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Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta PDF

399 Pages·1969·35.675 MB·Italian
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PIER CARLO MASINI Questa storia comincia albin domani dell'Unità 1 . - italiana e si conclude trentanni più tardi, poco ' dopo il Congresso di Genova che sancì, a un tempo, la definitiva nascita del partito socialista e la non meno definitiva separazione tra anar­ chici c socialisti. Airinizio, incontriamo il russo Michele Bakunin che, al rumore della spedizio­ ne dei Mille, progetta e realizza la sua fuga dalla Siberia per correre incontro a Garibaldi con un avventuroso viaggio intorno al globo; alla fine, morto da quindici anni il Bakunin, assistiamo alla lenta ma sicura ascesa, come teo­ rico e come pratico della rivoluzione libertaria, di uno dei suoi discepoli, il napoletano Errico Ma­ latesta. I/emersione deiranarchismo dal confuso im­ pasto di democrazia c socialismo risorgimentali e postrisorgimentali può considerarsi compiuta. da Bakunin a Malatesta A favorirla hanno contribuito le estreme ten­ sioni sociali nel paese, le persecuzioni dei gover­ ni della Destra e della Sinistra, Fabbandono della tattica rivoluzionaria da parte dei repub­ blicani prima e dei socialisti dopo. È una storia complessa, cui manca una conti­ nuità organizzativa, a causa delle frequenti re­ pressioni poliziesche e giudiziarie che frantu­ mano dall5esterno il movimento anarchico, co­ stringendolo alla clandestinità o agli esili; cui manca anche una continuità ideologica, a causa delle rotture interne tra insurrezionalisti ed evo­ luzionisti prima, fra individualisti e. associ azio­ nisti più tardi; cui non manca però una conti- * nuità umana, propria sia a determinate perso­ nalità che pur nelle più avverse condizioni sono pronte a ricominciare da cape], sìa a gruppi che a f-iì? rf|-|C3l Hi IXi.T Mif»tf■ UWutl ininterrottamente si rianimano e si riannodano. Un ruolo importante in tal senso assumono i giornali che spuntano qua e là per la Penìsola come voce della protesta spontanea. Alle molte storie generali deiranarchismo - da / M alfattori quelle fondamentali di Max Nettlau a quella - <* ■- — " RIVISTA A N ARCHILA Hi»' ffÌtÌVE?SÀìÌÉ: STORIA DEGLI ANARCHICI ITALIANI DA BAKUNIN A MALATESTA (1862-1892) PIER CARLO MASINI Storia degli anarchici italiani DA BAKUNIN A MALATESTA (1862-1892) AVVERTENZA Questa « Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta» è anche un contributo alla storia d’Italia nel primo trentennio dopo l’Unità. Il libro si apre nel 1862, all’indomani della spedizione dei Mille, con la fuga di Bakunin dalla Siberia, e si chiude nel 1892, all’indomani del congresso di Genova che segnò la definitiva rottura fra anarchici e socialisti nel movimento operaio, con la nascita del partito socialista: da quel momento i socia­ listi si avviarono sulla strada legale delle riforme, del­ l’organizzazione di partito, della conquista dei pubblici poteri, mentre gli anarchici continuarono pregiudizial­ mente e programmaticamente a mantenersi al di fuori dello stato, della sua politica, delle sue istituzioni, affi­ dando la protesta libertaria all’azione diretta delle mas­ se e alla spontanea iniziativa individuale. Di qui la ragione storica per fermarci al 1892, alla quale si aggiunge una ragione tecnica: infatti per una compiuta ricostruzione del convulso periodo successivo, fra reazioni e attentati, manca ancora quel complesso di studi preparatori, dì ricerche d’archivio, di monografìe che invece abbiamo potuto vantaggiosamente tener pre­ senti per questo lavoro. Per offrire tuttavia al lettore una guida alla conoscenza della storia dell’anarchismo nei decenni successivi, abbiamo inserito in appendice una cronologia essenziale che segue le principali vicende de­ gli anarchici italiani fino ai nostri giorni. Ci auguriamo, non appena gli archivi italiani e stranieri, pubblici e pri­ vati, saranno resi più largamente accessibili, e nello stes­ so tempo le ricerche particolari avranno avuto un ulte- 7 riore approfondimento, di poter proseguire questa sin­ tesi storica fino a tempi a noi più vicini. Abbiamo poi raccolto una serie di documenti ine­ diti o rari o ignorati, scelti non tanto secondo un criterio di appoggio al testo quanto per mettere il lettore a di­ retto contatto con il linguaggio, i problemi e il costume dell’anarchismo italiano. La raccolta inoltre arricchisce e prolunga nel tempo il nostro documentario