ebook img

Tradurre la luna. I romantici tedeschi in Tommaso Landolfi (1933-1946) PDF

234 Pages·2022·8.798 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Tradurre la luna. I romantici tedeschi in Tommaso Landolfi (1933-1946)

Alice Gardoncini Tradurre la luna I romantici tedeschi in Tommaso Landolfi (1933-1946) Quodlibet Studio Indice 7 Tavola delle abbreviazioni 9 Introduzione I. Il decennio delle traduzioni 15 2 3 1. La fase pionieristica 2 7 2. Il salto di qualità La traduzione come genere letterario 33 3· 39 4. La parola nuova 41 5. Il caso della letteratura tedesca 49 II. «Gulliver colle gigantesse». Landolfì traduttore 51 1. I massimi sistemi 62. 2.. Renato Poggioli, traduttore per affinità 68 3. Leone Traverso. Migliorare l'originale? 72 4. «Tanto valeva prendere a caso». Carteggio (1931-1942) 75 5. Un «diabolico negro»: Laila Brandt. Carteggio (1946-1962) 85 III. Un lessico portentoso. Le traduzioni dal tedesco di Landolfi 87 Abbeverarsi alle pure fonti 1. 93 2.. Sette fiabe dei fratelli Grimm 6 INDICE 99 3. Lo Heinrich von Ofterdingen tradotto da Landolfi 3.1 «Non son già i tesori» (p. 104), 3.2 «Come in un regno di mezzo» (p. 107), 3.3 «La semplice parola di uno sconosciu to» (p. no), 3.4 «Queste profonde cose di sopratterra» (p. n2), 3.5 «Un libro scritto in una lingua straniera» (p. II 5), 3.6 «Come in quel sogno» (p. 117) 118 4. Landolfismi 132 5. Il traduttore visibile IV. L'annosa questione dell'arte spontanea 143 Contro la spontaneità, o della spontaneità conquistata 151 1. I timidissimi sentimentali Vanima nel gomito I vestiti troppo stretti V. La luna velata. Il primo romanticismo tedesco 167 nelle opere di Landolfi 169 1. Il principe in(e /ice come fiaba sentimentale I.I «Ruzzole», «vesciche di strutto>> e «splendenti globi» (p. 175), 1.2 Morte apparente della fanciulla (p. 178), 1.3 Que stioni di registro (p. r 80) 184 2. La funzione Novalis 2..1 Il velo di Sais (p. 184), 2..2. Due risposte landolfiane al lieto fine (p. 190) , 2. 3 Leggere il linguaggio cifrato del mondo (p. 193) 210 3. «Eppoi ci sono le capre» 223 Bibliografia Tavola delle abbreviazioni Le citazioni delle opere di Tommaso Landolfi sono tratte dai volumi Opere I (1937-1959), a cura di !dolina Landolfi, Rizzoli, Milano 1991 e Opere II (1960-1971), a cura di Idolina Landolfi, Rizzoli, Milano 1992. OMS, OP I Dialogo dei massimi sistemi [1937], in Opere I, pp. 3-n6. PL, OP I La pietra lunare [r939], ivi, pp. n7-202. MB, OP I Il mar delle blatte e altre storie, [1939], ivi, pp. 203-278. SP, OP I La spada [1942], ivi, pp. 279-356. PI, OP I Il principe infelice [1 94 3 ], ivi, pp. 3 3 7-3 89. DZ, OP I Le due zitte/le [1946], ivi, pp. 389-434. BP, OP I LA BIERE DU PECHEUR [1953], ivi, pp. 567-668. OM, OP I Ombre [1954], ivi, pp. 669-808. RO,OPI La raganella d'oro [:i954], ivi, pp. 809-834. RV, OP II Rien va [1963], in Opere II, pp. 243-364. DM, OP II Des Mois [1 967] , ivi, pp. 679-802. BC, OP II Breve canzoniere [ 1971 ], ivi, pp. 115 3-1224. AC A caso [1975), Adelphi, Milano 2018. TR Il tradimento [ r977], Adelphi, Milano 2014. Edizioni e traduzioni di Novalis e dei Grimm HN Novalis, Schriften. Die Werke Friedrich von Hardenbergs, a cura di Paul Kluckhohn und Richard Samuel, Kohlham mer, Stuttgart 1975, Bd. 1. EL Novalis, Enrico di Ofterdingen, tr. it. di Tommaso Landol fi, Adelphi, Milano 1997. EA Novalis, Enrico d'O(terdingen, A.B.C. (Ars, An. Roto-Stampa), Torino 1932. EP Novalis, Enrico d'Ofterdingen, tr. it. e intr. di Rosina Pisa neschi, Carabba, Lanciano r 9 I 4. 