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Storia moderna della Sardegna dall'anno 1773 al 1799 PDF

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Preview Storia moderna della Sardegna dall'anno 1773 al 1799

BIBLIOTHECA SARDA N.27 Giuseppe Manno STORIA MODERNA DELLA SARDEGNA DALL’ANNO 1773 AL 1799 a cura di Antonello Mattone revisione bibliografica di Tiziana Olivari In copertina: Giuseppe Sciuti, Ingresso trionfale di Giommaria Angioy a Sassari, 1879 (particolare) Palazzo della Provincia, Sassari INDICE 7 Prefazione 47 Nota biografica 50 Nota bibliografica STORIA MODERNA Riedizione dell’opera: DELLA SARDEGNA Storia moderna della Sardegna dall’anno DALL’ANNO 1773 AL 1799 1773 al 1799, tomi I-II, Torino, Favale, 1842. 59 Prefazione dell’autore 63 Libro primo 93 Libro secondo Manno, Giuseppe Storia moderna della Sardegna dall’anno 1773 al 1799 / Giuseppe Manno ; a cura di Antonello 143 Libro terzo Mattone ; revisione bibliografica di Tiziana Olivari. - Nuoro : Ilisso, c1998. 478 p. ; 18 cm. - (Bibliotheca sarda ; 27) 185 Libro quarto 1. Sardegna - Storia - 1773-1799 I. Mattone, Antonello II. Olivari, Tiziana 945.907 4 259 Libro quinto Scheda catalografica: Cooperativa per i Servizi Bibliotecari, Nuoro 349 Libro sesto 395 Indici tematici © Copyright 1998 by ILISSOEDIZIONI - Nuoro ISBN 88-85098-78-9 413 Indici analitici PREFAZIONE In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla. Il Messia non viene solo come redentore, ma come vincitore dell’Anticristo. Ha il dono di accendere nel passato la favilla della speranza, solo quello storico che è pene- trato dall’idea che anche i morti non saranno al sicuro dal nemico, se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere (Walter Benjamin, Tesi di filosofia della storia, 1940). «I morti non si difendono, non si rifanno. Havvi ostilità d’assalto, non si teme ostilità di rappresaglia … La vita degli uomini grandi può quindi considerarsi come un gran proces- so. I contemporanei ragunano le notizie, gli argomenti, i fatti manifesti o dubbi, le conghietture, gl’indizi … I posteri dap- poi, tanto più giusti quanto più discosti dalle cagioni del par- teggiare, pronunziano la sentenza; e la lode e l’esecrazione o lo spregio accompagnano allora perpetuamente quei pochi nomi che resistono al correre degli anni e al sopraggiungere di cose novelle». Probabilmente quando nel 1835 Giuseppe Manno scrisse il saggio Sulla libertà dei giudizi storici sopra i morti, per gli Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, stava già matu- rando il proposito di proseguire la sua fortunata Storia di Sardegna, ripartendo dal 1773 per arrivare al 1814. Per af- frontare un periodo così controverso e drammatico, che coin- volgeva fra l’altro le sue memorie familiari e le sue esperienze giovanili, l’alto magistrato sardo sentiva la necessità, venute meno le «cagioni del parteggiare», di acquisire un sereno di- stacco per esprimere «giudizi» che avessero «fondamento so- pra narrazioni vere». Era d’altra parte consapevole che anche «i negozi i più appariscenti e i più splendidi» dipendessero spesso «da cagioni di natura umile, per non dire abbietta». «La grandezza umana ha qualche cosa dei corpi celesti – afferma- va Manno –, dei quali ciascuno osserva i movimenti, le eclissi, 7 Prefazione le aberrazioni, mentre le cose poste in umil luogo sono vedu- dire confratelli, o i soci o i membri di qualche collegio … Sen- te solamente da pochi e in ristretto spazio». tendo dappoi spararne delle grosse contro ad essi, dissi fra Per oltre un decennio Manno accantonò gli studi storici, me: che cosa vorranno essere questi benedetti Giacobini che dedicandosi soprattutto a quelli letterari. Nel 1828 aveva pub- a forza di sentirli nominare, me ne cornano ormai gli orecchi? blicato Dei vizii dei letterati, un’opera accolta