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Una nuova storia alternativa della filosofia PDF

649 Pages·2013·2.75 MB·Italian
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Questo libro - la cui scaturigine l'autore ci rivela essere una intuizione da lui avuta la mattina del 9 ottobre 2007 - costituisce la sintesi migliore dell'opera quarantennale di Costanzo Preve. Si tratta non di un normale manuale di storia della filosofia, ma di una esposizione approfondita e sensata, col consueto metodo previano della deduzione storico-sociale delle categorie, dei principali autori e delle principali tendenze filosofiche. Preve, in queste pagine, dimostra magistralmente che si può fare storia della filosofia - e filosofia - non solo in modo erudito, ma in modo partecipato, umano, comunitario. L'originalità delle singole interpretazioni pone questa opera come una vera e propria "miniera d'oro" per tutti quei giovani studiosi che vorranno, negli anni a venire, rapportarsi alla storia della filosofia in modo privo di pregiudizi e lontano dagli schemi del senso comune. Ma se i frutti maggiori di questa sua ricerca potranno venire nel futuro, è certo che, già dalla fine del 2008, le idee contenute in queste pagine hanno comiciato ad alimentare e a nutrire la riflessione di molti, una linfa che si è diffusa percorrendo anche insospettabili sentieri. Adesso finalmente l'opera si offre sulla "tela" per come l'autore l'ha dipinta. il giogo 13 Collana diretta da Luca Grecchi «όπου γάρ ισχύς συζυγοϋσι και δίκη, ποια ξυνωρίς τώνδε καρτερωτέρα;» Eschilo, Frammento 267. «τον πάθει μάθος θέντα κυρίως εχειν» Eschilo, Agamennone, 177. «ξυμφέρει σωφρονεΐν υπό στένει» Eschilo, Eumenidi, 520. «οΰπω σωφρονεΐν έπίστασαι» Eschilo, Prometeo, 982. In copertina: Vincent van Gogh, Autoritratto davanti al cavalletto, 1888. Amsterdam, Van Gogh Museum. ... se uno ha veramente a cuore la sapienza, non la ricerchi in vani giri, come di chi volesse raccogliere le foglie cadute da una pianta e già disperse dal vento, sperando di rimetterle sul ramo. La sapienza è una pianta che rinasce solo dalla radice, una e molteplice. Chi vuol vederla frondeggiare alla luce discenda nel profondo, là dove opera il dio, segua il germoglio nel suo cammino verticale e avrà del retto desiderio il retto adempimento: dovunque egli sia non gli occorre altro viaggio. MARGHERITA GUIDACCI COSTANZO PREVE, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia ISBN 978-88-7588-108-5 Copyright ©2013 ©2013 Chi non spera quello che non sembra sperabile , non potrà scoprirne la realtà poiché lo avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada. ERACLITO Costanzo Preve UNA NUOVA STORIA ALTERNATIVA DELLA FILOSOFIA Il cammino ontologico-sociale della filosofia Nota editoriale Questo libro - la cui scaturigine l'autore ci rivela essere una intuizione da lui avuta la mattina del 9 ottobre 2007 - costituisce la sintesi migliore dell'opera quarantennale di Costanzo Preve. Si tratta non di un normale manuale di storia della filosofia, ma di una esposizione approfondita e sensata, col consueto metodo previano della deduzione storico-sociale delle categorie, dei principali autori e delle principali tendenze filosofiche. Preve, in queste pagine, dimostra magistralmente che si può fare storia della filosofia - e filosofia - non solo in modo erudito, ma in modo partecipato, umano, comunitario. L'originalità delle singole interpretazioni pone questa opera come una vera e propria "miniera d'oro" per tutti quei giovani studiosi che vorranno, negli anni a venire, rapportarsi alla storia della filosofia in modo privo di pregiudizi e lontano dagli schemi del senso comune. Ma se i frutti maggiori di questa sua ricerca potranno venire nel futuro, è