MIMESIS / NARRAZIONI SERIALI N. 5 Collana diretta da Veronica Innocenti (Alma Mater Studiorum Università di Bologna) Sara Martin (Università degli Studi di Udine) Valentina Re (Università degli Studi “Link Campus University”, Roma) Massimo Scaglioni (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) Comitato scientifico Stefano Baschiera (Queen’s University Belfast) Mariapia Comand (Università degli Studi di Udine) Aldo Grasso (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) Luca Malavasi (Università degli Studi di Genova) Roy Menarini (Alma Mater Studiorum Università di Bologna) Enrico Menduni (Università degli Studi Roma Tre) Peppino Ortoleva (Università degli Studi di Torino) Guglielmo Pescatore (Alma Mater Studiorum Università di Bologna) Enrico Terrone (Università degli Studi di Torino) Dom Holdaway e Massimo Scaglioni THE WALKING DEAD Contagio culturale e politica post-apocalittica MIMESIS MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it [email protected] Collana: Narrazioni seriali, n. 5 Isbn: 9788857538501 © 2017 – MIM EDIZIONI SRL Via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 24861657 / 24416383 INDICE Introduzione 7 I. C ontagio mediale. Genesi e sviluppo di un ecosistema seriale complesso 13 1. Mainstream cult: nascita di un franchise televisivo 21 2. Complex zombies: una “mitologia plasmabile” dal cinema alla serialità 28 3. Expansions & extensions: le logiche narrative dal fumetto alla transmedialità 34 4. Inside the writers’ room: un’autorialità collaborativa (e conflittuale) 42 II. N uovo ordine post-apocalittico. Allegorie politiche ed etica della sopravvivenza 47 1. Zombie politici 51 2. Dagli zombie ai sopravvissuti 57 3. Il nuovo ordine del mondo 60 4. Libertarianismo inevitabile 65 5. Il senso della fine 72 6. La politica identitaria 80 III. D entro l’universo espanso. I mondi narrativi e il fandom di The Walking Dead 89 1. Un racconto transmediale sbilanciato 91 2. Esperienze di fandom 97 3. Dal riepilogo all’informazione 101 4. Dall’analisi all’arricchimento 108 5. Dall’espansione al supplemento 114 6. Un catalizzatore di fandom: Talking Dead 119 IV. Zombie globali. Circolazione e consumo di un franchise pop 123 1. Un successo annunciato 125 2. AMC e Fox: le ragioni di una partnership globale 131 3. La promozione: dalla costruzione dell’evento alla celebrazione del fandom 136 4. L’adattamento e il doppiaggio: zombie, vaganti, azzannatori, putrefatti, non-morti… 141 Bibliografia 147 Scheda tecnica e sinossi 151 INTRODUZIONE Without George A. Romero there is no Walking Dead. (@RobertKirkman, «Twitter», 17 luglio 2017) Mentre concludiamo le pagine di quest’ Introduzione, nel corso della lunga estate che precede l’attesissimo episodio numero 100 di The Walking Dead (da ora TWD), siamo investiti da notizie che ci allietano – e incuriosiscono la nostra duplice passione di ricercato- ri e di fan – e altre che ci rattristano. Robert Kirkman, il creatore dell’universo di comic che dà origine alla serie televisiva diventata un fenomeno culturale negli Stati Uniti e in tutto il mondo, ren- de omaggio al maestro del cinema horror e padre della più influen- te mitologia sugli zombie, George Romero, scomparso all’età di 77 anni, il 16 luglio 2017. Il tweet di Kirkman intende chiudere, o quan- to meno attenuare, la clamorosa divergenza con lo stesso Romero, che in una serie di interviste concesse a partire dal 2013, aveva avuto modo di criticare TWD definendo la serie “una soap opera con qual- che zombie qua e là”. Al tweet segue un vero e proprio omaggio reso a Romero, contenuto nel numero 171 del fumetto, dove l’introduzione di un nuovo personaggio della saga – Juanita Sanchez, “the Princess of Pittsburgh” (città adottiva del regista) – consente a Kirkman di citare la sequenza iniziale di Il giorno degli zombi (1985). Al di là del giudizio sferzante di Romero, TWD e Kirkman intendono racco- gliere l’eredità del grande racconto di zombie: la distanza che corre fra la narrazione romeriana – tutta intrisa, dietro la metafora dei non-morti, di una feroce e ironica critica