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sulle soglie della poesia. anna benvenuti PDF

333 Pages·2007·1.76 MB·Spanish
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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA Dottorato di Ricerca in Iberistica, L-LIN/05, XIX ciclo SULLE SOGLIE DELLA POESIA: PROLOGHI E POETICHE DEL SECONDO OTTOCENTO SPAGNOLO (1850-1872) Tesi di Dottorato di: ANNA BENVENUTI Matr. n. 6066 Relatore: Chiar.ma Prof.ssa MARIATERESA CATTANEO Coordinatore: Chiar.mo Prof. MAURIZIO FABBRI Esame finale 2007 1 SULLE SOGLIE DELLA POESIA: PROLOGHI E POETICHE DEL SECONDO OTTOCENTO SPAGNOLO (1850-1872) INDICE Introduzione…………………………………………………………………..4 Premessa: il prologo come genere…………………………………………….7 Prima parte: 1850-1856 1.Premessa 1.1.Un siglo de transición: poeti e correnti intorno al 1850……………………..…14 1.2. La nación traducida: i rapporti con l’Europa………………………………....20 1.3.Il rinnovamento degli anni Cinquanta: Il “germanismo”……….…………..22 2. I prologhi allografi: Cañete, Selgas, Eguílaz……………………………...…..26 3. I prologhi autoriali: Ruiz Aguilera …………………………………..……...39 Seconda parte: 1857-1868 1.Premessa 1.1.Il germanismo e la poesia popolare………………..……………………….42 1.2.Heine e le traduzioni:cronologia…..……………………………… ……...45 1.3. Un nuovo sguardo all’Europa……………………………………………..50 2. Poesia popolare e poesia sentimentale………………………………………52 2.1. Il cantar: 2.1.1.Trueba…………………………………………………………………...57 2.1.2. Ferrán…………………………………………………………………...67 2.2. Poeti sentimentali: Blasco, García Sánchez. 2 Il prologo di Barcia a Zamora y Caballero ………………………………..73 2.3. Un prologo ulteriore: Barrantes …………………………………………..83 3. La scuola di Siviglia e il gruppo andaluso: …………………………………..85 3.1. Campillo e Cañete, prologhisti “di mestiere” ……………………………..90 3.2. Selgas.......................................................................................................................104 3.3. Fernando de Gabriel ...........................................................................................108 3.4. J.A. de Viedma prologa López García. .............................................................114 3.5. Un prologo postumo: Castelar e la postfazione di Hartzenbush………….119 4. Altre direzioni: .Ruiz Aguilera prologa Campoamor ………………………126 Terza parte: 1869-1872 1.Premessa…………………………………………………………………...131 2.Esiste una poetica affermata?...................................................................................133 2.1. Il prologo di Rodríguez Correa…………………………………………..135 2.2. Cercando la Rima ………………………………………………………..141 2.3.Juan Valera prologa P.A. de Alarcón……………………………………...149 3. La poetica annunciata: Campoamor prologa Sanjuán………………………153 4. Un prologo tardivo: García Tassara ……………………………………….157 Appendici: Cronologia pubblicazioni 1850-1872…………………………………….…161 Prologhi: …………………………………………………………………....178 M.Cañete, Prologo a La Primavera di Selgas 1850……………………………..179 J.Selgas, Prologo a Himnos y Quejas di Arnao 1851 … ……………………….198 A. Trueba, Prologo a Libro de los cantares 1858..........................................................210 V.Ruiz Aguilera, Prologo a Doloras di Campoamor 1864.......................................215 E. Castelar, Prologo a Poesías di Martínez Monroy, 1864......................................221 3 N. Campillo, Prologo a Ráfagas poéticas di Pongilioni 1865...................................271 F. de Gabriel, Prologo a Poesias di Lamarque de Novoa, 1867.............................276 J.A. de Viedma, Prologo a Poesias di López García, 1867......................................287 A. Trueba, Prologo a Libro de las montañas 1867.......................................................299 J. Selgas, Carta- Prologo a Poesías di Fernandez Grilo1869....................................302 G. García Tassara, Prologo a Poesías 1872…………………… ………….304 Bibliografia…..............................................................................................................312 4 Introduzione La