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Straniero in terra straniera PDF

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ROBERT A. HEINLEIN Straniero In Terra Straniera (Edizione Integrale) Titolo originale: Stranger in a Strange Land © 1961 by Robert A. Heinlein; renewed in 1989 by Virginia © 1991 by Virginia Heinlein Traduzione di Marco Pinna su licenza della casa editrice Arnoldo Mondadori s.p.a. © 2005 by Fanucci Editore via delle Fornaci 66, 00165 Roma tel. 06.39366384 – fax 06.6382998 Indirizzo di posta elettronica: [email protected] Indirizzo internet: www.fanucci.it Proprietà letteraria e artistica riservata Stampato in Italia – Printed in Italy Tutti i diritti riservati Progetto grafico: Grafica Effe ROBERT A. HEINLEIN Straniero in terra straniera Indice Prefazione di Virginia Heinlein Parte prima Le sue impure origini Parte seconda La sua assurda eredità Parte terza La sua eccentrica educazione Parte quarta La sua scandalosa carriera Parte quinta Il suo felice destino Prefazione Se vi sembra che questo libro sia piú voluminoso e contenga piú parole di quante ne avete trovate nella prima edizione di Straniero in terra stranie- ra, la vostra impressione è corretta. Questa che avete in mano è infatti l'edi- zione integrale, come la concepì e la scrisse originariamente Robert Hein- lein. L'edizione precedente (in inglese) conteneva poco piú di 160.000 parole, mentre questa va oltre le 220.000. La copia manoscritta originale di Robert conteneva dalle 200 alle 300 parole per pagina, a seconda della quantità di dialogo in esse contenuto. Considerando quindi una media di 275 parole a pagina per 800 pagine, otteniamo un totale di 220.000 o poco piú. Quando venne pubblicato per la prima volta, nel 1961, questo romanzo era talmente diverso rispetto a ciò che poteva essere proposto al grande pub- blico, o anche solo ai lettori di fantascienza, che gli editori trovarono neces- sario effettuare dei tagli di alcuni brani che avrebbero potuto risultare offen- sivi per i gusti e la morale dell'epoca. Il numero di Astounding Science Fiction del novembre del 1948 contene- va una lettera al direttore nella quale si suggerivano alcuni titoli di racconti per il numero dell'anno successivo. Fra questi titoli, ve ne era anche uno per Robert Heinlein: Gulf. In seguito a una lunga conversazione fra quel direttore, John W. Camp- bell Jr, e lo stesso Robert, venne deciso che vi era tutto il tempo necessario per scrivere i racconti proposti dall'ammiratore che aveva scritto la lettera e per farli uscire nel numero del novembre del 1949. Robert promise infatti di consegnare, entro quella data, un racconto breve che si adattasse a quel tito- lo. Anche la maggior parte degli altri autori decisero di stare al gioco, e alla fine quel numero di Astounding Science Fiction venne conosciuto come il numero del “Viaggio nel tempo”. Il problema di Robert, quindi, consisteva esclusivamente nel trovare un racconto coerente con il titolo che gli era stato assegnato. Così tenemmo una seduta di brainstorming per decidere che cosa doves- se fare. Fra le mille assurde idee che ci vennero alla mente, io in particolare gli suggerii di scrivere un racconto su un bambino umano allevato da una razza aliena. L'idea era troppo grossa per un semplice racconto breve, disse Robert, ma se la annotò comunque per memoria futura. Quella sera stessa Robert si chiuse nel suo studio, scrisse dei lunghi appunti, e li mise da parte. In quanto al titolo Gulf, scrisse una storia completamente diversa. Quegli appunti rimasero nel suo archivio per diversi anni, finché Robert non si decise a scrivere ciò che sarebbe diventato in seguito Straniero in terra straniera. Per qualche motivo, però, il manoscritto non lo soddisface- va, così lo mise nuovamente da parte. Tornò a lavorarci sopra diverse volte, ma non riuscì a terminarlo prima del 1960, data in cui completò la versione che avete ora fra le mani. Nel contesto del 1960, Straniero in terra straniera era un libro che face- va un po' paura alle case editrici; si discostava troppo dal