favorevolmente Saranno, io credo, quelli che diciamo banditi, malfattori … dal pubblico per lo stile brioso ed elegante, per l’acume e lo Ma no, ché sento nominarli come gente che opera a lume di spirito con cui l’autore affrontava i diversi generi letterari (do- sole … Coloro che sapevano, mi dissero dunque allora che po la prima edizione torinese, fu ristampata nel 1830 a Napoli sorta d’uomini quella si fosse … Pure io non rimaneva soddi- e sempre nello stesso anno a Milano). Certo, Manno delinea- sfatto, perché non la sostanza sola, ma il nome ancora eccita- va un divertito specimen dell’Antico Regime con un’ostentata va la mia curiosità … io sentivo già in quella parola di Giaco- apprensione per i tempi moderni, che si concretizzava ad bino l’odore di Giacomo. E perciò nuova interrogazione e esempio nella gustosa satira sull’invenzione del vapore e sul- novella risposta, per la quale finalmente venni a sapere ben al le sue futuribili applicazioni; criticava inoltre le teorie politi- netto la storia del convento e della chiesa e delle raunate colà che alla moda («meglio un pensieruzzo che tutto quel razzolio fatte … Vedi dunque, diceami nel conchiudere quel mio mae- di dottrine fuori di luogo») e in particolare lo «strepito illumi- stro, vedi come questa parola da significazione di cosa sagra nistico» e gli eccessi del «patto sociale»; ma nel campo lettera- è passata a nome di cosa profana, anzi di cosa…». rio prendeva le distanze sia dalla «pedanteria d’imitazione» Anche il saggio Ragionamento sulla politica e sulle lettere, classicista, sia dalla mania romantica della poesia «ossianesca». scritto nel 1832 e pubblicato nel 1833, ci introduce nelle temati- Nel 1831 era apparso a Torino il volume Della fortuna che della Storia moderna: questo studio, infatti, esprime assai delle parole, anche questo destinato ad un lusinghiero succes- bene il conservatorismo politico dell’autore, profondamente so editoriale (fu ristampato a Milano nel 1832, a Torino nel antiliberale e legato ancora al clima culturale della Restaurazio- 1834 e a Firenze nel 1855), nel quale Manno aveva voluto dar ne. Manno intendeva confutare l’affermazione «per cui si vuole forma sistematica ad alcune note etimologiche prese nel cor- che l’uomo letterato o scienziato sia inabile al maneggio degli so di «disparate letture». L’obiettivo di questo studio ironico e affari politici», dimostrando al contrario che i buoni studi non intrigante era quello di «spedantizzare gli studi di etimologia» possono che giovare all’uomo di governo, affinandone le capa- e farli «dischiattare dalla troppa sostenutezza e gravità loro cità e allargandone gli orizzonti mentali. Il rigore morale, la abituale», analizzando la formazione dei vocaboli, considerati prudenza, le competenze, lo spirito di servizio dei ministri e dei «non tanto per l’origine loro, quanto per la sorte che ebbero a funzionari erano qualità – riproposte anche nel saggio del 1836 godere e a sopportare». A proposito della parola Giacobino, intitolato Quesiti sopra i pubblici ufficiali – che avrebbero do- Manno aveva attinto ai ricordi della propria infanzia – desti- vuto non soltanto rendere più incisiva l’azione del Principe, ma nati ad assolvere un peso rilevante nella composizione della anche rappresentare un elemento di freno e di moderazione successiva Storia moderna della Sardegna–, durante la quale del potere assoluto del sovrano. Si trattava dell’anacronistica ri- aveva potuto ascoltare nei discorsi quotidiani dei suoi familia- proposizione del modello di un tardo Polizeistaat– un «assolu- ri questo termine ambiguo ed inquietante. «In sulle delle pri- tismo burocratico», secondo Rosario Romeo – sostanziato da un me – scriveva –, io credetti che Giacobini fossero gli abitanti riformismo paternalistico tipico di una monarchia di diritto di- di