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Studi sul Rinascimento PDF

280 Pages·1923·16.176 MB·Italian
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IL PENSIERO MODERNO a cura di E. Co lignola XV. GIOVANNI GENTILE Studi sul Rinascimento. UJ- J G^. ^' s GIOVANNI GENTILE Studi Rinascimento sul VALLECCHI EDITORE FIRENZE s PROPRIETÀ LETTERARIA Firenze, 1923-Stabilimenti Grafici A. Vallecchi: Via Ricasoli 8, Via S. Zanobi 64, I. Le traduzioni medievali di Platone e Francesco Petrarca. i. I dialoghi di Plafone posseduti dal Petrarca. i. Nella sua bella opera sul Risorgimento filosofico nel Quattrocento *) il Fiorentino, riassumendo l' importante polemica del Petrarca, nel De sui ipsius et multorum ignorantia (1367-1368) 2 contro gli averroisti di Ve- ) nezia, scrisse: «Un errore de* suoi avversari però tiene a confutare,—ed è che Platone ha scritto assai meno di Aristotele. ' Ho io a casa, sedici, o anche più (sexdecim vel eo amplius) de' libri—di Platone, ed ei dicono che ne ha scritto uno o due \ Allora, difatti, di Platone non si conosceva altro che il Timeo con V interpretazione di Calcidio. Perciò il Petrarca argomenta che a questa no- tizia i suoi contraddittori rimarrebbero stupefatti : stu- pebunt, si haec audiant. Una certa meraviglia farà anche oggidì il sapere che non solo in greco, ma tradotti in la- tino aveva il Petrarca alquanti dialoghi non visti per lo avanti perchè di questa traduzione non han fatto ; ') Napoli, Tip. d. r. Univ., 1885, p. 181 e n. 9 a p. 194. *) Cfr. G. Zippel, Giunte e correzioni al Risorgimento del Voigt, Firenze, Sansoni, 1897, p. 2. menzione neppure coloro, che han discorso dei libri pla- tonici posseduti dal gran poeta. Da chi fossero stati tra- dotti il Petrarca non dice : a me sembra, per quanto posso indurre dal periodo intricato e monco, potersene credere autore quel Bernardo di Seminara, che, fatto monaco Basiliano, prese nome di Barlaam, e che al Pe- trarca fu maestro di greco ». Il periodo, su cui il Fiorentino fondava la sua conget- tura, era da lui riferito in nota così : « Neque graecos tantum, sed in latinum versos aliquot numquam alias visos [Platonis libros] aspicient.... et quota ea pars librorum est Platonis, quota ego his oculis multos vidi, praecipue cala- bruni Barlaam modernum graia [graiae?] specimen sophiae qui me ete. » 4). Quindi il Fiorentino osservava : « Il periodo è certamente monco, perchè la sintassi non corre ; e parmi, che tra il vidi ed il praecipue ci sia un distacco di periodo e di pensiero ». Il periodo era corrotto senza dubbio, non solo per il distacco notato dal Fiorentino, ma anche per quel secondo quota che non rende un senso accettabile. E deriva infatti da una falsa correzione del quora (per quorum) che dà un'edizione precedente (Ba- silea, 1554, p. 1162). Ma in che modo da un tal periodo inintelligibile il Fiorentino poi inducesse, come cosa pro- babile, doversi la traduzione accennata dal Petrarca at- tribuire a frate Barlaam, è ciò che difficilmente si potrebbe intendere da chi non conoscesse il fare del Fiorentino, dotto e acuto e anche pazientissimo ricercatore, ma sde- gnoso sempre di quelle minute avvertenze, che occorrono nei punti più delicati di ogni indagine storica. 1/ induzione del Fiorentino piacque a Giannantonio Mandalari, in quella specie di panegirico, non privo, per altro, d' interesse, che egli compilò di Bernardo da Se- minara 2 curiosa figura, meritevole tuttavia di essere ) : studiata e meglio apprezzata che non sia. Il Tocco, invece, l) Opera, ed. Basilea, 1581, p. 1854. a Fra Éarlaamo calabrese maestro del Petrarca, Roma, Ver- ) desi, 1888, p. 105. — — 7 in una sua erudita recensione dell'opera del Fiorentino 1 ), aveva detto : « Da un passo delle Opere del Petrarca.... egli ricava una notizia sfuggita a quanti si occuparono del Platonismo nei tempi moderni, che cioè il gran poeta avea presso di sé sedici o più dialoghi di Platone in una traduzione latina, che il Fiorentino forse troppo ardita- mente sospetta gli sia stata