MARGHERITA HACK GIANLUCA RANZINI TUTTO COMINCIA DALLE STELLE Illustrazioni di Allegra Agliardi TUTTO COMINCIA DALLE STELLE Proprietà Letteraria Riservata © 2011 Sperling & Kupfer Editori S.p.A. Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche. 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A noi individui supertecnologici può sembrare impossibile che tante scoperte siano state effettuate soltanto guardando il cielo, senza alcuno strumento moderno. Eppure i popoli venuti prima di noi hanno scoperto i pianeti (pur non sapendo cosa fossero esattamente) e le leggi che ne regolano il movimento, hanno notato che alcune stelle cambiavano a poco a poco la loro luminosità, e si sono anche accorti che il cielo stellato nel suo complesso sembrava modificarsi in tempi lunghissimi, dell’ordine delle migliaia di anni. Certo, nell’antichità qualche piccolo vantaggio c’era. Per esempio non esisteva l’inquinamento luminoso. Le città moderne sono avvolte dalle luci dei lampioni stradali, delle case, dei fari delle auto e… delle discoteche. Fino all’Ottocento invece il cielo era perfettamente buio, a parte il disturbo minimo causato dalla luce di qualche candela o lampada a gas. E si mostrava in tutta la sua bellezza. Si racconta che all’inizio del Novecento, dal centro di Milano, si potesse ancora distinguere la Via Lattea! A occhio nudo sono visibili tra 6.000 e 7.000 stelle, anche a seconda di quanto avete la vista buona… Invece nei cieli delle città di oggi ne fanno capolino solo poche decine: le altre «annegano» nel chiarore diffuso prodotto dalle luci artificiali, che di notte rende la volta celeste biancastra e lattiginosa. Quindi di notte i popoli antichi avevano sempre di fronte a sé un cielo fantastico, che di certo attirava la loro attenzione. Sicuramente erano anche più bravi di noi a riconoscere le costellazioni: di sera, per passare il tempo, non avevano la televisione o Internet, ma lo spettacolo del cielo! E poi comprendere bene che cosa avveniva nella volta stellata, per loro, non era solo un piacere, ma soprattutto una necessità. Avevano bisogno di imparare a misurare il tempo con precisione, e i fenomeni astronomici (almeno quelli legati ai movimenti della Terra e della Luna) erano molto adatti a questo scopo, perché si ripetono con estrema regolarità. Per esempio, il giorno, cioè l’alternarsi del dì (si chiamano così le ore di luce, in cui il Sole è sopra l’orizzonte) e della notte dipende dalla rotazione del nostro pianeta attorno al proprio asse che avviene nel corso delle ventiquattr’ore, mentre l’anno, e quindi l’alternanza delle stagioni, dipende dal movimento annuo della Terra attorno al Sole, che si chiama rivoluzione. Anche il mese è legato a un avvenimento astronomico, e cioè alle fasi lunari: da una Luna piena alla successiva trascorre infatti circa un mese (in realtà un po’ meno, e questo ha sempre creato parecchi problemi, ma per ora non sottilizziamo, più avanti riprenderemo il discorso). Giorno, mese e anno sono quindi in relazione ad alcuni fenomeni astronomici di base. Stabilite queste unità di misura, i popoli antichi poterono costruire calendari sempre più precisi: era dunque questo il loro obiettivo finale. Perché? Il motivo principale è che senza quelli era difficile praticare l’agricoltura, e senza i raccolti… si moriva di fame. Bisognava sapere esattamente quando era tempo di semina, perché se poi arrivava l’inverno gelava tutto. Oppure quando raccogliere i prodotti della terra, prima che l’arsura estiva li bruciasse. Ecco che l’astronomia si trasformava in una necessità quotidiana. Alcune popolazioni erano ancora più raffinate: non si limitavano ai banali movimenti della Terra e per misurare il tempo si servivano anche dell’osservazione di alcune stelle. Gli Egizi, per esempio, utilizzavano Sirio, la più luminosa del cielo (nella costellazione del Cane Maggiore), per capire quando si sarebbe verificata la