LUDOVICO GEYMONAT Storia del pensiero filosofico e scientifico VOLUME QUINTO L'Ottocento (2) Con specifici contributi di Corrado Mangione, Felice Mondella, Enrico Rambaldi GARZANTI I edizione: ottobre 1971 Nuova edizione: ottobre 1975 Ristampa 1981 © Garzanti Editore s.p.a., 1971, 1975, 1981 Ogni esemplare di quest'opera che non rechi il contrassegno della Società Italiana degli Autori ed Editori deve ritenersi contraffatto Printed in Italy SEZIONE SETTIMA Sviluppo della razionalità scientifica. Inizi e crescita del marxismo CAPITOLO PRIMO Caratteri positivi e negativi della nuova epoca I · CONSIDERAZIONI PRELIMINARI Le vicende economico-politiche dell'importante periodo storico che inizia nel decennio I840-50 e si conclude con la prima guerra mondiale, sono così vicine a noi che possiamo senz'altro supporle note ad ogni lettore, almeno nelle loro linee generalissime: rafforzamento economico della borghesia, fonda zione della I Internazionale socialista (I 864), sua crisi dopo il fallimento della Comune di Parigi (I871), fondazione della 11 Internazionale (1889), guerra di secessione negli Stati Uniti d'America, unificazione politica della Germania e dell'Italia, intensificarsi dell'attività coloniale da parte delle grandi potenze europee, nascita della fase imperialistica del capitalismo e insorgere di gravis simi conflitti tra i vari imperialismi. Si tratta d 'altra parte di vicende così com plesse, che riuscirebbe estremamente difficile tentare di rinchiuderle in un quadro unitario e coerente. Ci riserviamo comunque di richiamarne alcune partico larmente significative, quando-nel corso dei successivi capitoli -la cosa si ren derà indispensabile per chiarire qualche punto specifico della nostra esposi zione. Un carattere generale della cultura durante il periodo in esame è l'impo nente aumento di peso specifico che vi assumono le ricerche scientifiche, e il parallelo graduale declino dell'importanza generalmente riconosciuta alle ricerche filosofiche, non solo in Francia e in Inghilterra ma nella stessa Germania che pur aveva dato luogo qualche decennio prima alla creazione dei più arditi sistemi metafisici. Risulterà chiaro del resto, dalle pagine stesse che dedicheremo in questo e nel prossimo volume all'esposizione del pensiero filosofico propria mente detto, che la seconda metà dell'Ottocento non ci presenta dei nuovi filo sofi di statura paragonabile a quella di un Hegel o di un Comte, dei quali par lammo a lungo nella sezione precedente. Va fatta eccezione per Marx ed Engels, i quali - dopo avere iniziato la propria formazione attraverso i dibattiti che se gnarono la crisi e il rovesciamento dell'hegelismo (cui sono dedicati i capitoli II e III del presente volume) -pervennero a risultati che non possono più dirsi filosofici nel senso tradizionale del termine, non avendo nulla a che vedere con Caratteri positivi e negativi della nuova epoca la vecchia metafisica, ma certamente sono forniti del più notevole peso filoso fico, scientifico e pratico. Comunque, anche a prescindere dalle nuove prospettive aperte da Marx e da Engels, dobbiamo riconoscere che affiorano, nelle stesse ricerche scientifiche della seconda metà del secolo, alcuni importanti problemi di innegabile rilievo filosofico : basti pensare a quelli connessi alla profonda crisi del meccanicismo o a quelli suggeriti dalle tesi innovatrici dell'evoluzionismo. Trattasi però di problemi che si legano direttamente, non alle speculazioni astratte e generali dei filosofi, bensl al concreto travaglio delle scienze: per esempio, la crisi del meccanicismo (che pur era nato nel Seicento come indirizzo essenzialmente filosofit::o) sorge ora soprattutto nell'ambito della fisica, mentre le nuove vedute deN'evoluzionismo affondano le proprie radici in ben determinate ricerche biologi che. Questo travaglio di idee vecchie e nuove sta al centro di numerosi dibattiti assai significativi (anche filosoficamente), e chi volesse prescindere da esso rischie rebbe senza dubbio di non comprendere i temi di fondo della cultura dell'epoca. Ciò premesso, è chiaro che la trattazione del presente volume si incentrerà su