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taviani e la politica estera italiana degli anni cinquanta PDF

218 Pages·2017·1.35 MB·Italian
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Middlesex University Research Repository An open access repository of Middlesex University research http://eprints.mdx.ac.uk Actite, Federico (2011) Taviani e la politica estera italiana degli anni cinquanta (1949-1954). Masters thesis, Universita degli Studi di Genova. [Thesis] This version is available at: https://eprints.mdx.ac.uk/8367/ Copyright: MiddlesexUniversityResearchRepositorymakestheUniversity’sresearchavailableelectronically. Copyright and moral rights to this work are retained by the author and/or other copyright owners unlessotherwisestated. Theworkissuppliedontheunderstandingthatanyuseforcommercialgain is strictly forbidden. A copy may be downloaded for personal, non-commercial, research or study without prior permission and without charge. 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See also repository copyright: re-use policy: http://eprints.mdx.ac.uk/policies.html#copy UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI GENOVA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in Scienze storiche, archivistiche e librarie Anno accademico 2011-2012 TAVIANI E LA POLITICA ESTERA ITALIANA DEGLI ANNI CINQUANTA (1949-1954) Referente Prof. Marco Doria Coreferenti Candidato Prof. Osvaldo Raggio Actite Federico Prof. Daniela Preda “La chiave di lettura della storia italiana dalla primavera del 1947 al 1989 sta nella doppia politica estera. La politica estera è l'essenza, la scelta prioritaria della vita di uno Stato come l'Italia situata al centro del Mediterraneo, in un crocevia culturale ed economico quant'altri mai esteso e variegato.” P E T , AOLO MILIO AVIANI Politica a memoria d'uomo 1 Indice pag. 3 Introduzione Cap1 Il contesto: l'Italia e lo scenario internazionale dei primi anni '50 pag. 6 1.1Lo scenario internazionale del secondo dopoguerra pag. 10 1.2La politica interna e la società italiana del secondo dopoguerra: dalla ricostruzione al miracolo economico pag. 16 1.3La politica estera italiana durante gli anni cinquanta Cap2 La formazione, il pensiero e l'attività politica di Taviani prima del 1949. pag. 20 2.1 La formazione pag. 22 2.2La guerra e la resistenza pag. 26 2.3L'inizio dell'attività politica all'interno della Dc pag. 28 2.4 Il pensiero economico sociale Cap3 1949-1951: Dall'Alleanza Atlantica alla Ceca: Taviani rappresentante italiano al piano Schuman pag. 31 3.1L'europeismo di Taviani e la sua posizione di fronte ai progetti di integrazione europea e di alleanza atlantica. pag. 47 3.2Le dimissioni dalla segreteria nazionale, la partecipazione ai movimenti federalisti e il rilancio di “Civitas” pag. 54 3.3Rappresentante italiano per il Piano Schuman pag. 88 3.4 Leader di Iniziativa Democratica Cap4 1951-1953: Dalla nascita dell'esercito europeo alla Comunità Politica Europea: Taviani sottosegretario agli Esteri pag. 91 4.1Il Piano Pleven pag. 93 4.2Rappresentante italiano per il Piano Pleven pag. 103 4.3Sottosegretario agli esteri pag. 111 4.4La conclusione dei lavori per la Ced e le origini della Comunità politica Europea pag. 131 4.5La nascita della Comunità politica Europea Cap5 1953-1954: Il declino dei progetti europeisti e il ritorno di Trieste all'Italia: Taviani e i primi anni al ministero della difesa pag. 152 5.1Ministro della Difesa pag. 161 5.2La conclusione del processo di ratifica del trattato della Ced e la fine dei progetti delle Comunità Europee pag. 174 5.3La questione di Trieste prima dell'agosto 1953 pag. 179 5.4Il primo anno di Taviani al ministero della difesa e il ritorno di Trieste all'Italia pag. 209 5.5L'Unione Europea Occidentale e il destino delle speranze europeiste pag. 212 Conclusione pag. 213 Bibliografia pag. 215 Fonti Archivistiche 2 Introduzione La scelta dell'oggetto di questa tesi ha un origine molto particolare, che credo valga la pena di essere brevemente raccontata. Quanto oramai molti anni fa, durante una delle mie tante letture liceali dedicate al mondo della storia mi capitò di leggere un volume sulla storia di Cristoforo Colombo, devo