Un’Introduzione alla Teoria della Misura v1.2 - 20110914 Premessa Ho scrittoquestenote durantelapreparazionedellelezioniaggiuntivediTeoria della Misura per gli studenti della Laurea Magistrale alla SISSA di Trieste, perch´e mi sono accortoche a furia di raccogliererisultati da fonti diverse finivo spesso per non dimostrare qualche risultato intermedio necessario nel seguito. Allafine,naturalmente,nonc’`estatotempoperaffrontaretutti gliargomentia lezione(purrinunciandoinpartenzaaridimostrareinclassetutteleproprieta`di misure esterne e funzioni integrali che ripetono passo passo gli argomenti usati usualmente in Analisi 2 per la misura di Lebesgue), per`o ho trovato utile avere tutti i risultati che richiamavo raccolti in un’unico testo. E quindi ecco le note a disposizione per chiunque sia interessato. Purtroppo alcuni argomenti importanti non compaiono, nonostante la loro im- portanza, perch´e non c’`e stato proprio tempo di affrontarli nel mio breve corso (adesempiolemisureprodottoedilteoremadiFubini,olateoriadellefunzioni assolutamente continue). Spero di avere occasione di aggiungere almeno questi argomenti in futuro, in modo da coprire gli aspetti basilari della teoria. In ogni caso, anche con qualche aggiunta, queste note possono al massimo am- bire a mostrare la sommit`a di quell’iceberg che `e la teoria della misura: non viene sviluppata la teoria degli spazi Lp (perch´e trattati in un altro corso); non vengonoesposte le proprieta`aggiuntivedelle misure di probabilita`(soprattutto sedefinitesuspazipolacchi);nonvitrovanospazion´elemisurediHausdorffn´e la teoria geometrica della misura; c’`e solo un vago accenno alle misure a valori vettoriali (limitato al caso di misure a valori in Rd e quindi senza definire l’in- tegrale di Bochner); non vengono approfonditi gli altri tipi di integrazione che si possono introdurre su R (come ad esempio l’integrale di Lebesgue–Stieltjes); non trovano spazio i teoremi di disintegrazione delle misure su classi di equiva- lenza; nonviene neppure menzionata la teoriadel trasportoottimo (che pure si formula essenzialmente in termini di misure); ecc. Lo spazio per ulteriori approfondimenti da parte degli studenti interessati `e dunque ampio,ma spero che qualcuno possatrovareinqueste note un punto di partenza per future esplorazioni. Concludo questa breve introduzione ringraziando le innumerevoli fonti da cui ho tratto argomenti ed idee per queste note: innanzi tutto gli incredibilmente 1 completi libri di Fremlin [5, 6], da cui ho “copiato” la struttura delle Sezioni e buona parte dei risultati (anche se non sempre le dimostrazioni, visto che spessoilcorsononnecessitavalacompletageneralit`aconcuigliargomentisono ivi trattati); poi gli ormai classici libri di Cohn [2], Rudin [8] e Folland [4] da ciascunodeiqualihotrattospecifichepartierisultati;einfineilibridiAmbrosio, Fusco e Pallara [1], Evans e Gariepy [3] e Stroock [10] da cui ho tratto alcune idee e tecniche che mi hanno permesso di semplificare specifiche dimostrazioni. Inoltre, in tutte le Sezioni aleggiano le dimostrazioni che ho imparato durante i corsi tenuti all’Universit`a Cattolica di Brescia dal prof. Marco Degiovanni (alle cui dispense mi sono rifatto per alcuni argomenti qui presentati, come ad esempio la dimostrazione del Teorema di Lusin nel caso reale) e la Sezione sui Teoremi di Rappresentazione di Riesz sarebbe stata decisamente meno comple- ta senza alcuni brillanti suggerimenti del prof. Gianni Dal Maso (tra cui, ad esempio, l’argomento usato nella dimostrazione del Teorema 13.20). Probabilmente ho anche aggiunto alcuni errori rispetto al materiale originale (speropochi). Inquestocasonaturalmentelacolpa`etuttamia,quindiviprego di segnalarmi qualunque