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Storia della filosofia contemporanea. Dall’Ottocento ai giorni nostri PDF

375 Pages·1980·26.58 MB·Italian
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SOFIA V ANNI ROVIGHI STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA DALL'OTTOCENTO AI GIORNI NOSTRI Con la collaborazione di Adriano Bausola, Evandro Botto, Umberto Galeazzi, Michele Lenoci, Angelo Pupi, Eddo Rigotti, Anna F. Rota, Lucia Urbani Ulivi, Leonardo Verga, Giorgio Zunini EDITRICE LA SCUOLA PREMESSA Questo volume, che segue quello sulla filosofia moderna, mi è riuscito molto più difficile di quello precedente, e quindi avrà certo maggiori difetti. La prima difficoltà è dovuta al fatto che, da lontano, si di­ stinguono meglio le vette più eccelse da quelle minori; per i contemporanei invece è più facile lasciarsi prendere dalle proprie simpatie nella scelta degli autori da presentare (p oiché questo li­ bro non vuole essere una enciclopedia nella quale siano registrati tutti i nomi) e nello stabilire le proporzioni. Una certa disugua­ glianza di proporzioni è dovuta anche al fatto che ho fatto ricorso a un maggior numero di collaboratori. Nonostante i suoi difetti, spero che anche questo volume possa rendere qualche servi io agli studenti, e, se avrà una accoglienza J?, favorevole, spero anche di poterlo migliorare in una eventuale se­ conda edizione. Desidero terminare con un grazie cordialissimo ai miei colla­ boratori, i cui nomi sono indicati all'inizio di ogni capitolo. Sono di chi scrive i capitoli senza indicazione di nome '. V Ristampa 1985 SoFIA ANNI RovIGHI © 1980 Copyright by EDITRICE LA ScuoLA OFFICINE GRAFICHE (( LA SCUOLA » - BRESCIA ' Le indicazioni bibliografiche di questi capitoli sono molto sommarie. Rimando per la bibliografia alle Questioni di storiografia filosofica: II: Il pensiero contemporaneo, [6888) 07 -u a cura di A. Bausola, 3 voli., Brescia, La Scuola, 1977-1978. CAPITOLO PRIMO LA FILOSOFIA ITALIANA NELLA PRIMA METÀ DEL SECOLO XIX La filosofia italiana della prima metà del secolo XIX si muove nell'atmosfera culturale dell'illuminismo: più precisamente del­ l'empirismo prekantiano, del sensismo di Condillac, della filosofia degli idéologues, sia per seguire almeno lo spirito di queste cor­ renti, come si avvera per il Romagnosi, il Cattaneo, Giuseppe Fer­ rari, sia per combatterlo, come fanno, sia pure in diverso modo e misura, il Galluppi, il Rosmini, il Gioberti. Romagnosi e Catta­ neo non apprezzano affatto né Kant né, tanto meno, l'idealismo tedesco. Nelle Vedute fondamentali sull'arte logica, del 1832, il Romagnosi scrive, nella « Ragione dell'opera» (Ediz. della Reale Accademia d'Italia, voi. I, p. 2), che uno dei motivi per cui l'ha scritta è quello di combattere il criticismo, « l'invasione della dia­ lettica nei campi della filosofia dell'uomo interiore, d'onde nacque una nuova filosofia a vapore, di cui veggiamo produzioni strepitose in Germania e in Francia ». Anche il Cattaneo disprezza Kant e gli idealisti ( che non conosce) e manifesta una insofferenza notevole per la metafisica. Per la conoscenza di Kant e dell'idealismo tede­ sco fa eccezione il Rosmini, ma il confronto del suo pensiero è sopra tutto con l'empirismo nella sua veste sensistica. 10 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA ITALIANA NEL SECOLO XIX 11 TRA ILLUMINISMO E POSITIVISMO 1 zioni utili è vanità; e però la scienza allora val nulla » 3• Utile è la conoscenza della mente umana, purché non sia astrusa ricerca me­ tafisica. « Vale più un opuscolo che mi spieghi come nasca in noi GIANDOMENICO ROMAGNOSI ( 1761-1835) la credenza, come agisca l'analogia, come si generi la compassione ecc., che tutti i trattati dei categoremi [sic! J di Aristotele, tutta Giandom nico Romagnosi 2, nato a Salsomaggiore nel 1761, stu­ la filosofia critica di Kant, e tutto il teorismo di certi filosofi d'og­ ., � d10 al Collegio Alberoni, dove conobbe certo la filosofia scolasti­ gidì» (La mente sana, p. 52). c , ma respirò anche l'atmosfera illuministica portata nel Ducato Dopo aver detto che l'Io pensante deve studiare se stesso co­ � di Parma dalla lunga permanenza di Condillac. me studia il corso dei pianeti e la vegetazione delle piante, il Ro­ Si laureò in leg_ge nel 1786 e il diritto rimase sempre il tema magnosi dà come fatto acquisito quello che era generalmente am­ fondamentale dei suoi studi. Nel 1805 pubblicò l'Introduzione messo da Cartesio e da Locke in qua, e cioè che l'io vede i allo studio del diritto pubblico universale; nel 1807 ebbe una cat­ fenomeni esterni solo riflessi in se stesso, « in noi e mai fuor di ted a all'Università di Pavia, nel 1809 una cattedra di alta legi­ noi ». Altro dato di fatto è che una parte di noi è il corpo, e per � slazione nelle Scuole speciali di