8 TAVOLA DELLE ABBREVIAZIONI FG Bruder Grimm Kinder- tmd Hausmiirchen, 3 Bdd., nach der Gro8en Ausgabe von 1857, a cura di Hans-Jorg Uther, Diederichs, Miinchen I996. FL Jakob e Wilhelrn Grimm, Fiabe, tr. it. di Tommaso Landol fi, a cura di !dolina Landolfi, Adelphi, Milano r999. FB Jakob e Wilhelm Grimm, Fiabe, tr. it. di Franco Bianchi, Sonzogno, Milano 19 I 2. FV Jakob e Wilhelm Grimm, 50 novelle per i bambini e per le famiglie, tr. it. di Fanny Vanzi Mussini, Hoepli, Milano 1897. FBO Le fiabe del focolare, tr. it. di Clara Bovero, Einaudi, Tori no 1951. Introduzione I. Quando ho iniziato a leggere Landolfi, venivo da alcuni mesi in cui avevo fatto molte revisioni di traduzione. Con l'abitudine, in quel tipo di lavoro scatta una sorta di automatismo per cui a leggere qualche riga in italiano ci si inizia a chiedere: come sarà l'originale? Che cosa tradurrà quest'espressione contorta, cosa si nasconderà dietro quel termine dagli echi indecifrabili? Il confronto immediato con l'originale dà sollievo, conforta, sem bra riportare sulla diritta via. Permette al revisore di attenersi a qualcosa di concreto, di raddrizzare impercettibilmente il perio do letto conferendo al testo tradotto una tridimensionalità che è forse da sempre la sua dimensione naturale. Tanto che non ci si chiede più se si è letto l'originale o la traduzione: si è letto piut tosto un vero e proprio palinsesto, in un balletto in cui il revisore è una sorta di terzo incomodo. Quando dunque ho iniziato a leggere Landolfì, non sapevo bene come interpretare una mia certa sensazione. E la sensazio ne era appunto quella, prepotente, di leggere una traduzione. A ogni inciampo dello sguardo, ogni volta che mi capitava di soffermarmi un istante di più su una parola sconosciuta, o sulla variante arcaica di un vocabolo noto, una parte della mia atten zione di lettrice veniva come dirottata, e finiva per interrogarsi su un punto: questo passo, cosa traduce? come sarà l'originale? Ogni volta facevo tacere quella voce nella testa, e mi dicevo: ma no, Landolfi scrive già in italiano. Con un po' di presunzione avevo dunque rubricato la strana sensazione sotto la categoria della deformazione professionale, ed ero andata a vanti a leggere. IO INTRODUZIONE Solo molti mesi più tardi mi è capitato tra le mani un saggio di Montale che a proposito di Landolfi diceva, letteralmente, qual cosa di molto simile. Il passo è il seguente, e ci tornerò più avan ti: «alla prova dei fatti si poteva poi constatare che nessuno dei modelli proposti reggeva e che Landolfi, magnifico traduttore dal russo e da altre lingue, quando scriveva in proprio non fa ceva altro che tradursi, tenendo nascosto in sé l'originale»1 Un • lettore assai meno ingenuo di me riconosceva dunque un rappor to complesso, stratificato e reciproco tra la scrittura di Landolfi e la traduzione. È stato a quel punto che ho deciso di impostare la mia ricerca a partire da lì. Evidentemente non si trattava di un problema solo mio: forse, dare ascolto a quella semplice impres sione poteva rivelarsi interessante. Molti critici hanno riscontrato nelle opere di Landolfi la cen tralità delle figure della casa, del maniero, del palazzo avito. Si tratta sempre di stanze polverose, antiche, piene di oggetti miste riosi, di scale e corridoi labirintici. Se leggere i libri di Landolfi è un po' come entrare in una casa di questo genere, entrarci da "critici" comporta il rischio di perdersi tra gli innumerevoli og getti appoggiati in apparente disordine un po' ovunque. Nelle pagine che seguono, allora, la traduzione - a cui Landolfi si è dedicato fin dal principio mentre scriveva i racconti, i romanzi, i cosiddetti diari - è una sorta di ingresso secondario, un ingresso sul retro del grande maniero della scrittura landolfiana. II. Landolfì è autore di alcuni dei racconti più enigmatici del No vecento italiano e al contempo di diverse traduzioni dal russo, dal tedesco e dal francese, ancor oggi apprezzate e ristampate. Questo libro nasce dalla volontà di considerare