Biblioteca / Antropologia xxx Direzione AndreA StAid (Naba, Milano) Comitato editoriale AndreA StAid (Naba, Milano); MASSiMiliAno GuAreSchi (Naba, Milano); MAurizio Guerri (Accademia di Belle Arti di Brera, Milano) Comitato scientifico MArco AiMe (Università degli Studi di Genova); Bruno BArBA (Università degli Studi di Genova); Piero zAnini (École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris la Villette); FrAnco lA ceclA (Naba, Milano; Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Pollenzo); Vincenzo MAterA (Università degli Studi di Milano-Bicocca); GiuSePPe ScAndurrA (Università degli Studi di Ferrara) I volumi pubblicati sono sottoposti alla procedura di peer review Torino Un profilo etnografico a cura di Carlo Capello e Giovanni Semi MELTEMI Meltemi editore www.meltemieditore.it [email protected] Collana: Biblioteca / Antropologia, n. Isbn: © 2018 – MelteMi PreSS Srl Sede legale: via Ruggero Boscovich, 31 – 20124 Milano Sede operativa: via Risorgimento, 33 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 22471892 / 22472232 Indice xx Introduzione. Un’etnografia della (nostra) città di Carlo Capello e Giovanni Semi xx Torino liminale. Riflessioni antropologiche su post-fordismo e disoccupazione di Carlo Capello xx I Murazzi del Po: dinamiche e trasformazioni del waterfront torinese negli ultimi quarant’anni di Silvia Crivello xx Iniziative dal basso nella città che cambia. Riflessioni a partire dal caso di San Salvario di Magda Bolzoni xx È tutto etnico quel che conta? Conflitto per le risorse e narrazioni della diversità a Barriera di Milano di Pietro Cingolani xxx I mercati rionali di Torino al tempo della sharing economy: marginalità sociale ed esperienze di welfare di comunità di Francesco Vietti xxx Dentro, altro, contro. Culture giovanili e usi dialettici del territorio urbano di Raffaella Ferrero Camoletto e Carlo Genova xxx “No sleep ’till Parco Dora”: Parkour e i paradossi di una città rigenerata, tra eterotopie e governo della differenza di Nicola De Martini Ugolotti xxx L.G.B.T.Q. – una Lettura della Gentrification in un Brand di Torino: il Quadrilatero di Marco La Rocca xxx “A bassa soglia”. Persone senza dimora e servizi di accoglienza a Torino di Valentina Porcellana xxx Mondo operaio e disuguaglianze. Le eredità delle migrazioni interne di Anna Badino xxx Bibliografia xxx Gli autori Introduzione Un’etnografia della (nostra) città1 Carlo Capello e Giovanni Semi Devo ammetterlo. Ho incominciato a perdermi nella mia città. O meglio, a non ritrovarmi. Non nel centro, certo, fissato dai recenti restauri [...] Ma già nella prima periferia sì [...] E poi nella seconda periferia, dove la grande tra- sformazione della vecchia metropoli di produzione ha “sciolto” il paesaggio mutandone anima e corpo. M. Revelli, 2016, Non ti riconosco Fin da quando ci siamo incontrati per progettare questo libro e contattare un certo numero di studiosi che collabo- rassero alla costruzione del volume, mettendo in dialogo di- scipline contigue ma differenti come l’antropologia, la socio- logia e la storia, avevamo in mente alcuni punti ben precisi: il libro avrebbe dovuto avere una natura chiaramente e pro- fondamente etnografica; inoltre, avrebbe dovuto fornire un profilo, un’immagine completa di Torino nella sua interezza, oltre che offrire descrizioni e analisi dettagliate dei singoli 1 Per quanto l’introduzione sia frutto di una riflessione comune, il primo paragrafo è stato scritto congiuntamente, il secondo e il quarto paragrafo sono stati scritti da Carlo Capello, il terzo da Giovanni Semi. 8 CARLO CAPELLO – GIOVANNI SEMI fenomeni indagati nei vari capitoli; infine, avrebbe dovuto sviluppare tematiche e analisi che pur rimanendo ancorate al contesto locale, potessero dar vita a riflessioni più ampie e generali sull’esperienza urbana contemporanea. In altre parole, questo libro vuole proporsi come un’et- nografia della città in senso pieno. La sua ambizione è di produrre un profilo di Torino2 che ne colga lo spirito, l’ethos culturale, la tonalità sociale, pur senza mai allontanarsi da un approccio etnografico, fondato sull’incontro e sul dialogo con le persone, sull’osservazione e l’esperienza personale. Un progetto ambizioso e difficile, quello di riuscire a dise- gnare un panorama della città per mezzo della descrizione dei frammenti e dei diversi mondi che la compongono. Il risultato non sarà un’immagine nitida e univoca, ma una col- lazione di immagini anche differenti e discordanti, perché la città, tutte le città sono realtà complesse e dissonanti. Poi- ché ognuno dei coautori ha elaborato la propria immagine di Torino in base alla sua prospettiva teorica e di terreno, il risultato è un libro multiprospettico e polifonico. I saggi qui raccolti, dunque, sondano la multiforme mate- ria di cui è composta la città, affrontando un certo numero di temi quali: la disoccupazione, indagata nel suo saggio da Car- lo Capello; la riqualificazione e la gentrification dello spazio urbano, affrontata da diversi punti di vista nei saggi di Magda Bolzoni e Marco La Rocca; gli spazi e le realtà subculturali e