diritto istituite a Milano· ma col corpo intende un aggregato, « una pluralità di sostanze compresa ' ritorno degli Austriaci, fu privato della cattedra, e nel 182Ì fu in un sol concetto» (Op cit., p. 55). Ora se « l'uomo non può anche imprigionàto. Liberato dalla prigione, esercitò il suo magi­ uscire da se stesso, se l'intelligenza umana vede tutto in sé mede­ stero verso pochi discepoli fedeli: Carlo Cattaneo, Giuseppe e sima» , come si può dimostrare che esiste qualcosa di reale fuori Defendente Sacchi, e continuò a scrivere fino alla morte, nel 1835. di noi? Romagnosi ritiene che questo problema abbia importanza Come ho detto, la maggior parte delle sue opere riguarda il capitale e ritiene di averne trovato una soluzione originale, che è .. dmtto: le sue tesi più generali di filosofia sono espresse nelle la seguente: le nostre sensazioni vanno e vengono, si succedono, O ere: Che cosa è la mente sana?, Vedute sull'arte logica, Del­ variano indipendentemente dalla nostra volontà; deve dunque es­ J? l'indole e dei fattori dell'incivilimento. Illuministica è la sua con­ serci una causa del loro sorgere e mutare; infatti la proposizione cezione del sapere come finalizzato all'utilità. In Che cosa è la che non c'è effetto senza causa e che un effetto determinato sup­ mente sana? del 1827, egli scrive: « La virtù e il valore della pone una causa determinata è implicita nel principio di contrad­ sapienza voluta dalla natura consiste tutta nell'opera proficua. [. .. J dizione. Ma la causa delle nostre sensazioni non può essere una Dunque ogni speculazione nostra dalla quale non derivino cogni- forza involontaria esistente in noi perché i nostri « modi di es­ sere » sono talora buoni e talora cattivi, quindi in noi dovrebbe esserci un principio buono e cattivo insieme. Dunque la causa del­ ' Una limpida esposizione sintetica della filosofia del secolo XIX non solo italiana le nostre sensazioni deve essere una realtà diversa da noi. « Senza ma europea, è quell� �i A. _RAvÀ, La filosofia europea dell'Ottocent;, Napoli, Morano'. abiurare il principio di contraddizione non si può negare l'esistenza v1e9s6i6_ .al S uGll�all ufìlpop�zo, fi�a1 i_iltaanloia,n Ta rnevceosr d_ 1o9: 30G; . oGraE NinT ILGE., SGtEoNriTaI LdEe, llSa tofirlioas odfieal lai tafillioansoafi da ailt aGlieannoa,­ delle cose esterne che agiscono su di noi» (Op. cit., § 5, p. 62) 4• a cura d1 E. Garm, volume pnmo, pp. 445-679, Firenze, Sansoni, 1969; G. CAPONE Ma come potranno i corpi agire sullo spirito?, si chiede il Ro­ BRAGA, La filosofia francese e italiana del Settecento, 2' ed., 3 voll., Padova, Cedam, 1942; M. F: SCIACCA, La filosofia nell'età del Risorgimento, Milano, Vallardi, 1948; E. magnosi. E risponde: che ne sappiamo noi di cosa siano i corpi? GAl}IN, Storta �ella filosofia italiana, _2' �d., Tori�o,-Einaudi, 1966, voi. 3°. O per� d1 G. D._ Ro�AG�OSI nordmate e illustrate da Alessandro De Giorgi, Mi­ lano, P�rell1 e Manan1 Ed1ton, 1841-1848, 8 voll. in 16 tomi (altra edizione: in 19 voll., f1re?ze, _ 1832-1840); Opere scelte di GIANDOMENICO ROMAGNOSI, Roma, Reale Ac­ ' Che cosa è la mente sana? in Opere di G. D. RoMAGNOSI, CATTANEO, FERRARI, a cade�a d Italia, 1936-37; 3 voll. Una scelta di scritti è pur.e contenuta nel voi. 68• della cura di E. Sestan, cit., pp. 50-51. Le citazioni di questo scritto si riferiscono sempre a collez10ne « La letteratura italiana - Storia e testi» : Opere di GIANDOMENICO RoMA­ questa edizione. G_NOS!, CARLO CATTANEO, GIUSEPPE FERRAR!, a tura di E. Sestan, Milano-Napoli, R. Ric­ • Prescindendo dal valore di questa argomentazione, si può osservare che essa non c1�rd1,. 195�. _Sul R.: A. NoRSA, Il pensiero filosofico di G. D. Romagnosi, Milano, è poi tanto nuova come pareva al Romagnosi: è infatti la medesima argomentazione di L1bren� �d1tnce_ 1_vioderna, 1930; G. S, OLARI, Il pensiero filosofico e civile di G. D. Ro­ Locke; ma Locke era meno sicuro del suo carattere probante e non insisteva tanto su magnost, m « R1v1sta di Filosofia», 1932. quella che potremmo chiamare l'analiticità del principio di causa. 12 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA 1T ALIA NA NEL SECOLO XIX 13 « Chi dir vi può se gli elementi dell'aggregato siano omogenei o qualificare e confermare le nostre idee in modo che, adatte alla _ eterogene� alla sostanza dell'anima umana? » (Op. cit., p. 64 ). nostra comprensione, ci pongano in grado di agire con effetto pre­ Non sappiamo come avvenga il « commercio» fra l'anima e le cose conosciuto, come il più degli uomini sogliono fare» (Op. cit., este:�e; c�rt? possiamo affermare che queste devono essere mol­ p. 93). Da notare « il più degli uomini sogliono fare»: l'opinione teplici e limitate (non ci può essere, quindi un'unica causa delle della maggioranza è infatti criterio di valore e di verità: Roma­ nostre_ se?sazioni, Dio, come riteneva Berkeiey ). Poiché le nostre gnosi cita qui il detto « voce di popolo è voce di Dio». �ensazi_o�i sono effetti dell'azione delle cose, esse sono segni, non Nelle Vedute fondamentali sull'arte logica, del 1832 5, il Ro­ imma�im �elle cose stesse, ma segni .sui quali possiamo operare. magnosi espone le linee fondamentali di tutta la sua filosofia. « Il Fm qm Romagnosi ha parlato della �ensazione, ma per lui, di­ mondo della natura e quello delle nazioni conoscibile dall'uomo _ versamente che per Condillac, la conoscenza non si riduce a sen­ formano l'oggetto naturale di tutto lo scibile umano. La cono­ _ sazione: c'è anç:he l'intelligenza o « senso logico », a proposito del scenza della causa prima deriva dallo studio di questi due mon­ quale s mbra sì m scolino · nella teoria del Romagnosi elementi di » (libro primo I, II, 1 ). « Oggetto finale degli studi nostri è _ � � scolastici ( « ver� mt��ettu�le» ) con elementi che risalgono a l'uomo interiore » (ibid., 6). Per "uomo interiore" il Romagno­ si intende lo spirito umano, ciò che caratterizza l'uomo. Ora Lo�ke e a Co°:dtllac (1 mtelhgenza come conoscenza di rapporti). , l'uomo raggiunge la sua perfezione non in forza di un istinto, co­ P01che la dottrina del Romagnosi non mi sembra del tutto chiara me gli altri animali, ma « nella sociale convivenza» , quindi per riferirò le sue parole: « La funzione di attribuire qualche cos� « conoscere l'uomo interiore bisogna conoscere l'uomo sociale: il a n dato oggetto forma propriamente un verbo intellettuale poi­ � . mondo visibile delle nazioni serve per indovinare il mondo invi­ che tmporta un oncetto sia implicito sia esplicito, nel quale si � c?nnette u� predicato con un soggetto. In questa funzione con­ sibile dell'uomo » (ibid., 6 ). L'uomo infatti non si conosce « né colle visioni platoniche, né colle quiddità peripatetiche, né colle siste propriamente l'intendere. Essa esige di rivolgere su di un sfumature trascendentali, né coi minuti sperimenti accademici, ma o getto la mente ostra, e di concepire l'essere o il fare di que­ � °: bensl con lo studio delle produzioni e delle leggi colle quali visse st oggetto» (Op. ctt., pp. 69-70). L'intendere, ribadisce ancora il e vive sulla terra. Ciò provoca la mente allo studio dell'uom so­ Romagnosi, si riduce « nel percepire l'essere e il fare ideabile del­ » ciale, perché fuori di questo stato l'uomo è al di sotto dei bruti l c se. Da ciò ne segue il giudizio implicito o esplicito con cui �:i di?ce che _ quella cosa è così » (Op. cit., p. 7 O). In natura tutto (ibid., 7). Bisogna quindi scoprire come si è di fatto svolta la vi­ e �ompatt�, c?nness� e continuo; la nostra intelligenza invece è li� ta sociale ( « leggi di fatto ») e come deve svolgersi per il perfe­ zionamento dell'uomo (« leggi di dovere»). La filosofia dell'uomo mttata, quindi deve m certo modo spezz�re il blocco, staccarne dei interiore è dunque « un ramo della scienza dell'umano incivili­ frammenti. Non si limita però a separare frammenti del con­ mento » (libro primo, III, Il). Ma affinché sia scienza, occorre creto, ma li trasforma: è come uno specchio cilindrico che trasfor­ ma le immagini (Op. cit., p. 72). Sarebbero tali frammenti tra­ che risponda a determinate condizioni: deve essere « cognizione accertata» , e una cognizione accertata è una serie di giudizi indu­ sformati quelli che il Romagnosi chiama « verbi della mente uma­ « bitabili. Di qui la necessità della logica, che insegna a connettere na .�? Questi verbi hanno certe forme fisse e distinte dal carat­ le proposizioni con i giudizi indubitabili, e questi sono in ulti­ t�re_ sensu_ al� delle idee, benché siano inseparabili da queste. Il ma analisi i giudizi sui dati sensibili e il principio di contraddi­ stmtle e ti dissi ile, il maggiore e il minore, il singolare e il plu­ � zione (ibid., cap. IV, 17). rale ecc. sono dt questo novero» (Op. cit., p. 70). Tali forme di­ « La mente umana non si limita a ricevere impressioni o idee pendono dall'intimo senso ». Il discernere e sentire le somi­ ��ianze_ e le differenze è il presupposto del giudicare. I fattori del- 1 Intelligenza umana sono il concepire assimilante e il discerni­ • Cito dall'edizione dell'Accademia d'Italia, voi. I. Il primo numero romano indica mento. « La Mente Sana altro non è che la facoltà di apprendere, il capitolo, il secondo la sezione, il numero arabo il paragrafo. 