sentiero battuto dalla fantascienza di quel periodo. Così, per ridurre al minimo ogni possibi- le svantaggio, fu chiesto a Robert di ridurre il manoscritto a 150.000 parole. Gli vennero anche commissionati ulteriori cambiamenti, affinché la casa editrice potesse assumersi il rischio di pubblicarlo. Eliminare circa un quarto di un romanzo lungo e complicato còme questo è un'impresa pressoché impossibile, ma nel giro di qualche mese di lavoro Robert vi riuscì. Il manoscritto risultante conteneva esattamente 160 087 pa- role. Robert era convinto che fosse assolutamente impossibile tagliarlo ulte- riormente, quindi venne accettato così come era. Per ventotto anni, rimase in quella forma. Nel 1976, il Congresso degli Stati Uniti varò una nuova legge sui diritti d'autore secondo la quale, nel caso che un autore morisse e la sua vedova o i suoi eredi rinnovassero il copyright, qualsiasi contratto precedente veniva automaticamente cancellato. Robert morì nel 1988, e l'anno dopo venne rin- novato il copyright per Stranger in a Strange Land. Diversamente da molti altri autori, Robert aveva conservato una copia della battitura originale, così com'era stata presentata per la prima volta agli editori, in un file conservato presso la biblioteca dell'Università della Cali- fornia di Santa Cruz, dove si trova il suo archivio. Così chiesi all'Università di consegnarmi la copia originale di quel manoscritto, e lessi le due versio- ni, quella originale e quella pubblicata, una accanto all'altra. In seguito alla lettura, arrivai alla conclusione che era stato un grosso errore tagliare l'origi- nale. Mandai una copia del manoscritto originale a Eleanor Wood, l'agente di Robert. Anche lei ebbe modo di leggere le due versioni, e alla fine si trovò d'accordo con il mio verdetto. Così, dopo aver fatto presente la cosa alla casa editrice, presentò loro una copia della nuova-vecchia versione. Nessuno ricordava piú che questo romanzo era stato tagliato in maniera così drastica; nel corso degli anni, tutti i direttori di testata e i redattori della casa editrice erano cambiati, e di conseguenza il testo mancante fu per loro come una vera e propria sorpresa. Decisero quindi di pubblicare la versione originale, concordando sul fatto che fosse migliore di quella censurata. Avete quindi fra le mani la stesura originale di Straniero in terra stranie- ra, come venne scritta per la prima volta da Robert Anson Heinlein. I nomi propri dei personaggi principali hanno una certa importanza per quanto riguarda la trama del romanzo. Sono stati tutti selezionati con grande cura; Jubal significa “il padre di tutti”, e Michael significa “Chi è come Dio”. Lascio al lettore il piacere di scoprire il significato degli altri nomi contenuti in questo romanzo. Virginia Heinlein Carmel, California Parte prima Le sue impure origini 1 C'era una volta, quando il mondo era giovane, un marziano di nome Va- lentine Michael Smith. I componenti della prima spedizione umana su Marte erano stati selezio- nati in base al postulato che il piú grande pericolo che l'uomo potesse incon- trare nello spazio fosse l'uomo stesso. A quei tempi, a soli otto anni terrestri dalla fondazione della prima colonia terrestre sulla Luna, qualsiasi viaggio interplanetario compiuto da esseri umani doveva essere effettuato necessa- riamente attraverso pericolose orbite semiellittiche a doppia tangente in ca- duta libera. Il viaggio dalla Terra a Marte durava 258 giorni, e lo stesso valeva per il ritorno, al quale bisognava però aggiungere altri 455 giorni di attesa su Mar- te, affinché i due pianeti giungessero nuovamente nelle rispettive posizioni che avrebbero permesso la formazione dell'orbita a doppia tangente. In con- clusione, il viaggio di andata e ritorno richiedeva un tempo complessivo equivalente a quasi tre anni terrestri. Oltre a essere terribilmente lungo, il viaggio in questione era anche molto rischioso. La primitiva bara volante che venne usata, la Envoy, era infatti in grado di compiere il percorso solo grazie a un rifornimento supplementare di carburante da effettuarsi