Università del Salento Dipartimento di Studi umanistici Studia Humanitatis Collana di testi e saggi diretta da Paolo Pellegrino La pubblicazione di questo volume rientra in un progetto di ricerca finanziato dal CUIS della Provincia di Lecce, dai Comuni di Trepuzzi e di Gallipoli, nonché da: Unione dei Comuni del Nord Salento, Pro loco Trepuzzi, Pro loco Casalabate (marina di Trepuzzi), ANSI (sez. di Trepuzzi), Ass. culturale “Galilei” di Trepuzzi, Ass. I.D.eA. di Trepuzzi, Accademia del Santino di Trepuzzi, “Progetto Azienda” di Novoli, Circo- lo velico “Maestrale” di Casalabate, Ass. “Tommaso Caretto” di Trepuzzi, sotto la supervisione scientifica del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università del Salento, in particolare del prof. Paolo Pellegrino. BENIAMINO MARCIANO Della vita e dei fatti di Antonietta De Pace a cura di Giacomo Fronzi e Paolo Pellegrino Saggio introduttivo di PAOLO PELLEGRINO edizioni esperidi Indice Presentazione di Giacomo Fronzi p. 9 Saggio introduttivo Antonietta de Pace nella lotta per il Risorgimento di Paolo Pellegrino ” 13 1. Un singolare destino ” 15 2. Un’intrepida cospiratrice in lotta con l’unità nazionale ” 22 3. L’ora della rivoluzione nazionale ” 31 4. Quasi all’improvviso, il compimento dell’Unità ” 40 5. Il periodo successivo all’Unità: il crollo delle illusioni e l’incombere della depressione ” 49 6. Questioni di storiografia risorgimentale ” 55 7. La letteratura dell’età risorgimentale tra memorie, biografie e autobiografie ” 59 8. Di questo libro del Marciano ” 66 Beniamino Marciano Della vita e dei fatti di Antonietta De Pace Prefazione Al lettore ” 81 Capitolo I. Infanzia e giovinezza di Antonietta De Pace ” 91 Capitolo II. La Cospiratrice ” 94 Capitolo III. Alle prese con Campagna ” 99 Capitolo IV. A S. Maria ad Agnone ” 101 Capitolo V. Il processo ” 103 Capitolo VI. Libera, ma sorvegliata ” 113 Capitolo VII. Amara delusione e nuovo impulso a cospirare ” 125 Capitolo VIII. Fervet opus! ” 130 Capitolo IX. Il trionfo della rivoluzione ” 134 Capitolo X. Dal 7 Settembre al 3 Novembre 1860 ” 139 Capitolo XI. Finisce la dittatura e comincia il governo luogotenenziale ” 144 Capitolo XII. Da Aspromonte alla guerra del 1866 ” 149 Capitolo XIII. La terza guerra dell’indipendenza italiana ” 152 Capitolo XIV. Torna cospiratrice ” 156 Capitolo XV. La De Pace arrestata a Ceprano ” 158 Capitolo XVI. A Firenze ” 165 Capitolo XVII. Ritorna in Napoli: Mentana; la reazione ” 167 Capitolo XVIII. La guerra franco-prussiana – La presa di Roma ed il Municipio liberale in Napoli ” 172 Capitolo XIX. Nuove emozioni ” 176 Capitolo XX. Nuovi dolori ” 179 Capitolo XXI. I viaggi ” 182 Capitolo XXII. Il cholera – La fuga ” 186 Capitolo XXIII. In piazza S. Gaetano ” 190 Capitolo XXIV. La malattia e la morte ” 198 Appendice ” 205 La lotta politica tra fine secolo ed età giolittiana a Gallipoli. Il ruolo di Stanislao Senàpe De Pace e di Nicolò Coppola di Rocco Aldo Corina 1. Condizioni economiche e sociali ” 209 2. I moti di Gallipoli del 1898 ” 210 3. Attività associativa politico-sindacale e presenza socialista ” 217 4. La situazione politica e il risultato delle elezioni ” 225 Riferimenti bibliografici ” 249 Presentazione di Giacomo Fronzi 1. Luigi Settembrini non ha mancato di rilevare, in una lettera al duca Sigismondo Castromediano, come «la storia d’Italia si scriverà bene quando saranno conosciute tutte le sue parti». Questa annotazione, che può apparire una considerazione essenzialmente privata, indirizzata a un amico e compagno di sventura, racchiude una questione di primaria importanza nel momento in cui ci si accinge ad analizzare, ricostruire e approfondire una tessera di quell’ampio e articolato mosaico che è stato l’età risorgimentale. Difatti, un primo grande problema di metodologia storiografica, an- che in ambito risorgimentale, riguarda il rapporto che si può istituire fra il tutto e le parti, fra storia locale e prospettiva globale. Pur, ovviamente, non sottovalutando il principio per il quale la storia va ricostruita in termini di “storia mondiale” (Weltgeschichte), è anche vero che spesso la storia locale ha vissuto quasi di riflesso, rimanendo talvolta nell’ombra o, peggio ancora, nella completa oscurità. Vicende, fatti, passaggi, figure, relazioni, corrispondenze