In un oscuro paese dell’Europa orientale – i cui abitanti parlano ora tedesco ora russo ora una lingua che non coincide con nessuna di quelle esistenti – un filosofo quarantenne, Adam Krug, siede annichilito nell'ospedale dove è appena spirata l’amatissima moglie Olga. Krug è una celebrità internazionale, l’unica che possa vantare il piccolo Stato retto dal regime poliziesco di Paduk, fondatore del Partito dell’Uomo Comune, che propugna una dottrina violenta basata sull'uniformità spirituale degli abitanti. Per consolidare la sua rispettabilità, il dittatore ha bisogno dell’appoggio di Krug, ma lo studioso oppone subito il più reciso rifiuto, in nome dei suoi princìpi e della libertà di coscienza. Accecato dal dolore per la perdita di Olga, e troppo confidente nella propria fama, Krug non si preoccupa però dell’incolumità sua e del figlioletto. E quando quest’ultimo, per un odioso ricatto, finirà nelle spire del ripugnante Paduk, il filosofo sarà spinto, al termine di un crescendo drammatico, a un gesto estremo. Concepito nel 1941 e portato a termine tra il 1945 e il 1946, "Un mondo sinistro" è, insieme a "Invito a una decapitazione", il romanzo più politico di Nabokov. E lo percorre una vena profondamente etica: la difesa dello spirito individuale, della sua libertà creativa, non solo contro ogni forma di dittatura, ma anche contro l’oppressione della società in genere – e contro il principio che sancisce la supremazia del bene collettivo a scapito del singolo.