fatta da quel Bernardo da Seminara, o Barlaam, che gli aveva insegnati i rudimenti di greco ». Il Fiorentino veramente non aveva indotto che tutti ciisòedcihcieonpoinùsdairaelbobgehisatvaetsoseafiflatPteotrcaorncfaotrrmaedotatlitienstloatinmoa; ; alquanti (— aliquot). Il Tocco poi, che dà in nota la le- zione corretta del passo riuscito inintelligibile al Fioren- tino, servendosi delle due edizioni più antiche, e assai migliori, di Venezia (1501 e 1503), non avrebbe dovuto dire soltanto forse troppo ardito il sospetto del Fioren- tino, ma addirittura erroneo. Come infatti può restare più dubbio leggendo : « .... et quota ea pars librorum est Platonis, quorum ego his oculis multos vidi, praecipue apud Calabrum Barlaam, modernum grajae specimen sophiae)), come legge il Tocco? 2). La questione fu ripresa e trattata di proposito con profondità dal De Nolhac 3). Il quale cominciò, giusta- mente, dal riferire tutto il passo del De ignorantia, se- condo il testo autografo (Vat. 3359, f. 28), ma con un' in- terpunzione, di cui dichiarò di assumere la responsa- bilità, poiché modificava il senso attribuito finora alle parole del Petrarca. Mi sia permesso, per la più facile intelligenza della discussione, di riferire, alla mia volta, {) Nel Giorn. stor., VII, 409. 2 Op. cit., p. 410 n. 3) Pétrarque et l'humanisme d'après un essai de restitution de sa) bibliothèque Paris, 1892, pp. 323 e sgg. Nella 2a ed. remaniée et augmentée, del,1907, il De Nolhac ha poi modificato e corretto questa, parte del libro, avvertendo molto cortesemente di aver «tire profit de l'étude critique.du morceau qu'a faite Giov. Gen- tile» (II, 135 n.). Io qui continuo a riferirmi alla prima edizione, dove non sia avvertito il contrario. — 8 la lezione dell'autografo qual'è data dal De Nolhac ac- canto alla lezione della prima edizione del De ignorantia ì ), che a me pare tutt'altro che trascurabile (riproduce essa T importante cod. Marciano ci. lat. VI, n. 86 ?), e che il De Nolhac non vide 2). \Vat. 3359; De Nolhac, [Ed. veneta, 1501]. PP- 324-5]- .... Platonem, prorsum illis et Platonemprorsum illis etin- incognitum et invisum, nil cognitum et invisum nil scrip- scripsisse asserunt preter sisse asserunt, preter unum unum atque alterum libel- atque alterum libellum, quod lum quod non dicerent, si ; non dicerent, si tam docti tam docti essent, quam me essent quam me predicant in- predicant indoctum. Nec lit- doctum. Nec literatus ego, teratus ego, nec grecus, nec Grecus, sedecim vel eo sexdecim vel eo amplius Pla- amplius Platonis libros domi tonis libros domi habeo, quo- habeo, quorum nescio an u 1- rum nescio an u 11u m isti 1iu s isti unquam nomen unquam nomen audierint. audierint. Stupebunt ergo, si Stupebunt ergo si hec au- haec audiant; si non cre- diant. Si non credunt, ve- dunt, veniant et videant. Bi- niant et videant. Bibliotheca bliotheca nostra tuis 3) in nostra tuis in manibua re- manibus relieta, non illite- lieta, non illitterata quidem rata quidem illa, quamvis illa quamvis illitterati homi- illiterati hominis, neque illis nis, neque illis ignota est ignota est, quam totiens me quam totiens me temptantes tentantes ingressi sunt. Semel ingressi sunt. Semel ingre- ingrediantur et Platonem ten- diantur et Platonem tenta- taturi an et ipse sine literis turi, an et ipse sine litteris sit famosus ; invenient sic sit famosus. Invenient sic 4) In Opuscula Francisci Petrarche «impressa Venetiis A(inmnpoenisnicsadrn.anitiAonndisreCehrTiostrir,esMacnciccdcej.Asduilea.)XpXerVISiJm.omnaercmi]de»,Lfu.e7rev.: *) Gita solo l'ediz. 1581. 