il cui peso, in un’ottica ampia, è effettivamente meno rilevante rispetto agli sviluppi storici più generali, a ben vedere, però, racchiudono una quota di verità che, pur nel suo circoscritto pe- rimetro, contribuisce a illuminare un campo più esteso. La storia e la cultura, nel loro abbracciare ogni aspetto della vita e delle attività umane, rischiano, se all’occorrenza non supportate da analisi più “minute” (ma egualmente rigorose), dedicate a storie anche locali, rischiano di rimane- re collocate in una dimensione quasi astratta. Una sensibilità di questo tipo sembra essere particolarmente impor- tante per il Sud, che andrebbe risarcito di quell’«antica dignità di sogget- to del pensiero, interrompendo una lunga sequenza in cui è stato pensato solo da altri»1. Un discorso e un approccio di questo tipo, per quel che riguarda il più specifico ambito della storia del Risorgimento, appaiono eccezionalmente pertinenti, giacché le storie locali (nel nostro caso, me- ridionali e salentine) hanno dimostrato di essere in costante dialogo con 1 F. Cassano, Il pensiero meridiano, Laterza, Roma-Bari 19985, p. 3 VII la storia nazionale e internazionale, della quale finiscono col diventarne ingranaggi essenziali. E questo, a partire dal paradigma ideologico-cul- turale che sta alla base di quel processo storico-politico che passa sotto il nome di Risorgimento e che troverà sbocco definitivo nell’Unità d’Italia. Ricostruire il percorso risorgimentale nella relazione fondante tra la rappresentazione (l’“idea”) del Paese come emerge da un ricco e sfaccet- tato ambito letterario-ideologico e la soluzione del suo problema storico: in questo confronto, tra luci e ombre, consiste la cifra specifica che carat- terizza una seria indagine sulla pluralità delle correnti politico-culturali che conducono a un identico risultato storico e su come l’idea della que- stione determinasse anche le scelte della politica. La discussione sull’Italia e sulle soluzioni da dare al suo problema storico, per farne un Paese nazionalmente ricomposto, rinvia sicuramen- te a matrici ideali, oltre che all’esigenza della stretta connessione tra il porsi delle idee e gli eventi della fattualità politica. In ogni caso, l’analisi più puntuale e accorta non può mettere da parte una visione d’insieme, nonché il significato generale e complessivo dell’epopea risorgimentale, che fu certamente un fatto di popolo, animato da una incrollabile fede nel valore della libertà. 2. Prima di venire rapidamente al contenuto del libro che qui presentia- mo, vorrei fare riferimento a un testo che pare seguire quella linea meto- dologica a cui si faceva riferimento in apertura, che vede, appunto, un’o- scillazione produttiva tra livello locale e livello nazionale, in assenza della quale sfuggirebbe sia il senso complessivo di quella fondamentale tappa di sviluppo della storia d’Italia che è il Risorgimento sia il contributo a esso dato da alcune figure e alcune vicende che hanno visti coinvolti alcuni figli della nostra terra, del Salento, come appunto Antonietta de Pace. Antonio Lamantea, nel suo Risorgimento, Unità, Meridione. Per un’I- talia da costruire2, ripercorre alcuni degli snodi fondamentali legati al periodo risorgimentale, giocando la sua partita sempre sul doppio livello della storia globale (nazionale, in questo caso) e quella locale (vale a dire, meridionale). Per far questo, Lamantea individua dei luoghi specifici, 2 A. Lamantea, Risorgimento, Unità, Meridione. Per un’Italia da costruire, Manni Editori, San Cesario di Lecce 2012. VIII che non sono tanto ed esclusivamente luoghi della storia, ma anche della letteratura. Questo volume è dedicato, in parte, all’analisi di alcune questioni sto- riografiche relative al periodo risorgimentale e, in parte, aperto a nuove possibili interpretazioni del meridionalismo, anche in connessione con gli ultimi sviluppi storico-politici. Questo contributo non è un libro di storia, giacché gli eventi relativi all’Unità italiana e al meridione, pur adeguatamente illustrati, non sono presentati nella loro datità storica, ma letti prevalentemente nella loro valenza antropologica. La storiografia su questi argomenti è sterminata e quindi molte que- stioni e problemi sono presentati secondo