14 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA 1TA LIANA NEL SECOLO XIX 15 delle cose: ha una attività, ha delle « suità psicologiche » che sono: La filosofia del Cattaneo « rivela origini illuministiche e affi­ 1) la conosc nza dei rapporti, 2) la conoscenza delle qualifiche 6, nità elettive col positivismo», dice N. Bobbio nella Introduzione � _ 3 ! delle lo te e anttlogie (per esempio la convenienza o sconve­ agli Scritti filosofici (p. x:xvn). Per la filosofia tradizionale e per � menza fra_ 1d�e), 4),� le versioni (affermare e negare), 5) le « sui­ l'idealismo egli manifesta invece il più cordiale disprezzo: « Sem­ con_formaz1om» . C e dunque una « com potenza causale» fra i brò in alcuni gran titolo di lode l'aver potuto leggere ancora ai dì dati sensibili e l'attività dello spirito umano. Già nella Mente sana nostri Anselmo d'Aosta e Tommaso d'Aquino. Parve senno aver il Romagnosi aveva affermato il valore oggettivo della nozione di indutto la gioventù a spendere alcuno ancora dei più preziosi causa: egli lo riafferma qui come condizione necessaria del con­ giorni della vita intorno alla dottrina delle idee innate e dell'ar­ cetto di legge, definita così: « Qualunque stato delle cose indu­ monia prestabilita. Ma qual maggiore valore, io <limando, hanno cente in uno o più esseri la necessità di fare o non fare una deter­ in filosofia le idee innate e l'armonia prestabilita, che ne abbiano minata cosa, di agire o non agire in una determinata maniera» in fisica l'ipotesi dei vortici o quella dell'orrore del vuoto? » (Un (lib:o se�ondo, cap. IX, I, 2). Al « convivere con progresso» è invito agli amatori della filosofia, in Scritti filosofici, p. 340). dedicato 11 quarto libro, nel quale si definisce l'incivilimento come Quanto all'idealismo, prevede che i nomi di Kant, Fichte e Schel­ « quel modo di essere della vita di uno stato pel quale egli va ling saranno presto dimenticati. La filosofia deve essere utile: uti­ effettuando le condizioni di una colta e soddisfacente convivenza ». le a promuovere l'unità degli uomini; ma la scienza unisce, men­ tre la metafisica divide: non c'è una metafisica, ci sono sette filo­ sofiche. Ora « Per uscire fuori del chiuso delle sette e acquistar qualche benemerenza della società, la filosofia deve mettersi pa­ CARLO CATTANEO (1801-1869) zientemente e modestamente alla scuola della scienza ». L'insegna­ mento del Cattaneo, commenta N. Bobbio, è tutto in questa tesi Discepolo. del Romagn�si fu Carlo Cattaneo 7 che difese vigo­ (Introduzione cit., p. xxxn). Sul come vada inteso questo met­ rosamente e v10lentemente il maestro contro le critiche del Rosmini tersi alla scuola della scienza ci sono due interpretazioni, che cor­ nell'articolo Delle dottrine di Romagnosi. Nato a Milano nel 1801 rispondono a due concetti della filosofia, in Cattaneo: uno è quel­ seguì l'insegnamento privato del Romagnosi al quale rimase poi lo di sintesi dei risultati delle scienze, l'altro è quello - ben più empre legato. Nel 1824 si laureò in giurisprudenza a Pavia e � maturo, dice Bobbio - di filosofia come metodologia generale rnsegnò nelle scuole ginnasiali di Milano fino al 1835 anno in cÙi del sapere. « Le nuove scienze non apportano alla filosofia sola­ l�sc!ò l'insegnamento per dedicarsi interamente all'at�ività pubbli­ mente le loro scoperte; esse le presentano in se stesse, e nei loro c1s�1c�. Nel �839 fondò la rivista « Il Politecnico»; nel 1848 par­ procedimenti, un nuovo e altro problema» (ibid., p. 348). Stu­ tecipo alle Crnque Giornate di Milano, ma fu contrario alla fusione diando i procedimenti delle scienze si scopre infatti la natura del dell Lombardia col Piemonte. Quando gli Austriaci rientrarono � pensiero, ma non solo i procedimenti delle scienze: anche « le a Milano, Cattaneo riparò nel Canton Ticino, dove nel 1852 fu no­ lettere, le arti, le leggi, le religioni, le opere tutte dell'umanità, minato professore di filosofia nel Liceo cantonale di Lugano. Nel essendo nella prima origine loro fatti del!' anima, sÒno a considerar­ 1859 fu eletto deputato al Parlamento italiano, ma rimase nella si tutti come segni della secreta sua natura» (ibid., p. 351). sua residenza di Castagnola, nel Canton Ticino, dove morì nel 1869. Non si può dunque dedurre la filosofia da una prima verità (questo in polemica col Rosmini), ma bisogna ricavarla per in­ ; Credo che con questo termine il R. intenda gli elementi astratti. duzione dalle attività dell'anima. Non però dell'anima individuale: C. CATTANEO, Opere, a cura del_ Comitato Italo-Svizzero, Firenze, Le Monnier, per conoscere l'uomo infatti bisogna, non rientrare in se stessi, 1948-1965, 1� voli. Particolarmente utile l'edizione degli Scritti filosofici, a cura di N. B06610, F1renze, Le Monmer, 1960, 3 voli. (eccellente l'introduzione di N. Bobbio ma « uscire nel mondo e attingere i necessari lumi dalle singole pp. V-LVI); Opere scelte, a cura di D. Castelnuovo Frigessi ' Torino ' Einaudi, 1972'' discipline scientifiche» (BoBBIO, Introduzione cit., p. xxxvnr); 4 voll. LA FILOSOFIA ITALIANA NEL SECOLO XIX 17 16 FILOSOFIA CONTEMPORANEA bisog�a studiare l'uomo nella sua storia, e la storia è opera