una qualche città così appellata. Poscia, sentendo che nella vino che operava per il “pubblico bene”. D’altra parte Manno è stessa città eranvi dei Giacobinie dei non Giacobini, giudicai stato per certi aspetti l’incarnazione dell’“ideologia” del funzio- col mio giudizio infantile che dovessero eglino essere come a nario sabaudo, fedele alla monarchia, intelligente interprete 8 9 Prefazione della volontà del re, animato da un profondo senso del dove- uomini che ritornavano da un altro mondo e da un’altra età e re. Con quest’ottica avrebbe guardato le drammatiche vicende sembravano usciti da una vecchia stampa satirica filogiacobina della “sarda rivoluzione”, del serrato scontro politico nella ca- fece una strana impressione soprattutto nei giovani che si era- pitale del Regno, delle agitazioni antifeudali nei villaggi del no formati nel Piemonte di Napoleone e non avevano mai vi- Logudoro e della dura repressione dei moti. L’esperienza dei sto una scena del genere. Abrogati gli ordinamenti legislativi moti costituzionali piemontesi del 1821 radicò in Manno un del periodo francese, ripristinate le Costituzioni piemontesi e aperto antiparlamentarismo che lo avrebbe accompagnato la vecchia normativa vigente prima del 1798 (anche se nell’età lungo l’intero corso della sua esperienza politica. In uno dei di Vittorio Amedeo III erano state attuate riforme di un certo momenti decisivi del moto, il 13 marzo 1821, il magistrato sar- spessore come l’abolizione delle primogeniture e dei fedecom- do mostrò di saper guardare più lontano di quanto facessero messi), il governo sabaudo si ricollegava apertamente al passa- molti «rivoluzionari». In “Vox populi vox dei” – uno dei capitoli to. Ma tra i funzionari c’era quel Prospero Balbo che Manno più spiritosi de La fortuna delle frasi(1866) – egli stesso narra avrebbe considerato il suo maestro. Come il conte Mosca de il suo tempestivo intervento sul collega Raimondo Garau per La certosa di Parma(1839) di Stendhal che, a dispetto dei suoi ricordare, a quanti si affacciavano per introdurre in Piemonte trascorsi napoleonici e «della sua aria leggera e dei suoi modi la Costituzione di Spagna, che con l’adozione della carta di Ca- brillanti», si era reinserito malvolentieri – ma per necessità – dice sarebbe stata abolita la legge salica, assicurando la suc- come primo ministro nell’ottusa corte del principe Ernesto IV, cessione al trono sabaudo al duca di Modena, Francesco IV anche Balbo, che aveva collaborato con l’amministrazione d’Austria Este, anziché al principe Carlo Alberto. Egli criticava francese, venne chiamato a far parte del Consiglio di reggenza. inoltre la Costituzione spagnola a proposito dell’articolo che La sua nomina a ministro degli Interni nel 1819, dopo un perio- considerava «la religione cattolica apostolica romana» come «la do di ambasciatore in Spagna, aveva suscitato grandi speranze: sola religione dello Stato», mentre le altre erano «vietate», che uomo aperto allo “spirito del secolo”, aveva iniziato Manno al avrebbe finito per discriminare ulteriormente i valdesi e gli culto del ministro Bogino e della politica riformatrice del regno ebrei che vivevano nei territori sardi. di Carlo Emanuele III. Il suo ideale era un sistema monarchico regolato e temperato da un insieme di istituti (parlamenti, stati, Si sbaglierebbe però a considerare Manno come un incallito consigli comunali e provinciali, senati e tribunali supremi) e da reazionario con una visione oscurantista della politica. In realtà, regole di controllo che, come aveva scritto nel 1787, avrebbero durante la sua esperienza di «primo uffiziale» presso la Segrete- dovuto «discernere» la «monarchia» dal «dispotismo». ria di Stato agli affari di Sardegna, aveva potuto acquisire una Nel 1867 in Note sarde e ricordi (pubblicato postumo nel “cultura delle