in Italia, in Viaggiatori Polacchi in Italia, CIRVI, Genè- ve 1986, p. 15. 3 Esiste una smisurata bibliografia dedicata al tema del viaggio e all’odeporica. Qui cito solo alcune tra le opere più rappresentative per la difficoltà di menzionare tutti gli autori che si sono interessati al tema. Cfr., AA.VV., La letteratura di viaggio. Storia e prospettive di un genere letterario, a cura di M. Enrica d'Agostini, Milano 1987; L. Monga, Viaggio e scrittura: approccio ad un’analisi storica dell’odeporica, in “Bollettino del CIRVI”, 27-28, (1993), anno XIV, fasc. I-II; C. De Seta, L’Italia del Grand Tour da Montaigne a Goethe, Milano 1992; A. Brilli, Quando viaggiare era un’arte, Bologna 1995; E.J. Leed, Per mare e per terra. Viaggi, missioni, spedi- zioni alla scoperta del mondo, Milano 1996; V. De Caprio, Un genere letterario instabile. Sulla relazione del viaggio al Capo Nord (1799) di Giuseppe Acerbi, Roma 1996; A. Brilli, Il viaggiatore immaginario. L’Italia degli itinerari perduti, Bologna 1997; G. Motta (a cura), Mercanti e viaggiatori per le vie del mondo, Milano 2000; V. De Caprio, La penna del viaggiatore (…), Vecchiarelli editore Roma 2002, Francis Bacon, Of travel, 1612, D. Perocco, Viaggiare e raccontare. Narrazione di viaggio ed esperienze di racconto tra Cinque e Sei- cento, Alessandria 1997, L. Vincenti, Viaggiatori del Settecento, Torino 1950, Scrittori italiani di viaggio, a c. di Luca Clerici, Meridiani Mondadori, Milano 2007, L. Clerici, Viaggiatori italiani in Italia 1700-1998. Per una bibliografia, Milano 1999, L. Clerici, Il viaggiatore meravigliato. Italiani in Italia 1714-1996, Milano 1999 4 Cfr. A. Brilli, Arte del viaggiare. Il viaggio materiale dal XVI al XIX secolo, Milano 1992. 6 Il desiderio di scoprire cosa si nasconde oltre i confini della propria quotidianità, ha da sempre spinto l’uomo a mettersi in “cammino” con lo scopo di conoscere il mondo e scoprire le bellezze della natura. In passato, così come ancora oggi, si è sempre viaggiato, ma quello che è cambiato con gli anni è la modalità dello spostarsi5, benché il transitare da un luogo ad un altro aveva già in passato implicato una rinuncia ad alcuni benefici e concetti tipici della stanzialità. Si tratta in realtà di una riduzione di quello che potremmo dire lo stretto necessario tanto mate- riale quanto psicologica che pone in evidenza le capacità di adattamento del viaggiatore e ri- leva l’essenza della sua stessa identità. Chi viaggia è – dunque – costretto ad adattarsi alle condizioni dettate dal viaggio. Alla riduzione materiale (il viaggiatore deve ridurre necessa- riamente la quantità di benefici a cui è solitamente abituato quando è fermo, ovvero stanziale) corrisponde una riduzione psicologica e sociale: il passare dalla propria abitazione ad un altro luogo vuol dire allontanarsi dalla cultura d’origine e da abitudini acquisite nel corso del tem- po: 5 «La comunicazione di massa ha oggi purtroppo trasformato il mondo in un unico villaggio globale sacrific- ando per sempre l’importanza che l’uomo aveva (tra le altre cose) attribuito al viaggio come exercise profitable, a dirla alla Montaigne. Oggi il viaggio, ogni forma di viaggio, ricorda Brilli, è diventato soltanto un comodo spostamento, un fatto di massa, è semplice conoscenza del godimento epicureo della vita, in altre parole un re- altà da Touring club. L’organizzazione turistica, il tutto compreso, ha fatto dimenticare l’alto valore che da sempre si è attribuito all’azione del camminare, del percorrere uno spazio stabilito, dello spostarsi da luogo a luogo sia come pellegrino, mercante, militare, sia come viaggiatore per necessità. Oggi, insomma, un depliant il- lustra anche con foto accattivanti ma non sempre veritiere nel confronto reale, il paesaggio. Il viaggio non è più conquista e conoscenza, dal momento che è diventato semplice evasione dalla quotidianità ingombrante, mordi e fuggi fatto di giochi collettivi, di visite turistiche organizzate, escursioni guidate. Il viaggiatore, trasformatosi in turista, cerca il maneggio, il campo da golf, la piscina, la località più confortevole possibile, quella, in altre pa- role, che possa offrire soprattutto aree attrezzate per i bambini, fino al business della nuovissima frontiera dell’industria turistica, il minorità travel, ovvero le vacanze organizzate su misura per differenziati gruppi etnici». G. Platania, A “zonzo” per le strade del mondo. Il paesaggio dell’Europa centro orientale in alcune relazioni di viaggio tra Cinque e Seicento, in Viaggi e paesaggio, Viterbo 2005, pp. 63-64. 