scelte piuttosto soggettive: ad esempio, si tenta una interpretazione meno agiografica di intellettuali come Mazzini e Gioberti, e molti protagonisti, soprattutto Garibaldi, vengono presentati in modo meno retorico e celebrativo. I dati caratterizzanti del discorso possono considerarsi: 1. una lettura del Risorgimento e della problematica meridionalistica in chiave antro- pologica, che include riferimenti alla letteratura, al linguaggio, all’iden- tità italiana (molto spazio viene riservato al Discorso sopra lo stato presente del costume degli italiani di Leopardi), alla nozione di Stato e di nazione, ecc.; 2. un riferimento alle problematiche attuali, ad esempio alla de- generazione della politica, all’apertura mediterranea di Franco Cassano, alle opzioni federalistiche (Bossi e Cacciari). La conclusione e tutto il discorso evidenziano una assoluta fede nella nazione italiana, con un di- sagio spesso intenso per la crisi del tempo presente. Le questioni sono numerose e di difficile interpretazione, a partire dal termine “risorgimento” che, come rileva Walter Maturi3, «solo con Vit- torio Alfieri assume connotazioni politiche, allorquando il grande tragico astigiano cita l’Italia come “inerme, divisa, avvilita, non libera” e auspica che, in considerazione del suo passato glorioso, i “caldi e ferocissimi spi- riti” italiani possano evocare e recuperare i grandi, eroici valori politici del passato»4. 3 Le principali interpretazioni critiche del nostro Risorgimento sono le seguenti: W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento. Lezioni di storia della storiografia, Einaudi, Torino 1969; A. Gramsci, Il Risorgimento, Einaudi, Torino 1966; R. Romeo, Risorgi- mento e capitalismo, Laterza, Bari 1960; G. Candeloro, La costruzione dello Stato uni- tario, 1860-1871, in Id., Storia dell’Italia moderna, 11 voll., Feltrinelli, Milano 1980; L. Salvatorelli, Pensiero e azione del Risorgimento, Einaudi, Torino 1991. 4 A. Lamantea, Risorgimento, Unità, Meridione, cit., p. 11. IX Il termine ricompare poi con il quotidiano omonimo fondato da Cavour e Cesare Balbo nel 1848 e pubblicato fino al 1852, ed è in que- sto contesto che il termine «assume interamente le sue valenze politiche e ideologiche e, con Carlo Cattaneo, propone anche soluzioni socio- logiche ed economiche, in un contesto di chiara impronta europea»5. Ciononostante, «va precisato che, in termini politici, il Risorgimento italiano si realizzò in modi suoi propri e poco partecipi del comune clima europeo: esso conservò caratteri di radicale astrazione, accusando un forte scollamento tra i contenuti del mutamento e i soggetti sociali in esso coinvolti. In alcune nazioni europee l’evoluzione ideologica si accompagnò ad un rinnovamento sociale assai rilevante, con un movimento operaio e un apparato di riforme assai avanzati, tali da fronteggiare vittoriosamente fenomeni come l’esplosione demografica o il rischio di una ricostituzione del latifondo, assai pericolosa per lo sviluppo dell’agricoltura. Questo avvenne in Francia e soprattutto in Inghilterra. In Italia invece, a causa di una economia immobile e stagnante soprattutto nel sud, l’omologazione e, per così dire, la riconversione sociale avvenne con lentezza e difficoltà, e si può ritenere che ancora oggi non sia completamente compiuta». Questo senso di incompiutezza, questa amara consapevolezza del mancato raggiungimento dell’obiettivo finale, vale a dire di un proces- so di unificazione reale, profondo, convinto, socio-culturale, è uno dei tratti caratterizzanti le biografie di alcuni dei protagonisti del Risor- gimento. Senso di incompiutezza, poi, che si mescola all’emergere di alcuni dei problemi che graveranno in modo drammatico sullo sviluppo del Paese: la qualità e l’organizzazione del sistema amministrativo dell’I- talia unita, il brigantaggio, la questione demaniale e quella meridionale. Tutte questioni, queste, socio-politiche o storico-politiche, tra le quali rientrano anche le ardite proposte mazziniane, di Ippolito Nievo o di Carlo Pisacane e le varie interpretazioni del federalismo, da Vincenzo Gioberti fino a Massimo Cacciari, passando per Carlo Cattaneo, Gae- tano Salvemini, Altiero Spinelli, Umberto Bossi, Gianfranco Miglio e Lorenzo Ornaghi. 5 Ivi, p. 12. X
Description: