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Su l'autentico nel filosofare PDF

65 Pages·1963·21.108 MB·Italian
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GIOVANNI ROMANO BACCHIN SU L'AUTENTICO NEL FILOSOFARE J A N DI S A PI E D I T O RI PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA JANDI SAPI EDITORI Roma, Via Crescenzio, 62 — Tel. 358.366 - 383.386 A mio padre I N D I CE Avvertenza Pag. 9 I. La filosofia come concreta posizione » 11 II. La posizione negativa del discorso sull'essere » 45 Note » 61 AVVERTENZA Il presente discorso su /'autentico nel filosofare è, piuttosto, come si può constatare, una « meditazione ». Ed è meditazione come « approfon dimento » a partire da una formulazione della filosofia che ci sembra concreti in se stessa prima di significare, in uno teoreticamente e stori camente, la piena autonomia del filosofare. In essa, appunto, l'assun zione stessa della formula domanda che alla « formula » si ovii con la raggiunta consapevolezza che il « domandato » è necessariamente « altro » dalla domanda e che Z'« altro » è perciò presente nella domanda senza risolversi in essa ; onde si può dire che tutto è nel domandare senza che il domandare sia assoluto. L'assunzione critica del « domandare » è dunque, coerentemente, il domandare stesso ; onde non si può propriamente dire « formula » o « definizione » della filosofia ciò da cui non è possibile legittimamente prescindere, filosofando. Teoreticamente e storicamente concreta dicevamo quella formulazione, dove l'autentica teorelicità è per se stessa e non aprioristicamente lo svol gimento storico, svolgimento o processo prima che inserimento e proce dimento logico e, quindi, storicità nella radicale medesimezza con quella historia che può dirsi, per se stessa, originariamente, l'esperienza nella sua intelligibilità. I LA FILOSOFIA COME CONCRETA POSIZIONE SOMMARIO : i. La circolarità della questione filosofica della natura della filo sofia. — 2. L'insignificanza teoretica del passaggio (preteso) dalle dot trine filosofiche particolari al filosofare in atto. — 3. La problematicità è determinata o non è problematicità. — 4. Le decisioni dell'uomo come prolungamenti della sua situazione. — 5. Il rapporto con l'essere come consapevolezza dell'impossibilità di un simile rapporto. — 6. La trascen denza è l'essere dal punto di vista di chi abbisogna del Fondamento. — 7. La possibilità come «trascendentale» non è norma dell'operare uma no. — 8. Il « Mondo » come la semplice protensione orizzontale dell'uomo verso gli enti. — 9. Possibilità e positività. — io. La considerazione delle modalità d'essere fondamento in base alla constatazione del diverso modo d'essere fondato. — II. Il discorso rigoroso in base alla posizione radicale. —• 12. La radicalità come «integralità ». — 13. L'autonomia del filosofare come impossibilità di un'esperienza filosofica. —• 14. L'« unita rietà » del discorso filosofico. —• 15. L'« intimità ontologica» come chiari mento interno dell'« interiorità oggettiva ». — 16. Presenza e primalità. — 17. Del senso in cui si dice che l'essere è « primo ». — 18. L'impossibilità di un discorso sull'essenza dell'essere. 1. La circolarità della questione filosofica della « natura » della filo sofia. Se «domandare tutto è tutto domandare» (1), esso lo è dialettica mente, come negazione della possibilità d'essere qualcosa d'acro. Allora la concreta posizione della filosofia è dialettica (2). Chiedersi che cosa la filosofia « è » (3) significa introdursi alla filosofia e suppone che alla filosofia si possa pervenire con la 11 chiarificazione del suo « concetto », quasi previa posizione di ciò che si intende compiere con l'attività da qualificarsi «filosofica» a condizione che . . . Questa « introduzione » alla filosofia sarebbe veramente tale solo a condizione di non essere veramente « introduzione » : il paradosso indica semplicemente la situazione della circolarità, per la quale non è possibile introdursi a filosofare se questa introduzione non è già « filosofare » o se il filosofare non ha bisogno di introduzioni. La domanda intorno alla filosofia è in realtà la consapevolezza della filosofia, il ' farsi ' filosofia da parte della posizione concreta in cui effettivamente « è » colui che filosofa. Ogni eventuale « definizione » della filosofia si pone, infatti, solo come risposta alla domanda intorno alla natura della filosofia ed inscrivendosi nel contesto di tale domanda, si trascende come sem plice « posizione », come semplice dato da cui si parta : la domanda è ciò da cui è impossibile non partire (è veramente « fondamen to », veramente giustificazione) ; il vero punto di partenza non è la risposta come « definizione », ma la domanda, domanda che si rivela qui, essenzialmente, la presenza della risposta, perché «do manda » innegabile (la sua negazione è « riproposizione » in forma negativa). La circolarità della questione (filosofica) circa la natura della filosofia è la posizione della filosofia come consapevolezza di se stessa. Ciò significa che ogni altra « attività » (epistemica o tecnica) è consapevolizzata come atteggiamento infrafilosofico, ponendosi, al li mite, come innegabile, la consapevolezza di sé, (consapevolezza che solo la filosofia attua, perché non può esservi più di un « tutto », né più di un « limite » assolutamente intrascendibile). L'atteggiamento infrafilosofico è quello che non tematizza se stesso se non in funzione d'altro da sé (gli « oggetti » specifici ed i metodi corrispondenti delle scienze). La filosofia non ha per tema alcuna cosa, nemmeno se stessa: la filosofia è, infatti, il tematizzare stesso nel suo limite intrinseco ed intematizzabile. Chiedersi che cosa sia « filosofare » è già « filosofare » ; la consape volezza di questa intrinseca necessità è l'attuazione rigorosa di ogni altra necessità : ogni « altro » richiede l'unità entro cui. L'infrafilosofico si chiarisce come intrinseca impossibilità di pre scindere dalla filosofia ; ma la filosofia si chiarisce come impossibilità di convertirsi in atteggiamento « scientifico » o « culturale ». 12

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