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Teorie dell'evento. Alain Badiou e il pensiero dello spettacolo PDF

251 Pages·2017·16.07 MB·Italian
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> MIMESIS / FILOSOFIE DEL TEATRO Questa prima raccolta di saggi in italiano su Alain Badiou rappresenta il tentativo di mi­ surare la forza di un pensiero che ha trovato nella riflessione sulle arti dello spettacolo, e sul teatro in particolare, un fondamentale campo di indagine. La categoria di evento, su cui si fonda l’architettura filosofica di Badiou, è infatti il luogo in cui si intrecciano pensieri e riflessioni che il più importante filosofo vivente dedica tanto all'arte della scena quanto alla danza e al cinema. Che cos’è lo spettacolo? In che modo l'atto del rappresentare costituisce ancora un modo per decifrare e comprendere il presente? Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro, muovendo dalla proposta di Badiou, vuole rispondere. Il volume, che si apre con una prefazione scritta da Badiou appositamente per l'occasione e si chiude con una postfazione di Roberto De Gaetano, intende dunque ripensare i rapporti tra arte, spettacolo e filosofia, alla luce di una loro ridefinizione nel contemporaneo. i MIMESIS/FILOSOFIE DEL TEATRO N.29 Collana diretta da Maddalena Mazzocut-Mis COMITATO SCIENTIFICO Maddalena Mazzocut-Mis. Università degli Studi di Milano Alberto Bentoglio, Università degli Studi di Milano Dariusz Lesnikowski. Università di Lòdi Mireille Losco-Lena. Université Lumière, Lyon 2 Maria Filomena Molder, Universidadc Nova de Lisboa TEORIE DELL’EVENTO Alain Badiou e il pensiero dello spettacolo Prefazione di Alain Badiou Postfazione di Roberto De Gaetano A cura di Francesco Ceraolo MIMESIS Il saggio The Theatre of Alain Badimi di Martin Puchner, presentato in traduzione, è stato pubblicato in “Theatre Research International”, voi. 34, pp 256-266 (2009) C International Federation for Theatre Research. Si ringrazia Cambridge University Press per la gentile concessione. MIMESIS EDIZIONI (Milano - Udine) www.mimesisedizioni.il mimesists mimesiscdizioni.it Collana: Filosofie del teatro, n. 29 Isbn: 9788857540733 Issn: 2384-9533 O20I7-M1M EDIZIONI SRL Via Monfalcone. 17/19 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 24861657 1 24416383 INDICE Prefazione. Per un teatro delle idee 7 di Alain Badiou Introduzione. Il t eatro e il suo oltre 11 di Francesco Ceraolo PARTE PRIMA IL TEMPO DELLA RAPSODIA 43 di Daniele Giiastini Estrarre dal reale 57 di Carlo Serra Verità e realtà dell'agire e del patire 75 di Dario Cecchi Idee vere, speranze, valori 83 di Giovanni Iorio Giannoli Il teatro e l’evento: esercizi di decostruzione 97 di Martino Feyles Tragedia e rappresentazione in Badiou e Deleuze 107 di Angela Boz'.aotra Lo SPETTATORE TRA DESIDERIO E POTENZA DELL’IDEA 117 di Andrea Vecchia Badiou e il teatro postdrammatico. Note per un (non-)incontro 127 di Pietro Bianchi II. DESIDERIO DELIjA RIVOLUZIONE TRA LOGICA DEL FALLO E CASTRAZIONE. 1ÌADIOU E GENET 1 35 di Livio Boni Il teatro di Alain Badiou 143 di Martin Puchner PARTE SECONDA Anàlogos: l’ombra, ia grotta, le mille immagini del cinema 159 di Daniele Dottarmi “Quando ogni immagine è facile”. Una geofilosofia POLITICA DEI MEDIA. TRA BADIOU E DELEUZE 171 di Francesco Zucconi Paradosso, cinema e filosofia. Badiou e Eastwood 183 di Alessia Cervini Falsi movimenti. Badiou, de Oliveira, Nancy 191 di Bruno Roberti Il primo mobile: sulla danza o dell'evento prima del nome 20d di Maria Cristina Addis Transizione assoluta. Badiou e Wagner 215 di Tommaso Tuppini Postfazione. Ritorno all’opera 229 di Roberto De Gaetano Indice degli autori 23d 241 Indice dei nomi Alain Badigli PREFAZIONE. PER UN TEATRO DELLE IDEE* Teatro e filosofìa, dal momento della loro nascita congiunta in Grecia, hanno attraversalo, come una vecchia coppia il cui amore e i cui litigi ani­ mano ancora la vita, ducmilacinquccento anni di storia. Oggi è possibile trovare delle traduzioni e delle edizioni recenti di Platone o di Aristotele in tulli i paesi del mondo, c ininterrottamente si mettono in scena Sofocle e Euripide. In pratica, non c’è che la matematica che possa competere con un simile arco temporale: si insegnano infatti ai ragazzi i rudimenti della geo­ metria euclidea o deH’aritmetica pitagorica come se la loro antica evidenza