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Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo PDF

220 Pages·2011·1.978 MB·Italian
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Storia e Società Banti.indd 1 25/11/10 11.53 Banti.indd 2 25/11/10 11.53 Alberto Mario Banti Sublime madre nostra La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo Editori Laterza Banti.indd 3 25/11/10 11.53 © 2011, Gius. Laterza & Figli Prima edizione gennaio 2011 Seconda edizione marzo 2011 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Referenze iconografi che: Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Fig. 1. MCRR (Museo Centrale del Risorgimento di Roma). Finito di stampare nel marzo 2011 Fig. 2. Ministero dell’Interno. Fondo SEDIT - Bari (Italy) edifi ci di culto. per conto della Fig. 7. Milano, Archivio G. Costa. Gius. Laterza & Figli Spa Fig. 9. Collezione privata. ISBN 978-88-420-9534-7 L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte, là dove non è stato possibile rintracciarli per chiedere la debita autorizzazione. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Banti.indd 4 08/03/11 11.19 IntroduzIone La nazione non è un dato di natura. non emerge dalle più lontane profondità dei secoli. né accompagna da sempre la storia d’Italia, dal Medioevo a oggi. Soprattutto non la na- zione nella sua accezione moderna. L’idea che una comunità di uomini e donne, uniti da una serie di elementi condivisi, possieda la sovranità politica che fonda le istituzioni di uno Stato è molto recente. È un’idea che si forma abbastanza len- tamente tra XVII e XVIII secolo e che trova il suo battesimo definitivo nel corso della rivoluzione francese. da allora il lessico politico ne risulta radicalmente cambiato. da allora per un lungo periodo di tempo (diciamo almeno fino al 1945) la politica dell’occidente verrà parlata in primo luogo attra- verso il lessico nazionale. e la forza di tale lessico sarà tale da oltrepassare perfino i confini dell’occidente. Chi parla il linguaggio della nazione lo fa perché ha biso- gno di un termine sintetico ed efficace che definisca le masse senza nome che sono chiamate a entrare in forma più o meno attiva nell’arena del politico. Ma, in questo modo, chiunque compia questa operazione assume che milioni di persone che tra Sette e ottocento in Francia, o in Gran Bretagna, o in Germania, o altrove sono diversissime tra loro, per lessico, tradizioni, costumi, confessioni religiose e quant’altro, siano in realtà parte di un’unica comunità, coesa sin dalla notte dei tempi. È in questo che consiste l’enorme artificiosità origina- ria del discorso nazionale. Ma, nonostante questa sua origine manipolatoria, nono- stante questa sua fondamentale incoerenza, il discorso nazio- Banti.indd 5 25/11/10 11.53 VI Introduzione nale sa imporsi con grandissima forza. In parte il successo è dovuto alla promessa di futuro che fa balenare agli occhi di un numero crescente di persone: rovesciare il dispositivo di sovranità, spostarne il centro dal monarca al popolo/nazione, significa dare la possibilità di contare qualcosa ai molti che prima di questa trasformazione non contavano assolutamen- te nulla. e non si tratta di promessa da poco. Ma il punto a mio avviso essenziale è che il discorso nazio- nale viene costruito in forme comunicative straordinariamen- te seducenti. Le narrative nazionali sanno emozionare. Sanno comunicare. Sanno toccare il cuore di un numero crescente di persone. Sanno trasformare l’originario assunto discorsivo (l’esistenza di una nazione) da remota astrazione in qualco- sa che sembra avere lo spessore di un’effettiva realtà. Certo, affinché questo processo si compia integralmente ci sarà bi- sogno che gli Stati-nazione – cioè proprio quegli Stati che si formano nel corso del XIX secolo sulla base della nuova ideologia nazionale – procedano alla «nazionalizzazione del- le masse»1: ovvero costruiscano strumenti educativi (scuola, esercito, ritualità pubbliche) che capillarmente insegnino la nazione a tutti, compresi quelli che vivono nei più sperduti villaggi rurali. Ma – insisto – il punto essenziale è che il discorso nazionale si impone in forza di un suo eccezionale potere comunicativo. ora, osservando i meccanismi comunicativi fondamentali del nazionalismo in miei precedenti lavori di ricerca, relativi sia al risorgimento italiano che all’europa del XIX secolo2, ho rite- nuto di poter individuare alcune strutture discorsive elemen- tari che ho chiamato le figure profonde del discorso nazionale. Che cosa sono queste figure? Sono delle immagini, dei sistemi 1 Cfr. G.L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1812-1933), il Mulino, Bologna 1975. 