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Studi e testi di Filologia greca coordinati da Olimpia Imperio e Andrea Tessier PDF

426 Pages·2014·1.42 MB·English
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Graeca TerGesTina Studi e testi di Filologia greca coordinati da Olimpia Imperio e Andrea Tessier 1 Comitato scientifico internazionale Maria Grazia Bonanno (Università di Roma ‘Tor Vergata’), Francesco Donadi (Università di Verona), Antonietta Gostoli (Università della Calabria), Enrico V. Maltese (Università di Torino), Glenn W. Most (Scuola Normale Superiore di Pisa), Orlando Poltera (Université de Fribourg), Paolo Scarpi (Università di Padova), Renzo Tosi (Università di Bologna), Paola Volpe (Università di Salerno), Onofrio Vox (Università di Lecce), Bernhard Zimmermann (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg) Questo volume è stato realizzato con il contributo del Dipartimento di Filologia Letteratura e Linguistica dell'Università di Verona. Impaginazione Gabriella Clabot © copyright Edizioni Università di Trieste, Trieste 2013 Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. ISBN 978-88-8303-473-2 EUT - Edizioni Università di Trieste Via Weiss, 21 – 34128 Trieste http://eut.units.it https://www.facebook.com/EUTEdizioniUniversitaTrieste Dionigi d'Alicarnasso La composizione stilistica Peri; sunqevsew~ ojnomavtwn introduzione e traduzione di Francesco Donadi commento al testo, glossario e indici di Antonia Marchiori EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE Wenn die Sonne der Kultur niedrig steht, werfen selbst Zwerge lange Schatten. [Karl Kraus] Sommario 9 Presentazione 237 Capitolo quattordicesimo 13 Introduzione 249 Capitolo quindicesimo 99 Bibliografia 257 Capitolo sedicesimo 133 Capitolo primo 269 Capitolo diciassettesimo 141 Capitolo secondo 281 Capitolo diciottesimo 149 Capitolo terzo 295 Capitolo diciannovesimo 161 Capitolo quarto 305 Capitolo ventesimo 175 Capitolo quinto 317 Capitolo ventunesimo 185 Capitolo sesto 323 Capitolo ventiduesimo 193 Capitolo settimo 345 Capitolo ventitreesimo 199 Capitolo ottavo 357 Capitolo ventiquattresimo 203 Capitolo nono 363 Capitolo venticinquesimo 209 Capitolo decimo 387 Capitolo ventisesimo 213 Capitolo undicesimo 401 Glossario 225 Capitolo dodicesimo 419 Indice dei nomi 233 Capitolo tredicesimo 423 Indice dei luoghi Presentazione Il lavoro che qui si presenta ha avuto una lunghissima incubazione, almeno di cinque lustri (Il ‘bello’ e il ‘piacere’ – Osservazioni sul De compositione verborum, 1986; quindi Il Bembo baro, 1989; fino alla Lettura del De compositione verborum di Dionigi d’Alicarnasso, 2000). Lavorare su questo Dionigi non è stato facile, perché è te- sto in cui convergono molteplici specialismi, che vuole dunque un lettore com- petente di retorica, di metrica, di ritmica, di musica, di poetica, di storia della letteratura e dell’arte coeva: insomma, del classicismo romano e della ideologia imperiale che lo ha promosso. Studi ulteriori (Pseudo Longino, Del sublime, 1999 e edizioni successive; Da Dionigi a Longino, 2007) mettevano a fuoco i rapporti con il testo del Sublime, temporalmente prossimo. A tutto questo s’affiancavano alcune tesi di laurea in filologia greca sull’argomento di cui siamo stati relatori (in modo speciale, i lavori di Anna Tabarin e di Nadia Parlati). Quest’ultimo la- voro, purtroppo inedito, è risultato particolarmente prezioso per lo studio della trasmissione del testo. Il fatto che la presente sia la prima traduzione italiana che vede la luce (a quanto consta a chi scrive) da quasi duecento anni, dopo quella del Tommaseo (che aveva peraltro fatto uso cospicuo della versione francese del Bat- teux), sta a dimostrare le difficoltà di resa in altra lingua di un testo i cui esempi, tratti da