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Storia della sessualità. La cura di sé PDF

234 Pages·2009·7.73 MB·Italian
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Universale Economica Fèltrinelli OJ ■d- CJ") f—i LT\ CN I. Sognare i piaceri dell’amore Comincerò con l’analisi di un testo alquanto singolare. Si tratta di un’opera di “pratica” e di vita quotidiana; non di un trattato di riflessione o prescrizione morale. È il solo, fra i testi di quell’epoca che ci restano, a presentare un esposto sufficien temente sistematico delle diverse forme possibili di atti sessua li, a proposito dei quali non formula in genere giudizi morali diretti ed espliciti, ma lascia intravedere schemi di valutazione comunemente adottati. E questi, come si può facilmente consta tare, sono molto vicini ai princìpi generali che già all’epoca classica organizzavano l’esperienza morale degli aphrodisia. Il libro di Artemidoro costituisce dunque un punto di riferimen to. Una prova di perennità. La testimonianza di un modo di pensare corrente. Proprio per questo, consente di valutare quan to di singolare e di parzialmente nuovo ha potuto avere, nella stessa epoca, il lavoro della riflessione filosofica o medica sui piaceri e sul comportamento sessuale. 1. Il metodo di Artemidoro Il Libro dei sogni di Artemidoro è il solo testo che ci resti, completamente integro, di una letteratura che n*Aenltlichità fu copiosa: quella dell’onirocritica. Lo stesso Artemidoro, che scri­ ve nel II secolo d.C., cita diverse opere (alcune già antiche) cor­ rentemente compulsate ai suoi tempi: quelle di Nicostrato di Efeso 1 e di Paniasi di Alicarnasso;1 quella di Apollodoro di Tel- messo;1 * 3 di Febo di Antiochia,4 * di Dionisio di Eliopoli,3 del na­ turalista Alessandro di Mindo.6 * Menziona, elogiativo, Aristan- dro di Telmesso’ e fa inoltre riferimento ai tre libri del tratta­ to di Gemino di Tiro, ai cinque volumi di Demetrio Falereo e ai ventidue di Artemone di Mileto.8 * Rivolgendosi al destinatario dell’opera, un certo Cassio Mas­ simo — forse Massimo di Tiro, o il padre di questi ’ che l’avreb­ be esortato a “non lasciar cadere la sua scienza nell’oblio” —, Artemidoro afferma di non aver fatto “nient'altro ” che dedi­ 1 Artemidoro, Il libro dei sogni, I, 2 (Ed. it. a cura di Dario Del Como, Adelphi, 1975). 1 Ibid., I, 2; I, 64; II, 35. J Ibid., I, 79. 4 Ibid., I, 2; II, 9; I, 48; IV, 66. ’ Ibid., II, 66. » Ibid., I, 67; II, 9; II, 66. ’ Ibid., I, 31; IV, 23; IV, 24. • Ibid., I, 2; II, 44. ’ Cfr. A.-J. Festugière, Introduction alla traduzione francese del Libro dei sogni, p. 9; e C.A. Behr, Aelius Aristide: and thè Sacred Tales, pp. 181 sgg. 11 SOGNARE I PIACERI DELL’AMORE carsi “sempre, giorno e notte” all’interpretazione dei sogni.10 1 1 Affermazione enfatica e in fondo consueta a quel tipo di presen­ tazione? Forse. Artemidoro, a ogni modo, fa cosa diversa dal compilare gli esempi più famosi dei presagi onirici confermati dalla realtà. Egli intraprende la stesura di un’opera di metodo, e questo in due sensi: nel senso di un manuale utilizzabile nel­ la pratica quotidiana, ma anche di un trattato di portata teorica sulla validità dei processi interpretativi. Non si deve dimenticare che l’analisi dei sogni faceva parte delle tecniche di vita. Poiché le immagini che apparivano nel sonno, o quanto meno alcune di esse, erano considerate segni di realtà o messaggi di cose a venire, decifrarle era molto im­ portante, e una vita ispirata a saggezza non poteva dispensarse­ ne del tutto. Si trattava di un’antichissima tradizione