confessare che il nome di Paolo Emilio Taviani, che appariva sulla copertina di quel libro era per me quasi del tutto sconosciuto. Tuttavia essendo all'epoca passati pochi anni dalla morte di Taviani, ed essendo un personaggio molto importante per la storia contemporanea della mia regione, il suo nome suscitava in me un vago ricordo. Dato il mio carattere curioso, mi misi così subito a cercare nel retro di quel libro le notizie sul suo autore. Le brevi notizie biografiche che vi trovai, e in cui la figura di Taviani veniva testualmente riassunta come: “illustre esponente della storia dell'Italia repubblicana, membro di diversi governi, professore di Economia all'Università di Genova, fu anche uno dei massimi conoscitori della vita di Colombo.”, non fecero che accrescere la mia curiosità e la mia volontà di saperne di più non poté che crescere. Fu così che due anni più tardi, nel frattempo concluso il liceo e iscrittomi alla facoltà di Lettere e Filosofia con sorpresa scoprii quanto fosse importante la figura di Taviani per l'intera storia nazionale, di quanto poco fosse stato scritto su di lui e di come a parte un volume autobiografico contenente le pagine del suo diario, all'epoca non esistesse nemmeno una biografia. Fu quindi questo il principale motivo che ancora alcuni anni più tardi, al termine della mia laurea specialistica in Storia Contemporanea, mi convinse ad occuparmi di Taviani e a porlo come oggetto della mia tesi di laurea. Le mie intenzioni dovettero però ben presto scontrarsi con l'enorme numero di attività svolte da Taviani durante tutta la sua lunghissima vita, dalla resistenza all'attività ministeriale, agli studi su Colombo, che rendevano pressoché impossibile l'attuazione del mio desiderio di scrivere una biografia sulla sua vita. Decisi così, grazie ai suggerimenti del Prof. Lauro Grassi e della Prof. Daniela Preda, dopo aver analizzato i documenti e dopo aver considerato la mia area di specializzazione storica, di restringere il mio campo di ricerca in particolare a cinque anni della vita di Taviani, quelli compresi tra il 1949 e il 1954. Come si vedrà all'interno del mio lavoro, si tratta senza dubbio di un periodo di fondamentale importanza per comprendere tutta la sua successiva attività ministeriale. Infatti è proprio in questi anni che Taviani completa la propria formazione intellettuale e che svolge quell'attività che lo porta a rivestire un ruolo importante nella politica estera non solo italiana, al cui termine viene nominato per la prima volta ministro, incarico che poi ricoprirà in ruoli ben più importanti nei decenni successivi. La mia tesi inoltre analizza la figura di Taviani da un punto di vista particolare, essa è infatti centrata sul suo ruolo nella politica estera italiana della prima metà degli anni '50 in particolare nella nascita delle istituzioni europee e nel ritorno di Trieste all'Italia. Chi sopratutto in Liguria ha conosciuto Taviani per il suo impegno nella politica locale, di cui tra l'altro esiste una buona letteratura, rappresentata dalle memorie pubblicate dai numerosi personaggi che in questa regione lo hanno conosciuto, avrà quindi modo di conoscere la figura di Taviani sotto una luce diversa. Prima del mio lavoro, sull'attività di Taviani nella politica internazionale tra il 1949 e il 1954 esisteva sostanzialmente solo il breve saggio della Prof. Daniela Preda: “L'Europa di Paolo Emilio Taviani dalla resistenza ai trattati di Roma”, edito nel 2002 nel volume del Mulino: “L’europeismo in Liguria. Dal Risorgimento alla nascita dell’Europa Comunitaria”. Tale saggio analizza la formazione e l'attività europeista di Taviani durante un arco cronologico più 3 esteso di quello affrontato nella mia tesi, in quanto esso copre il periodo dal 1944 al 1957. Le fonti da me utilizzate in questo lavoro si basano sostanzialmente su due grandi gruppi di documenti, in parte già utilizzati dalla Prof. Preda nel suo saggio, in parte inediti. Il primo gruppo è rappresentato dalle fonti primarie costituite dai documenti d'archivio. L'archivio personale di Taviani, attualmente non aperto alla consultazione pubblica, è stato da me parzialmente consultato e rappresenta una delle