Dello stesso Autore presso la Jaca Book Il conflitto delle interpretazioni, 1977, nuova ed. 1995, ult. rist. 1999 La metafora viva, 1981, ult. rist. 1987 La semantica dell'azione, 1986, ult. rist. 1998 Tempo e racconto. Volume 1, 1986, ult. rist. 1994 Tempo e racconto. Voiiune 2. La configura- zione nel racconto di finzione, 1987, ult. risi. 1999 Tempo e racconto. Volume 3. Il tempo rac- contato, 1988, ult. rist. 1999 Dal testo all'azione. Saggi sull'ermeneutica, 1989, ult. rist. 1994 Sé come un altro, 1993, ult. rist. 1999 Conferenze su ideologia e utopia, 1994 Critica e convinzione, 1997 BJflession fatta. Autobiografia intellettuale, 1998 Paul Ricoeur TEMPO E RACCONTO Volume secondo LA CONFIGURAZIONE NEL RACCONTO DI FINZIONE Jaca Book Titolo originale Temps et récit il La configuration dans le récit de fiction traduzione Giuseppe Grampa ©1984 Editions du Seuil, Paris ©1985 Editoriale Jaca Book SpA, Milano prima edizione italiana febbraio 1987 seconda ristampa ottobre 1999 copertina e grafica UlBcio grafico Jaca Book in copertina La donna e il moschettiere, disegno a matita di P. Picasso, 1967 Finito di stampare nel mese di settembre 1999 dalla New Press di Como ISBN 88-16-40183-4 Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book SpA - Servizio Lettori Via V. Gioberti 7,20123 Milano, tel. 02/48561520/29, fax 02/48193361 INDICE Avvertenza La configurazione (ki tempo nel racconto di finzione 11 Capitolo primo Le metamorfosi dell'intrigo 19 1. AI di là del mutbos tragico 20 2. Perennità: un ordine dei paradigmi? 30 3. Declino: fine dell'arte di raccontare? 39 Capitolo secondo I condizionamenti semiotici della oarratività 55 1. La morfologìa della favola secondo Propp 61 2. Per una logica del raaxjnto 70 3. La semiotica narrativa di AJ. Greimas 79 Capitolo terzo I giochi con il tempo 103 1. I temi» del verbo e l'enundazione 104 2. Tempo del raccontai« (Erzählzetl) e tempo raccontato (erzählte Zeit) 127 Indice 3. Enunciazione - enunciato - oggetto aiel 'discorso del rac- conto' 134 4, Punto cìi vista e voce narrativa 146 Capitolo quarto L'esperienza temporale di finzione 167 I. Tra tempo mortale e tempo monumentale: Mrs. Dalloway II. Der Zauberberg III. Alla ricerca del tempo perduto: il tempo ritrovato 1. Il tempo perduto 2. Il tempo ritrovato 3. Dal tempo ritrovato al tempo perduto Conclusioni AVVERTENZA Il secondo volume di Tempo e racconto non richiede una speciale in- troduzione. Questo volume contiene la terza parte di un'opera unica il cui programma è presentato all'inizio del primo volume. Inoltre questa terza parte, svolgendo il tema della configuratone del tempo nel raccon- to di finzione, riprende puntualmente il tema della seconda parte, la con- figurazione del tempo net racconto storico. La quarta parte, che sarà svol- ta nel terzo e ultimo volume, raccoglierà sotto il titolo del Tempo rac- contato il triplice contributo che fenomenologia, storia e finzione forni- scono alla capacità propria del racconto, preso in tutta la sua ampiezza e unità, di rifigurare il tempo. Questa breve avvertenza mi offre l'occasione di aggiungere, ai ringra- ziamenti formulati all'inizio del primo volume di Tempo e racconto, l'espressione della mia gratitudine per la Direzione del National Huma- nities Center nella Carolina del Nord. Le ricerche pubblicate in questo volume sono state in gran parte rese possibili dalle eccezionali condizio- ni di lavoro che tale Centro mette a disposizione dei suoi fellows. LA CONFIGURAZIONE DEL TEMPO NEL RACCONTO DI FINZIONE ••Hi In questa terza parte, il modello narrativo che abbiamo indicato co- me mimesis ii ' viene sottoposto a verifica in un nuovo ambito del cam- po narrativo che, per distinguerlo da quello del racconto storico, indico con il termine racconto di finzione. A questo vasto sotto-insieme appar- tiene tutto quel materiale che la teorìa dei generi letterari colloca sotto l'etichetta del racconto popolare, dell'epopea, della tragedia e della com- media, del romanzo. Tale elencazione sta semplicemente ad indicare quali testi prenderemo in esame con particolare attenzione per la loro strut- tura temporale. Non soltanto non ritengo completa l'elencazione di tali generi letterari, ma tale provvisoria denominazione non mi obbliga a se- guire una determinata e vincolante classificazione dei generi letterari, e questo nella misura in cui il nostro obbiettivo specifico ci esonera da una presa di posizione circa i problemi telativi alla ckssificazione e alla storia dei generi letterari Ci serviremo, a tale proposito, delle nomen- ' Cfr. Temps et Récit, t. 1 (tr. it. Tempo e Racconto, voi. I, Jaca Book, Milano 1986), cap, m, in particolare RJ. 94-108. ^ T. Todorov definisce in rapporto vicendevole le tre nozioni di letteratura, di discorso e di genere; cfr. « La notion de littétature » in Lei Genres du discours. Ed. Seuil, Paris 1978, pp, 13-26. Si può obiettare che le singole opere trasgrediranno qualsiasi categotizzazione? Resta il fatto cfae « ogni trasgressione per esìstere come tale, ha bisogno di una legge che verrà trasgredita puntualmente » (« L'origine des genres », ibid., p. 45). Questa legge consiste in una determinata codificasione di pro- prietà discorsive prdiminari, ossia in una ìstituzionalizza2done dì ^termirate « tra- sformazioni che alcuni atti di parola subiscono per produrre