fosse inaccessibile all’usura. Forse la filosofìa ha come eterna missione quella di conciliare, in con­ dizioni continuamente malevoli, quello che ci dice il teatro, con la sua amabile sensualità, e quello che ci insegna, per riprendere un’espressione di Lautréamont, la «severa matematica». In ogni caso, è sicuramente vero che esattamente come le tragedie gre­ che non sono affatto invecchiate - e lo dimostrano le nuove e potenti messe in scena che oggi le fanno resuscitare per il pubblico contempo­ raneo - la logica matematica greca, così sorprendentemente fulminan­ te nella sua semplicità che stabilisce l’esistenza di un’infinità di numeri primi, viene riproposta tale e quale ogni volta che si instrada qualcuno all’arilmelica dimostrativa. E non aveva torlo Whitehead nel dire che tutta la storia della filosofia può essere ricondotta alle note a piè di pagina dei dialoghi di Platone. Èdel lutto stupefacente che questi tre prodotti dell’invenzione della mente umana di cui noialtri - animali per il resto così indifesi, egoisti, violenti, interessati, il cui gracile aspetto non regge il confronto con quello di una tigre siberiana o di un grande pappagallo blu - siamo senza dubbio capaci, siano stati nel corso della loro storia vilipesi, censurati o disprezzati tanto dalla volubilità dell’opinione quanto dalle istituzioni più fortemente radicate. Traduzione dal francese di Patrizia Fantozzi. 8 Teorie dell’evento Sì, oggi come ieri, il lealro. la matematica c la filosofia hanno come destino comune quello di esser duramente criticati e trattati con diffidenza. Enoteche le grandi religioni hannoalungoproibiloil teatroc mollo spesso lo guardano ancora con sospetto. Quasi ovunque infatti si è considerato un attore un dannalo c un’attrice una donna di facili costumi. Si è sostenuto inoltre che l’imitazione scenica degli dèi fosse una blasfemia, e quella delle passioni umane un incoraggiamento ad abbandonarsi al nichilismo dei vizi o a sprofondare nella disperazione di un mondo violento c dominato dalla fatalità. Gli stessi moderni hanno proclamato che ogni arte autentica dovesse farla finita con la rappresentazione, tendendosi così più vicina al dinamismo vitale di cui i corpi sono portatori, abolendo la distanza fatale tra attori c pubblico, tra scena c sala, al fine di dare origine a un collettivo festoso in cui lutti avessero indistintamente il loro ruolo attivo. L’idea attuale è quella di dare vita a un ‘'lealro” senza alcuna lealralità, un teatro che abolisce il teatro. Ecco allora che ci troviamo di fronte, forse, a una religione contemporanea: obliata l’antica legenda dcll’elernita dell’anima, essa riorganizzerebbe il desiderio smarrito di confondersi con il nudo reale del corpo, che non è rappresentalo da niente e che niente rappresenta. Neppure la matematica ha più avuto un successo unanime. Ancora oggi, anche se un qualsiasi oggetto tecnico (un telefono, un’automobile, una lampadina elettrica, un computer, un drone...) è un puro concentralo di sapienti calcoli matematici, dichiarare che “non ci si intende di matemati­ ca” è quasi un gesto di cortesia sociale. Si tende infatti volentieri a soste­ nere che tali astrazioni siano “inutili” e che, ad ogni modo, l’astrazione in generale non abbia posto nella “vita ordinaria”. Ancora meno nella Vita maiuscola a cui si appellano Nietzsche e Bergson. Per il primo, il culto che molti filosofi classici hanno avuto della matematica non è che il mortifi­ cante destino della «malattia del platonismo» («maladie Platon»') da cui è doveroso guarire. Per l’altro, la matematica non è che la parte astratta dell’azione umana sulla natura e non intrattiene nessun rapporto con la «morale aperta» a cui ci esorta l’esempio supremo della santità. Ma è vero che già Aristotele accusava Platone di feticismo malemalizzanle e afferma­ va che la matematica fosse più prossima all’eleganza estetica di un gioco d’ingegno che a qualsiasi verità. La filosofìa infine, particolarmente ai giorni nostri, sembra aver perso la sua aura, c in tre modi distinti e articolati. Dal punto di vista dell’opinione, visto che si è arrivali a chiamare “filosofo” ogni cronista, ogni giornalista, allorché si riveli capace di discutere in pubblico di una qualsivoglia questione attuale. È la deca­ denza per inflazione.

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