presso una stazione spaziale, in seguito al quale era costretta a tornare indietro fino ai margini dell'atmosfera terrestre prima di poter ottenere una spinta sufficiente per il balzo fino a Marte. Una volta giunta a destinazione, aveva anche l'autonomia per tornare indietro… sem- pre ammesso che non si fosse schiantata in fase di atterraggio, che sul pia- neta fosse disponibile un quantitativo di acqua sufficiente a riempire i suoi serbatoi di massa-reazione, e qualche genere di nutrimento per il suo equi- paggio, oltre all'eventualità che andassero storte un altro migliaio di variabi- li. Ma il pericolo fisico era considerato molto meno pericoloso del potenzia- le stress psicologico. Otto esseri umani destinati a rimanere accalcati assie- me come scimmie in un'astronave per quasi tre anni terrestri dovevano an- dare d'accordo fra loro molto piú di quanto non facessero normalmente gli esseri umani. Grazie ad alcune lezioni apprese in precedenza, venne esclusa a priori la possibilità di inviare un equipaggio interamente maschile, consi- derato poco salubre nonché socialmente instabile. Venne quindi ritenuto ot- timale un equipaggio composto da quattro coppie sposate, sempre che in una simile combinazione fosse possibile trovare tutte le specializzazioni ri- chieste. L'università di Edimburgo, titolare principale dell'appalto della spedizio- ne, decise di affidare la selezione dell'equipaggio all'Istituto per gli Studi Sociali. Dopo aver scartato la maggior parte dei volontari, ritenuti non ido- nei per questioni di età, salute, mentalità, addestramento o temperamento, l'Istituto si ritrovò a dover scegliere il suo equipaggio fra piú di novemila candidati potenziali, ognuno dei quali perfettamente sano dal punto di vista fisico e mentale e dotato di almeno uno dei particolari requisiti professionali richiesti. Ci si aspettava quindi che l'Istituto producesse diverse possibili combinazioni di equipaggi composti da quattro coppie. Invece non ne produsse neanche una. Le competenze richieste erano quelle di astronavigatore, medico, cuoco, macchinista, comandante di va- scello, esperto in semantica, ingegnere chimico, ingegnere elettronico, fisi- co, geologo, biochimico, biologo, ingegnere atomico, fotografo, esperto in coltura idroponica, ingegnere in motoristica spaziale. Ogni singolo membro dell'equipaggio doveva possedere piú di uno dei suddetti requisiti, o per lo meno essere in grado di apprendere altre abilità professionali in tempo debi- to. Esistevano centinaia di possibili combinazioni di otto persone aventi tali abilità, e alla fine vennero fuori ben tre combinazioni di quattro differenti coppie dotate dei requisiti necessari, oltre a quelli di salute e intelligenza… Solo che, in tutti e tre i casi, gli studiosi di dinamica di gruppo chiamati a valutare i fattori di temperamento per la compatibilità rimasero letteralmen- te scandalizzati alla vista dei risultati degli esami. A quel punto, il titolare principale dell'appalto suggerì di abbassare i va- lori ottimali di compatibilità. Nel frattempo, un programmatore il cui nome non venne reso noto sguinzagliò i suoi computer alla ricerca di equipaggi di rincalzo composti da sole tre coppie. Trovò diverse dozzine di combinazioni compatibili, ognuna delle quali definiva in base alle sue stesse caratteristi- che la coppia necessaria per il completamento dell'equipaggio. Contempora- neamente, i calcolatori continuavano a rivedere i dati in continuo mutamen- to per via dei decessi, dei ritiri, della comparsa di nuovi volontari, e così via. Molto probabilmente il capitano Michael Brant, dottore in Scienze, Co- mandante Decorato, pilota con licenza illimitata e veterano a trent'anni della spedizione lunare, aveva qualche conoscenza all'interno dell'Istituto. Qual- cuno che era disposto a cercare per lui i nomi delle volontarie che avrebbero potuto (assieme a lui stesso) completare l'equipaggio, e che era disposto an- che a darsi da fare per accoppiarvi il suo nome e sottoporre le varie combi-

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