popolare, ma anche di un’abitudine adottata dagli ambienti colti. Se era d’uopo rivolgersi agli innumerevoli professionisti di visioni not­ turne, era altresì opportuno saperne interpretare i segni da soli. Abbiamo numerosissime testimonianze dell’importanza che ve­ niva accordata all’analisi dei sogni come pratica di vita, indispen­ sabile non solo nelle circostanze più rilevanti, ma anche nel cor­ so quotidiano delle cose. Il fatto è che gli dei, in sogno, danno consigli, suggerimenti e, a volte, ordini precisi. A ogni modo, anche quando il sogno si limita ad annunciare un evento senza prescrivere alcunché, anche quando si prevede che le cose an­ dranno inevitabilmente in un certo modo, è opportuno conosce­ re in anticipo ciò che incombe per esservi convenientemente preparati: “Spesso, la divinità,” dice Achille Tazio negli Amori di Leucippe e Clitofonte, “si compiace di rivelare in sogno il fu­ turo agli uomini — non già perché essi evitino il male (nessu­ no, infatti, può essere più forte del Destino) — ma perché sop­ portino più agevolmente le loro sofferenze. Infatti, ciò che so­ pravviene all’improvviso, senza che l’animo vi sia preparato, turba lo spirito, annichilito dal colpo e lo abbatte profondamen­ te; mentre ciò cui si è preparati può, con la graduale assuefa­ zione, lenire la sofferenza.” 11 Più tardi, Sinesio si farà interpre­ te di un punto di vista del tutto tradizionale, quando ricorderà che i nostri sogni sono un oracolo che “abita con noi”, che ci accompagna “nei viaggi, in guerra, nei pubblici uffici, nei lavori 10 Artemidoro, Il libro dei sogni, II, conclusione. 11 Achille Tazio, Gli amori di Leucippe e Clitofonte, I, 3. 12 LA CURA DI SÉ agricoli, nelle imprese commerciali”; il sogno va considerato co­ me “un profeta sempre pronto, un infaticabile e muto consiglie­ re”, e tutti dobbiamo dunque applicarci all’interpretazione dei nostri sogni, indipendentemente dallo status che ci è dato, “uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri, privati cit­ tadini e magistrati, abitanti della città e della campagna, artigia­ ni e oratori”, senza privilegio “né di sesso né di età, né di cen­ so né di professione”.12 È in questo spirito che Artemidoro scri­ ve Il Varo dei sogni. L’essenziale, per lui, è indicare dettagliatamente al lettore un sistema da seguire, un modo di procedere: come operare, cioè, per scomporre un sogno in diversi elementi e stabilire il senso diagnostico del sogno stesso, e come interpretare il tut­ to a partire da quegli elementi e tener conto di quel tutto nella decifrazione di ciascuna delle sue parti. Significativo, in propo­ sito, il rapporto che Artemidoro stabilisce con la tecnica divi­ natoria dei sacerdoti sacrificanti: anch’essi “sanno a quale sin­ gola cosa si adatti ciascun segno”; e tuttavia “traggono le pre­ dizioni guardandosi dal ricorrere a uno solo di essi piuttosto che al loro insieme”.13 Si tratta dunque di un trattato per inter­ pretare. Quasi interamente incentrata, non già sul meraviglioso profetico dei sogni, ma sulla technè che consente di farli parla­ re in modo chiaro, l’opera si rivolge a diverse categorie di let­ tori. Artemidoro intende proporre uno strumento ai tecnici del­ l’analisi e agli specialisti; questo è appunto il miraggio che fa ba­ lenare agli occhi del figlio, destinatario del IV e V libro: “se ciò che vi è scritto rimarrà in tuo possesso”, gli dice, “ti rende­ rà un interprete di sogni superiore a tutti”.14 1 M5a, in pari tempo, Artemidoro si propone di aiutare anche coloro che, delusi da metodi erronei precedentemente osservati, sarebbero tentati di allontanarsi da questa pratica pur tanto preziosa: contro quegli errori, il libro sarà “una cura salvatrice” — therapeia sótèriòdès E pensa anche, Artemidoro, al lettore qualunque, alla “massa dei profani” che necessitano di nozioni rudimentali.16 Egli, ad ogni modo, ha inteso presentare l’opera come un manuale pra­ tico, uno strumento da utilizzarsi nel corso dell’esistenza e nel­ 12 Sinesio, I sogni. 