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Storici arabi delle crociate PDF

386 Pages·1963·9.448 MB·Italian
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STORICI ARABI DELLE CROCIATE —r__ = Scelta, introduzione, traduzioni originali e note di Francesco Gabrieli. EINAUDI as EDITORE NUE 34. Storici arabi delle crociate. A cura di Francesco Gabrieli. Questo libro vuole aiutare il lettore occiden- tale a vedere il periodo delle Crociate « dal- l’altra parte », cioè con l’occhio e con l’animo dell’avversario di allora. L'operazione, sempre interessante e istruttiva, lo è più che mai in questo caso, dell’urto medievale tra Cristiane- simo e Islamismo: due civiltà non radical- mente diverse in quel tempo — ché, come è stato giustamente osservato, si fondavano en- trambe su un atteggiamento spirituale e su ca- tegorie mentali sostanzialmente uguali —, ma che una diversa esperienza religiosa dall’aspi- razione ugualmente universalistica sospingeva l’una contro l’altra, irrigidendole nei momenti di crisi fino al fanatismo. Oggi, quel fanatismo almeno da noi è caduto, trasferendosi ad altri e in fondo altrettanto religiosi contrasti; non si agitano più apologetici « pugnali » e « mar- telli» della fede, ed è anzi divenuto quasi di moda, da parte cristiana e cattolica, un atteg- giamento comprensivo e conciliante verso V’I- slàm, forse dall’altra parte non altrettanto ri- cambiato. Ma l’asprezza dell’antico antagoni- smo risorge violenta se apriamo le pagine dei cronisti, dei polemisti medievali; e, sulla scia di quell’ antico odio teologico e di razza, che altre successive lotte approfondirono e ina- sprirono, noi siam sempre portati, nel seguire la vicenda delle Crociate, a vedere «il nemi- co » al di là: nel campo di Solimano ed Ar- gante, da cui solo la poesia trasse Clorinda a venire a morire di qua, pacificata con la no- stra fede. Dall’introduzione di Francesco Gabrieli Nuova Universale Einaudi Copyright © 1963 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino Terza edizione STORICI ARABI DELLE CROCIATE A cura di Francesco Gabrieli Giulio Einaudi editore 1969 INTRODUZIONE Questo libro vuole aiutare il lettore occidentale a vede- re il periodo delle Crociate «dall'altra parte », cioè con l'occhio e con l'animo dell’avversario di allora. L'operazio- ne, sempre interessante e istruttiva, lo è più che mai in questo caso, dell'urto medievale tra Cristianesimo e Isla- mismo: due civiltà non radicalmente diverse in quel tempo - ché, come è stato giustamente osservato, si fondavano entrambe su un atteggiamento spirituale e su categorie men- tali sostanzialmente uguali —, ma che una diversa esperien- za religiosa dall’aspirazione ugualmente universalistica so- spingeva l’una contro l’altra, irrigidendole nei momenti di crisi fino al fanatismo. Oggi, quel fanatismo almeno da noi è caduto, trasferendosi ad altri e in fondo altrettanto reli- giosi contrasti; non si agitano più apologetici « pugnali» e « martelli» della fede, ed è anzi divenuto quasi di moda, a parte cristiana e cattolica, un atteggiamento comprensi- vo e conciliante verso l'Islam, forse dall'altra parte non altrettanto ricambiato. Ma l’asprezza dell’antico antagoni- smo risorge violenta se apriamo le pagine dei cronisti, dei polemisti medievali; e, sulla scia di quell’antico odio teo- logico e di razza, che altre successive lotte approfondirono e inasprirono, noi siam sempre portati, nel seguire la vi- cenda delle Crociate, a vedere «il nemico» al di là: nel campo di Solimano ed Argante, da cui solo la poesia trasse Clorinda a venire a morire di qua, pacificata con la nostra fede. Per una superiore visione storica che cerchi abbrac- ciare insieme il di qua e il di là, può essere utile il cono- scere più da vicino, nei più genuini sembianti, la mentali tà, gli ideali, i modi di vita e di guerra degli avversari delle Crociate, quali appaiono nelle pagine dei loro storici e cro- VIII FRANCESCO GABRIELI nisti, non certo inferiori per quantità e qualità a quelli oc- cidentali. Vi si vedrà naturalmente rovesciata la tavola dei valori, ai «cani saracini » sostituiti i « porci cristiani », al- l’anelito per il Santo Sepolcro contrapposto quello per la Santa Roccia ove poggiò il piede il Profeta nella miraco- losa ascensione notturna, al pio Goffredo il pio Saladino. Le conclusioni di ordine morale e religioso esulano da que- sta sede; allo storico e appassionato di storia si vuol solo offrire un saggio dell'altra campana, un complemento al quadro che ci è solitamente offerto dalle fonti occidentali. L'attacco delle Crociate colpi l’Islàm in un momento critico della sua storia, quando l'ondata araba era da tem- po arrestata, o rifluiva sulla difensiva, e quella turca si an- dava ancor affermando e sistemando in seno ai territori musulmani e di confine, prima di trapassare all'offensiva in grande stile contro il mondo cristiano. Precedenti ritor- ni controffensivi da parte cristiana l’Islàm aveva ben cono- sciuti nelle croniche guerre contro i Bizantini, particolar- mente vivaci nel corso del secolo x: mia l’attacco in forze dall’Occidente latino, e con scopi di guerra prevalentemen- te e ostentatamente religiosi, colse di sorpresa una società musulmana politicamente divisa, inetta a una rapida ed ef- ficiente parata. La schematica formula del Grousset — ini- ziale anarchia musulmana contro monarchia franca — ben