nei confronti dell’Ameri- ca contemporanea e dei suoi persistenti problemi, dal razzismo alla massificazione prodotta dalla società del consumo – e il franchise transmediale realizzato dalla rete basic cable AMC costituisce uno 8 The Walking Dead dei punti centrali di questo libro, che prova a riflettere, fra l’altro, sulle allegorie politico-ideologiche contenute, intenzionalmente o meno, nel prodotto televisivo e nelle sue varie estensioni. Nel frattempo, però, TWD – politicamente innocuo “come una soap opera”, per dirla con Romero, o piuttosto in grado di mettere sul piatto, spesso senza risolvere, alcune delle questioni più urgen- temente avvertite nelle società occidentali (l’ossessione nei con- fronti delle fortificazioni, delle mura, del diritto di rinchiudersi in “comunità sicure” e di difenderne i confini anche con l’uso della vio- lenza preventiva; oppure il tema delle malattie epidemiche…) – è diventato un autentico mainstream cult, un prodotto culturale de- cisamente pop, capace di fare da volano a quella zombie renaissance cominciata già dai primi anni del Duemila, per tracimare, come un vero e proprio contagio, in contesti e immaginari apparentemente lontani. Sempre durante la lunga estate che ci separa dal centesi- mo episodio abbiamo assistito a una curiosa, talvolta esplicitamente ironica sovrapposizione fra gli universi narrativi dei due franchise che hanno riscosso il successo e la visibilità globale più ampi nel corso degli ultimi anni: non ci ha colpito più di tanto il fatto che Tyrion Lannister – uno dei personaggi più amati di Il trono di spa- de (Game of Thrones, HBO, 2011-…) – sussurri un velato riferimento a TWD durante il terzo episodio della settima stagione della serie (“I’ll figure out what to do about your walking dead men” ammicca a John Snow e soprattutto allo spettatore attento), né che il grande avversario di quest’ultima parte del racconto sembri assumere sem- bianze più che note agli appassionati di zombie, quanto il fatto che questi riferimenti diventino oggetto di una sconfinata discussione online, a conferma che i prodotti della cultura popolare, mediatiz- zata e sempre più globale, vanno compresi nella viva relazione che innescano nel circuito che connette produzione e consumo (coi fan che iniziano a teorizzare possibili crossover e gli amministratori del profilo ufficiale «Twitter» di TWD che colgono la palla al balzo per farli felici: “Tyrion, no one should ever understimate any kind of #WalkingDead men”). E ancora: le discussioni sul season finale della settimana stagione di Game of Thrones si sono curiosamente incrociate con la scrittura di una parte di questo libro. Se, come si vedrà, il cliffhanger che ci separa dal centesimo episodio di TWD ruota tutto attorno alla guerra che le varie comunità di sopravvissuti intendono condurre, alleandosi fra loro, contro un governo dispo- Introduzione 9 tico e sfruttatore – un’allegoria che richiama un elemento del mito fondativo degli Stati Uniti, la Rivoluzione iniziata nel 1775 – ci ha stupito ritrovare una narrazione molto simile nell’universo fantasy della serie di HBO. A conferma che sotto la coltre dei generi e degli immaginari della cultura popolare ritroviamo motivi più profondi e persistenti, che consentono di inquadrare e comprendere meglio l’identità di una Nazione e la complessità dei racconti che, da qui, riescono a viaggiare nel mondo, e a raggiungere le sue diverse perife- rie, diventando altrettanto e diversamente significativi. E ancora, in questa estate TWD ci ha ricordato che un franchise di tale successo e portata non vive solamente quando è in onda, ma attiva – come si è già accennato – un ciclo continuativo di interazioni e discussioni, in parte alimentate da un’industria che opera sempre più a 360°, attraversando media e piattaforme differenti, senza so- luzione di continuità temporale. Il franchise di TWD è dunque in continua estensione: non solo perché gli universi de-sincronizzati del fumetto e della serie (i due “ipotesti” principali e canonici) pro- ducono volumi cartacei ed episodi, ma perché essi