principali fonti attraverso cui ho potuto realizzare questo lavoro, grazie alle fotocopie dei documenti contenuti al suo interno donate nel 2000 dallo stesso Paolo Emilio Taviani alla Prof. Preda. Si tratta di documenti di varia natura, dai telegrammi e dalle lettere scambiate tra Taviani e i rappresentanti del ministero degli esteri italiano durante la sua attività nelle istituzioni europee, ai rapporti realizzati da e per Taviani durante la sua attività di mediazione nelle varie conferenze internazionali che si tennero in quegli anni per raggiungere gli accordi sulla nascita delle comunità europee, agli articoli di giornale e ai testi dei suoi interventi pubblici. Essi costituiscono nel loro insieme una vasta e particolareggiata fonte di informazioni, ma a mio avviso confrontando il tipo e il contenuto dei documenti fotocopiati con le informazioni ricevute dalle altre fonti denotano una più o meno consapevole intenzione da parte del suo autore di lasciare una precisa immagine di se, sottolineando quello che era stato il suo ruolo all'interno dei singoli avvenimenti. Le fonti provenienti dagli archivi dei ministeri degli esteri, hanno sicuramente rappresentato dopo quelle contenute nell'archivio di Taviani, la maggior fonte di dati per la mia tesi. Esse per quanto riguarda le fonti consultate si suddividono a seconda della loro provenienza tra quelle riguardanti il processo di integrazione europea depositate presso l'archivio storico del Ministero degli esteri a Roma, e l'archivio storico dell'Unione Europea all'European Institue a Firenze e quelle relative alla questione di Trieste provenienti sia dall'archivio storico del ministero degli Esteri italiano a Roma, sia dal Foreign Office britannico a Londra. Esse sono state fondamentali per offrirmi una visione più completa e distaccata di Taviani e del suo ruolo all'interno dei grandi processi di cui si è occupato, e per molti aspetti sono state complementari alle fonti consultate attraverso l'archivio personale di Taviani. Un'ulteriore fonte archivistica, se pur di minore importanza è rappresentata dall'Archivio dell'Azione Cattolica depositato presso l'Istituto Paolo VI a Roma, che mi ha permesso di analizzare i rapporti intercorsi in quegli anni tra gli organismi internazionali dell'Azione Cattolica e Taviani. Una categoria a cavallo tra le fonti primarie e quelle secondarie è rappresentata dai discorsi parlamentari di Taviani, che sono interamente raccolti in un volume apparso nel 2005, per conto della casa editrice Il Mulino, il contenuto di tali testi, pur essendo originale, come si vedrà diverse volte all'interno di questa tesi, si è però rivelato non sempre immune da revisioni e aggiustamenti postumi. Un'altra fonte di fondamentale importanza per la realizzazione di questo lavoro, ma dalle caratteristiche molto particolari, è rappresentata dalla pagine del diario di Taviani, pubblicato nel corso di due diverse occasioni in due distinti volumi. Il primo intitolato “I giorni di Trieste”, pubblicato già nel 1994 per conto delle Edizioni Civitas e ripubblicato nel 1998 nelle edizioni Il mulino, contiene le pagine riguardanti la questione di Trieste e comprese tra l'agosto 1953 e il novembre 1954. Il secondo, intitolato “Politica a memoria d'uomo” e pubblicato postumo nel 2002, contiene invece le pagine di diario non comprese nel primo volume e riguarda l'intero arco cronologico della vita di Taviani con in più l'aggiunta di ampie sezioni di testo dedicate alla spiegazione e all'interpretazione da lui data ai temi trattati nelle pagine del suo diario. Queste due opere mi sono state utili per inquadrare e molte volte leggere attraverso gli occhi di Taviani gli eventi presentati da altre fonti. Vista la natura stessa della fonte, nelle pagine del suo diario, ancor più che nella scelta della fotocopiatura dei documenti del suo archivio, si nota un impostazione personale della ricostruzione degli eventi che privilegia nell'importanza data ai 4 personaggi che hanno determinato i singoli eventi, il ruolo svolto dal suo autore. La seconda categoria è rappresentata dalle fonti secondarie, e si può a sua volta dividere in diverse sottocategorie. Le fonti bibliografiche rappresentate