non quelli relativi alle società stazionarie distinte dalle società progres­ del smgol�, ma _dell'umanità., J?i 9ui l'dea di una « psicologia sciiveetà » c(hBeo BsiB IfOo,n dInantroo dsuuz iounne'u cniitc.a, ·pi.d eXaL IoX )p. rSinocniop isot,a zsioonnoa riper oleg rseos­­ delle me�t� associate », che da il titolo a uno scritto del Catta­ sive le società aperte ad accogliere diversi principi; tali furono ndeeol C(Satctraitntei o fiploesro �ilc i,V i�ciot.., NI,o np pg.i_ o4v0a7 -s4tu7d9i)a; red il 'uqoumi ol' aimn mgiernaezrioalnee la civiltà romana antica e quella inglese moderna. C'è quindi in Cattaneo, secondo Bobbio, una concezione dialettica della storia, come Io studia la metafisica, l'uomo che sarebbe il medesimo � Plat�ne e �el ca:°nibale. « Se Io assumiamo quale la tradizione di nel senso che il progresso nasce appunto dalla « feconda rivalità » di principi diversi. molti �ecoli, ossia l'educazione, l'ha reso in noi, ci avventuriamo a muulare le sue attitudini primitive... È dunql,le mestieri stu­ . _ diarlo m quante più situazioni e più diverse si possa» . Quando avremo trovato caratteri comuni a queste diverse situazioni po­ 1811-1876) GIUSEPPE FERRAR! ( tremo parl�re di una natura umana fondamentale e costante. « Bi­ sogna studiare. le i�torie, le leggi, i riti, le lingue ... e da questo Giuseppe Ferrari nato a Milano nel 1811, si• laureò in giuri­ 8, te�r�no tutto 1storico ed esperimentale deve surgere l'intera co­ sprudenza a Pavia nel 1832, ma si interessò sempre di filosofia. gmz1one deµ'uomo» . L'ideologia sociale, ossia Io studio dell'uomo Il primo amore dichiarato, dice di lui E. Sestan, fu per Vico, di at�raverso il modo in cui si formano le idee nella società, è la cui ripubblicò le opere. Fino al 1859 risiedette in Francia, sal­ scienza fondata dal Vico (Su la Scienza Nuova di Vico in Scritti vo una breve parentesi italiana nel 1848, e insegnò filosofia nel filosofici cit., I, pp. 102-103 ). L'Europa tardò tanto ad a�corgersi di liceo di Rochefort e nell'Università di Strasburgo, ma il suo tem­ q?esta novità, a ricon�scere questo gran pensatore perché « l'opi­ peramento impetuoso gli procurò avversari e l'insegnamento gli fu mone_ �olgare >: n�n s1 accorge _del genio. Studiando l'evoluzione tolto nel 1842. Nel 1859 tornò in Italia ed ebbe cattedre di filo­ del dmtto nell antica Roma « Vico fuse la dottrina delli interessi sofia a Milano, Torino e Roma. come campe�gia in Machiavelli, con la dottrina della ragione, addì� La rivoluzione e le riforme in Italia, pubblicato nel 1848 in tata da Groz10; e tolse la contraddizione che divideva l'istoria e la Francia (e in francese) comincia così: « L'Italia vuol uscire dal filosofia»_ (�b�d., p. 111). Grozio, in nome della ragione, aveva cen­ sonno secolare che l'opprime. Due vie le si offrono dinnanzi: la sur�to il dmtto romano perché aveva una nozione statica della via delle riforme e la via della rivoluzione: conduce la prima a ragione e dell'umanità. « Ma Vico svelava la spinta interiore che miglioramenti amministrativi ed al benessere materiale; conduce condus_se, g� uom�ni dalle selve ai campi, dai campi alla città, la seconda alla libertà colle costituzioni. Le riforme rafforzano l'as­ dall� c1�t� a�la nazione, dalla nazione all'umanità» (ibid., p. 116). solutismo e lo lasciano arbitro delle sorti della Penisola; la ri­ I prmc1p1 d1 questa evoluzione Vico li cercò nelle facoltà dell'ani­ voluzione spezza il giogo dell'autorità, e affida l'avvenire dell'Italia �� uI?a�o, « poiché il mondo dell'istoria era opera dell'uomo. al genio italiano» (Opere, p. 1043). Nella Filosofia della rivolu­ �-1sto�1a 1d�a�e e filosofica non è altro dunque che l'ideologia del- zione, Proemio, scrive: « La rivoluzione è il trionfo della filosofia I istoria » (tbtd., p. 117). Dal Vico tuttavia il Cattaneo dissente chiamata a governare l'umanità. Fuori della filosofia non v'ha ri­ per�hé ?ega che vi siano corsi e ricorsi e ritiene invece che nella voluzione; la ragione non è libera, la scienza non è padrona .. :» storia viga la legge del progresso. La storia della civiltà è per il Cattaneo storia delle idee - Cattaneo si oppose sempre al materialismo e ritenne che l'uomo • Indico con Opere il volume: Opere di G. D. RoMAGNOSI, C. CATTANEO, G. FER· è fabbro del suo de�tino. - « I problemi di ideologia sociale, co­ RARIS, ual Fceurrraa rid: i BE.. BSResUtNanEL, LcOi,t aItol .pensiero di G. Ferrari, Roma, Albrighi e Segati, 1933; s�antemente �resentt a� Cattaneo, furono soprattutto quelli che S. RoTA-GHIBAUDI, Giuseppe Ferrari. L'evoluzione del suo pensiero (1838-1860), Fi­ renze, Olscki, 1969. riguardavano il passaggio dallo stato selvaggio allo stato civile e 18 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA ITALIANA NEL SECOLO XIX 19 (Opere, p. 1139). La filosofia della