7 Con gli attriti del passaggio tutto ciò che non appartiene all’essenza del viaggiatore viene levato, sono rimosse le associazioni delimitanti, i legami con il mondo del luogo fisso: tutto ciò provoca mutamenti nel carat- tere del viaggiatore che sono strettamente analoghi a una purificazione alla riduzione dell’entità purificata alle sue dimensioni minime, seppure più vere6. 1.1 La società dei viaggiatori nel Rinascimento e nel Barocco. Che cosa rappresentava l’esperienza del viaggio per l’uomo europeo del Rinascimento e dell’età barocca? A partire soprattutto dai diari di viaggio e dalle relazioni di viaggio, si possono ricostruire tut- ti gli aspetti del turismo europeo. Verso la fine del XVII secolo e soprattutto nel secolo suc- cessivo, scrivere e pubblicare memorie comincia ad essere un fatto usuale ed uno strumento di conoscenza, anche se il più delle volte poco veritiero. Le condizioni delle strade e dei mezzi di trasporto, il traffico, il mondo delle locande e degli alberghi, l’igiene e i pericoli cui si era esposti, l’incontro con abitudini e mentalità diverse: ecco l’inesauribile tematica che anche oggi costituisce il fascino vero di ogni viaggio. È lecito parlare di società dei viaggiatori? Esisteva davvero qualcosa che legava questi nume- rosi gruppi di persone di varia estrazione sociale, di lingua, cultura e religione diverse, i cui itinerari si incrociavano in migliaia di punti? Le relazioni di viaggio non lasciano dubbi. Il viaggiatore era e si sentiva prevalentemente estraneo all’ambiente nel quale si ritrovava e così cercava persone che potessero aiutarlo, cosa che lo legava in modo naturale ad un suo simile, cioè ad un altro “viaggiatore”. Quindi, in un gruppo piuttosto grande, nato dalla funzione di piccoli gruppi, il viaggio costava meno. In questo modo in Italia si pagava in comune il vetturino, così come in Germania si affittava in comune una vettura con conducente. 6 E. J. Leed, La mente del viaggiatore, dall'Odissea al turismo globale, Il mulino editore, Bologna 1992 , p. 21. 8 Mettendosi in viaggio, una persona manteneva i propri costumi abituali e le distanze sociali? Un gruppo composto di molte persone che viaggiavano lontano dal paese natio, era come una meteora che conserva nella sua piccola massa la struttura della materia del grande corpo dal quale si è distaccata. Ciò accadeva ovviamente se il gruppo era abbastanza numero- so ed eterogeneo. La moda e la curiosità imponevano di viaggiare anche ai principi. Il seguito di persone doveva rappresentare la magnificenza del sovrano e/o del principe e assicurargli la dovuta co- modità. Indipendentemente dal peso del cerimoniale, il corteo, rigorosamente gerarchizzato, era composto da una parte da persone con compiti ben definiti, e dall’altra da nobili. Nondi- meno si potevano distinguere vari strati sociali, cominciando da coloro che erano più in bas- so. La presenza della servitù era così ovvia che spesso non veniva neppure ricordata nella relazione di viaggio e nei testi che narravano il viaggio di un sovrano, spesso infatti il servo appariva nel diario di viaggio solo casualmente7. Sicuramente le condizioni del viaggio ren- devano più necessario un seguito di “addetti ai lavori”, al tempo stesso, però, cresceva in modo drastico il costo della spedizione. Dogana e dazio venivano pagati per ogni “testa” e in base al numero degli zoccoli dei cavalli, quindi a ben poco serviva fare economie sul cibo e sul pernottamento della servitù. Accanto alla servitù erano necessari cocchieri, palafrenieri e sovente cuochi, quest'ultimi non facevano obbligatoriamente parte del seguito, la scelta o meno di avere con sé questa figura professio- nale dipendeva dalle abitudini dei principi. Durante il viaggio si creava un clima in cui l’etichetta si faceva meno rigida. Perfino le dame sembravano trovare un certo fascino nei piccoli inconvenienti che rendevano tanto necessaria la mano forte di un uomo. Va ricordato che durante il viaggio le sorprese, i pernottamenti nelle locande o nelle case di fortuna e i pericoli rafforzavano i vincoli informali e indebolivano le convenienze. 