certo che, già dalla fine del 2008, le idee contenute in queste pagine hanno cominciato ad alimentare e a nutrire la riflessione di molti, una linfa che si è diffusa percorrendo anche insospettabili sentieri: l'autore aveva terminato la stesura dei quaranta vibranti capitoli distesi in più di seicento cartelle dattiloscritte con la sua vecchia "Lettera 22", e in un primo incontro a Vicenza ne aveva fatto partecipi alcuni amici chiedendo loro un contributo critico sulle tesi sostenute. Nel 2009 «Petite Plaisance» assunse l'impegno di editare il volume: molte fotocopie di quelle seicento cartelle hanno cominciato a circolare, molti si sono dedicati alla composizione di quelle pagine. È dunque doveroso ringraziare questi amici di Costanzo: Andrea Bulgarelli, Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Davide Gallo Lassere, Luca Grecchi, Alessandro Monchietto, Giancarlo Padello, Giacomo Pezzano, Francesco Ravelli, Enrico Varesio. Nostro desiderio era di riuscire a pubblicare il libro all'inizio del 2011. Ma l' Associazione ha dovuto fronteggiare molte difficoltà e siamo stati chiamati ad un silenzioso esercizio di paziente attesa. Adesso finalmente l'opera si offre sulla "tela" per come l'autore l'ha dipinta. Petite Plaisance Associazione culturale senza fini di lucro Prologo Il lettore è già sicuramente a conoscenza del fatto che un 'Ontologia dell’Essere Sociale esiste già, ed è la grande opera redatta dal vecchio Lukacs fra il 1964 ed il 1971, anno della sua morte. Essa è stata egregiamente tradotta in lingua italiana da Alberto Scarponi, che ha curato anche la traduzione dei successivi Prolegomeni. A loro volta i Prolegomeni sono una semplice riscrittura dell'Ontologia, in cui peraltro la riformulazione ripetuta degli stessi problemi porta a nuovi approfondimenti qualitativi ed a nuove prospettive critiche. Dal momento che conservo il senso delle proporzioni, so bene che ogni compositore di musica ha diritto ad ispirarsi a Mozart ed a Beethoven, ma sarebbe incauto se pensasse di poter "eguagliare" Mozart e Beethoven. Ed io infatti non penso affatto di "eguagliare" il maestro Lukacs, e neppure mi riprometto di riuscire a riformulare un 'ontologia dell'essere sociale all'altezza del lavoro fatto da Lukacs fra il 1964 ed il 1971. Il periodo storico è diverso ed anzi imparagonabile, perché mentre allora la prospettiva politica era ancora quella di modificare "in corso d'opera" il socialismo lealmente esistente prima della sua dissoluzione catastrofica, oggi (2013) la dissoluzione è già avvenuta, e sembra irreversibile. E tuttavia, il termine «ontologia dell'essere sociale» non è una paroletta che può soltanto connotare un'opera irripetibile, ma è una parola simile ad "estetica", “etica", "idealismo trascendentale", "filosofia della storia", "storia della filosofia", ecc. In breve, il termine «ontologia dell'essere sociale» connota una scelta filosofica e metodologica generale, per cui non si tratta di una parola coperta da un copyright che se ne assicura così giuridicamente l'esclusiva, ma è una parola a disposizione di tutti coloro che ritengono di poterne liberamente elaborare il significato. Del resto, Platone non avrebbe mai pensato di possedere l'esclusiva del termine "repubblica", ed Epicuro si sarebbe messo a ridere se qualcuno gli avesse proposto di brevettare il termine "natura". Ho quindi scelto di "impossessarmi" in parte del titolo Ontologia dell'Essere Sociale (titolando però il mio libro Una nuova storia alternativa della filosofia) senza alcuna intenzione né di criticare Lukacs, né di competere con lui, né tantomeno di pretendere di andare oltre l'altissimo livello da lui raggiunto. Il sottotitolo è stato scelto per il semplice fatto che, dovendo in qualche