rivoluzione è quella di Locke paolo, erano tutti della scuola cartesiana» . Solo a trent'anni lesse che « vinceva il cristianesimo e trasportava sulla terra il destino Condillac e questa lettura gli fece grande impressione. « Le opere dei viventi» (p. 1140). I teologi e i metafisici disprezzano la filo­ di questo :filosofo fecero cambiare la direzione dei miei studi sul­ sofia del secolo XVIII e le rimproverano di essere stata leggera la filosofia. [ .. ·.] Io compresi che, prima di affermare qualche cosa e superficiale; ma questo è il suo merito. Fra i meriti della filo­ sull'uomo, su Dio e sull'universo, bisognava esaminare i motivi sofia del secolo XVIII, che Ferrati vede come dipendente da quel­ legittimi dei nostri giudizi e porre una base solida alla filosofia; che la di Locke, egli enumera questi: « Non cerca più un criterio as­ bisognava perciò risalire alle origini delle nostre conoscenze» 10• soluto, un che inconcusso, ma dimanda al pensiero delle cognizioni Nel 1807 pubblicò l'opuscolo Su l'analisi e la sintesi e solo dopo utili»; ritiene che ci si debba contentare di nozioni chiare e de­ conobbe la filosofia di Kant. Nel 1819 pubblicò a Napoli i due terminate; ora tali cognizioni vengono dalla sensazione, la quale primi volumi del Saggio filosofico su la critica della conoscenza, non ci dà solo le apparenze delle cose, poiché l'essere e il parere ° ° che è la sua opera fondamentale (il 3 e il 4 volume furono pub­ si identificano (ibid., pp. 1147-49). Su un punto tuttavia biso­ ° ° blicati nel 1822, il 5 e il 6 nel 1832); dal 1820 al 1827 pub­ gnava andare oltre Locke: « Il punto decisivo dell'emancipazione blicò gli Elementi di Filosofia, e nel 1831 ebbe la cattedra di« fi­ stava nel negare positivamente l'esistenza di Dio» (ibid., p. 1150). losofia intellettuale » nell'Università di Napoli. Le Lezioni di lo­ gica e metafisica ( 1832-34) riflettono il suo insegnamento in quel­ la Università. Del 1832 sono pure i due primi volumi della Filo­ sofia della volontà. Nel 1827, per invito di un suo amico, il cano­ nico Fazzari, che insegnava filosofi.a nel seminario di Tropea e de­ LO SPIRITUALISMO siderava essere informato sulla filosofia moderna, scrisse le Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia ... da Cartesio a Kant e nel­ la seconda edizione, del 1838, aggiunse una quattordicesima let­ (1770-1846) PASQUALE GALLUPPI tera sui « risultamenti del criticismo, spontaneità della ragione; Cousin · idea dello stato attuale della filosofia in Europa» . l. Cenni biografici ) È una caratteristica del Galluppi l'ampia conoscenza della sto­ ria della filosofia: non solo egli sc�isse opere di storia della filo­ Pasquale Galluppi 9 studiò filosofia e matematica nella sua cit­ sofia (le Lettere e una vasta storia della filosofia, rimasta però in­ tà natale, Tropea, poi passò all'Università di Napoli e, tornato a completa e inedita, salvo il primo volume), ma anche nelle sue Tropea, insegnò in quel seminario e continuò a studiare, leggen­ opere sistematiche è largo lo spazio occupato dall'esposizione e do specialmente Cartesio, Leibniz e Wolff. « I libri che leggevo, dalla critica delle dottrine altrui. M. A. Ronchi 11 ha indicato le dice il Galluppi in una autobiografia pubblicata postuma dal Pietro- fonti del Galluppi: ricorderemo che il Galluppi aveva una buona conoscenza della filosofia antica, di S. Agostino, di S. Tommaso; ma gli autori che influirono di più sul suo pensiero e che egli . ' Opere principali: Sull'analisi e la sintesi (1807), ristampato a cura di E. di Carlo, Firenze, Olschki, 1935; Saggio filosofico su la critica della conoscenza, cito dalla 3• cita più frequentemente sono i moderni: Cartesio, Leibniz, Wol�, edizione in 6 voll., Napoli, 1846; Elementi di filosofia, Messina, Pappalardo, 1820-1827 Malebranche e Spinoza, Locke, Condillac, gli ideologi, Reid. Poi­ (cito dalla ediz. di Bologna, Tipografia Della Volpe); Lettere filosofiche sulle vicende della filosofia ... da Cartesio sino a Kant, Messina, Pappalardo, 1827 (13 lettere. Nella ché non sapeva il tedesco, studiò la filosofia di Kant nelle espo­ seconda edizione - Napoli, 1838 - ne aggiunse una quattordicesima, sulla filosofia dopo sizioni in francese del Villers e del Kinker, forse nella tradu- Kant); ediz. con introduzione a cura di A. Guzzo, Firenze, Vallecchi, 1923; Lezioni di logica e metafisica, 6 voli., 2' ed., Napoli, Tramater, 1837-1842; Filosofia della vo­ lontà, 1832-34 (cito dalla edizione Milano, Silvestri, 1846). Sul Galluppi: Oltre alle opere indicate all'inizio del capitolo, G. Di NAPOLI, La filosofia di P. Galluppi, Padova, Cedam, 1947. 1• Autobiografia, cit. da G. D1 NAPOLI, Op. cit., p. 12. 11 P. Galluppi storico della filosofia, Palermo, Trimarchi, 1934. 