13 Artemidoro, Il libro dei sogni, I, 12 e III, conclusione. 14 Ibid., IV, proemio. 15 Ibid., dedica. 16 Ibid., Ili, conclusione. SOGNARE I PIACERI DELL’AMORE 13 lo svolgersi delle circostanze: alle sue analisi, Artemidoro ha voluto imporre “un ordine e una successione che corrispondono alla vita umana”. Questo carattere di “manuale per la vita quotidiana” si evi­ denzia con particolare risalto allorché si confronti il testo di Ar­ temidoro con i Discorsi sacri di Aristide — ipocondriaco ansio­ so che instaurò per lunghi anni un intenso rapporto con il dio della medicina attraverso i sogni che questi gli mandava nel cor­ so delle straordinarie peripezie della sua malattia e delle innu­ merevoli cure cui via via si sottoponeva. Si può osservare che, in Artemidoro, non si dà quasi spa­ zio al meraviglioso religioso; a differenza di molti altri testi del genere, l’opera di Artemidoro non si rifà a pratiche di terapia cultuale, anche se evoca, in base a una formula tradizionale, l’Apollo di Daldi, “il dio della sua patria” che l’ha esortato al­ l’opera e che, apparendogli in sogno, gli ha “dato l’ordine di comporre questo scritto”.17 Del resto, egli si preoccupa di sot­ tolineare la differenza fra il proprio lavoro e quello di onirocri- tici quali Gemino di Tiro, Demetrio Falerno e Artemone di Mi- leto che hanno trascritto prescrizioni e terapie suggerite da Se- rapide.1’ Il sognatore-tipo cui si rivolge Artemidoro non è un devoto angosciato che si affanna a interpretare ingiunzioni pro­ venienti dall’alto; è un individuo “comune”: un uomo, per lo più (i sogni delle donne sono infatti indicati a parte, come pos­ sibili varianti in cui il sesso del soggetto viene a modificare il senso del sogno); un uomo che ha famiglia, che dispone di beni ed esercita molto spesso un mestiere (svolge un’attività com­ merciale, gestisce una bottega); può avere dei servi e degli schia­ vi (ma si prende in considerazione anche il caso in cui non ne abbia). E le sue preoccupazioni principali concernono, oltre alla propria salute, la vita e la morte delle persone che lo circonda­ no, il successo delle sue iniziative, il suo arricchimento o impo­ verimento, il matrimonio dei figli, le eventuali cariche pubbli­ che da esercitare nella città. Una utenza media, insomma. Il to­ sto di Artemidoro è rivelatore di un tipo di esistenza e di un genere di preoccupazioni che sono peculiari della gente comune. Ma l’opera mette anche in gioco una posta teorica che Ar­ temidoro evoca nella dedica a Cassio: egli vuole confutare gli 17 Ibid., II, conclusione. '< Ibid., II, 44. 