dai numerosi volumi pubblicati da Taviani negli anni '50 e che raccolgono organizzandoli alcuni di quelli che sono stati i suoi interventi pubblici a sostegno delle istituzioni europee e dell'alleanza atlantica, costituiscono una fonte di eccezionale importanza per la ricostruzione del suo pensiero politico e per l'analisi della sua evoluzione nel corso degli anni. La rivista Civitas, ripresa e diretta da Taviani per 45 anni dal 1950 al 1995, rappresenta un ulteriore fonte di conoscenza del pensiero di Taviani non solo per i numerosi testi da lui pubblicati su tale rivista, ma anche per l'influenza da lui svolta come direttore nella scelta degli articoli apparsi su questa rivista e della loro impostazione per commentare e analizzare i principali avvenimenti internazionali di quegli anni. L'influenza del suo pensiero è in particolar modo evidente nella seconda parte dei numeri di Civitas, in cui al termine degli articoli, veniva proposta un appendice denominata Rassegne, che conteneva al suo interno il riassunto e l'analisi dei principali fatti accaduti nel corso del mese appena trascorso. Un altra fonte è rappresentata dalle registrazioni delle numerose interviste che sono state fatte nel corso degli anni a Taviani sul suo ruolo nel processo di integrazione europea e che ho potuto ascoltare grazie sia alle trascrizioni custodite nell'archivio storico dell'UE, sia ai nastri messi gentilmente a mia disposizione dalla Prof. Preda. Un ultima preziosa fonte, mi è stata infine fornita dai numerosi colloqui che ho avuto con tutte quelle persone che come il Dottor Luigi Giraldi, l'Avvocato Giovanni Bonelli, il Dottor Giancarlo Piombino e il Professor Giovanni Varnier hanno lavorato a fianco di Taviani nel corso degli ultimi anni della sua attività politica e grazie a cui ho potuto conoscere meglio il pensiero e l'attività politica di Taviani, chiarendo alcuni punti della mia tesi che dallo studio dei documenti non erano risultati del tutto chiari o su cui non avevo prestato la giusta attenzione. Al termine di questo lavoro, alcuni dei punti sull'europeismo di Taviani già evidenziati dalla Prof. Daniela Preda nel suo saggio del 2002, in particolare la forte influenza esercitata sul suo pensiero europeista da personaggi come De Gasperi e Monnet sono stati riconfermati e approfonditi, attraverso l'uso della documentazione inedita. Mentre altri punti inerenti sopratutto il ruolo da lui svolto nella questione di Trieste, e il suo non sempre chiaro rapporto tra interessi europei e interessi nazionali nella sua attività politica, sono stati qui affrontati per la prima volta o letti sotto una luce diversa che ne evidenzia maggiormente il carattere e la visione pragmatica della sua variegata personalità. I risultati a cui sono giunto da questo studio non hanno la pretesa di esaurire l'argomento trattato, ma vogliono semplicemente gettare nuova luce sulla figura di una personalità importante e poco studiata come Taviani e sopratutto essere di stimolo per opere di maggiori dimensioni che ne studino la figura in tutta la sua interezza. Questa tesi infine attraverso lo studio del ruolo svolto da Taviani, nel processo di integrazione europea, vuole anche essere una testimonianza e un approfondimento nello studio della sorprendente varietà di origini, pensieri e intenti che all'indomani della seconda guerra mondiale spinsero una coraggiosa schiera di politici con un atto di sorprendente lucidità a rispondere alle nuove sfide poste dal mutato contesto internazionale, superando i tradizionali limiti della politica nazionale e realizzando quelle che sarebbero divenute le future istituzioni europee. 