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Unione Europea e sistema neo-ordoliberale PDF

354 Pages·2022·1.447 MB·italian
by  FantiLuciano
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Luciano Fanti U E NIONE UROPEA E - SISTEMA NEO ORDOLIBERALE Fanti, Luciano Unione Europea e sistema neo-ordoliberale / Luciano Fanti. - Pisa : Pisa university press, 2022. 330.122094 (23.) 1. Economia - Europa - Teorie 2. Neoliberismo - Europa CIP a cura del Sistema bibliotecario dell’Università di Pisa © Copyright 2022 Pisa University Press Polo editoriale- Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura Università di Pisa Piazza Torricelli 4 - 56126 Pisa P. IVA 00286820501 · Codice Fiscale 80003670504 Tel.+39 050 2212056 · Fax +39 050 2212945 E-mail [email protected] · PEC [email protected] www.pisauniversitypress.it ISBN 978-88-3339-634-7 L’Editore resta a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, per le eventuali omissioni o richieste di soggetti o enti che possano vantare dimostrati diritti sulle immagini riprodotte. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto/dall’editore. INDICE Prologo V 1. La costruzione europea e la dottrina neo-ordoliberale 1 2. L’architettura istituzionale della UE e i suoi pilastri neo-ordoliberali 22 3. Il problema della legittimità della UE: deficit o default democratico 49 4. Prospettive per una “democratizzazione” della UE 65 5. La “sinistra” e la UE 92 6. La cornice cronologica dei fatti principali e i provvedimenti post-crisi 105 7. La crisi dell’Eurozona e le sue implicazioni economiche e distributive 136 8. Letture apologetiche o critiche del funzionamento dell’Eurozona 140 9. Gli organismi di pianificazione privati, la costruzione della UE e la gestione della crisi 147 10. Crisi e nuovi regimi della UE: una “gabbia di ferro” neo-ordoliberale? 161 11. L’evoluzione odierna della UE e lo svuotamento della democrazia politica 166 12. Il liberalismo “autoritario” 179 13. La fondazione dell’ordine concorrenziale neo-ordoliberale 188 14. La democrazia plebiscitaria dei mercati 203 15. L’ideologia neo-ordoliberale della UE e il mercato del lavoro 210 16. Il principio di sussidiarietà 216 17. Unione Europea: governo “pastorale” e “disciplinare” 240 18. La “costituzionalizzazione” del pareggio di bilancio 250 19. Hayek e la costruzione federalista 285 20. L’“autosufficienza nazionale” di Keynes 309 21. Concludendo 321 Bibliografia 327 PROLOGO È ormai luogo comune dire che molti, in Italia e in Europa, sono gli euroscettici. Peraltro, questo scetticismo è rimasto una pura espressione intellettuale, non avendo certamente avuto alcun so- stanziale effetto su quell’originale unicum dell’invenzione di un progetto di architettura istituzionale ‒ spoliticizzata e spoliticiz- zante, economicista ed economicizzante, a-democratica e de-de- mocratizzante ‒ che è stata l’Unione Europea. Se e quanto quello scetticismo abbia giustificazioni teoriche ed esistenziali, è oggetto di dibattito e qualcuno forse può trarre un parziale contributo dalla lettura di questo saggio per darsi una ancor più parziale ri- sposta. Certo, dipende dalla prospettiva a cui si guarda l’Europa e i suoi effetti, e certamente quella di un finanziere non è quella di un lavoratore dipendente, come quella di un cittadino greco non è quella di un berlinese. Auspichiamo di essere riusciti solo ad interpretare, piuttosto che a pretendere di convincere, ma sia- mo consci, memori della lezione di Weber, che non esiste nessuna oggettività nelle analisi. E che il metodo del calculemus poco si addice a comprendere le crisi che sono ‒ come da un secolo molti hanno visto nel destino dell’Europa ‒ prima di tutto crisi spiritua- li delle civiltà. L’idea di una Europa unita è antica, ed è innegabile che possa ispirare gli idealisti ad operare per una sua applicazio- ne geopolitica. Ma ciò che, nel contempo, sembra essere altrettan- to innegabile è che la salvezza del capitalismo sia stato l’obiettivo di un pensiero organizzato ‒ quello che qui definiamo come ne- o-ordoliberale ‒ e delle élite capitaliste che hanno trovato nella costruzione europea, a dispetto degli