seconda metà del XIX secolo presenta in Spagna un variegato panorama poetico, caratterizzato dalla compresenza di diversi orientamenti che si sovrappongono e si intrecciano provocando negli stessi protagonisti la sensazione di trovarsi in un periodo di transizione e, soprattutto, in un momento di crisi della poesia. Tali considerazioni, paradossalmente, sono un incentivo alla riflessione teorica, proprio rivolta alla ricerca di una definizione della poesia stessa e della precisazione del suo ruolo nella società che si trasforma. In realtà, non sempre il poeta coincide con il teorico e, di conseguenza, le dichiarazioni di poetica possono comparire in testi diversi, quali prologhi, articoli, rassegne, discorsi e vere e proprie poetiche. Si consolida, infatti, in questo periodo, la tradizione di affidare a critici di rilievo le prefazioni delle raccolte poetiche, mentre, d’altra parte, continua ad incrementarsi la diffusione delle pubblicazioni periodiche in cui spesso collaborano gli stessi poeti. Vige, purtroppo, la tendenza a non firmare gli articoli, fatto che può costituire un ostacolo nella ricostruzione del pensiero teorico dei singoli autori. La presenza, inoltre, nel periodo citato di alcune figure di spicco, come Gustavo Adolfo Bécquer, Campoamor e Núñez de Arce, ha portato spesso a trascurare l’esistenza di un cospicuo numero di poeti che si pongono, talvolta, come veri e propri precursori dei grandi nomi, sia nelle opere che nelle considerazioni teoriche. Lo studio delle diverse tendenze che germinano a partire degli anni Cinquanta, diretta conseguenza del rinnovamento romantico, è indispensabile per affrontare e comprendere le principali evoluzioni che si riscontrano alla fine del secolo, sia nella direzione della poesia realista, che nella direzione modernista. Attualmente, non solo non esistono studi completi o esaustivi sulla riflessione teorica e sulle poetiche della seconda metà del XIX secolo, mancano altresì contributi capaci di chiarire i legami intercorrenti tra le diverse scuole, spesso cementate dall’elemento geografico, nonché i debiti delle poetiche spagnole nei 5 confronti delle idee provenienti dall’Europa; infine, l’opera, sia poetica che teorica di un numero consistente di poeti del secondo ottocento è rimasta assolutamente sconosciuta, ostacolando una visione completa e concreta delle idee e della poesia a ridosso del XX secolo. I decenni centrali del secolo, soprattutto a partire dal 1850 fino al 1870, sembrano presentare un autentico fermento di riflessione teorica e una infinita varietà di sperimentazioni, nonché una definitiva apertura nei confronti della letteratura tedesca e della tradizione popolare. Sono, indubbiamente, gli anni cruciali per comprendere la gestazione della poesia Bécqueriana. Ho scelto, quindi, dovendo privilegiare un periodo di tempo determinato e non eccessivamente vasto, di occuparmi di tale ventennio. La data d’inizio è giustificata dagli stessi letterati ottocenteschi, come si potrà verificare attraverso la lettura dei testi esaminati, proprio in virtù della pubblicazione quasi contemporanea di una serie di opere che segnarono una decisiva svolta nella produzione poetica del XIX secolo; il 1872 è un anno arbitrario scelto come conclusione ideale di un’evoluzione che dovrebbe culminare con la pubblicazione delle Rimas di Bécquer. In tale intervallo, mi sono concentrata quasi esclusivamente sui testi prefativi, luoghi privilegiati di discussione letteraria, di professione di amicizia e di informazioni sull’epoca vissuta. Lo spoglio delle pubblicazioni poetiche del ventennio ha procurato un numero cospicuo di volumi e sono stata costretta ad operare ulteriori restrizioni per formare un corpus su cui lavorare: in primo luogo ho escluso i testi pubblicati fuori dal territorio spagnolo e le opere di autori non spagnoli, in secondo luogo, ho deciso di non occuparmi delle opere femminili. Sono convinta, infatti, che sia la poesia femminile che i prologhi scritti da donne o per le donne meritino un discorso a parte poiché sono retti da canoni e regole specifici e diversi. 