modo "nominare" la mia personale filosofìa, oltre che la mia personale interpretazione del marxismo (che un Lukacs redivivus quasi certamente non approverebbe), mi sono reso conto che quest'ultima è a tutti gli effetti una ontologia dell'essere sociale, e dunque non aveva senso ricoprirla con altri nomi fuorvianti e pomposi. Ho quindi scritto "anche" una mia personale Ontologia dell'Essere Sociale. In quanto alla sua maggiore o minore qualità filosofica, il lettore è sovrano, e giudicherà lui. Ci sono però due piccoli fatti autobiografici che possono aiutare non certo a giudicare la qualità di questo lavoro (già Hegel diceva che tutto quanto c'era di personale nelle sue opere era falso), ma possono aiutare invece a collocare la genesi psicologica soggettiva di questa opera. In primo luogo, è possibile dire che il mio primo lavoro filosofico compiuto ed edito era già dedicato ad una monografia critico- comparativa dell'Ontologia dell'Essere Sociale (cfr., Costanzo Preve, La filosofia imperfetta, Franco Angeli, Milano, 1984). Si trattava di una monografia critica, in quanto non si limitava ad esporre analiticamente i contenuti dell'Ontologia, ma ne forniva anche interpretazioni parzialmente divergenti, secondo l'inarrivabile modello del rapporto di Marx con Hegel, che riconosceva Hegel come il suo maestro di metodo filosofico (la Scienza della Logica, ecc.), ma nello stesso tempo si permetteva di criticarlo quando lo avesse trovato opportuno. Si trattava di una monografia comparativa, perché le soluzioni date da Lukacs ai principali problemi filosofici del nostro tempo erano paragonate alle soluzioni date da altri insigni filosofi (particolarmente tre, e cioè Louis Althusser, Ernst Bloch e Martin Heidegger), e la loro relativa "superiorità" non era semplicemente affermata apoditticamente, ma era argomentata a partire proprio dalla comparazione. Questo mio lavoro del 1984 ha avuto però la sciagura di avere una titolazione incongrua ed affrettata, frutto di un consiglio maldestro datomi da un amico che non si riconosceva affatto in questa scelta. E così, anziché darle un titolo più sensato, le diedi un titolo del tutto surreale ed insensato. Tutte le filosofìe sono per loro natura "imperfette", nessuna può essere "perfetta" per il semplice fatto che non esiste alcuna "fine filosofica della storia", ma l' ontologia dell'essere sociale restava nel 1984 (e lo è ancora nel 2013, anzi lo è più di allora) la migliore esistente nel novero delle idee del tempo. Mi scuso quindi, quasi un quarto di secolo dopo, per il titolo affrettato ed incongruo dato a quella lontana opera, da lungo tempo affidata alla critica roditrice non dei topi, ma del macero cui le case editrici mandano i volumi invenduti perché non intasino il "prezioso" spazio dei magazzini di deposito. La stesura di quell'opera del 1984 fu per me liberatoria. A lungo avevo coltivato in precedenza una sciagurata concezione strumentale della filosofia di tipo ideologico e/o epistemologico, alla ricerca di una "vera" filosofìa rivoluzionaria e proletaria (lato ideologico), e/o di una "vera" filosofia scientifica e post- metafisica (lato epistemologico). Tutto questo mi aveva portato ad oscillare in modo insensato, sterile ed improduttivo fra le due scuole di Lucio Colletti e di Louis Althusser. Avrei continuato ad oscillare senza tirar fuori un ragno dal buco se la lettura dell'ultimo Lukacs non mi avesse aperto gli occhi sulla sterilità dell'oscillazione tra ideologia ed epistemologia, termini apparentemente opposti ed il realtà complementari che lo stesso Lukacs mi insegnò a considerare in "solidarietà antitetico-polare", e quindi come poli della stessa unità "alienata".

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