idealisti che pure l’hanno sostenuta, gli assetti istituzionali migliori. Il presente studio cerca di tracciare le influenze del neo-ordoliberalismo nella costruzione VI Unione Europea e sistema neo-ordoliberale dell’attuale1 Unione Europea, e di delineare alcuni elementi chia- rificatori del dilemma fra europeismo ed euroscetticismo. Come prologo a questo studio, non trovo nulla di meglio che andare alla più antica origine dell’Europa, laddove nacque prima della storia, nel mito. La simbologia del mito di Europa impli- ca diverse chiavi di lettura, ma non credo che possa esistere una “scienza del mito” né un’ermeneutica che possa anche lontana- mente accedervi: con le parole di Jesi (1973, 105), la “scienza del mito” è una «scienza del girare in cerchio, sempre alla medesima distanza, intorno a un centro non accessibile: il mito». Ma ricorrere come epigrafi alle narrazioni del mito di Europa da parte di sapienti antichi e moderni ‒ Luciano di Samosata, Ovi- dio, Leopardi, Kerenyi, Calasso ‒ non significa solo mettere un certo numero di citazioni all’inizio di un libro, bensì contrapporre la libertà di un “linguaggio” altro da quello del calcolo razionale al rozzo realismo oggi di moda, per il quale la realtà è ineluttabile e bisogna accettarla senza critica (un corollario implicito del siste- ma neo-ordoliberale imperante, per cui ad esso non c’è alternati- va: There is no alternative, slogan tipico di un conservatore come la Thatcher o di un socialdemocratico come Schröder, a significare, appunto, la mancanza di alternative al sistema neo-ordoliberale o all’Unione Europea). Perché i miti, sebbene sembrino parlarci di ciò che fu dell’im- maginazione (al pari della storia, che sembra narrare il ciò che fu della realtà, il passato) sono invece, come dice Tagliapietra (2016, 44), «i luoghi dove maturano, come grano dorato, i preziosi rac- colti della possibilità e dove crescono, quindi, gli autentici germi vitali del futuro». Sai dell’amore: odi ora il resto. Europa era discesa sul lido a scherzare con le compagne: e Giove fattosi torello scherzava con esse, e pareva bel- lissimo: aveva una bianchezza grande, le corna ben ricurve, pareva assai mansueto, ruzzava anch’egli sul lido, e soavemente mugliava; onde ad 1 Si avverte che questo studio è stato realizzato prima che la pandemia iniziata nel 2020 cominciasse a manifestare i suoi effetti non solo sull’economia ma anche sugli assetti politici, effetti che potranno anche essere, come taluno ritiene, epocali, ma di cui certamente non si poteva tenere conto al momento della chiusu- ra di questo libro. Prologo VII Europa venne ardire di salirgli sul dorso. E come fu salita, rattissimo Gio- ve corse al mare, e portandola nuotava: ed ella tutta smarrita attenevasi con la mano sinistra ad un corno per non cadere, e con l’altra si stringeva il peplo che ventilava (Luciano di Samosata – Dialoghi Marini – Zefiro e Noto). [Zeus] assume l’aspetto di toro […] Nulla di minaccioso ha l’aspetto, né lo sguardo incute paura; l’espressione è foriera di pace […] La figlia di Agenore [Europa] […] esita nel toccarlo […] osò […] assettarsi sulla schiena del toro […] quand’ecco il dio […] reca la sua preda attraverso i flutti dell’alto mare. Ella […] a un corno si afferra con la mano destra e l’altra preme sul dorso; rabbrividendo, le vesti si gonfiano allo spirare della brezza (Ovidio – Metamorfosi – II, 846-875). Si disse Europa allor: qua, qua venite/Care compagne mie, poniamoci insieme/Tutte a sedere sul dorso a questo toro;/Vedete com’è buono; ei senza rischio/ […] Turnossi Europa allora: e volta indietro/ Con pauro- sa voce barcollando,/ chiamava le compagne, e verso loro/ Tendea le braccia: esse correan, ma invano,/Che ratto il toro, scorsa già la sponda,/ il suo cammin seguendo, entrò nel mare […] (Leopardi, Idilli di Mosco, Europa (1815), 1923, 164-165). I narratori non erano d’accordo se Europa era la figlia o la sorella di quel re Fenice che aveva dato il nome alla Fenicia. La madre si chiamava Tele- fassa, la “lungisplendente”, o Argiope, “dal volto bianco”. Il volto della madre e quello della figlia erano dunque come il volto della