5 Cap1 Il contesto: l'Italia e lo scenario internazionale dei primi anni '50 1.1 Lo scenario internazionale del secondo dopoguerra Lo scenario internazionale degli anni cinquanta era dominato da due grandi temi: la guerra fredda e la decolonizzazione1. La guerra fredda era la conseguenza delle profonde divergenze che si erano avute all'indomani della seconda guerra mondiale tra le forze alleate che avevano sconfitto le potenze dell'Asse su quello che sarebbe dovuto essere il nuovo assetto europeo una volta conclusa la guerra. Tali divergenze erano principalmente dovute alle diverse ideologie che ispiravano la politica delle potenze occidentali, rispetto a quella dell'Unione Sovietica. Queste divergenze avevano portato nel giro di pochi mesi ad una vera e propria spaccatura dell'alleanza e alla divisione del mondo in due blocchi distinti, i cui confini erano determinati dal fronte su cui si erano assestati i rispettivi eserciti alla fine della seconda guerra mondiale. La guida dei due blocchi era stata immediatamente assunta dagli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, gli unici due stati che al termine del conflitto disponevano ancora di un apparato economico e militare abbastanza ampio da sostenere una nuova guerra a livello mondiale. La tensione tra i due blocchi e i tentativi da parte delle due superpotenze di estendere la propria area di influenza nelle zone in cui la linea di confine era ancora fluida, avrebbero portato in quegli anni allo scoppio di numerose crisi internazionali, che avrebbero raggiunto il loro apice con il blocco di Berlino del 1948, lo scisma di Tito nel 1948 e lo scoppio della guerra di Corea nel 1950. La tensione tra Usa e Urss trovava il suo principale terreno di scontro in Europa, il continente che per secoli aveva determinato le sorti del mondo e il cui controllo nonostante il ridimensionamento di ruolo subito nel corso dei due conflitti mondiali, sarebbe stato di fondamentale importanza per l'intero sistema mondiale, ancora per molti decenni a venire. Ciò era ben chiaro ai due blocchi, e se all'indomani della seconda guerra mondiale la Germania vero centro economico e geografico del continente si era ritrovata occupata e divisa dalle potenze vincitrici, anche gli altri paesi europei vinti o vincitori che fossero si ritrovavano sottoposti a notevoli pressioni da parte delle due superpotenze. Questa influenza si verificava sia attraverso la permanenza di uno dei due eserciti sul territorio degli stati europei, sia attraverso la stipulazione di numerosi accordi di aiuto economico e militare per la ricostruzione con le due superpotenze, che di fatto però, oltre alla ricostruzione influenzavano pesantemente la loro politica, imponendo l'adozione di uno dei due modelli di sviluppo2. Inoltre la costante propaganda dei due blocchi, la paura di poter finire sotto l'occupazione di un regime totalitario come quello staliniano, il continuo terrore dello spettro di una nuova guerra all'indomani degli orrori del secondo conflitto mondiale, tra la popolazione civile reso ancora più temibile, dalla consapevolezza della potenza distruttiva delle nuove armi che erano state sviluppate in quegli anni, come i missili e la bomba atomica, influenzavano e contribuivano a mantenere, in uno stato di grande agitazione anche la politica interna dei paesi europei. A questo punto se nell'Europa orientale dopo il colpo di stato cecoslovacco del febbraio 1948, tutti i governi dei paesi liberati dall'armata rossa potevano dirsi saldamente nelle mani dei partiti comunisti, in occidente la situazione era molto più fluida, e in ogni caso, rimaneva aperta la questione dell'inserimento della Germania occidentale, nello schieramento occidentale. Il problema in particolare era dato dai francesi, che memori dei due recenti conflitti mondiali si opponevano a qualsiasi ipotesi di ricostruire uno stato tedesco autonomo e riarmato, mentre gli americani con la loro politica di aiuti attraverso il Piano Marshall, premevano per la rapida ripresa di quella che era la maggiore economia del continente e per il reinserimento della Germania occidentale nello schieramento occidentale in funzione antisovietica. 1ENIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, 1918-2008, Roma-Bari, Laterza, 2009, p.869 2Ibid., pp.713-714 6 Le pressioni americane si facevano via via più forti a partire dal 1949, quando dopo il blocco di Berlino e soprattutto dopo la creazione della Nato, gli Stati Uniti aumentavano i propri legami con i paesi dell'Europa occidentale, stringendo un alleanza militare di tipo difensivo. Tale alleanza, però, ponendo in primo piano il problema della difesa dei paesi occidentali da un eventuale invasione sovietica, trovava proprio nella Germania occidentale, il suo anello più debole, in quanto il paese pur rivestendo un enorme valore strategico in un eventuale conflitto, in ragione del suo apparato industriale e della sua posizione geografica, era totalmente disarmato se si eccettuavano le truppe dei paesi occupanti. Nel 1950, pochi mesi dopo il fallimento dei numerosi tentativi francesi per impedire la rinascita di uno stato tedesco che comportasse la riunificazione delle tre aree di occupazione alleata, la soluzione alla questione tedesca veniva trovata da un brillante diplomatico francese Jean Monnet e dal ministro degli esteri francesi Schuman. Nel maggio del 1950 a Parigi veniva infatti proposta la gestione comune dei bacini carboniferi e della produzione di acciaio dei paesi dell'Europa occidentale, al cui interno la Rurh tedesca costituiva il centro principale e il cui controllo sarebbe stato di fondamentale importanza per la ricostruzione di un eventuale esercito tedesco autonomo.3 Questo progetto, legandosi con le speranze di chi come i movimenti federalisti europei sognava l'unità politica del continente, nasceva anche sulla scia di altre iniziative, come presupposto per una collaborazione sempre più stretta tra le economie e le politiche dei paesi occidentali, che in questo modo speravano non solo di legare l'economia e il riarmo tedesco a quelli degli altri paesi occidentali, ma di dar vita alle prime istituzioni europee comuni. Nel giro di pochi anni, grazie soprattutto all'attivismo di eccezionali personalità come Spinelli, Monet, e De Gasperi, i progetti europei come la CECA, la CED e il Consiglio d'Europa proliferarono e sembrarono effettivamente poter realizzare in breve tempo l'unione politica. Tuttavia pochi anni più tardi, le travagliate vicende che ebbe il progetto della CED4, dimostrarono come in realtà, essi dipendessero più che da una effettiva volontà di abbandonare i tradizionali apparati nazionali a favore di un'Europa unita, dalle paure francesi che miravano con questi progetti a impedire la rinascita di uno stato tedesco completamente autonomo. Al di fuori del continente europeo invece sul finire degli anni '40, l'affermazione del comunismo in Cina e la perdita del monopolio nucleare da parte degli Usa, avevano portato a un ulteriore irrigidimento delle posizioni americane e spinto Truman a formulare una nuova dottrina di sicurezza, nota come National Security Concil 685. L' NSC 68 presupponeva in sostanza una nuova corsa agli armamenti, che destinava ingenti risorse nello sviluppo di nuove e più micidiali armi come la bomba H, i missili intercontinentali e i caccia a reazione, in grado di mantenere la superiorità americana sui sovietici nel campo militare, e prevedeva un forte dispiegamento di uomini e mezzi in tutta l'Europa occidentale in modo da prevenire e dissuadere in quest'area un ulteriore avanzata del comunismo6. Questa politica raggiunse l'apice nel 1955, con l'ingresso della Germania Occidentale nella Nato e la nascita del Patto di Varsavia che riuniva tutti i paesi del blocco sovietico in un alleanza militare contrapposta, sebbene a partite dal 1953, la morte di Stalin e l'elezione di Eisenhower segnassero 3Ibid., pp.777-786 BINO OLIVI, L'Europa difficile. Storia politica dell'integrazione europea, Bologna, Il Mulino, 1998, pp.21-41 DANIELA PREDA, Alcide De Gasperi federalista europeo, Bologna, Il Mulino, 2004, pp.499-505 4BINO OLIVI,cit., pp.41-47 ENIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, cit., pp.786-799 Interamente dedicati alla ricostruzione del travagliato processo della Ced: DANIELA PREDA, Storia di una speranza : la battaglia per la CED e la Federazione europea nelle carte della delegazione italiana (1950-1952), Milano, Jaca Book, 1990. DANIELA PREDA, Sulla soglia dell'unione. La vicenda della Comunità politica europea (1952-1954), Milano, Jaca Book, 1994. 5ENIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, cit., pp.774-777 6Ibidem. 