2 La nazione del Risorgimento. Parentela, santità e onore alle origini dell’Ita- lia unita, einaudi, torino 2000; L’onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra, einaudi, torino 2005. Banti.indd 6 25/11/10 11.53 Introduzione VII allegorici, delle costellazioni narrative, che incorporano una tavola valoriale specifica, offerta come quella fondamentale che dà senso al sistema concettuale proposto. e perché sono profonde? Per due motivi: perché hanno a che fare con fatti «primari» – nascita/morte, amore/odio, sessualità/riprodu- zione – e perché li elaborano collocandosi in un continuum discorsivo vecchio di secoli, in qualche caso vecchio di mil- lenni; è da quello spazio che vengono recuperate figure di lunga o lunghissima durata, che vengono opportunamente rielaborate dentro un discorso funzionalmente innovativo. e il valore delle figure profonde sta proprio nel loro collocarsi in questo continuum valoriale, che ne fa immagini ben note e, al tempo stesso, adattabili a nuovi contesti discorsivi; men- tre l’efficacia del sistema discorsivo che le incorpora dipende dalla funzionalità delle coerenze interne che gli sono proprie. nella morfologia del discorso nazionale tre figure profonde mi sembra abbiano un rilievo fondamentale: 1. la nazione come parentela/famiglia; 2. la nazione come comunità sacri- ficale; 3. la nazione come comunità sessuata, funzionalmente distinta, cioè, in due generi diversi per ruoli, profili e rap- porto gerarchico3. Chiarirò più dettagliatamente sin dal pri- mo capitolo che cosa intenda con queste brevi definizioni in rapporto al discorso nazionale italiano. Ma qui, intanto, mi preme di anticipare una conclusione di questo mio nuovo lavoro, che emerge dall’identificazione del ruolo strutturale di queste tre figure profonde. Se si compie un’analisi mor- fologica del discorso nazionale italiano dal risorgimento al fascismo, appare chiaro che la sua elementare struttura di- scorsiva è costantemente articolata intorno a queste tre figure fondamentali. detto in altri termini: il risorgimento lascia in eredità all’età liberale e al fascismo una concezione della nazione che nella sua essenza morfologica resta la medesima. non che il discorso nazionale nel corso del periodo che va 3 Su cui si veda il pionieristico lavoro di G.L. Mosse, Sessualità e nazionali- smo. Mentalità borghese e rispettabilità, Laterza, roma-Bari 1984. Banti.indd 7 25/11/10 11.53 VIII Introduzione dal 1861 al 1945 non subisca modifiche. Aspetti nuovi, che non appartenevano al lessico degli speaker risorgimentali, en- trano man mano in gioco: l’esaltazione della romanità, invece che del Medioevo o dell’età moderna; una nuova aggressività coloniale e imperialista; una declinazione razzista dell’idea di nazione. Se ciascuno di questi elementi è nuovo, non è tuttavia tale da modificare o scalzare la matrice morfologica originaria del discorso nazionale. Anzi, le nuove componenti si presentano come uno sviluppo organico, armonico, coe- rente rispetto a quella matrice, che comunque resta sempre il nucleo portante del discorso nazionale. occorre anche osservare che il discorso nazionale possiede un sorprendente grado di adattabilità ai più diversi contesti politici. naturalmente, è piuttosto evidente che la concezione nazionale del risorgimento anima un’aspirazione alla libertà, mentre, al contrario, quella fascista è il fondamento di uno Stato totalitario. di solito, però, a questa constatazione si fa seguire una deduzione – a mio parere – del tutto fuorviante. Si dice: posta la divergenza negli obiettivi politici, il discorso nazionale del risorgimento è totalmente diverso dal discorso nazionale fascista. non è così. La struttura morfologica resta la stessa, nonostante diversi siano gli obiettivi politici che su di essa si fondano. È bene chiarire, infine, che con queste considerazioni non voglio suggerire – nemmeno in forma vaga – che il risorgi- mento «causi» il fascismo; né voglio negare che di tanto in tanto si alzino voci che descrivono la nazione in un’altra for- ma. Piuttosto – in grande sintesi – ciò che intendo sostenere è 1. che la concezione articolata intorno alle tre figure pro- fonde sopra evocate è di gran lunga la narrativa egemone, sostenuta da speaker di assoluta autorevolezza e veicolata da media di grande diffusione; 2. che tale concezione produce potenti effetti performativi alimentati sia dal senso comune sia dai dispositivi normati- vi (cioè dalle leggi su nazionalità e cittadinanza del regno d’Italia); Banti.indd 8 25/11/10 11.53 Introduzione IX 3. che, infine, nel modo di concepire l’identità nazionale c’è una costante continuità morfologica, assicurata da una matrice discorsiva che viene costruita durante il risorgimen- to ed è recepita e sviluppata nell’età liberale e nel fascismo senza che le sue originarie strutture elementari vengano mai modificate nella loro essenza. Banti.indd 9 25/11/10 11.53

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