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Storia del metodo scolastico PDF

439 Pages·1980·57.867 MB·Italian
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Grabmann metodo Storia del scolastico iÀ ] ì i ciel # Strumentii ® La Nuova Italia Strumenti Ristampe anastatiche 59/1 La presente ristampa anastatica è tratta dall’edizione pubblicata contemporaneamente nella collana « Il pensiero filosofico » © Copyright 1980 by La Nuova Italia editrice, Firenze Martin Grabmann Storia del metodo scolastico I La Nuova Italia Editrice STORIA DEL METODO SCOLASTICO PRESENTAZIONE di Mario Dal Pra Martin Grabmann, uno dei più insigni storici della filo- sofia medievale della prima metà del secolo XX, nacque a Wintershofen, in Baviera, il 5 gennaio 1875, da una famiglia di contadini. Compi gli studi classici, filosofici e teologici, per prepararsi al sacerdozio, ad Eichstàtt, sotto la guida, tra gli altri, di due noti medievalisti che furono, insieme, storici del pensiero scolastico e ferventi tomisti: Albert Stòckl e Mathias Schneid. Fu alla loro scuola che il giovane Grab- mann fu iniziato allo studio del pensiero di Tommaso d’Aquino e si convinse sia che la comprensione dei testi filosofici e teo- logici medievali richiedeva lo studio dell’ambiente storico nel quale essi erano nati, sia che uno studio storico adeguato della letteratura filosofico-teologica medievale non poteva compiersi senza estendere l’attenzione all’ingente materiale inedito che era rimasto sepolto nei fondi manoscritti delle piu importanti biblioteche d’Europa. Ordinato prete nel 1898, nel 1900 fu inviato a Roma ove, due anni dopo, consegui il dottorato in filosofia e teologia. Ma quella permanenza a Roma fu decisiva per il giovane studioso soprattutto per l’in- contro che vi ebbe con il gesuita tedesco Franz Ehrle, allora prefetto della Biblioteca Vaticana e con il domenicano Hein- rich Denifle, addetto agli archivi della Santa Sede. Fu da questi eminenti studiosi che egli apprese il mestiere della esplorazione dei grandi fondi manoscritti e che la sua con- vinzione circa l’importanza decisiva di tali fondi per una sto- ria più completa del pensiero medievale fu confermata e ri- VIII Mario Dal Pra badita. Si può dire che da quegli anni in poi Grabmann abbia dedicato, in modo sistematico, tutto il tempo che non gli fu preso dall’insegnamento, all’esplorazione accurata e minu- ziosadelle biblioteche europee. E non c’è alcuno dei Suoi numerosissimi scritti che egli venne pubblicando dal 1903 in avanti che non abbia tratto profitto diretto e decisivo da tale esplorazione. Dal 1906 al 1913 Grabmann insegnò teologia dogmatica alla Philosophisch-theologische Hochschule di Eichstàtt; dal 1913 al 1918 fu titolare della cattedra di «filosofia cristiana » alla Facoltà teologica dell’Università di Vienna. Nel 1918 passò alla cattedra di teologia dogmatica dell’Università di Monaco e vi insegnò fino al febbraio del 1939 quando la Facoltà di teologia fu soppressa dalle autorità naziste. Nel 1945, quando la Facoltà fu ricostituita, Grabmann fu invi- tato a riprendervi l’insegnamento e tenne dei corsi nell’anno accademico 1946-47. Ad Eichstàtt, ove si era ritirato già dal 1943, mori, dopo breve malattia, il 9 gennaio 1949 ?. 