piena del Nilo, che significava un periodo di terra feconda e quindi di prosperità. Gli antichi studiosi del cielo spesso avevano anche il ruolo di sacerdoti: erano infatti le persone che possedevano il sapere supremo che regolava l’universo! Niente da dire, una professione dai notevoli vantaggi. Ma qualche volta si correvano anche dei rischi. Per esempio, le antiche cronache cinesi raccontano la storia di due astronomi reali, Hi e Ho, i quali, nel 2134 a.C., in base a dei calcoli avevano previsto che si sarebbe verificata un’eclissi di Sole. Ma nel giorno in cui era previsto il fenomeno avevano… bevuto un po’ troppo, trascurando di compiere tutti i rituali contemplati in simili occasioni. Perciò, quando avvenne l’eclissi, l’imperatore fu colto impreparato e si arrabbiò moltissimo. Risultato: fece decapitare i poveri Hi e Ho senza tanti complimenti. Questa antica storia cinese ci dice due cose interessanti, a parte la sfortunata fine dei due astronomi reali. Da un lato racconta la più antica eclissi di cui si abbiano notizia e registrazione scritta. Significa che più di 4.000 anni fa i nostri antenati padroneggiavano già il cielo così bene da conoscere i cicli delle eclissi, e quindi erano in grado di prevederle. Dall’altro lato, testimonia il fatto che nell’antichità astronomia e astrologia erano intimamente legate. Dato che le conoscenze scientifiche erano limitate, i fenomeni celesti erano interpretati astrologicamente, per fare delle previsioni sulla vita di tutti i giorni. Per esempio i cinesi pensavano che le eclissi solari si verificassero perché un drago tentava di divorare la nostra stella. Quindi bisognava spaventare il mostro, lanciando fuochi artificiali e frecce in direzione del Sole. Proprio quello che Hi e Ho non avevano fatto… E in tal caso si rischiava che capitasse qualcosa di molto brutto: una carestia, la morte dell’imperatore (che aveva il titolo di «Figlio del Sole») e simili. Oggi, invece, sappiamo bene che astronomia e astrologia non c’entrano niente l’una con l’altra, nel senso che si occupano degli stessi oggetti (Sole, Luna, pianeti…) ma in modo molto diverso. La prima studia come sono fatti i corpi celesti, dove si trovano e come cambiano nel tempo, la seconda invece attribuisce agli astri un’influenza nella vita degli uomini. Ma senza alcun fondamento scientifico. In poche parole: non credete agli oroscopi! Tornando all’abilità degli antichi nell’osservare il cielo, bisogna dire che erano molto più attenti di noi. Anche perché oggi questa attività non ha quasi mai un’utilità pratica. Perché mai dovremmo determinare la data attuale osservando il punto esatto dell’orizzonte in cui tramonta il Sole, visto che abbiamo calendari appesi alle pareti, ma anche sul telefonino o sul computer? O che bisogno c’è di capire che ora è guardando la lunghezza delle ombre proiettate dal Sole, visto che ci sono orologi precisissimi? Rimane il fatto che alzare lo sguardo verso il cielo stellato è una cosa bellissima. È uno spettacolo ineguagliabile: già a occhio nudo si possono imparare a riconoscere le costellazioni e seguire le fasi della Luna. Anche diversi pianeti sono facilmente visibili senza l’aiuto di alcuno strumento. E se poi provate a prendere un binocolo o un piccolo telescopio vi si apre davanti un mondo inaspettato e incredibile, come quello che apparve per la prima volta a Galileo Galilei nel 1609, quando puntò il suo rudimentale cannocchiale verso la volta celeste. Le stelle si moltiplicano, diventano più di quante sia possibile contarne, e alcune assumono colori vivi, dal rosso all’azzurro. Sulla Luna compaiono crateri e montagne, e i piccoli dischi dei pianeti mostrano dettagli altrimenti invisibili. Potete perfino vedere gli anelli di Saturno! E allora, divertiamoci a guardare insieme il cielo e impariamo a conoscerlo meglio. Il nostro viaggio nel cosmo inizia qui.
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