si ampliano pro- gressivamente attraverso prodotti sempre nuovi (l’appena annun- ciato TWD Our World, ad esempio, è un gioco che vuole immergerci nel mondo degli zombie impiegando la tecnologia dell’augmented reality, sulla scia del noto Pokémon Go). Da un lato, dunque, ab- biamo un’industria dell’intrattenimento pronta a produrre innume- revoli sfaccettature dell’universo di TWD, e, un’industria televisiva americana (la rete cable AMC) e globale (i canali di Fox Internatio- nal Channels) che lavora per tenere desta l’attenzione di spettatori e appassionati con le armi della promozione e del marketing (la parte conclusiva del libro è dedicata a questi temi); dall’altro lato ci sono i fan, che con le loro pratiche creative contribuiscono a rendere il franchise ancora più complesso. “Complessità” è una parola che ritornerà spesso in questo volume: inizieremo il nostro viaggio proprio da una discussione del concetto di “TV complessa”, che, secondo Jason Mittell, ben s’attaglia a descrive- re le caratteristiche più rilevanti di una parte della televisione seriale nordamericana, quella che più è stata in grado di “legittimare” non solo il genere, ma forse il mezzo televisivo nel suo complesso (la TV non è più considerata, oggi, semplicemente stupida o volgare; almeno una parte di essa – la serialità in particolare – sembra aver guadagna- to i galloni di una certa rispettabilità culturale…). Una delle convin- 10 The Walking Dead zioni che ci ha guidato nella stesura di questo volume è che, se visto attraverso le lenti della “complessità”, TWD rappresenta un caso di estremo interesse, nonostante le resistenze che tale riconoscimento sembra comportare (in fondo stiamo parlando di un prodotto di ge- nere horror, persino di successo, due elementi che tradizionalmente contribuiscono a sminuire, a non prendere troppo sul serio l’oggetto). TWD propone una forma di “complessità” in parte diversa da quella di altre serie contemporanee, ma altrettanto interessante da esplorare: in relazione alla sua genesi e alla sua struttura di franchise; in rela- zione alle sue politiche di rappresentazione e alle allegorie che è in grado di generare; in rapporto al suo fandom e alle interazioni che con esso sviluppa; e anche per via della sua natura di prodotto distribuito e promosso globalmente, in modo (quasi) simultaneo. Quelli qui sopra elencati sono gli elementi chiave che troverete in questo libro. TWD, dunque, nonostante le oscillazioni nella sua popolarità mi- surate in ascolti, rimane uno dei fenomeni mediali e culturali più rilevanti dell’ultimo decennio: la serie di AMC rappresenta senza dubbio una cartina di tornasole delle caratteristiche e delle mutazio- ni dell’industria culturale contemporanea. Sul piano contenutistico, innanzitutto, TWD catalizza una varietà di fenomeni legati alla mi- tologia “zombesca” sviluppata, negli anni, dal cinema e più recente- mente dalla televisione americana. Dal punto di vista televisivo, poi, il telefilm prende il testimone da Lost e da altre serie “complesse” degli anni 2000 nello sviluppare una forma di narrazione improntata alla “popolarizzazione del culto” e all’apertura potenzialmente infini- ta del racconto. Sul versante della rappresentazione e dell’ideologia, inoltre, il focus della serie si sposta progressivamente dalla centralità degli zombie (o del virus che “li produce”) come origine dell’apocalis- se, all’idea di una rifondazione della civiltà umana che dà per scontati il pericolo continuo e la necessità di convivenza con i non-morti: in questo modo TWD presenta un’ampia e ricca casistica di dilemmi etico-esistenziali, problematiche politiche, interrogativi legati all’or- ganizzazione sociale, alle questioni razziali e di gender. Infine il pro- dotto creato per AMC intercetta e mette in forma in modo originale alcune dinamiche tipiche dell’industria televisiva contemporanea, quali il dialogo intertestuale fra fumetto, cinema e TV, le esigenze “transmediali” di un sistema comunicativo sempre più “convergente”, la necessità di intercettare il gusto di un fandom sempre più globale,