rende la situazione tra la fine del secolo x1 e i primi decen- ni del xt in Siria: il territorio frazionato tra emirati turchi rivali, di ufficiali dei Selgiuchidi (atabek) e loro minori vassalli, con un malfermo dominio dell'Egitto fatimida sul- la Palestina. A Baghdàd, un califo abbàside sotto tutela del sultano turco, ombra ormai di quel che era stata la somma dignità islamica ai giorni di al-Mansùr e al-Ma'mùn. I principotti della Siria settentrionale, i luogotenenti fati- midi di Gerusalemme e delle città del litorale resisterono come poterono, cioè male; la Crociata si allargò come una macchia d'olio, e l’Anticrociata, invano attesa e sollecitata da Baghdòd, si mostrò sulle prime impotente. Poi, a par- tire dal terzo e quarto decennio del secolo xI1, la resistenza INTRODUZIONE IX musulmana si irrigidisce, ad opera degli Artugidi di Mar- dìn, di Tughtikîn di Damasco, e soprattutto degli atabek di Mossul, Zinki e Norandino, che, liquidata l'avanzata Contea di Edessa, puntano sulla Siria col duplice scopo di unificarla sotto la loro signoria e respingere i Franchi al mare. L’Arabismo come forza politica è ormai passato in seconda linea, e son tutte dinastie turche che conducono la lotta, in un ambiente culturalmente arabo ma già social- mente e militarmente turchizzato. L'avvento al potere di Saladino in parte interrompe, in parte continua questo pro- cesso di turchizzazione: curdo di stirpe, turco-arabo di lin- gua e di educazione, profondamente e ortodossamente mu- sulmano di fede e di costume, il grande Ayyubita fa centro della sua potenza l'Egitto da lui reso all’ortodossia, e ridà all’Arabismo nuovo prestigio. Le due monarchie si afron- tano, e sul piano di Hittìn cade nella polvere la corona la- tina di Gerusalemme. Ma la Terza Crociata arriva ad argi- nare l'offensiva musulmana, e a puntellare i vacillanti stati cristiani del Litorale. Gli Ayyubiti con dl-'Adil e al-Kamil, con la diplomazia e con le armi, mantengono per mezzo se- colo quella situazione d’equilibrio: respingono la Quinta Crociata, tengono a bada Federico II, ma non riescono a riportare una efficace controffensiva contro i residui stati cristiani del Litorale. Questa sarà l’opera dei sultani Ma- melucchi, gli schiavi turchi oriundi della Russia meridio- male e del Caucaso, che alla metà del secolo xitt si sosti- tuiscono in Egitto agli ultimi fiacchi Ayyubiti. A questi rozzi soldati, che perfezionano all’interno la struttura del feudalesimo militare già introdotto dai Selgiuchidi e man- tenuto dagli Ayyubiti, l’Islàm deve a un tempo la difesa dall'invasione mongola (vittoria di ' Ain Gialùt, 1260, che salva la Siria), e la liquidazione delle Crociate. L’Occiden- te non sostenne più efficacemente le sue artificiali creazioni d'Oltremare: il papato, che aveva deviato l'alto impulso religioso delle prime Crociate a fini di dominio e predomi- nio curopeo, e abbassata la croce a segnacolo in vessillo contro battezzati (crociata contro gli Albigesi, lotta contro gli Hobenstaufen), dové assistere impotente all’agonia di Antiochia, di Tripoli e d’Acri, che nella seconda metà del x FRANCESCO GABRIELI secolo xt segnano le tre tappe della definitiva riconqui- sta musulmana del Litorale. E l’ultima difesa dei Templa- ri in Terrasanta fu insieme l’inconscia vigilia della loro tragedia in Occidente. Questi due secoli densi di storia, interessante del pari le sorti della Cristianità latina e greco-orientale (quest’ulti- ma, passiva innocente vittima di colpe ed errori latini), e dell’Islamismo su territori che da cinque secoli esso consi- derava suoi, si riflettono adeguatamente nella storiografia musulmana di quel periodo e dei secoli immediatamente seguenti. Storiografia musulmana abbiam detto, anziché araba, per riguardo all’origine talora non-araba dei suoi au- tori, ma che araba si può senz'altro chiamare per la lingua usata (nulla praticamente conferiscono alla storia delle Cro- ciate la storiografia in persiano, e quella appena nascente in turco), e arabo-musulmana per la confessione e l’« ani- mus» che la ispira, benché non manchi qualche secondario apporto anche di cronisti arabo-cristiani d'Egitto. Le inva- sioni dei Frang (e col nome di Franchi i Musulmani in- dicarono sempre i Cristiani d'Occidente, a differenza dei Rum bizantini), le rovine e stragi da loro causate, i danni inferti all’Islàm, e la resistenza di questo, finalmente vit- toriosa, non furono in verità mai un argomento isolata mente, monograficamente trattato dalla storiografia musul- mana medievale: per quanto di somma importanza anche dal suo punto di vista, il fenomeno fu sempre da essa inqua- drato nelle forme letterarie a lei consuete di concezione ed esposizione, e quindi o disperso in cronache annalistiche generali, 0 condensato in trattazioni il cui filo conduttore non è ovviamente l’azione del nemico, bensi quella di un personaggio o di una dinastia musulmana, erettasi a cam- pione della fede. Un’unitaria e organica Storia delle guerre contro i Franchi, che abbia in tale esclusivo argomento il suo centro, si cercherebbe invano nella storiografia musul- mana. Noi la possiamo idealmente ricomporre dalla giustappo- sizione, il confronto e la fusione dei materiali contenuti nei vari tipi di opere storiografiche su questo periodo. So- no esse storie generali del mondo musulmano, come quella

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