scritti greci, risultano pressoché intraducibili. Aiuto forte è venuto dalla bella versione francese di Aujac e Lebel, della quale, in attesa di una nuova edizio- ne critica, si è adottato il testo (in più punti ritoccato). È quanto di meglio abbia- 9 mo a disposizione, malgrado tutti i dubbi che ci portiamo appresso nei confronti di una tradizione bipartita, nella quale la presenza di un comune archetipo non è data assolutamente per certa. Si è cercato di rendere nella nostra lingua il colorito del greco dionisiano, quel suo tono vagamente professorale, mai pedissequo e mai noioso, infarcito di termini tecnici o tecnicizzati, alla cui esegesi provvede il glossario curato da Antonia Marchiori, che è anche autrice delle note esplicative ad ogni singolo capitolo: senza la sua collaborazione, non sappiamo quando que- sto lavoro avrebbe visto la luce. Tornando al testo, una delle acquisizioni più importanti dell’esegesi che lo ac- compagna è, ad avviso di chi scrive, la ricomposizione della storica opposizione Dionigi-Longino quali caposcuola di un movimento atticista contrapposta ad un movimento ‘asiano’, permettendo in questo modo di mettere a fuoco la prossi- mità dei due sistemi stilistici, e la loro vicinanza agli scritti retorici di Cicerone. A nostro avviso, questo trattato, meno popolare del Sublime e ovviamente della Poetica di Aristotele, pare invece rappresentare uno dei punti più alti della rifles- sione sulle poetiche, e dunque gli va dato il giusto posto nella storia dell’estetica antica, superando il duro giudizio emesso nei suoi confronti dal Wilamowitz e dal Norden; in realtà il De compositione verborum è il primo trattato (dopo Gorgia) di stilistica pura, senza implicazioni metafisiche di alcun genere, che l’antichi- tà ci abbia dato. A questo rinnovato interesse per lo scritto dionisiano, a questa importante apertura di credito, hanno dato un contributo fondamentale Bruno Gentili e Luigi Enrico Rossi: alla sempre stimolante presenza dell’uno e alla in- cancellabile memoria dell’altro s’intende dedicata questa edizione. Avrà notato il lettore che, andando contro una tradizione consolidata, che traduceva il titolo dell’opera secondo il calco latino (Peri; sunqevsew~ ojnomavtwn: De compositione verborum con la ‘La collocazione dei nomi’, vedi il Tommaseo), avremmo voluto tradurlo, dietro illuminato suggerimento di Paola Cotticelli, con ‘La disposizione dei nomi’, in quanto il trattato di Dionigi ha impostazione non morfologica, bensì sintattica; la sua ricerca si muove dunque lungo l’asse sintag- matico, che trova metafora privilegiata nella edificazione di una casa, a partire dai muri: la bravura del muratore consiste nell’accostare le pietre o i mattoni uno accanto all’altra, garantendo al muro che vien su (CV 6.3) stabilità e bellezza, inte- sa, quest’ultima, come armonia dell’insieme. Il termine suvnqesi~ usato da Dionigi trova un parallelo nel latino compositio, usato pochi anni prima da Cicerone nell’Orator: Conlocabuntur igitur verba, aut inter se quam aptissime cohaereant extrema cum pri- mis eaque sint quam suavissimis vocibus, aut ut forma ipsa concinnitasque verborum conficiat orbem suum, aut ut comprehensio numerose et apte cadat (Cic. orat. 148 s.). Di qui, la definizione che ne dà Dionigi: La composizione, come indica il nome stesso, è una particolare relazione delle parti del discorso, altrimenti chiamate anche elementi del linguaggio (CV 2.1). 10

Description:
che comincia col capitolo XXXV, presuppone e illustra Demostene sulla base del- le categorie Aristoxenean Rhythmic Theory, Texts edited with introduction, translation, and commentary .. Barker, A., Greek Musical Writings, I: The Musician and his Art, Cambridge, Cambridge University. Press
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