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Storia linguistica dell'Italia unita PDF

532 Pages·2011·17.243 MB·Italian
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© 1963, 1970, G ius. Laterza & ligli N ella «B iblioteca di C ultura M oderna» prim a edizione 1963 nuova edizione riveduta, aggiornata e am pliata 1970 N ella «U niversale Laterza» prim a edizione 1976 N ella «B iblioteca U niversale Laterza» prim a edizione 1983 In «M anuali Laterza» prim a edizione 1991 T u l l i o D e M a u r o S t o r i a l i n g u i s t i c a d e l l ’ I t a l i a u n i t a E d it o r i L a t e r z a Proprietà letteraria riservata G ius. L aterza & Figli Spa, R om a-B ari F inito di stam pare nel gennaio 1991 nello stabilim ento d ’arti grafiche G ius. L aterza & F igli, Bari C L 20-3742-4 ISB N 88-420-3742-7 C onvenevolm ente a tali tre sorte di natura e governi, si parlarono tre spezie di lingue...: la prim a, nel tem po delle fam iglie,... la qual si truova essere stata una lingua m uta...; la seconda si parlò per im prese eroiche, o sia per som i­ glianze, com parazioni, im m agini, m eta­ fore... che fanno il m aggior corpo della lingua eroica, che si truova essersi par­ lata nel tem po che regnaron gli eroi; la terza fu la lingua um ana per voci convenute da* popoli, della quale sono assoluti signori i popoli, propia delle repubbliche popolari e degli stati m o­ narchici, perché i popoli dieno i sensi alle leggi, a' quali debbano stare con la plebe anco i nobili... G . B. V ico Scienza N uova 32 La nostra lingua è com e una vecchia città: un labirinto di viuzze e di larghi, di case vecchie e nuove, di palazzi am ­ pliati in epoche diverse, e, intorno, la cintura dei nuovi quartieri periferici, le strade rettilinee, regolari, i caseggiati tutti uguali... R appresentarsi una lin­ gua significa rappresentarsi una form a di vita... L. W ittg enstein Rie, fil. 18-19 C hi costruì T ebe dalle sette porte? N ei libri ci sono solo i nom i di re. I blocchi di roccia li hanno trascinati i re ? ... Il giovane A lessandro conquistò Tlndia. D a solo? Cesare battè i G alli. M a alm eno ce l’aveva un cuoco con sé? ... O gni pagina una vittoria. C hi cucinò il banchetto della vittoria ? O gni dieci anni un grand'uom o. C hi ha pagato le spese ? T ante notizie tante dom ande. B. Brecht D om ande dfun lavora­ tore che legge A vvertenza L a presente trattazione concerne la storia linguistica del­ l’Italia dopo il conseguim ento dell’unità politica (1861) e fin o agli anni del secondo dopoguerra (1945-1960). Il prim o capi­ tolo considera l’italiano in rapporto ai problem i culturali ed etnico-politici della nazionalità; il secondo descrive nella loro genesi e nel loro essere le condizioni linguistiche del paese ne­ gli anni dell’unificazione (1859-1870); il terzo individua gli effetti linguistici delle trasform azioni sociali conseguenti alla raggiunta unità; il quarto dà conto dei m utam enti fo rm a li e fun zio n a li avutisi negli idiom i dialettali e nella lingua com une in un secolo di storia unitaria. L e necessità dell’indagine hanno im posto frequenti scon­ fin a m en ti oltre i lim iti del principale oggetto di trattazione: nel tem po, verso la fa se delle origini rom anze o verso la fa se delle origini arioeuropee, perché più d ’una volta solam ente in queste più am pie prospettive trovano adeguata interpretazio­ ne fen o m en i linguistici anche recenti; nello spazio, verso altre tradizioni linguistiche le cui vicende si sono variam ente in­ trecciate, anche tra O tto e N ovecento, con quelle della P eni­ sola. Q ualche parola di p iù richiede fo rse il fa tto che, p er in­ tendere fen o m en i e tendenze della storia linguistica, si siano spesso richiam ati eventi e vicende della storia politica, eco­ nom ica, intellettuale, letteraria. Il riferim ento a dati non lin­ guistici trova una duplice giustificazione nelle posizioni più avanzate della recente filo so fia e teoria generale del linguag­ V ili Avvertenza gio, coerentem ente organizzate e consolidate segnatam ente nel­ le trattazioni teoriche di A n to n in o Pagliaro. L a m oderna fi­ losofia del linguaggio, infatti, da un lato ha m esso in piena evidenza la fu n zio n e prim aria che il linguaggio ha nell*orga­ nizzarsi delle conoscenze ed esperienze um ane e la parte che il convergere dei parlanti verso un unico idiom a ha nel costi­ tuirsi delle com unità storiche; m a d'altro canto è per ciò stes­ so tratta ad indagare e m