20 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA 1TA LIANA NEL SECOLO XIX 21 zione latina del Born e, dopo il 1820, anno in cui uscì la tradu­ in polemica con Condillac, nell:os_servare eh� !'_oggetto immedi��o zione italiana della Critica della ragione pura fatta dal Mantovani, della coscienza non sono pens1en o sensaz1oru staccate, ma l 10 in questa traduzione �. Si valse anche largamente di storie della conoscente. Poiché l'odor di rosa, obietta egli al Condillac, è di­ filosofia, specialmente della Histoire comparée des systèmes de verso dall'odor di garofano, come potrebbe la statua riconoscer i � philosophie relativement aux principes des connaissances humaines nelle due sensazioni, riconoscerle come sue? come potremmo di­ di J. M. Degerando. Ora in questi autori il problema fondamen­ tale è quello della conoscenza, e cosl è anche per il Galluppi che, an­ re io? II pensiero o la sensazione isolati dal. sogge�to non s?no il dato primo, ma sono il frutto di una astrazione: il dato pnmo zi, tende a ricondurre ad esso tutta la filosofia. Nelle Lezioni di lo-· è « il me sensitivo, il me che giudica» (Op. cit., I, I, 7). gica e metafisica egli definisce infatti la filosofia come « scienza Che io esisto è dunque una verità di fatto immediatamente del pensiero umano » (lez. 2•): l'ontologia non è altro che la evidente o, come dice il Galluppi, una verità primitiva di. fatto; scienza « di alcune nozioni universali, essenziali all'umano inten­ dunque vi sono verità primitive di fatto. dimento », e quindi è ideologia; la metafisica è « un perfezio­ Ma qui si presenta una obiezione: la verità si esprime nel namento della logica». I primi elementi del raziocinio sono le giudizio, ora il giudizio è il paragone fra due idee; come può idee; nella metafisica si esaminano la natura e l'origine delle idee, e dunque il paragone fra due idee attestare una esistenza? perciò si fa l'analisi delle facoltà dell'anima, le quali sono il prin­ cipio efficiente delle idee e del raziocinio. La logica e la metafisica Nella risposta il Galluppi dimostra di aver riconquistato 14 la costituiscono la filosofia teoretica, la quale è perciò esattamente de­ nozione di intenzionalità. Il prius nella conoscénza non è, osserva finita la scienza dell'umana scienza (Iez. 38). il Galluppi, l'idea come rappre�entazion� in me, ,?1a è_ l'aprren: sione di qualche cosa. Quando s1 ha. coscienza dell 10 nel su,01 atti . « ... La coscienza li prende immediatamente, e fra questa perc�z1one La e gli oggetti percepiti non vi ha alcun intervallo. Questa coscienza, 2. teoria della conoscenza. Verità primitive di fatto questa percezione, è dunque l'apprensione e l'intuizione della_ co­ sa .percepita». E se mi si domanda che cos'è questa perc z1one Alla critica della conoscenza, ossia all' « esame della realtà del­ � « io rimetto colui che mi fa questa domanda alla propria co­ la scienza dell'uomo » (d ove " realtà " significa portata oggettiva, valore), è dedicata l'opera fondamentale del Galluppi, il Saggto scienza per istruirsene (Op. cit., I, I, 16). Quando si è cosl _co�­ cepita la conoscenza non si ha più difficoltà a spie are il 1 di­ ? � :1 sulla critica della conoscenza. Presupposto della ricerca è che « La zio di esistenza, poiché esso non è altro che la ncompos1z1one reàhà . delle nostre conoscenze non può essere fondata che su di quella realtà esistente che abbiamo percepito concretamente e l'esperienza » e questa è interna o esterna. Galluppi comincia dal­ dalla quale abbiamo astratto l'idea di esistenza. Si possono dun­ la prima, la quale ci dà immediata evidenza della realtà del no­ stro conoscere. Infatti il solo fatto della ricerca, il fatto che « io .9ue distinguere �re �omeni�: 1) si apprende un e��stente. co�­ creto (per esempio l'io senziente), 2) se ne astrae 1 idea d1 esi­ mi propongo di cercare se l'uomo è capace di conoscenze reali » · stenza 3) si attribuisce, nel giudizio, l'esistenza a quel soggetto (Saggio, lib. I, cap. I, · § 1) 13 attesta che io conosco. Chiamo co­ concr�to. L'analisi della coscienza ·che l'io ha di sé è già sufficiente scienza l'atto con cui mi colgo esistente; la coscienza è « la per­ ad escludere lo scetticismo; non ci sono infatti veri e proprii ar­ cezione del me nello stato dei suoi pensieri ». Galluppi insiste, gomenti contro lo scetticismo, poiché un'argomentazione suppone almeno una premessa in cui si sia d'accordo con l'avversario, ora ''. Or. F. ZAMBELLONI, Le origini del kantismo in Italia, Milano, Marzorati, 1971; specialmente pp. 322 ss. e 5-14. " Indico col primo numero romano il libro, col secondo il capitolo col numero " Probabilmente con l'aiuto di T. Reid. Ma per Galluppi l'apprensio�e della realt� arabo il paragrafo. non è qualcosa di irrazionale; è il modo fondamentale di conoscere, la prima luce di conoscenza. 