due grandi temi: per un lato, la nascita e la crescita del marxismo; per l'altro, lo sviluppo del pensiero scientifico con particolare riguardo alle istanze critiche sorte all'interno di esso. Non è, del resto, a credere che i due temi risultino senza relazioni fra loro, poiché è certo che Marx ed Engels, pur formatisi nell'atmo sfera dell'hegelismo, provarono un autentico vivissimo interesse per gli straor dinari progressi delle scienze e contribuirono in misura notevolissima a farne maturare il senso critico. Una posizione in certo senso a parte è occupata dai capitoli v e VI: il v verrà dedicato al cosl detto «materialismo volgare o dogmatico>>, il cui esame ser virà comunque a porre in luce le differenze che lo separano dal nuovo tipo di materialismo elaborato da Marx e da Engels; il VI verrà invece dedicato a due autori (Schopenhauer e Kierkegaard), le cui originali riflessioni filosofiche eserciteranno una grande influenza sulla successiva cultura europea quando questa si ribellerà al predominio della scienza per sfociare in posizioni apertamente irrazionalistiche. Prima di concludere queste considerazioni preliminari, vogliamo avvertire il lettore che nel presente volume non intendiamo esporre in dettaglio la storia di questa o quella scienza, ma mettere in luce le principali innovazioni scienti fiche realizzate nel periodo in esame, le difficoltà di principio emerse in esse, le rivoluzioni metodologiche cui si dovette fare ricorso per tentar di risolvere tali difficoltà. Anzitutto dovremo, però, dedicare qualche paragrafo di questo medesimo primo capitolo a delineare le nuove funzioni assunte dalla scienza in rapporto alla tecnica, e le illusorie speranze che i successi conseguiti dal pro gresso tecnico-scientifico fecero sorgere in larghi strati della popolazione: il lusioni che solo uno studio critico delle società (come appunto quello instaurato da Marx e da Engels) sarà in grado di dissolvere e sconfiggere. 8 Il · LA SCIENZA A SERVIZIO DELLA PRODUZIONE Uno dei mutamenti essenziali fra la prima e la seconda metà dell'Ottocento è costituito dalla nuova importanza che vengono ad assumere le cosiddette scienze applicate. Già Bacone e poi via via altri pensatori avevano intuito con straordinaria chiarezza che le applicazioni delle scoperte scientifiche avrebbero trasformato radicalmente la struttura della nostra civiltà. Ora però queste applicazioni diven tano un fatto concreto, una realtà che si impone a qualunque osservatore. Il loro numero e la loro fecondità crescono a dismisura, sì da incidere in modo deter minante sullo sviluppo stesso dell'economia. È un fatto che avrà notevolissime conseguenze sia sul piano pratico sia su quello teorico, giungendo a modificare la valutazione stessa del sapere scientifico. Mentre la prima rivoluzione industriale, prodottasi - come sappiamo - nel Settecento, si era spesso e largamente avvalsa delle ingegnose e fortunate invenzioni di abili tecnici che lavoravano ai margini della scienza senza ricevere da essa precise istruzioni (si ricordi quanto venne detto nella sezione v a pro posito della costruzione delle prime macchine a vapore), la cosiddetta seconda rivoluzione industriale, che inizia appunto verso la metà dell'Ottocento, trova invece nelle scoperte scientifiche uno degli ausili principali per il proprio po tenziamento. Si pensi, per esempio, allo straordinario significato che ebbe per l'industria, per i trasporti, ecc. la nascita dell'elettrotecnica, resa possibile dalle grandi scoperte di elettrologia compiute dai fisici della prima metà del secolo; o alla radicale svolta, subita dalla fabbricazione dei prodotti chimici in seguito ai nuovi ritrovati ottenuti nei grandi laboratori di chimica inorganica e organi ca da poco istituiti nelle università. Oggi è risaputo da tutti che il progresso della scienza e della tecnica possiede certamente un carattere globale: da un lato le varie discipline scientifiche si for niscono a vicenda un aiuto determinante, in quanto le conquiste dell'una vengono utilizzate dalle altre per conseguire nuovi successi altrimenti irraggiungibili, e lo stesso accade per le vatie tecnologie