FEDERICO ZERI | ui: velo di silenzio sf e * Rit la È "i £ P, o. i Trenta capolavori visti dafth grande storico dell’arte a cura di Marco Dolcetta I Rizzoli “Oltre all’opera d’arte a Zeri interessava tutto ciò che riguardava l’attualità e la storia del mondo dell’arte. Erano interessanti le sue barzellette, le gag, le canzoni, le telefonate: tutte situazioni in cui il suo humour si rivelava al meglio esprimendo al tempo stesso anche i contenuti culturali che spesso erano all’origine delle sue battute. Ironizzare su personaggi, credenze religiose e politiche, criticare le mode e le istituzioni, sempre con il gusto del paradosso che sottendeva una implacabile etica nel considerare le persone partendo dai particolari estetici del vestire, dei modi, dello sguardo e del linguaggio. Questo rigore senza moralismi Zeri lo applicava anche al suo guardare l’arte. Ogni personaggio, ogni avvenimento, non avevano per lui segreti e tantomeno interrogativi. Il suo punto di vista era comunque lucido, sempre chiarissimo nel suo smontare personaggi e atteggiamenti che considerava non autentici.” Marco Dolcetta Questo libro raccoglie una serie di conversazioni tra Federico Zeri e Marco Dolcetta su trenta capolavori della pittura di tutti i tempi. Il tono colloquiale e lo stile vivace del discorso ci restituiscono in tutta la sua immediatezza la personalità viva e ‘parlante’, le divagazioni, la vis polemica del grande critico d’arte. RebEekTtCO ZERI Un velo di silenzio Razali i f r a m e >; snten+ dM rcte=è r aeaaoen : r i d) a cosa più divertente nel corso del mio lungo rapporto con Zeri, rigidamente scadenzato dalla periodicità dovuta ai progetti comuni di lavoro sull'arte: fascicoli, libri, videointerviste, era prevedere ogni volta di che umore lo avrei trovato. Arrabbiato con il mondo intero, con solo una parte del mondo, oppure placato. Comunque interessatissimo, dal suo ritiro dorato di Mentana, a che cosa succedesse nella capitale. Oltre all'opera d’arte gli interessava tutto ciò che riguardava l'attualità e la storia del mondo dell’arte. Erano interessanti le barzellette, le gag, le canzoni e le telefonate di Federico Zeri: tutte situazioni in cui il suo humour si rivelava al meglio esprimendo al tempo stesso anche i contenuti culturali che spesso erano all'origine delle sue battute. Ironizzare su personaggi, credenze religiose e politiche, criticare le mode e le istituzioni, sempre con il gusto del paradosso che sottendeva una implacabile etica nel considerare le persone partendo dai particolari estetici del vestire, dei modi, dello sguardo e del linguaggio. Questo rigore senza moralismi Zeri lo applicava anche al suo guardare l’arte. Ogni personaggio, ogni avvenimento, non avevano per lui segreti e tantomeno interrogativi. Il suo punto di vista era comunque lucido, sempre chiarissimo nel suo smontare personaggi e atteggiamenti che considerava non autentici. Zeri era autentico nel vivere, nel pensare la vita, e anche nello studio della storia dell’arte, così come era autentico il suo intuito sulla creatività dell'artista e sulla storia che aveva fatto l’opera. Bastava che ricevesse una telefonata, gli veniva descritto un quadro e in pochi secondi aveva già capito: il tempo di chiamare burberamente i suoi assistenti per farsi portare una foto dal suo archivio, che ne conteneva milioni, ed ecco che l’opera, anche minore, veniva identificata e valutata all'istante per telefono. Marco Dolcetta Questo volume è tratto da una serie di conversazioni registrate da Federico Zeri nel corso del 1998. L'editore ringrazia Eugenio Malgeri per la preziosa collaborazione. ISBN 88-17-86352-1 © 1999 RCS Libri S.p.A. © 1999 by S.LA.E. per le opere di Salvador Dalî, Réné Magritte e Joan Mirò Libri Illustrati Rizzoli Editor: Luisa Sacchi Coordinamento redazionale: Cristina Sartori Progetto grafico e copertina: Elena Pozzi Consulenza redazionale: Gianfranco Malafarina Realizzazione: Confusione s.r.l. Redazione: Isabella Pompei Ricerca iconografica: Marco Zuccari Impaginazione: Katharina Gasterstadt Le biografie degli artisti alla fine del volume sono a cura dello studio Confusione. Referenze fotografiche: Agenzia Luisa Ricciarini: p. 10, 11, 18, 19, 20, 22, 23, 24, 25, 39, 40, 54, 55, 56s-d, 92, 108, 114, 126, 127, 129, 130, 142, 143, 144, 145, 148, 149, 158, 163, 175, 224, 225. Archivi Alinari: p. 26, 27, 59, 84. Archivi dei Musei Vaticani: p. 94, 95, 97, 98, 99. Bridgemann/Archivi Alinari: p. 2, 48, 49, 52, 60, 61, 62, 64, 65, 124, 191, 192, 193, 194, 197, 198, 200, 21522201 Archivio RCS Libri: p. 6, 21, 30, 31, 44, 47, 86, 87, 88, 89, 104, 105, 107, 109, 118, 119, 120, 121, 131, 132, 154155; 168, 189; 190, 199}‘201,7207,:210;‘211} 213, 219,227; 229) 235. D.R.: 15, 28, 29, 34, 35, 63, 74, 100, 101, 103, 117, 133, 146, 147, 152, 173, 204, 231, 237. Giraudon/Archivi Alinari: p. 13, 43, 66, 67, 68, 69, 71, 72, 73, 90, 110, 111, 112s-d, 123, 134, 135, 139, 150, 151, 164, 165, 167, 169, 170, 