studi 36 Maria Bendinelli Predelli Storie e cantari medievali Società Editrice Fiorentina © 2019 Società Editrice Fiorentina via Aretina, 298 - 50136 Firenze tel. 055 5532924 [email protected] www.sefeditrice.it isbn: 978-88-6032-500-6 ebook isbn: 978-88-6032-508-2 issn: 2035-4363 Proprietà letteraria riservata Riproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata Indice 7 La Storia di Alessandro Magno nel Palazzo Chiaromonte di Palermo 7 1. Storie medievali sul soffitto Chiaromonte 9 2. La storia di Alessandro Magno 12 3. Modelli iconografici 15 3.1 Manoscritti bizantini 17 3.2 Miniature del Roman d’Alexandre en prose 21 4. Cultura siciliana 23 5. L’ultima scena 26 6. Interpretazione complessiva 28 Manoscritti citati 31 Tirant lo Blanc e gli affreschi erotici di San Gimignano 31 1. Pitture profane 32 2. La parete nord 34 3. La parete est: la novella di Salabaetto («Decameron» VIII 10) 37 4. La parete est: «Tirant lo Blanc» 40 5. Una storia cortese 43 6. Al di là delle apparenze 47 Il Cantare di Madonna Elena 57 Recitazione e mouvance nel Cantare di Madonna Elena 67 La situazione iniziale nel Cantare di Madonna Elena 67 1. La gara di vanti 77 2. L’offesa della coppa 83 Preistoria del Cantare di Madonna Elena o il ciclo romanzesco della scommessa 83 1. Introduzione 85 2. Antecedenti francesi 88 3. Il «miracolo» di «Guillermus Nivernensis» 90 4. Il «Cantare di Madonna Elena» 94 5. Un «Madonna Elena» fra i romanzi del Duecento? 97 6. Inflessione miracolistica 101 7. Altre consonanze 103 8. Conclusioni 107 Lettura in filigrana della novella di Zinevra (Decameron II.9) 123 La Storia della dama bolognese che s’innamora sentendo lodare un cavaliere dal marito 135 Fra cortesia, continenza e magnificenza: reinterpretazioni di un motivo erotico 145 Il motivo del Fier Baiser fra letteratura e folklore 167 Opere citate 177 Indice delle illustrazioni 179 Indice dei nomi La Storia di Alessandro Magno nel Palazzo Chiaromonte di Palermo* 1. Storie medievali sul soffitto Chiaromonte Le pitture dello splendido soffitto nel Palazzo Chiaromonte di Palermo (alias «lo Steri»), realizzate fra il 1377 e il 1380, sono sempre apparse come una stra- ordinaria enciclopedia dell’immaginario medievale nei suoi registri morale, simbolico e romanzesco. La rapida decadenza della famiglia Chiaromonte, pochi anni dopo la realizzazione del ciclo pittorico, e le conseguenti rifunzio- nalizzazioni del palazzo («reggia aragonese, residenza ufficiale del Viceré, tri- bunale del Patrimonio, tribunale dell’Inquisizione, sede degli uffici giudiziari borbonici e dell’Italia sabauda»1 e oggi rettorato dell’Università di Palermo) lasciarono però decadere la fama del soffitto, che incominciò a essere riscoper- to e rivalorizzato soltanto alla fine dell’Ottocento2. Da allora, il lavoro di inter- pretazione iconografica e simbolica delle immagini e delle sequenze pittoriche è continuato fino a oggi, attraverso gli studi principalmente di Ettore Gabrici ed Ezio Levi (1932), Ferdinanto Bologna (1975), Licia Buttà (2013 e 2015), An- tonietta Iolanda Lima (2015)3. Levi e Bologna identificarono con sicurezza, per esempio, le storie del ‘Giudizio di Salomone’, della ‘casta Susanna’, di ‘Giuditta e Oloferne’, di ‘Ele- * Pubblicato dapprima in «Prospettiva», XLV (1986), pp. 13-21 e, parzialmente, col titolo Un’interpretazione iconografica relativa al soffitto Chiaramonte di Palermo in Letteratura e arti figurati- ve, Atti del XII Convegno AISLLI (Associazione Internazionale per gli Studi di Lingua e Letteratura Italiana), vol. I, Florence, Olschki, 1988, pp. 357-68. 1 F. Bologna 1975, p. 3. 2 G. Di Marzo 1899. 3 Francesco Carapezza ha commentato l’enigma di una delle scritte sul soffitto (F. Carapezza 2011), Andrea Canova ha analizzato attentamente i rapporti fra la storia di Elena di Narbona dipinta sul soffitto e le sue versioni letterarie (A. Canova 2014), Maria Luisa Meneghetti ha incluso il soffitto dello Steri nella sua rassegna di «storie al muro», soffermandosi sulle scene «tristaniane» (M.L. Me- neghetti 2015, pp. 150-53). 