in continuo, fecondo interscambio tra loro; dall'altro lato, ogni scienza si avvale, per il potenziamento dei propri appa rati sperimentali, di tutte le novità (costruzione di nuovi materiali, di nuovi ap parecchi di misura, ecc.) che i progressi tecnici mettono a sua disposizione, e viceversa si sforza di determinare sempre nuove leggi che renderanno possi bili ulteriori progressi della tecnica. È negli ultimi decenni dell'Ottocento che questa globalità diventa vieppiù manifesta e finisce per imporsi come un carattere, fra i più significativi, della nuova epoca. Essa implica l'impossibilità di guardare alle singole discipline come a qualcosa di isolato, di fornito di vita propria, di capace di svilupparsi indipen dentemente dalla collaborazione delle altre discipline. Diversamente da oggi, 9 Caratteri positivi e negativi della nuova epoca viene però intesa dalla maggioranza degli studiosi, come una globalità fortemente gerarchizzata, in cui la funzione dirigente spetta in modo incontestabile alla scien za, mentre le ricerche tecniche, pur fornendo utili strumenti a quelle scientifiche, non hanno in sostanza altro compito che quello di adeguarsi ai loro progressi. L'idea dominante è quella che già illustrammo nell'esporre il pensiero di Comte, e cioè che la tecnica non sia altro, in ultima istanza, che un'ancella della scienza, potendo avanzare solo quando obbedisca scrupolosamente ai dettami di essa. L'antica distinzione fra lavoro teorico e lavoro pratico assume qui, com'è ovvio, l'aspetto della distinzione fra ricerca scientifica pura, intesa a scoprire i segreti della natura, e scienza applicata - o tecnica - che utilizza tali sco perte per la risoluzione dei problemi della vita quotidiana (problemi della produ zione, dei trasporti, dello sfruttamento di sempre nuove fonti di energia, ecc.). È opportuno a questo punto ricordare i profondi mutamenti che l 'impe tuoso sviluppo delle scienze applicate produsse in breve tempo nell'animo di parecchi scienziati; non solo perché offrì la possibilità ad alcuni di essi (per esem pio al grande fisico inglese lord Kelvin) di trarre personalmente notevoli pro fitti dalle proprie invenzioni, ma perché fece sorgere in loro la sensazione di trovare negli imprenditori industriali i propri più naturali alleati. Il fatto più grave è che il riconoscimento ufficiale della posizione di netta superiorità spettante alla « scienza pura » rispetto alla tecnica fornì, nel contempo, agli scienziati un alibi per disinteressarsi o fingere di disinteressarsi del modo come le loro. scoperte venivano utilizzate e a vantaggio di chi. La cosa essenziale appariva, ai loro occhi, che la società fornisse sempre nuovi mezzi ai ricercatori per compiere le loro più difficili indagini, e che riconoscesse i meriti dei più bravi e li additasse all'am mirazione generale. Noi sappiamo però che in realtà le cosiddette nazioni civili non si preoccupa vano tanto dell'avanzamento del sapere, quanto piuttosto dei notevolissimi risul tati che le scoperte scientifiche avrebbero potuto recare nel campo pratico (ivi in clusa la produzione degli armamenti). Si continuava cioè a dichiarare, a parole, che la ricerca scientifica possiede un valore intrinseco ( « puro » proprio perché trattasi di una ricerca teorica ben distinta dalle sue applicazioni), ma in verità si tenevano essenzialmente d'occhio i vantaggi (tutt'altro che puri) che se ne potevano ricavare. Era la distinzione stessa fra aspetto prettamente teorico e aspetto pratico della ricerca a offrire un'apparente giustificazione a chi, pur senza poter negare l 'universalità della scienza, aveva interesse a considerare il progresso tecnico non come un autentico patrimonio di tutta l 'umanità, bensì come un bene esclusivo dei popoli « civili » destinato a moltiplicarne le ricchezze ed a garantire anche per il futuro la loro superiorità rispetto ai paesi « arretrati ». È un equivoco che accompagnò a lungo - e in un certo senso favorì - la sistematica utilizzazione della scienza da parte della nuova fase della rivolu zione industriale: utilizzazione che se valse, per un lato, a popolarizzare l 'impor- IO