14 LA CURA DI SÉ avversari dell’oniromantica e convincere gli scettici che non cre­ dono molto a tutte quelle forme di divinazione in base alle qua­ li si vorrebbero decifrare i segni premonitori del futuro. Le sue certezze, Artemidoro cerca di stabilirle non tanto attraverso l’esposizione pura e semplice dei risultati, quanto attraverso un meditato processo di ricerca e un dibattito metodologico. Egli non pretende di fare a meno degli autori antichi; si è anzi preoccupato di leggerne i testi; ma non per ricopiarli, come comunemente vien fatto: ciò che lo interessa, nel déjà dii, è, più che l’autorità istituzionalizzata, l’esperienza nella sua am­ piezza e varietà. E questa esperienza, egli si è fatto un dovere di cercarla non già presso qualche grande autore, ma là dove es­ sa si forma. Artemidoro va molto fiero — lo dice nella dedica a Cassio Massimo e lo ripete in seguito — dell’ampio ventaglio della sua ricerca. Non solo ha compiuto confronti e riscontri fra un gran numero di testi, ma ha pazientemente frequentato le baracche che profeti mestieranti e interpreti di sogni rizzavano nei crocicchi più affollati delle città mediterranee. “Per quanto mi riguarda, non c’è libro di onirocritica che io non mi sia procu­ rato, poiché a questo tengo moltissimo; e d’altro lato, benché gli indovini che operano nelle piazze e nei mercati siano tenuti in gran disprezzo, e le persone serie arriccino il naso davanti a loro e li chiamino ciarlatani e imbroglioni e parassiti, senza te­ nere in alcun conto questa accusa io ho trascorso molti anni in­ sieme a costoro, per le città e le festività pubbliche della Grecia, dell’Asia, dell’Italia e delle isole più grandi e popolose, prestan­ domi ad ascoltare antichi sogni e i loro esiti: poiché non era pos­ sibile esercitarsi altrimenti in questa materia.” ” Tuttavia, Arte­ midoro non intende trasmettere questo materiale in modo acri­ tico; vuole invece sottoporlo all’“esperienza” (peira) che è, per lui, “testimone” e “regola” di ogni discorso.20 Dal che si deve dedurre che egli controllerà le informazioni riportate vaglian­ dole alla luce di altre fonti, confrontandole con la propria pra­ tica personale e con un lavoro di critica e di argomentazione: co­ sì, niente di quanto detto sarà “campato in aria” né frutto di “semplice congettura”. E qui si riconoscono metodi di ricerca, nozioni — come quelle di bistorta e di peira —, forme di con­ trollo e di “verifica” che caratterizzavano all’epoca, sotto l’in- ** lbid., dedica. 20 lbid., II, conclusione. SOGNARE I PIACERI DELL’AMORE 15 fluenza più o meno diretta del pensiero scettico, i vari compen­ di del sapere nell’ambito della storia naturale o della medicina.21 Il testo di Artemidoro offre il notevole vantaggio di presenta­ re una riflessione elaborata in base a un’ampia documentazione tradizionale. Non è il caso di cercare, in un documento di questo tipo, le formulazioni di una morale austera o il profilarsi di esigenze nuove in materia di comportamento sessuale; esso offre, sem­ mai, delle indicazioni su atteggiamenti generalmente accettati e modi correnti di giudicare le cose. La riflessione filosofica non è affatto assente da questo testo: vi si trovano riferimenti piut­ tosto espliciti a problematiche e dibattiti molto in voga all’epo­ ca, ma tali accenni concernono i modi di decodificazione e il me­ todo di analisi, non i giudizi di valore e i contenuti morali. Il materiale su cui vertono le interpretazioni, lo scenario onirico che delineano a mo’ di presagio, le situazioni e gli eventi che preconizzano, fanno parte di un paesaggio comune e tradiziona­ le. Si può dunque legittimamente vedere in questo testo di Ar­ temidoro la testimonianza di una tradizione morale abbastanza diffusa e certo profondamente radicata. Ma occorre al tempo stesso tener presente che, anche se il libro abbonda in dettagli, se presenta, a proposito dei sogni, un quadro di atti diversi e di possibili rapporti sessuali più sistematico di qualunque altra opera della stessa epoca, esso non è in alcun modo un trattato di morale che si prefigga come