1 Nel 1948, quando l’Accademia di Vienna elesse Martin Grab- mann suo membro corrispondente, egli stesso preparò una precisa notizia autobiografica che fu poi pubblicata dal suo scolaro dott. Ludwig Ott, nel 11 volume di Mittelalterliches Geistesleben, Minchen 1956. Con questo stesso titolo e col sottotitolo di Abhandlungen zur Geschichte der Scholastik und Mystik il Grabmann aveva pubblicato, rispettivamente nel 1926 e nel 1935, due raccolte di studi, già pubbli- cati in precedenza e poi rielaborati ed ampliati; l’intera opera fu ri- stampata nel 1956, con l’aggiunta di un It volume, curato da L.. Ott, la cui introduzione comprende due parti: 1, Autobiographische Noti- zen (pp. 1-9); 11, Bibliographie (pp. 10-35). È a questa bibliografia che rimanderemo nel corso di queste pagine, ricordando i singoli scritti con il numero col quale ivi sono catalogati, accompagnato dalla sigla B. Aggiungeremo che presso l’Università di Monaco è stato fondato il Grabmann-Institut che dal 1958 pubblica delle Mit- teilungen; la terza, del 1959, è dedicata a ricordare il decimo anni- versario dalla morte dello studioso. Su Grabmann ‘si vedano: L. Ott, M. G. und seine Verdienste um die Thomas-Forschung, « Divus Tho- mas » 1949, pp. 120-53; E. Gilson, M. G., « Arch. Hist. doct. litt. m. à. » 1949, pp. 5-8; M. Schmaus, Leben und Werk M.G. s., « Mit- teilungen » Im, 1959, pp. 4-10; al ricordo di M. Grabmann ha dedi- cato il mm fascicolo del 1975 (annata 29, n. 113) la « Revue interna- tionale de Philosophie », con una Introduction di Fernand Van Steen- berghen (pp. 211-221). Presentazione IX L’opera di Martin Grabmann ha veramente del prodi- gioso se si considera non soltanto la grande quantità di libri, di saggi, di note e di resoconti da lui pubblicati, ma, in par- ticolare, l’ambito a cui le sue indagini si riferiscono e che comprende tutti i periodi del pensiero medievale, dalle ori- gini patristiche fino al Rinascimento, e tutti i settori di una cultura complessa, dalla filosofia alla teologia, dalla mistica alla letteratura; senza tener conto del fatto che, spesso, l’at- tenzione dello studioso bavarese è attratta dai problemi della teologia moderna e contemporanea, dalla rinascita del to- mismo e dalla problematica della ricerca storica. Ma sono soprattutto stupefacenti la vastità e la profondità dell’esplo- razione che egli ha svolto sui fondi manoscritti delle biblio- teche europee; ha iniziato con la Biblioteca Vaticana, acco- stata nei suoi primi anni di studio a Roma, agli inizi del se- colo e poi costantemente frequentata, specialmente dal 1921 al 1938, durante le vacanze pasquali, con frequenti ritorni anche sul finire di ogni estate. Era inevitabile che egli si accorgesse molto presto che la Staatsbibliothek di Monaco era, per la letteratura manoscritta medievale, una delle più importanti d’Europa, insieme con le biblioteche di Parigi e di Oxford. E fu, tra l’altro, proprio la conoscenza del ric- chissimo materiale manoscritto della Biblioteca di Stato di Monaco che gli consenti di scrivere la grande opera storica che qui presentiamo in traduzione italiana, la Geschichte der scholastischen Methode. Il periodo del suo soggiorno vien- nese gli consenti di perfezionare la conoscenza delle più im- portanti biblioteche dell’Austria. In seguito furono da lui esplorate, in modo sistematico, le biblioteche di Germania, di Francia, del Belgio, dell’Italia e della Svezia; le sole bi- blioteche di cui non pare che abbia avuto una conoscenza diretta furono quelle inglesi. Specialmente il periodo tra le due guerre, durato circa vent’anni, fu largamente utilizzato per queste vastissime esplorazioni. Dalle quali lo studioso bavarese trasse elementi a volte molto vasti, perfino la tra- scrizione di interi testi, e sempre molto significativi, come il rilievo di incipit e di explicit, il riscontro di attribuzioni, la ripetizione di testi identici sotto apparenze diverse, e sSo-

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