riforme”, affrontando – anche in seguito nell’inca- 1868) confesserà il proprio debito di riconoscenza verso Bal- rico di consigliere del Supremo Consiglio di Sardegna – i gran- bo: «Io mi giovai durevolmente della stima da lui conceduta- di nodi irrisolti dell’Isola, dalle chiusure dei terreni alla ricompi- mi e del contatto quotidiano con un sapiente par suo … Av- lazione legislativa, all’abolizione della giurisdizione feudale. vedutosi egli dell’impegno da me preso … posemi affetto da Il 9 maggio 1814 – ha raccontato Massimo d’Azeglio ne maestro a discepolo. Le sue conversazioni, nelle quali ritorna- I miei ricordi– i Savoia erano entrati a Torino fra una popola- vano frequenti i ricordi del ministro Bogino e del gran re Car- zione plaudente, ma sbalordita di vedere il re e il suo seguito lo Emanuele … furono per me allora i fondamenti migliori «vestiti all’uso antico, colla cipria, il codino e certi cappelli alla dei restauratisi infelici miei studi». Federico II», quasi i resti di un’età che la “bufera” napoleonica A metà degli anni Trenta Manno avrebbe ripreso ad occu- pareva aver totalmente spazzato via. Quella singolare sfilata di parsi della storia della Sardegna moderna collaborando alla 10 11 Prefazione Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti nel conversazione di inizio secolo (come quello pubblicato ad Am- secolo XVIII e de’ contemporanei compilata da letterati italia- sterdam nel 1809 da Friedrich Arnold Brockahus), e si propone- ni di ogni provincia, pubblicata a Venezia nel 1834-45 a cura va di fornire alle nuove classi borghesi tutte quelle nozioni cul- di Emilio De Tipaldo, con i “medaglioni” dedicati al giurista turali necessarie alla vita di società e alle pubbliche relazioni. Di Domenico Alberto Azuni, al poeta latino Francesco Carboni e orientamento conservatore e antilluminista, il Dictionnaire di a Francesco Gemelli, autore del celebre Rifiorimento della Duckett poteva contare sulle affinità ideologiche del magistrato Sardegna. Si tratta di “voci” caratterizzate da una profonda co- sardo e giovarsi della sua profonda conoscenza dell’evoluzione noscenza delle fonti e da uno spirito di sprovincializzazione e delle trasformazioni dei vocaboli. Manno scrisse nove voci che anticipavano la fioritura di dizionari biografici che sarebbe (“Fanatique”, “Fanatisme”, “Fiction”, “Homme féodal”, “Hu- stata tipica degli anni successivi, come il Dizionario biografi- milté”, “Indifférence”, “Noble”, “Noblesse”, “Sardaigne”), alcune co degli uomini illustri di Sardegna (1837-38) di Pasquale To- semplicemente desunte dal volume Della fortuna delle parole, la, opera di indiscusso riferimento, e la più modesta Biografia altre frutto di nuove ricerche o di ulteriori approfondimenti. sarda(1837-38) di Pietro Martini. Un discorso a parte merita la voce “Sardaigne”, dove Man- I tre “medaglioni” sardi del Manno ebbero scarsa circolazio- no ha tracciato un quadro sintetico delle vicende storiche ed ne nell’Isola. In una lettera del 3 giugno 1837, nella quale rin- un puntuale inventario delle ricchezze naturali, delle risorse graziava Martini per l’invio della prima dispensa della Biografia economiche, della popolazione e dei costumi. Non poteva ov- sarda, Manno scriveva: «Non so se ella conosca i due articoli viamente mancare un cenno agli eventi sardi del 1793-1814, che io ho pubblicato per l’Azuni e pel Carboni nella Biografia quando la nationsarda aveva mostrato la sua fedeltà alla mo- degli italiani illustri del secolo XVIII che si pubblicava in Vene- narchia sabauda, soprattutto in occasione dell’invasione fran- zia dal professore De Tipaldo. Ella non troverà certamente in cese del 1792-93: «Résistance qu’on peut bien appeler héroï- essi cosa che le sia ignota; ma in questa materia principalmente que, soit en raison de la faiblesse des moyens