giovanili in relazione alle trasformazioni cittadine, di cui si sono occupati sia Silvia Crivello sia Raffaella Ferrero Camo- letto e Carlo Genova così come Nicola De Martini Ugolotti; le tensioni legate alla convivenza interetnica, sui si è soffer- mato Pietro Cingolani; i mercati urbani e i progetti di con- trasto alla povertà indagati da Francesco Vietti; le esperienze dei senza dimora e le politiche locali a loro rivolte, analizzate nel suo saggio da Valentina Porcellana; i percorsi di mobilità sociale dei figli della migrazione di massa, affrontati, unendo 2 In questo senso, una delle nostre fonti di ispirazione, omaggiata fin dal titolo, è, nonostante l’approccio analitico così lontano da quello da noi utiliz- zato, il libro di Arnaldo Bagnasco (1986): Torino, un profilo sociologico. UN’ETNOGRAFIA DELLA (NOSTRA) CITTà 9 storia e analisi sociale, da Anna Badino. Temi molto diffe- renti l’uno dall’altro, come si può vedere, tutti però studiati appoggiandosi sull’osservazione e la frequentazione di diver- si gruppi e spazi torinesi, dalle periferie post-industriali ai quartieri del centro, dalle zone della vita notturna agli spazi dismessi dell’archeologia industriale, dalle piazze della movi- da a quelle del commercio, dagli ex-operai ai senza dimora, dalla popolazione LGTBQ alle seconde generazioni dell’im- migrazione interna. Ciascun contributo intende offrire una rappresentazione e un’interpretazione vivida e articolata di questi spazi, processi e collettività, unendo dati e testimo- nianze. Allo stesso tempo, d’altra parte, da ogni contributo, e dal dialogo tra i diversi capitoli, affiora un’immagine della città stessa e una particolare lettura delle sue attuali dina- miche e del suo ethos collettivo. Tra le ragioni che spiegano la nostra decisione di costruire un tale profilo etnografico – accanto alle motivazioni di carattere più scientifico, legate alle caratteristiche che rendono Torino un campo di indagine eccezionale, sulle quali torneremo tra breve – va segnalato il fatto che diversi degli autori coinvolti vivono o hanno vissu- to nella metropoli piemontese. Poiché questa circostanza è piuttosto frequente in sociologia, ma non altrettanto in an- tropologia, più abituata a indagare contesti lontani da quelli di residenza, merita qualche considerazione. Dal punto di vista dell’antropologia socio-culturale, ricerche condotte nel proprio luogo di residenza o in contesti molto simili sono spesso indicate come esempi di “etnografia nativa” o di “auto-etnografia”. Tuttavia, già Marylin Strathern (1987) ci ricordava che le cose non sono così semplici, essendo ogni società complessa attraversata da linee di faglia economi- che, sociali, di classe, di genere, di età e di etnia. Linee che strutturano anche il lavoro degli etnografi che, nella maggior parte dei casi, non studiano il proprio in-group, ma attraver- sano vari confini sociali per cercare, anche nella propria città, quella differenza che attrae lo sguardo e alimenta l’immagi- nazione sociologica. Per limitarsi a un paio di esempi, nel suo saggio Carlo Capello indaga l’esperienza dei disoccupati 10 CARLO CAPELLO – GIOVANNI SEMI delle periferie torinesi, che pur condividendo lo stesso spazio urbano, non condividono però il suo stesso spazio sociale e di classe. E se Cingolani, nella sua etnografia, prende in con- siderazione il quartiere in cui vive da alcuni anni, è pur vero che si concentra sull’esperienza e le testimonianze di abitanti locali la cui classe sociale, istruzione e origine sono piuttosto diversi dai suoi. D’altra parte, il fatto di vivere o aver vissuto a Torino rafforza quella condizione, propria di ogni etnografia, che deriva dall’essere implicati nel nostro oggetto di studio, ri- spetto alle cui dinamiche e contraddizioni non possiamo non esprimere la nostra opinione. Come ben afferma Michael Burawoy (2009), l’essere parte del proprio oggetto di stu- dio rafforza la tendenza a prendere posizione, a esprimere la propria opinione politica ed etica, a costruire la propria immagine della città in quanto spazio morale oltre che geo- grafico; implica, in altre parole, l’esigenza di un’etnografia pubblica e impegnata. In questo senso, il libro si propone allora come un’etno- grafia pubblica della città, un’etnografia impegnata (e impre- gnata) di Torino. Un’espressione, e un compito, che vanno però chiariti e sviluppati, cercando in queste poche pagine introduttive di rispondere alle seguenti domande: cosa inten- diamo per etnografia, come intendiamo l’etnografia? Cosa significa, più precisamente, etnografia della città? E perché scrivere, e leggere, un’etnografia di Torino? Un’etnografia nella città o della città? Perché scegliere? La nostra proposta emerge da un presupposto consoli- dato nelle scienze sociali: per osservare da vicino la struttu- ra sociale e dunque il mutamento che la riguarda, occorre guardare all’azione sociale, cioè all’interazione. Le classi sociali, i ruoli, le multiple ascrizioni che portiamo con noi, sono visibili, sono attive, sono in relazione tra loro. Come diceva Bourdieu, parafrasando Hegel, “il reale è relazionale”