7 una nuova fase di distensione e la soluzione di molte di quelle questioni che avevano dominato il primo periodo della guerra fredda. A partire da questa data, infatti, il ricambio dei vertici delle due superpotenze e la stabilizzazione dello scenario europeo, attraverso il mutuo riconoscimento delle posizioni acquisite, portarono ad un progressivo riavvicinamento delle due parti, grazie al quale venne raggiunto un accordo sulle questioni lasciate precedentemente in sospeso, come la firma dell'armistizio in Corea, in Indocina e del trattato di pace con l'Austria .7 Contemporaneamente a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta veniva avviata la cosiddetta politica della coesistenza competitiva, in cui allontanato lo spettro di una guerra imminente le due superpotenze intrecciavano il campo della sfida del settore militare con quello scientifico- economico. Ciò avrebbe portato nel 1957 al lancio da parte dei sovietici del primo satellite artificiale: lo Sputnik.8 La nuova politica adottata dalle due superpotenze, prevedeva anche un intervento crescente nei confronti degli stati di recente indipendenza, su cui si sarebbe cercato di esportare il proprio modello di sviluppo, estendendo la propria influenza, sia attraverso alleanze militari, sia attraverso l'offerta di tecnologie e prestiti per l'ammodernamento del paese. Durante la metà degli anni '50 il teatro dello scontro della guerra fredda si spostava così dal continente euroasiatico, alle aree esterne ai due blocchi, assumendo dimensioni globali.9 Ed è proprio in queste aree che nel corso del decennio trovò modo di svilupparsi la decolonizzazione, intrecciandosi in parte con la guerra fredda e la sfida tra i due blocchi. Infatti, se già alla fine degli anni '40 il subcontinente indiano e l'Indonesia avevano ottenuto l'indipendenza, furono le numerose guerre combattute e perse dalla Francia in Indocina e in Nord Africa per mantenere il controllo delle proprie colonie e l'emergere di personalità estranee al mondo europeo e influenti negli altri continenti come Nasser, Nehru e Sukarno, a segnare la svolta decisiva e la fine dell'eurocentrismo con l'inizio di una nuova fase delle relazioni internazionali. Gli interessi convergenti di questi stati e la crescente consapevolezza dell'importanza del loro ruolo nello scontro tra i due blocchi, portarono alla Conferenza di Bandung, del 1955 e alla nascita del Movimento dei non Allineati.10 Questo movimento, pur non raggiungendo mai gli effetti sperati, a causa delle profonde differenze esistenti all'interno dei diversi paesi membri, contribui a rendere consapevoli i nuovi stati delle loro potenzialità e grazie anche al progressivo ingresso nell'assemblea dell'Onu a partire dal 1955, a spostare su di loro l'attenzione degli Usa e dell'Urss, alleggerendo la tensione in Europa. Un altro fatto centrale di questo periodo fu rappresentato dalla nascita dallo stato di Israele e dalle numerose guerre che sin dalla sua fondazione lo videro contrapporsi con crescente successo sul mondo arabo circostante divenendo una vera e propria potenza regionale. 11 La nascita di queste nuova realtà e l'inarrestabile declino delle potenze coloniali europee portarono ben presto a profonde divergenze tra l' Inghilterra e la Francia con il loro alleato americano, riguardo alla politica da adottare nei confronti delle ex colonie. Gli Stati Uniti, temendo l'infiltrazione del comunismo sovietico nei movimenti di liberazione nazionale, dando ormai per scontata la fine del colonialismo europeo e desiderosi di sostituirsi alle potenze europee nella gestione dei loro territori, si posero a difensori del diritto all'autodeterminazione dei popoli affermato dall'Onu. Lo scontro tra questi due diversi modi di concepire il futuro delle colonie, avvenne nel 1956 con la crisi di Suez, che costrinse l'Inghilterra e la Francia vittoriose sul campo militare a ritirare le proprie truppe e a cedere la zona del canale all'Egitto, dopo che gli Usa si rifiutarono di appoggiarne la 7Ibid., pp.805-822 8Ibid., p.884 9Ibid., p.902 10ENIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, cit., pp.964-968 11ENIO DI NOLFO, Storia delle relazioni internazionali, cit., p.898 8

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http://eprints.mdx.ac.uk/8367/. Copyright: . postumi. Un'altra fonte di fondamentale importanza per la realizzazione di questo lavoro, ma dalle.
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