171, 172, 174, 176, 177, 178, 179, 183, 186, 187, 188, 205, 206, 208, 216, 217,228. Museum of Modern Art, New York: p. 232, 233. Philadelphia Museum of Art: p. 202, 203. Scala: p. 32, 33, 36, 37, 38, 102, 106, 156, 157, 160, 161, 162. Soprintendenza Beni Artistici e Storici, Milano: p. 76, 77, 80. A pagina 2: Antonello da Messina, Sar Gerolamo nello studio, particolare A pagina 6: Gustav Klimt, Giuditta I, particolare Finito di stampare nel mese di novembre presso Litoterrazzi, Firenze Sommario - Introduzione 7 - EL GRECO - CIMABUE Seppellimento del conte Maestà 11 di Orgaz 39 - DUCCIO - REMBRANDT Maestà IS Cena in Emmaus 143 - MASACCIO - VERMEER La Trinità 27 Astronomo 151 - PISANELLO - CANALETTO San Giorgio e la principessa 33 Il ritorno del Bucintoro - BEATO ANGELICO nel giorno dell’ Ascensione 157 Nascita di san Nicola 41 - GOYA - PAOLO UCCELLO Fucilazioni del 3 maggio 1808 165 Battaglia di San Romano 49 - DELACROIX - PIERO DELLA FRANCESCA La Libertà che guida il popolo (7/0 Resurrezione 55 - MANET - ANTONELLO DA MESSINA Le déjeuner sur l’herbe ITS San Gerolamo nello studio 61 - DEGAS - BOTTICELLI Lezione di danza 187 Primavera 69 - MUNCH - LEONARDO Il grido 195 Ultima cena Uni - KLIMT - GIORGIONE Giuditta I 203 La Tempesta 87 - CEZANNE - RAFFAELLO Monte Sainte-Victoire 209 Scuola di Atene 95 DALL - CORREGGIO Persistenza della memoria ZI Assunzione della Vergine 103 - MAGRITTE - PONTORMO Trasporto di Cristo al sepolcro 111 La condizione umana 225 - MIRÒ - BRONZINO Allegoria del trionfo di Venere 119 Il bell’uccello rivela l'ignoto a una coppia di amanti 233 - BRUEGEL Danza di contadini 127 - Biografie degli artisti 240 Introduzione Prima di tutto, certo, dobbiamo ricordare la sua dottri- na. Zeri conosceva la storia dell’arte come pochi, come po- chissimi. E in tutta la sua ampiezza. Basta vedere i nomi che compaiono in questa raccolta — dal Beato Angelico a Munch. La storia dell’arte non consisteva, per Zeri, in un elenco, fosse pure immenso, di nomi e di fatti. Zeri dominava, lette- ralmente, la storia dell’arte proprio perché era in grado di at- tivarla, ogni volta, mediante un formidabile sistema di rela- zioni. Zeri aveva colto l'essenziale. Aveva capito quanto siano importanti, addirittura determinanti, quelle che potremmo chiamare le infinite genealogie — più 0 meno manifeste — che, nello spazio e nel tempo, legano un pittore ad altri pittori, un dipinto ad altri dipinti. E Zeri sapeva percorrerle, quelle ge- nealogie, in tutti i sensi e in tutte le direzioni, con precisione e leggerezza. Zeri sapeva che queste che abbiamo chiamato “genealo- gie” non si danno soltanto nel rapporto diretto fra maestri e allievi, fra una scuola e un’altra, fra una maniera e l’altra. Sentiva, intuiva, in un dipinto, anche il darsi di qualche eco lontana, di qualche suggestione, di qualche ricordo... Potremmo dire che, grazie alla sua sensibilità e alla sua cultura, Zeri era în grado di considerare e di trattare “come un tesoro” non solo ogni singolo dipinto ma anche tutta la pittura. (E forse vale la pena di ricordare che la parola “testo” viene dalla parola “tessuto” che indica una stoffa costituita dall’intreccio di molti fili). In questo sen- so, parlare di “storia dell’artep”u ò sembrare, nel suo caso, persino limitativo. E come se, per Zeri, la parola “cronologia” funzionasse in accordo con il senso profondo della sua etimologia. Cro- nologia, dunque, per lui, come “conoscenza del tempo”. Una conoscenza, questa, che evidentemente non si rag- giunge ricorrendo soltanto a un qualsiasi schema di misura- zione del tempo. La filologia non era, per Zeri, qualcosa di simile a una operazione autoptica tendente per sua natura prima di tutto a isolare, a separare le singole parti di un organismo neces- sariamente inerte. La filologia, per lui, era piuttosto un mo- do per arrivare a conoscere un corpo vivente. Il bello è (l’espressione mi sembra che vada benissimo, in questo caso), il bello è che alla fine di tutto quel lavoro, Zeri è in grado di condurci davanti a un dipinto riconsegnato, po- tremmo dire, al valore della sua individualità, della sua sin- golarità. Forse potremmo dire che la storia dell'esperienza di Zeri è anche una storia di affetti. Lo mostrano, paradossalmente, proprio quelle parole semplici, del tutto comuni, che lui usa così spesso — magari subito dopo una analisi folgorante, ge- niale — per giudicare un’opera 0 un artista: “importante”, “straordinario”, “eccezionale” ... attraverso queste parole co- muni è come se il tono stesso della sua voce si facesse sentire, ancora, attraverso la scrittura. Zeri sapeva mettere in relazione un dipinto, quale che fosse, con la particolare situazione storica în cui quel dipin- to era stato prodotto. Basta citare, da questo libro, la descri- zione della classe al potere nella Firenze di Cosimo I dei Me- dici — accennata în poche righe illuminanti allo scopo di far- ci cogliere il senso di certi ritratti del Bronzino.