de défense, soit giova sempre l’aver sott’occhio i lavori altrui». Rispondendo, parce que ce fut moins le gouvernement … que la nation elle- Martini ammetteva di non aver potuto consultare quelle “voci”. même qui se mesura avec l’ennemi. Cette victorie, imprimant «E quindi col vivo rincrescimento di non potermi giovare dei di un nouvel essor au peuple, excita au plus haut degré son pa- lei autorevoli giudizi sopra l’Azuni, dovetti io pubblicarne la triotisme. Les concessions que les cortès demanderent en cette biografia nel secondo fascicolo». Quanto al Carboni si trovava occasion ne furent point accueillies par les ministres du roi. «in grave imbarazzo – diceva – nello scrivere di quest’uomo insi- On crut que l’opposition venait des employés piémontais, et gne in maniera che siano paghi i connazionali, e non si offenda un soulevement populaire les força de quitter l’île. De là une la verità». La risposta del Manno rivela assai bene quell’approc- longue série de malheures causés par l’exaspération des cio scevro da ogni mitologia locale con cui si accostava alla esprits et par les fautes de tous les partis. Le séjour de la cour realtà della Sardegna: «Veggo bene che siamo d’accordo nel en Sardaigne, de 1799 à 1814, calma les dissensions politi- pensare che il merito del Carboni non va encomiato con frasi ques, et fit mieux connaitre au roi Victor-Emmanuel et à son trascendenti, come fecero alcuni dei nostri. Le parole di primo frère Charles-Felix les besoins et les voeux de la nation». poeta latino del secolo e simili farebbero ridere in Italia…». Tra il 1836 e il 1838 Manno collaborò al Dictionnaire de la Già dall’autunno del 1839 Manno aveva incominciato a conversation et de la lecture, pubblicato a Parigi dal Didot e cu- raccogliere il materiale documentario per la Storia moderna. rato dall’irlandese William Duckett. L’opera, edita in cinquanta- In una lettera del 13 febbraio 1840, ringraziando Pasquale To- due volumi fra il 1831 ed il 1851, si ispirava ai dizionari della la che gli aveva inviato una cronaca manoscritta sugli anni 12 13 Prefazione 1796-1806, scriveva: «Questa comunicazione ha veramente una conoscenza diretta di alcuni dei protagonisti dei moti poli- fatto sì che la mia risoluzione di scrivere la Storia Sarda Mo- tici del 1793-96; ad esempio, dell’abate Gianfrancesco Simon – derna non sia più in bilico». Il 28 maggio informava il Martini colto e brillante preside del Collegio dei Nobili di Cagliari, una di aver ripreso gli studi storici «trovandomi nell’impegno di delle più vivaci e tormentate intelligenze del tempo – Manno, scrivere la storia moderna nostra al 1773 dal 1814». che nel 1795 era stato convittore del Collegio, racconterà ne Il Nel 1827, concludendo il quarto volume della Storia di giornale di un collegiale(1839) il primo incontro, «in sul piane- Sardegna, Manno aveva esposto le ragioni per cui non aveva rottolo della scala», con il preside suo concittadino, attorniato ritenuto opportuno protrarre la narrazione oltre il regno di da una turba di «giovinetti che gli brulica dappresso»: «erasi egli Carlo Emanuele III: innanzitutto la difficoltà di «riferire i fatti» fermato a contemplarmi e ad accogliermi, circondato da tre ca- di cui era «ancor verde la rimembranza», col «rischio» di «cor- gnetti che romoreggiavano contro di me con quanti latrati rompere» la verità storica; poi la presenza di molti protagonisti, aveano in gola, nel mentre che io osava … fissare un istante gli che avrebbero potuto rinfocolare polemiche ormai sopite; infi- occhi su quella bruna e scarna faccia di lui, illustrata da due ne, le «memorie sparse ed imperfette» che avrebbero esposto grossi occhiali, e contratta da un movimento muscolare che gli lo storico ad errori nel «portar sentenza delle cose». Nel 1842, è proprio allorché presta attenzione a qualche