omissione od errore possiate trovare. Infine, vi prego di notare che questo materiale `e coperto da licenza copyleft. Quindi potete usarne delle parti, se volete, ma dovete menzionarne l’origine e seguire le altre (poche) condizioni dettate dalla licenza (maggiori dettagli qui sotto). F. S. P. 05/12/2010 Addenda, v1.1–1.2 L’attesa di aerei e treni in perenne ritardo nel Natale 2010 e ulterioriviaggiversoconvegninel 2011,m’hanno fornito il tempo per aggiun- gere le Sezioni 14–25. Penso che ora la panoramica sui concetti fondamenta- li della teoria della misura sia completa. Sentiti ringraziamenti alle dispense del Prof. Paolo Acquistapace, senza le quali forse avrei dovuto rinunciare alla dimostrazione dei Teoremi 24.3–24.5. F. S. P. 25/12/2010–14/09/2011 c2010–2011Fabio Simone Priuli D(cid:13)istribuzione Creative Commons Tuseilibero diriprodurre,stampare,inoltrareviamail,fotocopiare,distribuire questa opera alle seguenti condizioni: Attribuzione: devi attribuire la paternita` dell’opera nei modi indicati • dall’autore o da chi ti ha dato l’opera in licenza, Non commerciale: non puoi usare quest’opera per fini commerciali, • Condividi allo stesso modo: Se alteri o trasformi quest’opera, o se la usi • percrearneun’altra,puoidistribuirel’operarisultantesoloconunalicenza identica o equivalente a questa. (Licenza Creative Commons - Attribution Non-Commercial Share Alike 3.0 Testo completo: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/) 2 Indice Notazioni e preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1 Algebre di insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 2 Misure e spazi di misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3 Misure esterne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 4 Misura di Lebesgue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 5 Insieme di Vitali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 6 Insieme di Cantor e funzione di Cantor–Vitali . . . . . . . . . . . 50 7 Funzioni misurabili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 8 Integrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 9 Spazi Lp . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 10 Funzionali additivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 11 Teorema di Radon–Nikodym . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 12 Misure di Radon . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 13 Teoremi di rappresentazione di Riesz . . . . . . . . . . . . . . . . 116 14 Convergenzain misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 135 15 Misure prodotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138 16 Teorema di Fubini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149 17 Punti di Lebesgue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166 18 Misura di Hausdorff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179 19 Cambio di variabili in un integrale . . . . . . . . . . . . . . . . . 197 20 Funzioni a variazione limitata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226 21 Teorema fondamentale del calcolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . 237 22 Funzioni assolutamente continue . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240 23 Funzioni a variazione limitata, II . . . . . . . . . . . . . . . . . . 254 24 Teoremi di rappresentazione di Riesz, II . . . . . . . . . . . . . . 278 25 Integrale di Riemann . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 305 Soluzioni agli esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 306 3 4 Notazioni e preliminari Percominciare,inquestasezioneraccogliamoalcunenozionidibaseenotazioni che verranno usate continuamente nel seguito. Dato un insieme X, denotiamo con P(X) l’insieme costituito dai sottoinsiemi di X, i.e. P(X)=2X = Y ; Y X . { ⊆ } Dati A,B P(X), definiamo unione, intersezione, differenza and differenza ∈ simmetrica di A e B come segue A B = x X ; x A o x B , ∪ { ∈ ∈ ∈ } A B = x X ; x A e x B , ∩ { ∈ ∈ ∈ } A B = x X ; x A e x / B , \ { ∈ ∈ ∈ } A B =(A B) (B A)=(A B) (A B). △ \ ∪ \ ∪ \ ∩ Data un famiglia di insiemi in P(X) Y ; α , α { ∈A} per un qualche insieme di indici = , diremo che la famiglia `e disgiunta se A 6 ∅ per ogni coppia di indici α,β in si ha A α=β = Y Y = . α β 6 ⇒ ∩ ∅ Nel caso particolare di =N, parleremo di successione disgiunta. A Data una successione di insiemi (Y ) in P(X), diremo che la successione `e n crescente se per ogni n N si ha Y Y , e che `e decrescente se Y Y . n n+1 n+1 n ∈ ⊆ ⊆ Dati uno spazio vettoriale X su F (F = R o F = C) e un insieme A X, ⊆ definiamo per ogni x X • ∈ . A+x= a+x ; a A X; { ∈ }⊆ per ogni B X • ⊆ . A+B = a+b ; a A, b B = A+b X; { ∈ ∈ } ⊆ b∈B [ per ogni λ F • ∈ . λA= λa ; a A X; { ∈ }⊆ per ogni funzione lineare R: X X • → . RA= Ra ; a A X. { ∈ }⊆ Quando parleremo di uno spazio topologico X intenderemo sempre un insieme X su cui`e assegnata una topologia τ che rende (X,τ) 5 Hausdorff (ossia per ogni x = y esistono U intorno di x e V intorno di y • 6 tali che U V = ; ∩ ∅ second countable (ossia τ ha una base numerabile); • localmente compatto (ossia ogni x X ha un intorno compatto). • ∈ Ad esempio si puo` pensare ad uno spazio metrico separabile e localmente com- patto. Dataunasuccessione(x )inunospaziometricootopologicoX,useremospesso n la notazione limx , n n per indicare lim x . n n→∞ Si noti che non c’`e davveropericolo di confusione in questo caso, visto che + ∞ `e l’unico punto di accumulazione di N e quindi il limite per n `e l’unico → ∞ limite interessante per una successione. Dato uno spazio topologico X, indichiamo con: (i) Supp(f) il supporto di una funzione f: X Rd, ossia la chiusura in X → dell’insieme x X ; f(x)=0 ; { ∈ 6 } (ii) C (X;Rd) lo spazio di Banach delle funzioni continue che si annullano a o infinito, ossia tali che per ogni ε>0 l’insieme x X ; f(x) >ε , { ∈ | | } `e compatto. (iii) C (X;Rd) lo spazio normatodelle funzioni continue a supporto compatto c in X; (iv) C∞(X;Rd) lo spazio normato delle funzioni di classe C∞ a supporto c compatto in X, nel caso in cui X sia uno spazio di Banach1. La norma considerata sugli spazi appena introdotti`e naturalmente la norma . f = sup f(x) . ∞ || || | | x∈X RicordiamoanchecheC (X;Rd)`elachiusuradiC (X;Rd)rispettoallanorma o c : infatti presa f C (X;Rd) e posto K = x X ; f(x) > n−1 , ∞ o n ||·|| ∈ { ∈ | | } esiste g C (X;R) tale che 0 g 1 e g 1 su K ,2 e quindi f =g f `e n c n n n n n ∈ ≤ ≤ ≡ una successione in C (X;Rd) che converge uniformemente a f. c Infine, indicheremo con R l’insieme R + , e ogni volta che dovremo ∪{ ∞ −∞} considerare operazioni su R, utilizzeremo le seguenti proprieta`: 1L’ipotesiaggiuntivasuX servenaturalmenteperdefinireildifferenzialedif. 2Lafunzionegn richiestaesisteperilLemmadiUrysohn(cfr.[2,4,8],adesempio). 6 per ogni a R • ∈ a+ =+ +a=+ , a = +a= . ∞ ∞ ∞ −∞ −∞ −∞ per ogni a ]0,+ ] • ∈ ∞ a (+ )=(+ ) a=+ , a ( )=( ) a= . · ∞ ∞ · ∞ · −∞ −∞ · −∞ per ogni a [ ,0[ • ∈ −∞ a (+ )=(+ ) a= , a ( )=( ) a=+ . · ∞ ∞ · −∞ · −∞ −∞ · ∞ Assumiamo anche che 0 ( )=( ) 0=0. (1) · ±∞ ±∞ · Si noti che l’unica novit`a rispetto alle usuali operazioni in R `e data da (1). Restano non definite le operazioni (+ )+( ), ( )+(+ ). ∞ −∞ −∞ ∞ 7 1 Algebre di insiemi Definizione 1.1. Siano X insieme e P(X). Diciamo che `e un’algebra F ⊆ F in P(X) (o un’algebra di sottoinsiemi di X) se valgono i seguenti fatti: (a) ; ∅∈F (b) A implica X A ; ∈F \ ∈F (c) A,B implica A B . ∈F ∪ ∈F Se dal contesto`e chiaro a