7 Alcune volte nelle diverse “note” nelle quali venivano elencate le persone che facevano parte della “famiglia” di un principe, si legge della presenza di «un mastro di stalla, un uomo da camera, sei lacché, dicisette tra cocch- ieri e garzoni di stalla, quarantacinque cavalli». B.A.V., Fondo Chigi, MVV, Nota della famiglia che va a Roma con il cardinale d’Arquien, f. 205r. 9 Se il viaggio era degno di essere ricordato grazie allo scritto, allora nel seguito ci do- veva essere posto per i cronisti che solitamente erano laici oppure in qualche caso, religiosi8. Il numero non fisso del seguito era una regola. La servitù veniva cambiata, ma anche la gente indipendente o meno dipendente appariva e scompariva. Gran parte della società dei viaggiatori era formata da giovani studenti in viaggio per l’Euro- pa con i loro precettori. Il binomio allievo-precettore, nelle situazioni di viaggio, era cosa ben diversa dallo stesso binomio nella casa paterna. Fin dal Medioevo, il giovane era invitato dal- la famiglia ad intraprendere un lungo viaggio e venire nelle università italiane (Bologna, Pa- dova, Roma) con lo scopo di apprendere le nozioni di diritto. A questo proposito scrive Platania che per Francis Bacon [1561-1626], il viaggio deve essere un’esigenza alla quale nessun giovane dovrebbe mai esimersi dal compiere. Nel suo Of Tra- vel [Londra, 1625], il noto filosofo inglese rileva, infatti, come il peregrinare debba far parte del bagaglio pedagogico educativo di ogni giovane che intendeva acquisire quell’esperienza necessaria da spendere una volta che fosse intenzionato ad intraprendere una carriera ammi- nistrativa e/o governativa nella società del proprio paese e per questo detta alcune regole alle quali il giovane viaggiatore avrebbe dovuto assolutamente attenersi. Anche per John Locke [1632-1704], uno dei maggiori esponenti dell’empirismo, viag- giare all’estero serviva a dare una completa educazione ai futuri gentlemen, ovvero a i ram- polli della grande e piccola nobiltà destinati a far parte della futura classe dirigente del paese. Per l’autore dei Pensieri sull’educazione [1693], trascorrere un periodo più o meno lungo all’estero offriva molti vantaggi. Prima di tutto s’imparava una lingua straniera e, successiva- mente, si accresceva il «buon senso e della prudenza, causato dal trattare e conversare con persone di carattere, costumi e stili di vita differenti gli uni dagli altri e specialmente differen- ti da quelli della propria parrocchia e del proprio vicinato»9. Ciò che tuttavia differisce Locke rispetto a Bacon è l’età per intraprendere il viaggio. 8 Nella categoria dei “religiosi” va ricordata la figura dell’abate Antonio Bassani che descrisse il viaggio di Maria Casimira Sobieska fino a Roma. Cfr. A. Bassani, Viaggio a Roma della S. Reale Maestà di Maria Casimira, Regina di Polonia, vedova dell’Invittissimo Giovanni III per il voto di visitare i luoghi Santi e il Su- premo Pastor della Chiesa Innocenzo XII, dedicato all’Eminentissimo e Reverendissimo Cardinale Barberino, Protettore di quel Regno, Roma 1700. 9 J. Locke, Some thoughts concerning education, p. 201. 10

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portanti figure politico-militari dell'epoca. Stabilitosi per ambasciatore espresso venuto di Polonia il Matrimonio di quel Rè con la Serenissima Arciduches- son service, ne permi pas de se retirer si tosten leurs maison, quelques-unes l'ayans conduitte l'espace de quel- ques jours, et d'autres j
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