6 Infine, un’avvertenza: tutte le citazioni contenute nel presente lavoro, così come i prologhi trascritti in appendice, sono stati riprodotti con una grafia moderna; d’altra parte, tale intervento non ha modificato eccessivamente la veste dei testi, poiché si è trattato di correggere quasi esclusivamente l’accentazione. 7 Il prologo come genere Non è questa la sede per analizzare il prologo in generale, dal punto di vista del suo statuto letterario e dal punto di vista storico. Esiste bibliografia specializzata al riguardo, sia in termini sopranazionali sia specifica per le singole aree geografiche, come anche per periodi determinati. In particolare, benché datati, sono di rilievo gli studi di A. Porqueras Mayo1, incentrati specialmente sui prologhi dei secoli XVI e XVII in Spagna2 e sull’affermazione dello statuto di genere letterario del prologo. Il fatto che il titolo della presente premessa rimandi esplicitamente al lavoro del citato studioso, non è un caso, poiché è indubbio che il prologo è dotato di una serie di caratteristiche che, assestate da una lunga tradizione, sono divenute vere e proprie leggi, configurandolo come genere; inoltre, anche nel periodo che ho esaminato, considerato da Porqueras Mayo, giustamente, un momento di decadenza del prologo, i testi seguono schemi abbastanza ripetitivi ed è possibile individuare alcuni topoi che si ripetono. Può essere utile, comunque, provare a dare una definizione di prologo, partendo da Genette, che usa, generalizzando, il termine prefazione3 che sarebbe “qualsiasi specie di testo liminare (preliminare o postliminare), autoriale o allografo, che consiste in un discorso prodotto a proposito del testo che lo segue o precede.” La definizione di Porqueras Mayo è più complessa: “Prólogo es el vehículo expresivo con características propias, capaz de llenar las necesidades de la función introductiva. Establece un contacto – que a veces puede ser implícito – con el futuro lector u oyente de la obra, del estilo de la cual a menudo se contamina en el supuesto de que prologuista y autor del libro sean una misma 1 In particolare, PORQUERAS MAYO, A., El prólogo como género literario, Madrid, CSIC, 1957. 2 Secondo lo studioso, il prologo è particolarmente importante nella letteratura spagnola, “porque nuestra literatura está atravesada, como ha sido tantas veces demostrado, por una constante veta popular” (p.15), e quindi gli autori usano il prologo per dialogare intimamente con la massa. 3 Cito dalla traduzione italiana, GENETTE, G., Soglie, Einaudi, Torino, 1989, pp.158 e seg. 8 persona. En muchas ocasiones puede llegar a ser, como ocurre frequentemente en nuestro Siglo de Oro, un verdadero género literario.” La prima definizione è più congeniale ai prologhi che ho esaminato, proprio perché più generale, capace di inglobare ogni tipologia. Porqueras Mayo, occupandosi soprattutto del periodo aureo dei prologhi, propone una definizione e una successiva classificazione4 che tiene conto specialmente delle caratteristiche di quel periodo, prima fra tutte la preponderanza di testi introduttivi redatti dall’autore stesso dell’opera, e la dichiarata volontà di stabilire un contatto con il lettore assai diretto e intimo. In questa sede è sufficiente operare due distinzioni basiche5, premettendo che il discorso verte esclusivamente sui prologhi anteposti a libri di poesia: la prima riguarda l’autore del prologo, la seconda il momento della scrittura. Per quanto riguarda l’autore6, i prologhi si dividono in due gruppi, quelli autoriali e quelli allografi. Contrariamente a quanto affermato da Genette, che nei suoi studi ha riscontrato una notevole preponderanza dei prologhi autoriali, nel secondo ottocento in Spagna il 66% dei prologhi risulta allografo7. Per quanto riguarda il “momento” della scrittura, Genette ne distingue tre: quello “originale”, ossia relativo alla prima edizione del testo