quale insieme X ci si riferisce, diremo semplicemente che `e un’algebra. F Definizione 1.2. Siano X insieme e P(X). Diciamo che `e una σ– F ⊆ F algebra in P(X) (o una σ–algebra di sottoinsiemi di X) se valgono i seguenti fatti: (a) ; ∅∈F (b) A implica X A ; ∈F \ ∈F (c) se (A ) `e una successione in , allora si ha i i∈N F A . i ∈F i∈N [ Se dal contesto`e chiaro a quale insieme X ci si riferisce, diremo semplicemente che `e una σ–algebra. F Proposizione 1.3. Siano X insieme e P(X). F ⊆ (i) se `e un’algebra, allora per ogni E,F si ha F ∈F E F , E F , ∩ ∈F \ ∈F e per ogni N N e E ,...,E si ha 1 N ∈ ∈F E ... E , E ... E . 1 N 1 N ∪ ∪ ∈F ∩ ∩ ∈F (ii) se `e una σ–algebra, allora per ogni E,F si ha F ∈F E F . ∪ ∈F In particolare, `e un’algebra e valgono le propriet`a del punto (i). Inoltre, F se (A ) `e una successione in allora i i∈N F A . i ∈F i∈N \ 8 Dimostrazione. (i) Le primeproprieta`seguonoimmediatamente dalladefini- zione di algebra e da E F =X (X E) (X F) , E F =E (X F). ∩ \ \ ∪ \ \ ∩ \ Perinduzione,poi,sip(cid:0)rovanoanchele pro(cid:1)prieta`suunioniedintersezionifinite. (ii)Laprimaproprieta`seguedalladefinizione,scegliendolasuccessioneG =E o e G =F per i 1. Infine, da i ≥ A =X (X A ) . i i \ \ ! i∈N i∈N \ [ si conclude che `e chiusa anche per intersezioni numerabili. F ⋄ Esempio 1.4. Sia X un insieme. ,X `e sempre una σ–algebra di sottoinsiemi di X; • {∅ } dato A X, ,A,X A,X `e una σ–algebra di sottoinsiemi di X; • ⊆ {∅ \ } P(X)`e una σ–algebra di sottoinsiemi di X. • Proposizione 1.5. Siano X un insieme e ; α una famiglia non α {F ∈ A} vuota di σ–algebre in P(X). Allora anche = Y P(X) ; Y α , α α F { ∈ ∈F ∀ ∈A} α∈A \ `e una σ–algebra in P(X). Dimostrazione. Se prendiamo un insieme E o una successione (E ) in , h α F allora E ed (E ) appartengono ad per ogni indice α . Poich´e ciascun h α F ∈ A T `e una σ–algebra,ne segue che anche X E e E appartengono ad Fα \ h∈N h Fα per ogni indice α , e questo permette di concludere. ∈A S ⋄ La Proposizione appena dimostrata ci offre uno strumento per ottenere una σ–algebra a partire da una famiglia qualsiasi di sottoinsiemi. Definizione1.6. SianoX uninsiemee P(X)unafamiglia disottoinsiemi G ⊆ di X. Detto = P(X) ; , `e una σ–algebra , S {F ⊆ G ⊆F F } chiamiamo σ–algebra generata da la σ–algebra G . Σ = Σ G Σ∈S \ Osservazione 1.7. Laσ–algebraΣ `ebendefinitaperch´eP(X) e,quindi, G ∈S = . S 6 ∅ 9 Esempio 1.8. Siano X un insieme e A X. Allora: ⊆ la σ–algebra generata da X e quella generata da coincidono e sono • { } {∅} ,X ; {∅ } la σ–algebra generata da A `e ,A,X A,X ; • { } {∅ \ } se `e una σ–algebra, allora Σ = . G • G G Definizione 1.9. Sia X uno spazio topologico. Chiamiamo σ–algebradi Borel la σ–algebra generata dagli aperti di X e la indichiamo con (X). B Esercizio 1. Ricordando che l’intervallo ]a,b[ `e aperto in R per ogni a,b R, ∈ mostrare che ogni intervallo di R (limitato o illimitato, aperto o chiuso o aperto solo da un lato) `e un insieme boreliano di R, i.e. appartiene a (R). B Esercizio 2. Siano X,Y insiemi e f: X Y una funzione. Provare che → se P(X) `e una σ–algebra in P(X), allora • F ⊆ F Y ; f−1(F) , ⊆ ∈F `e una σ–algebra in P(Y(cid:8)); (cid:9) se P(Y) `e una σ–algebra in P(Y), allora • G ⊆ f−1(E) ; E , ∈G `e una σ–algebra in P(X). (cid:8) (cid:9) Esercizio 3. Siano X insieme, P(X) una σ–algebra di sottoinsiemi di X F ⊆ e A X. Mostrare che ⊆ . = E A ; E , A F ∩ ∈F `e una σ–algebra in P(A), detta t(cid:8)raccia di su A(cid:9). F Esercizio 4. Siano X insieme, P(X) una σ–algebra di sottoinsiemi di X F ⊆ e A X. Mostrare che ⊆ (E A) (F A) ; E,F , ∩ ∪ \ ∈F `e una σ–algebra in P(X(cid:8)) e che coincide con la σ–algeb(cid:9)ra generata da A . F∪{ } 10
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