scopo principale di formulare giu­ dizi su quegli atti e quei rapporti. Solo indirettamente si posso­ no rilevare, attraverso la decodificazione dei sogni, i giudizi mo­ rali che vengono dati ad atti e scene che appaiono nei sogni stes­ si. I princìpi di una morale non sono proposti per se stessi; si può solo riconoscerli attraverso i processi dell’analisi: inter­ pretando le interpretazioni. Il che presuppone che ci si fer­ mi un attimo sui processi di decodificazione che Artemidoro mette in opera, così da poter decifrare in seguito la morale che si adombra dietro le analisi dei sogni sessuali. 21 R.J. White, nella sua introduzione all’edizione inglese di Artemidoro, evidenzia numerose testimonianze dell’influenza empiristica e scettica su Arte­ midoro A.H.M. Kessels, invece, sostiene che Artemidoro era semplicemente un esperto che si limitava a interpretare il sogno che gli veniva quotidiana­ mente sottoposto (Ancient System; of Dream Classification, “Mnemosune", 1969, p. 391). 16 LA CURA DI SÉ 1. Artemidoro distingue due forme di visioni notturne. Vi sono le visioni oniriche — enupnia — che esprimono gli stati affettivi elementari del momento, quelli che “accompagnano l’anima nella sua corsa”: si è innamorati, si desidera la presen­ za dell’oggetto amato e si sogna che egli è presente; si è affa­ mati, si prova lo stimolo della fame e si sogna di mangiare; o an­ cora “è inevitabile... che chi è pieno di cibo creda in sogno di vomitare oppure si senta soffocare ” 22 e chi ha paura dei suoi ne­ mici “veda ciò che paventa”. Questa forma di sogno ha un va­ lore diagnostico molto semplice; esso s’iscrive nell’attualità (dal presente al presente), manifesta al dormiente lo stato in cui si tro­ va in quel preciso momento, traduce ciò che è, a livello del corpo, carenza o eccesso e, a livello dell’anima, timore o speranza. Diversi sono i sogni — oneiroi — la cui natura e funzione Artemidoro individua facilmente nelle tre “etimologie” che egli stesso avanza. L’oneiros, è ciò che to on eirei, “ciò che dice l’es­ sere”; e dice ciò che è già iscritto nello svolgersi del tempo, e si produrrà come evento in un avvenire più o meno ravvicina­ to. Ed è anche ciò che agisce sull’anima e la sollecita — oreinei; il sogno modifica l’anima, la foggia, la plasma; le dà una deter­ minata disposizione e provoca in essa moti che corrispondono a quanto le viene mostrato. Si riconosce inoltre nella parola onei- ros il nome del mendicante di Itaca, Irò, che “andava ad an­ nunciare messaggi quando lo mandavano”.21 Etttipnion e oneiros si contrappongono dunque etimologicamente; il primo parla del­ l’individuo, il secondo degli eventi esterni; uno deriva da deter­ minati stati fisici o psichici, l’altro è preavviso di ciò che acca­ drà; uno traduce il gioco del troppo e del troppo poco a livello dei desideri e delle ripulse, l’altro fa segno all’anima e al tempo stesso la condiziona. Da un lato, le visioni oniriche del deside­ rio traducono la realtà dell’anima in quel preciso momento; dall’altro, i sogni dell’essere esprimono l’evento a venire nel­ l’ordine del mondo. Una ulteriore scissione introduce, in ciascuna delle due ca­ tegorie di “visione notturna”, un’altra forma di distinzione; vi è ciò che si mostra chiaramente, in modo trasparente e senza ri­ chiedere decifrazione e interpretazione, e ciò che si palesa in mo­ do simbolico e attraverso immagini che significano una cosa di­ 22 Artemidoro, II libro dei sogni, I, 1. 22 Ibid., I, 1. Cfr.. Odissea, XVIII, 7.

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