un detemiìnato genere 13 La configurazione <lel tempo nel racconto di finzione dature abitualmente in uso, tutte le volte che la problematica ce lo con- sentirà. Per contro, dobbiamo fin d'ora giustificare la scelta di racco- gliere questo sotto-insieme narrativo sotto il termine di racconto di fin- zione. Restando fedele alla scelta compiuta nel primo VOIUHK dò al termine finzione una ampiezza minore di quella fatta propria da non po- chi autori CIK lo considemno come sinonimo di configurazione narrativa. Tale identificazione tra configurazione e finzione non manca di valide ra- gioni, nella misura in cui l'atto configurante è ima operazione compiu- ta dalla immaginazione produttrice, nell'accezione kantiana del termi- ne. Riservo l'uso del termine finzione per quelle creazioni letterarie che non hanno l'ambizione—propria del racconto storico—di dar vita ad un racconto vero. Effettivamente, se consideriamo come sinonimi configu- razione e finzione, non abbiamo più a disposizione un termine capace di esprimere il diverso rapporto che questi due modi narrativi hanno nei confronti del problema della verità. Racconto storico e racconto di fin- zione hanno in comune il fatto di fare ricorso alle medesime operazioni configuranti che abbiamo posto sotto il segno di mimesis il. Per con- tro, ciò che oppone queste due forme di racconto non riguarda l'attivi- tà strutturante operante nelle strutture narrative in quanto tali, bensì la pretesa di attingere la verità, pretesa grazie alla quale si definisce la ter- za relazione mimetica. È opportuno sostare lungamente al livello di quella che è, tra azio- ne e racconto, la seconda relazione mimetica. Vedremo così precisarsi convergenze e divergenze inattese e che riguardano il destino della con- figurazione narrativa nei due ambiti del racconto storico e del racconto di finzione. I quattro capitoli che compongono questa terza parte costituiscono le tappe di un unico itinerario: si tratta, dilatando, approfondendo, ar- ricchendo, spalancando la nozione di costruzione di intrigo * recepita dal- la tradizione aristotelica, di diversificare la nozione di temporalità pro- pria della tradizione agostiniana, senza uscite dalla cornice rappresentata letterario» {ibid., p. 74). In questo modo vengono preservate, ad un tempo, la fi- liazione ira i generi letterari e il discorso ordinario, e l'autonomia della letteratura. Per le prime analisi della nozione di genere letterario proposta da Todorov vedere la sua Introduction à la littirature fantastique. Ed. du Seuil, Fatis 1970. 3 ar. p. 108. * Per l'uso dei termini «intrigo» e «costruzione di intrigo» si rimanda alla Prefa2Ìone, nota 1 di Tempo e Racconto voi. i, Milano 1986. 14 La configurazione <lel tempo nel racconto di finzione dalla nozione di configurazione narrativa, quindi senza oltr^assate i con- fini di mimesis ii. 1. Dilatare la nozione di costmzione di intrigo vuol dire, anzitut- to, riconoscere la capacità, propria del muthos aristotelico, di passare per un processo di metamorfosi senza smarrire la propria identità. La forza dell'intelligenza narrativa deve essere commisurata a tale capacità di mutamento propria della costruzione di intrigo. Diversi interrogativi sono, a questo proposito, sottintesi: a) Un genere narrativo nuovo co- me il romanzo moderno, per esempio, conserva ancora con il muthos tragico—sinonimo pel i Greci di costruzione di intrigo—un rapporto di filiazione tale che consenta di situarlo entro la categoria formale di di- scordanza concordante con la quale abbiamo caratterizzato la configura- zione narrativa? b) Attraverso le sue mutazioni, la costruzione di intri- go ci offre una stabilità tale da poterla collocare entro quei paradigmi che custodiscono lo stile di tradizionalità proprio della funzione narra- tiva, almeno nell'area culturale occidentale? c) A partire da quale soglia critica le deviazioni più estreme rispetto a questo stile di tradizionalità impongono di fare intervenire l'ipotesi non solo di una sorta di sdsma in rapporto alla tradizione narrativa, ma addirittiura di una morte della stessa funzione narrativa? In questa prima ricerca, il problema dd tempo è sollevato solo mar- ginalmente, a partire dai concetti di innovazione, stabilità, declino, con- cetti grazie al quali cerdiiamo di caratterizzare l'identità della funzione sarrativa, senza cedere ad alcuna forma dì essenzialismo. 2. Approfondire la nozione di costruzione di intrigo vuol dire con- frontare l'intelligenza narrativa, forgiata attraverso la frequentazione dei jscxonti trasmessi dalla nostra cultura, con la razionalità alla quale fa'ri- cotso oggi la narratologia ^ e, in particolare, la semiotica narrativa tipi- ca deU'approcdo strutturale. Il dibattito voltò a fissare se la priorità spetti alla int^Hig^a narrativa o alla razionalità semiotica, dibattito Bel quale dovremo prendere posizione, presenta una evidente analogia ^ Stiettanente parlando, si dovrebbe chiamai narratologia la scienza delle strut- ta narrative, senza consìd^w« la distinzione £ta racconto starico e tatxonto dì Tuttavia, secondo l'uso contemporaneo del termine, la narratologia si con- wara sul racconto di finzione, senza escludere incursioni nel campo ddk storic^xa- £ in funzione di questa ripartizione di fatto dei ruoli che qui confronto k har- ma^c^ia e la storiografia. 15