3) Il trattato è indirizzato, come è noto, all'amico Donato degli Albanzani, alle cui cure il Petrarca, trasferitosi a Padova, aveva affidato i suoi libri lasciati in Venezia. Vedi lo stesso De Nolhac, O. c. p. 70. esse ut dico meque licet igna- esse ut dico, meque licet rum, non mendacem tamen, ignarum, non mendacem ta- ut arbitror, fatebuntur. Ne- men ut arbitror fatebuntur . : que Grecos tantum, sed in neque grecos tantum, sed in Latinum versos aliquot nun- latinum versos aliquot num- quam alias visos aspicient. quam alias visos aspicient *). Literatissimi homines de qua- Litteratissimihomines de qua- litate quidem operum iure litate quidem operum iure illi illi suo iudicent (de numero suo iudicent. De numero au- autem nec iudicare aliter tem nec iudicare aliter quam quam dico, nec litigare liti- dico, nec litigare litigiosissimi giosissimi homines audebunt) homines audebunt. Et quota et quota ea pars librorum ea pars librorum est Plato- est Platonis. Quorum ego his nis, quorum ego hijs oculis oculis multos vidi, precipue multos vidi precipue apud Barlaam Calabrum, moder- Calabrum Barlaam modernum num Graie specimen sophie, graye specimen Sophie, qui qui, me Latinarum inscium me latinarum inscium, do- docere Grecas literas adortus, cere grecas litteras adortus forsitan profecisset, nisi mi- forsitan profecisset, nisi mihi chi illum invidisset mors hone- illum invidisset mors, hone- stisque principiis obstitisset, stisque principiis obstitisset, ut solita est. ut solita est. Le varianti più notevoli sono due nel secondo pe- : riodo Yullius dell'autografo è certo preferibile alYullum dell'edizione veneta (e delle due edizioni di Basilea). E nell'ultimo periodo Yapud dell'ediz. veneta, che sanava la sconcordanza notata dal Fiorentino nel testo dell'edi- zione basileense del 1581, comune alla precedente edi- zione, pure di Basilea del 1554 2), manca invece nella lezione data come dell'autografo, e senza la necessità di integrare o correggere. Il De Nolhac crede infatti che tutto questo tratto possa e debba esser inteso in modo ben diverso che non si sia fatto finora, proponendo degli ul- l) Non aspiciunt, come dà inl Tocco, 1. e. *) Anche questa dice (p. 62) : amultos vidi, precipue Ca- labrum Barlaam modernum Graia [sic] specimen sophiae ». — — IO timi periodi questa traduzione : « Ils ne trouveront pas seulement dans ma bibliothèque des ouvrages en grec, mais encore plusieurs traduits en latin qu'ils n'ont jamais vus ailleurs [allusion aux traductions plus loin mentionnées]. Que les gens très lettrés jugent suivant leur droit de la qua- nte des ouvrages (car pour la quantité, les plus ergouteurs ne pourront ni ergoter, ni en juger autrement que je ne dis), et qu'ils constatent quelle partie de ces ouvrages est de Platon. De ces gens très lettrés, j'en ai vu de mes yeux beau- coup et tout d'abord Barlaam le calabrais.... » 1). Sicché : i.° i libri non Greci tantum, sed in latinum versi non sarebbero tutti secondo il De Nolhac dialoghi ma platonici ; libri di scrittori greci, in generale, fra i quali se ne troverebbero anche di Platone (des ouvrages.... ; quelle partie de ces ouvrages est de Platon) ; 2. i molti visti dal Petrarca, con gli occhi suoi, sarebbero gens très lettrés, non libri e tanto meno libri di Platone. ; Due cose, a mio giudizio, insostenibili. Non è sosteni- bile la prima perchè il Grecosnonsipuò riferire se non agli ultimi libri di cui il Petrarca haparlato, che sono i sedecim vel eo amplius Platonis libros del secondo periodo. In mezzo non c'è altro sostantivo di genere maschile e nu- mero plurale, salvo il soggetto sottinteso di stupebunt, audiant, veniant etc, il quale però sarà anche soggetto dell'aspicient di cui Grecos è oggetto senza dire che gli ; avversari del Petrarca non potevano esser tradotti in latino ! Ma questa tesi, soprattutto, non è sostenibile per il modo in cui si verrebbe a tradurre la proposizione : « et quota ea pars librorum est Platonis ». Quando il De Nolhac traduce « et qu'ils constatent quelle partie de ces ouvrages est de Platon » intende Yea pars librorum come se invece fosse detto : pars eorum librorum ; laddove il testo non può altrimenti spiegarsi che intendendo quel quota pars come esclamativa (= quam 2) parva !) : «e che piccola ') Op. cit., p. 329, n. 3. 2) Correggo qui l' interpretazione che ne avevo dato nella prima edizione di questo scritto, in cui intendevo il «quota pars »

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