luna […] A volte invece essa aveva in mano un cerchio, forse la sua collana che, si diceva, fosse il regalo di nozze di Zeus […] Si parlava però anche di altri doni fatti da Zeus alla sua sposa; cioè di una lancia che colpiva qua- lunque cosa e di esseri favolosi che dovevano custodire Europa. Uno di questi era un cane di bronzo […] L’altro essere prodigioso era Talo, un gigante di bronzo che faceva il giro intorno all’isola tre volte al giorno o tre volte all’anno. Egli scagliava pietre contro gli stranieri […] Dopo il ratto di Europa, il padre mandò i figli alla ricerca della figlia ra- pita […] Così cominciarono le peregrinazioni di Cadmo. Egli era il solo e l’unico cui stesse a cuore seriamente la ricerca della sorella […] [Giunse] nell’isola di Samotracia, dove si parlava la stessa lingua della Tracia. Se- condo alcuni fu qui che egli rinunciò alla ricerca di Europa, secondo altri qui trovò un’altra Europa. Non è detto come si debba interpretare ciò (Kerényi 1989, 101, 263). VIII Unione Europea e sistema neo-ordoliberale Ma com’era cominciato tutto? Se si vuole storia, è storia della discordia. E la discordia nasce dal ratto di una fanciulla […] Europa e Asia da allo- ra si battono, e a colpo segue colpo. Così i Cretesi, “cinghiali dell’Ida”, rapirono all’Asia la fanciulla Europa. Tornarono in patria su una nave a forma di toro. E offrirono Europa in sposa al loro re Asterio. Quello stesso nome celeste sarebbe stato anche uno dei nomi di un nipote di Europa: quel giovane dalla testa di toro che viveva al centro del labirin- to, in attesa delle vittime. Più spesso lo chiamarono Minotauro […] Da questi eventi è nata la storia: il ratto di Elena e la guerra di Troia, come anche, prima ancora, la spedizione della nave Argo e il ratto di Medea sono anelli della stessa catena. Un richiamo oscillava fra l’Asia e l’Eu- ropa: a ogni oscillazione una donna, e con lei una schiera di predatori, passava da una riva all’altra. Ma Erodoto osservò che […] i Greci non si comportarono da saggi: “Per una donna di Sparta radunarono una gran- de spedizione e poi, giunti in Asia, abbattevano la potenza di Priamo”. Da allora non è cessata la guerra fra Asia e Europa (Calasso 1988, 15-21). UNIONE EUROPEA E SISTEMA NEO-ORDOLIBERALE 1. La costruzione europea e la dottrina neo-ordoliberale Un osservatore che guardasse l’Europa, dopo settant’anni dall’i- nizio dei progetti unionisti, potrebbe porsi la domanda se essa sia solo una “espressione geografica” o, invece, una nuova entità po- litica. Piuttosto che cercare una risposta diretta a questa doman- da, cerchiamo di comprendere, attraverso la ricostruzione delle principali scelte giuridiche ed economiche e delle idee, non solo europee, connesse con tali scelte, i “perché” di “questo” processo di integrazione europea. La prima caratteristica del progetto di costruzione dell’Unio- ne Europea (UE) è lo spostamento della sede decisionale della politica, soprattutto economica, dall’ambito proprio degli Stati nazionali a democrazia liberale ad un ambito sovra-nazionale, del tutto artificiale e spiccatamente, secondo alcuni, non-demo- cratico, o secondo altri, a-democratico o tecnocratico. Come an- nota Streeck (2015,365), in tale progetto appare l’obiettivo basilare del «trasferimento delle decisioni politico-economiche dal livello nazionale a un nuovo livello internazionale appositamente co- struito, nelle mani di organizzazioni internazionali». Questo am- bito artificiale, questo contesto istituzionale «è stato progettato consapevolmente per non essere adatto alla democratizzazione». Per meglio comprendere se e in quale misura il neoliberali- smo, e soprattutto la sua declinazione europea-germanica, l’or- doliberalismo, abbia fornito la base teorica, ideologica ed anche, come discusso ampiamente in Conti e Fanti (2020), organizzati- va-militante (ma quest’ultimo tema richiederebbe una più ap- profondita analisi degli aspetti “riservati” della formazione del- le decisioni politiche delle élites) per la costruzione e la gestione dell’Europa, faremo riferimento a tre dimensioni analitiche, le

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