cosa». nella “Prefazione” alla sua Storia moderna, Manno spiegava la Nel 1817 aveva conosciuto a Torino il fratello dell’abate, «cagione» del «mutato proposito»: il «decorso del tempo» aveva Domenico Simon, che viveva dal 1793 nella capitale sabauda «spento tutta intera la generazione» che aveva preso parte alle dove la “nazione” sarda lo aveva inviato in qualità di deputato vicende sarde degli ultimi due lustri del secolo XVIII e «purifi- degli Stamenti per sottoporre la piattaforma delle “cinque do- cato dai giudizi passionati dei contemporanei l’opinione co- mande” all’approvazione del sovrano, e «donde non era stato mune dei medesimi fatti». Inoltre nel 1827, nell’ultimo scorcio officialmente dai suoi deleganti richiamato». Manno lo andò a del regno di Carlo Felice, sarebbe stato temerario affrontare gli trovare nel suo misero «bugigattolo»: «Lo trovai – scriverà in episodi scabrosi dei moti politici sardi e dell’atteggiamento di Note sarde e ricordi – in una catapecchia vicino al Teatro Ca- netta chiusura del governo torinese nei confronti delle rivendi- rignano, quale me l’avea figurato, lacero nelle vestimenta, in- cazioni del Regno. Nei primi anni Quaranta, con le aperture fi- colto in tutta la persona, ma coll’occhio vispo dell’uomo d’in- loliberali di Carlo Alberto, erano maturate le condizioni per gegno, colla fronte serena dell’uomo virtuoso, colla brillante poter scrivere un’opera su un periodo che era stato quasi ri- parlantina di ardente patriota … fra il padre mio e la famiglia mosso dalla memoria storica della corte subalpina. dei Simon era stata comunione di amicizie, anche politiche, Ad Alghero, sua città natale, lo stesso Manno aveva respi- nei fatali tempi delle dissensioni sarde…». Nella Storia mo- rato da bambino il clima fremente della “sarda rivoluzione”. derna Manno tributerà un omaggio postumo a quest’uomo Antonio Manno, «capitano di quel porto, padre di me scrittore», intransigente e sfortunato, «spregiatore caustico di grandezze si era «accostato – racconterà Giuseppe nella Storia moderna– e di agi», abile oratore, dotato di «ingegno acuto» e di una all’opinione deferente all’Angioi», cioè all’ala più radicale dello straordinaria «dottrina delle leggi e costumanze antiche» del schieramento «patriottico»; nel 1799, in un memoriale al Diret- Regno, che era «diventato il dottore politico dell’assemblea» torio nel quale si era ipotizzato un coup de mainfrancese nel- stamentaria, dove aveva acquisito una «possanza segretarie- l’Isola per impadronirsi della fortezza di Alghero, Angioy aveva sca». La virtù «diogenica» e il disinteresse personale di Simon inserito nell’elenco dei patrioti, «qui se sont montrés le plus verranno spesso contrapposti alla vanagloria, all’avidità, agli partisans de la Sardaigne», anche il nome di «Don Antoine intrighi, alle doppiezze ed alle ambizioni degli altri protagoni- Mannu, capitain de port». In più, lo storico algherese aveva sti dei “torbidi” sardi di fine secolo. 14 15 Prefazione Negli anni di apprendistato cagliaritano Manno aveva co- reggente la Reale Cancelleria. Manno, allora giovane sostituto nosciuto anche il cavalier Lodovico Baille, segretario della avvocato fiscale nella sala criminale della Reale Udienza, ave- Reale Società Agraria ed Economica, erudito e bibliofilo, che va avuto modo di scontrarsi con l’altero e sprezzante magistra- tra il 1824 ed il 1826 gli fornirà un aiuto prezioso per la com- to in un procedimento penale contro un popolano, Antonio posizione dei volumi della Storia di Sardegna. Nel 1794-95 Moju, accusato di avere strangolato la moglie. Manno, che so- Baille era impiegato presso l’ambasciata spagnola nella capi- steneva la pubblica accusa, richiamando il senatoconsulto sila- tale piemontese quando, grazie alla corrispondenza consola- niano delle Pandette, chiese una pena