entrambi i ver santi della sua scrittura, riconoscendoli come coessenziali. Non si vuole sostenere che il suo impegno traduttivo non sia stato oggetto sinora della meritata attenzione da parte della critica, poiché molti validi lavori hanno già affrontato la questione, e 1 Eugenio Montale, «Rien va» (1963), poi in Id., Il seco11do mestiere. Prose (1920-1979), a cura di Giorgio Zampa, Mondadori, Milano 1996, tomo II, p. 2.586. INTRODUZIONE II tantomeno si suggerisce che la letteratura sul tema non abbia tenuto sufficientemente in conto gli autori che Landolfi ha cer tamente letto, studiato e tradotto. L'intento è piuttosto quello di rilevare come i due piani siano stati visti, nella maggior parte dei casi, l'uno in funzione dell'altro, e le relative analisi siano state sbilanciate di volta in volta verso l'uno o l'altro versante della ricerca. Quando l'oggetto principale era la poetica di Lan dolfi, il suo lavoro di traduzione veniva considerato come un serbatoio di fonti e riferimenti, mentre, quando ci si soffermava sulle traduzioni, l'opera veniva letta alla stregua di un'antologia di allusioni ai testi tradotti. Ciò che sembra mancare fin qui è il tentativo di mettere a fuoco contemporaneamente l'autore e il traduttore, con l'obiettivo di sviluppare, mediante la loro so vrapposizione, un'immagine più nitida della poetica di Landolfi. Del resto, l'operazione critica non si motiva semplicemente constatando la compresenza delle due attività che corrono pa rallele per quasi tutto il periodo di produzione dell'autore; ben più decisiva è la convinzione che nel caso di Landolfi sia impos sibile scindere la poetica traduttiva dalla poetica tout court. È un'ipotesi confermata dai testi stessi: se analizzato nel dettaglio, il modo di tradurre pare infatti mettere in scena i caratteri prin cipali della sua scrittura, fatto salvo il loro rimodularsi in un ambito più ristretto e soprattutto vincolato ali' originale. All'interno del lungo arco creativo di Landolfi la ricerca si con centra sul periodo che è sembrato più significativo per gli scambi tra scrittura in proprio e traduzione, ovvero la prima stagione, tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del Novecento. Il corpus di testi presi in considerazione comprende dunque da un lato i racconti della raccolta Dialogo dei massimi sistemi (I937), i romanzi La pietra lunare ( 9 3 9) e Il principe infelice ( 94 3 ), e I I vari scritti critici coevi; dall'altro le traduzioni di alcune fiabe dei Grimm e dello Heinrich von Ofterdingen di Novalis (1941). Anche se in questi anni l'impegno di Landolfi come slavista è preponderante rispetto all'interesse per le altre letterature eu ropee, la scelta è ricaduta sui suoi rapporti con il primo roman ticismo tedesco, perché lì sembrano celarsi, quasi in purezza, alcuni motivi e nuclei fondanti del suo interesse verso le altre letterature. I2. INTRODUZIONE È notevole - e al contempo più nota - l'influenza sulla scrit tura di Landolfi degli autori che con una definizione quanto mai vaga si potrebbero ascrivere al romanticismo europeo (tra cui Gogol', Poe, Nodier ), eredi a loro volta della tradizione del tar do romanticismo tedesco rappresentato dai Fantasiestucke di Hoffmann. L'analisi dei testi sembra tuttavia suggerire rapporti meno evidenti ma forse più fecondi con il primo romanticismo tedesco (rappresentato da Novalis) e con gli artefici della riva lutazione letteraria del genere fiabesco, ovvero i fratelli Grimm. Diversamente da quanto accade per Gogol', Puskin o Achma tova, con i quali Landolfi si è confrontato in modo diretto in recensioni e interventi critici, tale rapporto assume spesso forme sotterranee e implicite. Anche per questo motivo, a lungo si è sottovalutata l'influenza di un autore come Novalis e di