ettere in luce quanto il m utam ento diacronico e il funzionam ento sincronico d'una lingua dipen­ dano dall'uso che di essa e delle sue parti fa la com unità che l'adotta. H a scritto il P agliaro: «F erdinando de Saussure, acu­ to teorico del linguaggio, si è richiam ato più di una volta al giuoco degli scacchi p er esem plificare le sue vedute sul con­ gegno della lingua e del suo divenire... Pure, il raffronto fra il giuoco e il linguaggio, a prim a vista così suggestivo ed evi­ dente, ad un più attento esam e si rivela del tutto ingiustifi­ cato... M entre il congegno funzionale del giuoco è perfetta­ m ente indipendente dai m om enti soggettivi, poiché ip ezzi dopo ogni m ossa rim angono quello che sono con il loro valore sta­ bilito, e tali sono ancora dopo innum erevoli generazioni di giocatori... nel linguaggio, invece, il m om ento soggettivo del­ la parola vive com e traccia o risonanza nel segno com e og­ gettività, nella sua im m agine acustica com e è presente nella coscienza linguistica di una com unità; tale m om ento si com ­ p one necessariam ente nel segno con la necessità funzionale, che fa di questo l'elem ento del sistem a. M entre nel giuoco il sim bolo è fisso e inattivo, quello fo n ico vive della vita dei parlanti e trova nella coscienza linguistica, che è coscienza d'una storicità ben definita, la sua legittim azione e la sua ne­ cessità» (A . P a g l ia r o , Il segno vivente, N apoli 1952, pp. 56, 61). x N on sta alla presente trattazione, m a, ove piaccia, agli sto ­ rici della politica, della letteratura, del pensiero filosofico e ai sociologi m ettere in chiaro che, se il linguista non può illu­ dersi, com e pure un tem po si illuse, di poter concepire la «au­ tonom ia» della propria disciplina com e esclusione di ogni cen­ no a dati e fa tti non linguistici, così essi, gli storici, non possono più seriam ente sottrarsi all'onere di prendere visione delle vi­ cende linguistiche della società e dei periodi storici di cui pro- Avvertenza IX /essano di interessarsi. L a citazione di Vico in capo al volum e vuol sottolineare anzitutto questa m utualità di rapporti tra storia non linguistica e storia linguistica, prim a ancora di da­ re un'im m agine sim bolica del com plessivo senso della storia linguistica dell'Italia unita. L 'esigenza di raggiungere un tipo di esposizione relativa­ m ente sintetico e accessibile, eventualm ente, anche al non lin­ guista e, d'altra parte, la necessità di docum entare ogni as­ serzione (la storia di fa tti recenti è, non solo in linguistica, pascolo di luoghi com uni, di speciose genericità, di assunzio­ ni surrettizie) hanno indotto a tenere distinti due piani di trat­ tazione: alla docum entazione provvedono le note e l'appen­ dice di docum enti e questioni m arginali, m entre al testo è affidata l'esposizione dei risultati essenziali della ricerca. N el fornire la docum entazione, si è specialm ente abbondato in notizie relative alla storia dem ografica, urbanistica ed econo­ m ica della società italiana postunitaria: p u ò fo rse non essere inutile un tentativo di sistem azione di questa m alcerta m ate­ ria com piuto in fu n zio n e di interessi linguistici. In vista d 'u n 'u ­ tilità siffatta, alm eno in un caso si è abbandonato nel testo il m odo sintetico d'esposizione. N el secondo capitolo, si è con­ cesso am pio spazio all'elencazione analitica di dati relativi al­ l'increm ento dem ograf ico delle città italiane per dare del fe ­ nom eno un quadro am pio anche se, per dir così, orientato verso i problem i propriam ente linguistici. M a, con la sua ana- liticità e la sua relativa am piezza, l'elencazione non vuol sol­ tanto servire da prem essa alla trattazione im m ediatam ente suc­ cessiva o alle ricerche che altri in fu tu ro volessero intrapren­ dere; essa vuol anche in tal m odo porre nel debito rilievo il fenom eno, ossia vuole im plicitam ente asserire l'im portanza decisiva che l'urbanizzazione ha avuto nelle recenti vicende linguistiche italiane accelerando il processo di abbandono dei dialetti e di convergenza dei parlanti verso l'uso costante del­ la lingua nazionale. Tale processo è stato la base dell'italia­ nizzazione form ale e funzionale in atto nei dialetti ed è la condizione più cospicua perché l'italiano sopravviva e viva, cioè si rinnovi p u r senza uscire dal solco della tradizione. Q uesto lavoro, com inciato a N apoli nel 1960 e term inato

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