mite. Valentino, non av- re, venivano inviate in Sardegna «da Torino le lettere dell’anti- vezzo «a sentimenti di teneritudine» e certamente «non presago co deputato Simon». Nell’autunno del 1793 aveva redatto una – come ironizzerà lo stesso Manno in Note sarde e ricordi – memoria sulle “cinque domande” e sul diritto del Regno di della vocazione storica, per lui pericolosa, che dovea più tardi Sardegna di inviare ambasciatori a Torino, che costituisce uno spuntarmi in seno» (nella Storia moderna Manno avrebbe dei documenti più importanti e significativi della prima fase espresso un severo giudizio sul suo operato e sulla sua «infau- della “sarda rivoluzione”. sta autorità» di «prefetto pretorio»), cercò di imporre il silenzio Assai vivo in Manno era anche il ricordo di don Gavino al giovane fiscale: «MANNO. Io non taccio; perché l’aver io cin- Cocco, il primo magistrato “nazionale” che durante il governo quant’anni di meno dei padri coscritti, ai quali seggo accanto, sabaudo fosse arrivato alla prestigiosa carica di reggente la non toglie che io rappresenti il Fisco. VALENTINO. Che fisco! Fi- Reale Cancelleria, una sorta di primo ministro del Regno. Uo- sco è un nome. MANNO. Signor Reggente, se il Fisco per lei è mo di grande ingegno e di solida preparazione giuridica, un nome, posso dire anch’io che Reggente è participio». Il mi- Cocco aveva saputo muoversi con astuzia e accortezza nelle nistero ricompose la diatriba, Moju fu impiccato. tumultuose vicende di fine secolo, barcamenandosi fra le op- Nella sua memoria si confondevano i ricordi su una mol- poste tendenze e riuscendo ad ottenere «la confidenza contem- titudine di personaggi, protagonisti o attori in quelle vicende, poranea de la cour et de la ville». Manno ricordava quando, che aveva probabilmente conosciuto a Cagliari o dei quali collegiale a Cagliari, lo vedeva ormai vecchio godersi il fresco aveva sentito parlare agli esordi della propria carriera di fun- estivo fuori le mura della città, «curvato quasi ad angolo retto, zionario governativo. Molti di essi, come l’intrigante ed «azzi- benché d’incesso risoluto e fermo». Di lui si raccontava un em- mato» canonico Pietro Sisternes, l’avvocato Vincenzo Cabras blematico aneddoto. Nel 1799, quando aveva sentito dal suo nominato nel 1796 intendente generale, il caustico avvocato ufficio «rumoreggiare incomposto» il popolo cagliaritano per Efisio Pintor, il notaio-tribuno Vincenzo Sulis, capopopolo ca- l’arrivo nel porto del bastimento che conduceva i reali in esilio gliaritano, condannato nel 1800 alla prigione perpetua, rivi- in Sardegna, aveva aperto «le labbra ad un sorriso, che parea vranno nelle pagine della Storia moderna della Sardegna. quasi un sogghigno; e indirizzando gli occhi di chi conversava con esso verso un gran quadro del re pendente sulla parete: Nel mettere insieme le fonti necessarie per la stesura del- vedete dicea loro, com’è bello il Re? – bello sì, dipinto: – Ah! sì la nuova opera, il suo interesse era rivolto non soltanto verso la dipinto, inchiniamoci tutti al suo quadro; ma se l’avrete in cor- documentazione ufficiale conservata presso l’archivio della po e in anima, v’avvedrete un giorno, miei cari, v’avvedrete Segreteria di Stato torinese ma anche verso i carteggi privati, della gran differenza che passa fra il re e la sua immagine». Po- le memorie e le testimonianze dirette. Un “sussidio” determi- chi giorni dopo avrebbe ricevuto la lettera di licenziamento. nante per la consultazione delle fonti archivistiche venne dal Aveva conosciuto anche Giuseppe Valentino, il feroce per- ministro Emanuele Pes di Villamarina, primo segretario per gli secutore dei patrioti angioiani, che nel 1803 era stato nominato affari di Sardegna: «Mercé di lui – scriverà nella prefazione – 16 17

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