prologato, quello “ulteriore”, canonicamente correlato alla seconda edizione, e quello “tardivo”, 4 Porqueras suggerisce due tipi di classificazione, per struttura e per contenuto; per quanto riguarda la struttura, distingue cinque tipi di prologo, cui bisogna aggiungere il sesto, ossia quello che lo studioso definisce “común”, ovvero “sin estructuras determinadas por su amorfismo y permeabilidad” (p.106). Le tipologie sono: 1)prologo in versi, 2)epístola-prólogo (si riferisce a epistole dirette al lettore molto in voga nel Siglo de Oro), 3)prologo diretto al libro, 4)prologo-dedica, 5)prologo ajeno, ovvero di autore diverso. Per quanto riguarda il contenuto, Porqueras Mayo indica quattro tipi: 1)prologo presentativo, senza pretese stilistiche o ideologiche, 2)prologo preceptivo, 3) prologo dottrinale, ovvero di esposizione ideologica, 4) prologo affettivo, ovvero quando l’autore coinvolge il lettore in un dialogo, in un clima affettivo. 5 Risulta poco utile introdurre o analizzare le molteplici varianti sinonimiche del termine prologo, poiché negli ottantaquattro testi esaminati compare quasi esclusivamente la dicitura “prologo” tranne in rari casi, in cui non vi è titolo, o in Arpegios di Eusebio Blasco, in cui prende il nome di Preludio. 6 L’autore del prologo viene definito da Genette “destinatore” a cui corrispondono nove varianti, (p. 175 e seg). Nel presente studio, però, sono emerse solo due classi di destinatori, ovvero autoriale e allografo. 7 Il dato si riferisce al corpus analizzato nel presente studio. 9 corrispondente ad un’edizione appunto tardiva di un’opera, o all’edizione, sempre tardiva, di un testo inedito, oppure, il caso più frequente, ad una raccolta di opere complete o scelte; in questo caso il tono del prologo è, di norma, più riflessivo, perché può fare un’analisi a posteriori della produzione di un autore. Esiste anche il caso “tardivo”, piuttosto frequente, dei prologhi, allografi, postumi, anteposti alle edizioni degli autori dopo la loro morte, curate dagli amici, spesso poeti anch’essi. La combinazione di questi elementi permette di inquadrare tutti i prologhi in esame; è opportuno, comunque, approfondire anche un altro aspetto, ossia le funzioni che svolgono i prologhi. Esse differiscono, naturalmente, a seconda della tipologia prefativa, e, spesso, un prologo svolge diverse funzioni successive o simultanee. Tuttavia è possibile segnalare alcuni casi tipo: 1) In generale, il prologo autoriale originale ha come funzione principale quella di assicurare una buona lettura, indicandone il perché ed il come, del testo che segue. Per quanto riguarda il primo elemento, l’autore dispiega le sue capacità retoriche di persuasione -una captatio benvolentiae -variamente manipolate, puntando alla valorizzazione del suo testo. Tale scopo si ottiene, generalmente, mettendo in secondo piano il valore dell’autore stesso, omettendo qualità quali il talento o il genio. Al contrario, gli autori esaltano gli argomenti trattati8, sminuendo la forma in cui li hanno presentati, attraverso l’atteggiamento retorico dell’excusatio propter infirmitatem, ossia il sostenere la propria incapacità per trattare con il dovuto talento un argomento molto importante o presunto tale. Così si prevengono o si neutralizzano le critiche. Dal XIX secolo i temi del ‘perché’ tendono a scomparire, a rimanere presupposti, virando verso i temi del ‘come’, ovvero alle funzioni di informazione e di guida alla lettura. Tali informazioni 8 Gli autori esaltano i contenuti puntando sulla novità o originalità. Genette sottolinea come nelle prefazioni alle raccolte, spesso si cerca di valorizzarle puntando all’unità formale o tematica di ciò che potrebbe sembrare un’accozzaglia. Non sempre, però, per gli autori spagnoli del periodo studiato la diversità costituiva un difetto, anzi, spesso è citato come pregio la capacità dell’autore di cimentarsi in una grande varietà di stili differenti. 10

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