8 storie e cantari medievali 1. Veduta della Sala Magna dello Steri verso la parete nord-est na di Narbona’, episodi della storia di Tristano, lo svolgimento del lungo ciclo troiano (dall’avventura di Giasone alla distruzione di Troia), estratti dell’Apo- calisse… Il significato complessivo del ciclo pittorico è invece discusso, e tor- neremo sulla questione alla fine dell’articolo. Non tutte le storie raffigurate sul soffitto hanno però trovato la loro spiegazione: ancora molte sequenze riman- gono indecifrate, o sono interpretate solo dubitativamente. In particolare le facciate delle travi designate nello studio del Bologna come la XI-A-65 e XI- B-214 furono interpretate dal Levi l’una come una qualche versione della leg- genda del figlio del diavolo, l’altra come la rappresentazione dell’episodio clas- sico di Fineo e le Arpie. Bologna sollevava dubbi sulle interpretazioni proposte dal Levi, rilevando che in entrambe le facciate compare un elemento unifican- te nella rappresentazione di un drago (e non di un’arpìa); e ipotizzava che le due sequenze facessero parte di un’unica storia, in conformità di quanto si verifica in tutti gli altri casi di travi istoriate sulla medesima facciata da en- trambi i lati del soffitto4. Ciononostante il volume di Francesco Vergara Caf- farelli (2009), che rendeva disponibili online i rilievi fotogrammetrici avvenu- ti durante il restauro del soffitto, continuava ad avvalersi, per l’identificazione delle immagini, dell’inventario fornito dal volume del Bologna; avviene così che le immagini dipinte sulle trabeazioni in questione sono ancora definite 4 F. Bologna 1975, pp. 199-200. La Storia di Alessandro Magno nel Palazzo Chiaromonte di Palermo 9 come «Presunta storia di Fineo e le arpìe» e «Presunta storia del figlio del dia- volo», anche se si avverte che «molti particolari delle pur bellissime raffigura- zioni risultano incongrui se confrontati con la tradizione a noi pervenuta di questi miti e leggende»5. 2. La storia di Alessandro Magno In realtà, la storia dipinta sulle travi XI-A-65 e XI-B-214 va identificata certa- mente, in maniera unitaria come già intuito dal Bologna, con la parte iniziale della storia di Alessandro Magno, quale era conosciuta nel Medioevo roman- zo. Il romanzo di Alessandro ebbe una larghissima diffusione nel Medioevo, e non solo in Europa; capostipite un’opera ellenistica del III secolo d.C., proba- bilmente di origine alessandrina, attribuita a uno Pseudo-Callistene, che fu tradotta, compendiata e diffusa in innumerevoli redazioni in tutti i paesi eu- ropei nonché in larghe zone dell’Africa e dell’Asia6. Ecco la storia, di cui si potrà controllare l’aderenza alle immagini rappre- sentate sul soffitto dello Steri: Nectanebo, re dell’Egitto ed espertissimo nell’arte magica, normalmente combatteva le flotte nemiche facendo delle na- vicelle di cera, che poneva in una conca piena d’acqua piovana, e facendovi su degli incanti con una virga ebenea; un giorno però, nel corso di un simile in- canto, vide che gli dèi stessi dell’Egitto conducevano le navi nemiche. Perciò si fece radere il capo, si travestì da indovino, e fuggì dall’Egitto, pervenendo in Macedonia. Qui andò a visitare la regina Olimpia, una volta che re Filippo era assente per ragioni di guerra, e nel corso del colloquio si innamorò della regina Olimpia. Ne guadagnò la fiducia indovinando per arte magica il giorno il mese e l’ora della nascita del re Filippo, e le predisse che il potente dio Ammo- ne si sarebbe innamorato di lei, e che da lui avrebbe concepito un figlio che sarebbe stato per sempre il suo difensore. La notte stessa, la regina vide effetti- vamente in sogno il dio Ammone che, con in capo corna da ariete e una barba da cane andava a far l’amore con lei. Il giorno dopo Nectanebo le disse che, se avesse concesso a lui una camera nel suo palazzo, quello che Olimpia aveva visto in sogno sarebbe avvenuto davvero. Circa autem vigiliam primam noctis – sono le parole di una delle versioni latine della storia – cepit Nectanebus per magicas incantationes transfigurare se in figuram draconis et sibilando cepit ire contra cubiculum Olimpiadis ingressusque cubiculum, ascendens in lectum eius cepit osculari eam et concumbere cum illa […]. Taliter decepta est Olimpiadis concumbens cum homine quasi cum deo7. 5 F. Vergara Caffarelli 2009, p. 27. 6 Cfr. C. Frugoni 1978; G. Cary 1956); D. J. A. Ross 1988, particolarmente le tavole alle pp. 26, 46, 52 e 60. 7 Der altfranzösische Prosa-Alexanderroman, p. 24.