22 FILOSOFIA CONTEMPORANEA LA FILOSOFIA 1TA LIANA NEL SECOLO XIX 23 lo scettico non ammette per vera nessuna premessa. Si può tut­ percepirle come simili agli oggetti senza percepire gli oggetti ... » tavia richiamare lo scettico, a guardare ciò che egli, se è sincero, (Op cit., II, IV, 59). non può non vedere, e cioè che in certi casi, almeno quando si Ma sentire un « fuori di me» non equivale a sentire un e­ tratta dell'io conoscente, si ha l'immediata apprensione di qual­ steso: l'estensione è soltanto fenomenica: è il modo di apparire che cosa, di una realtà. « Cosl in ultima analisi tutta la nostra a noi della sostanza dei corpi. Galluppi ritiene infatti, segue�d� conoscenza riposa su di un fatto primitivo e inesplicabile, e que­ Leibniz, che ogni sostanza sia semplice e quindi inestes (Lezioni _ � sto fatto è la coscienza, ossia la percezione del me e delle sue di logica e metafisica, lezz. III . e IV) .. A magg�o� rag1?�e. sono modificazioni » ( Op. cit., I, V, 131 ). fenomeniche cioè modi di apparire a noi, le quahta sens1b1h. Og­ Oltre l'esistenza dell'io come soggetto pensante e volitivo, getto immediato delle sensazioni è dunqu� una realtà esterna, anche l'esistenza dei corpi è immediatamente percepita 15 Gallup­ ossia distinta dal soggetto conoscente, ma interpretata attraverso • pi lo afferma in polemica con Destutt de Tracy e con Condillac. la nostra sensibilità. Per il primo tutte le sensazioni attestano solo nostre modificazioni e l'esistenza di corpi esterni è oggetto di inferenza, non di per­ cezione; anche per il secondo le sensazioni sono solo nostre « ma­ 3. Le verità necessarie niere d'essere» , ma il tatto, come sensazione di solidità, ci met­ te immediatamente in rapporto coi corpi esterni. Galluppi distin­ Non ci sono solo verità primitive di fatto, ma anche veri�à pr�� gue percezione dell'esterno da percezione dell'esteso: esterno è mitive razionali, ossia verità necessarie i�m�diatam�n�e ev_1d�n�1, ciò che è dato come distinto dall'atto del sentire; ora ogni sensa­ quelle che comunemente si chiamano ass1om1. T le e 11 pr c1p1 � � 0 zione è percezione di una realtà distinta dall'atto del sentire. « Ogni di contraddizione: « è impossibile che una cosa s�a e non s1,a �el­ pensiero, ed in conseguenza ogni sensazione si riferisce essenzial­ io stesso tempo » (Saggio, I, II, 49). Non è pero questo 1 umco mente e di sua natura ad un oggetto, qualunque esso sia. Il dire: assioma. Sul principio di contraddizione si fondano tutte le ve­ io sento, ma non sento cosa alcuna è lo stesso che dire: io sento rità necessarie non nel senso che esso basti da solo a generarle, e non sento insieme» (Op. cit., II, I, 9). La coscienza mi dice: ma nel senso �he esso può render ragione della loro evidenza. Tali << io sento il me che sente qualche cosa» (ibid.). « La nozione di sono le proposizioni matematiche. un fuor di me, conclude il Galluppi, è semplice. .. non può dun­ A proposito delle verità necessarie ril viamo alcune tesi g l � � : que questa nozione riguardarsi come un risultamento della facoltà luppiane: 1) contro l'empirismo Gallupp1 afferma che le venta di giudicare [ ossia di una inferenza] ... la nostra esistenza intel­ necessarie sono a priori, ossia che i_l nesso fra soggetto e redi_­ � letuale incomincia con la percezione del me che percepisce un cato è colto in base all'analisi delle idee e non è il frutto di una fidueoer i fdair cmi ec»on o(Oscpe.r e cilte., cIoIs, eI , se2 3n )o. nD ealv ersessitmo oc oumnea pdoirtreettbab ecroon ole­ gdeenl ecrearlcizhziaoz iloan er agdiio nees poenrideen zaeff. ePrmera rees el'mugpuioa g<l�i ainoz ar itdro1_vos uoni� lrl'a1_gdgei_a, �. scenza delle cose stesse? Alla dottrina, così diffusa da Cartesio lo spirito vedrebbe in questa negazione una contradd1z1one reale » in avanti, che oggetto della nostra conoscenza siano le idee Gal­ !� luppi obietta: « Lo spirito non può percepire gli oggetti per mez­ (Op. cit., I, II, 38). 2) Come è già implicit� quello che� ,stato detto le verità necessarie sono giudizi anahttct. 3) Le venta ne­ zo delle idee se non percepisce queste idee come rappresenta­ _ . cessa;ie primitive non sono proposizioni irrilevanti, come nttene zioni degli oggetti: egli non può percepirle come rappresentazioni Locke, perché servono a fonda�e altre conosc�nze. Locke �s�erva degli oggetti senza percepirle come simili agli oggetti; egli non può che le verità più determinate s1 conoscono pnma delle venta g ­ : neralissime: è più facile sapere che uno p�ù due f� t�e che non _11 sapere che il tutto è uguale alle sue parti prese 1 s1eme (Sa gt " Alla crmca della conoscenza sensibile è dedicato tutto il secondo libro del _ � ? ? sull'intelletto umano, IV, 8, 10); ma Gallupp1 obietta che 1 evi- Saggio, intitolato « Analisi delle facoltà dell'anima».

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