un ge nere come la fiaba per la scrittura landolfìana: e quando se ne è riconosciuta la presenza, a partire dell'epigrafe alla Pietra lunare che riporta una citazione dai Discepoli di Sais, fino ad arrivare agli esperimenti fiabeschi di Landolfi, la riflessione critica non ha dato seguito consistente a questi impulsi. La prima conseguenza che deriva dal prendere sul serio l'impegno di Landolfi come tra duttore è stata dunque la possibilità di mettere in luce nelle sue opere la presenza di una sorta di "funzione Novalis", ovvero un confronto serrato con alcuni temi della Fruhromantik, in parti colare per quanto riguarda la concezione della lingua. III. Il confronto fra scrittura e traduzione si è rivelato inoltre utile per indagare un secondo aspetto, relativo a una certa vulgata cri tica che dipinge Landolfi come scettico creatore di «maschere» letterarie e linguistiche dietro alle quali l'autore nasconderebbe la propria autenticità. A questo proposito il confronto con una scrittura che nasce già di per sé come scrittura al secondo grado, ovvero la traduzione, si è mostrato efficace per approfondire la costellazione dei temi legati alla spontaneità nell'arte. La traduzione è vista dai contemporanei di Landolfi come gesto autoriale a tutto tondo assimilabile alla scrittura poetica in proprio. Mentre dunque si va formando una concezione forte INTRODUZIONE del tradurre, legata a una simmetrica concezione forte di scrit tura poetica e, in fondo, a un io autoriale di stampo romantico, Landolfi sembra sviluppare una visione opposta, una poetica dell'insufficienza attiva sia nel tradurre sia nello scrivere. Già nella tesi di laurea su Achmatova e nell'appendice alla Pietra lunare, Landolfi teorizza l'impossibilità di un'arte sponta nea; più in generale si profila nei racconti e nei romanzi la dico tomia tragica tra un polo ingenuo dell'esperienza, rappresentato dai personaggi naturali, animali e femminili, e l'universo poeti co, inevitabilmente di secondo grado, «sentimentale». Questa stessa dicotomia porta al cuore del confronto con No valis e con la fiaba. La scrittura cifrata del mondo e la poesia come linguaggio in grado di far accedere l'uomo alla leggibilità della natura emergono nell'opera di Landolfi in vari modi, facen do di Novalis quasi l'interlocutore implicito della sua prima sta gione creativa. In questa prospettiva l'autore tedesco può essere visto anche come controfigura di quella tensione verso l'assolu to perseguita negli anni Trenta del Novecento dai protagonisti dell'ermetismo fiorentino. Rileggendo i racconti e i romanzi di questa stagione landol fiana, il libro ripercorre le varie forme di riscrittura dell'idillio novalisiano, seguendo le sue trasformazioni da vieto stereotipo fiabesco e limite irraggiungibile verso cui la scrittura tende, a illusione momentanea da confutare parodicamente, o tutt'al più a ricordo nostalgico consapevolmente abbandonato. Nelle varie declinazioni degli esperimenti letterari di Landolfi, a rimanere costante è quindi la tensione non risolta e non risolvibile tra l'i deale assoluto di una poesia universale e l'insufficienza prosaica, grottesca e molto umana, della vita: di questa tensione è la tra duzione l'immagine più precisa. Ringraziamenti. Desidero ringraziare coloro che a vario titolo han no ispirato, indirizzato, letto e commentato questo lavoro: Anna Baldi ni, Roberto Cazzola, Nadine Celotti, Silvia Contarini, Flavia Di Battista, Irene Fantappiè, Maria Carolina Foi, Francesco Gallino, Maria Laura Gardoncini, Giovanni Maccari, Luca Manco, Francesco Manto, Emilia Marra, Claudia Murru, Elena Polledri, Chiara Sandrin, Michele Sisto, Ada Vigliani. Ringrazio l'Archivio Urbinate e la Biblioteca della Fonda-

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.