iniziato con la pubblicazione degli atti della Federazione Ita­ liana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (1871-1880), delle carte della commissione di corrispon­ denza di quella organizzazione (1872-1874), delle carte dei fratelli Ceretti, delle lettere dirette da vari corrispon­ denti a Anna Kulisciov e a Andrea Costa, ecc. Questo libro oltre ad essere una obbiettiva esposi­ zione di fatti e di idee, al di là di ogni intento celebrativo o polemico, intende anche mostrare un reperto politico- sociale di straordinario interesse scientifico e umano. Il nostro discorso non si pone perciò su un puramen­ te rievocativo, ma vuol offrire, almeno nelle intenzioni, una chiave per intendere certi fenomeni Il movimento degli anarchici italiani, raccoltisi un secolo fa attorno alla bandiera della «liquidazione so­ ciale » cioè di una rivoluzione radicale che riputava la conquista del potere e la sua gestione, invano combat­ tuti e perseguitati, dispersi ed esiliati dai poteri costituiti, sottoposti a pressioni esterne e interne, a dissidi e a pole­ miche nella ricerca di una «purezza» rivoluzionaria, è pervenuto fino a noi in una continuità di pensiero e di lotta che ne vede riaffiorare in forma confusa i moventi e i metodi. Dì qui i ricorrenti ritorni di fiamma libertaria all’interno del movimento socialista, il persistente riemer­ gere di tendenze anarco-sindacaliste nelle organizzazioni operaie, la rivendicazione antiautoritaria dei giovani nel­ la famiglia, nella scuola e nelle strutture della società. p. c. M. Bergamo, 1° gennaio 1969 I UN RUSSO DA IRKUTSK A ISCHIA (1861-1867) Mi trovavo nella capitale della Siberia Orientale, a Xr- kutsk, al tempo della memorabile campagna di Garibaldi in Sicilia e a Napoli, Ebbene posso affermare che tutta la gente di Irkutsk, quasi senza eccezione, mercanti, artigiani, operai, per­ fino i funzionari, prendevano appassionatamente le parti del li­ beratore contro il re delle due Sicilie, fedele alleato dello zar! La posta arrivava allora a Irkutsk due volte alla settimana, il telegrafo ancora non esisteva; e bisognava vedere con quale ac­ canimento si arraffavano i giornali e con quale entusiasmo si festeggiava ogni nuova impresa del generale liberatore! Negli anni 1860-63, quando il mondo rurale russo era in profonda agitazione, i contadini della Grande e della Piccola Russia at­ tendevano rarrivo di. Garibaldov, e se si domandava loro chi egli fosse, rispondevano : È un grande capo, l'amico della po­ vera gente, e verrà a liberarci »} Irkutsk, uno dei luoghi più freddi del mondo, lontano seimila verste, circa seimilaquattrocento chilometri, da Pietroburgo, era allora una città di venticinquemila abitanti, importante presidio militare, nodo dei commer­ ci carovanieri fra la Siberia e la Cina, domicilio coatto per i più pericolosi oppositori del regime zarista. Fra questi era colui che ci ha recato la fresca testimonianza, poco sopra riportata, sulFeco che in quella terra lontana e in queireterogeneo ambiente di pionieri e di sradicati 1 II brano è tratto da un manoscritto dì Michail Bakunìn, datato Lo­ camo, 7 gennaio 1872 e pubblicato in Michel Bakouniti* et VItalie. 1871- 1872. Textes étahlis et annotés par Arthur Lehning. Deuxième parile. La Première Internationale en Italie et le conflit auec Marx. Ecrìts et ma- teriaux, Leiden, E. J. Brlll, 1963 (p. 190). 9 ebbe la spedizione dei Mille. Si chiamava Michail Ba- kunin 2. Dopo il fallimento delle rivoluzioni democratiche del 1848-49 l’Europa attraversò un periodo di conservazione e di stasi che richiamava alla mente i tempi tristi della Restaurazione. Le due guerre degli anni cinquanta - quella anglo-franco-turco-piemontese contro la Russia e quella franco-piemontese contro l’Austria - sebbene di­ rette contro i due maggiori centri di autocrazia e di ti­ rannide in Europa, si risolsero entrambe in un riconsoli­ dato equilibrio diplomatico e dinastico. L’impresa di Garibaldi fu invece il fatto grandioso, inaspettato, fanta­ stico, che dette uno scossone all’opinione pubblica euro­ pea, rilanciò l’iniziativa popolare, riavviò il moto di libe­ razione nazionale e democratica. In quella Europa delle Potenze, tutta coperta dalle sacre insegne della sovranità statale, un migliaio di volontari, anzi di fuorilegge, con 2 Michail Alcksandroviò Bakunin era nato Y8 maggio 1814 a Prja- muchino, un villaggio del distretto dì Torzhok, nel governatorato di Tver (Fattuale Kalinin), a circa cinquanta chilometri a nord-ovest di Mosca, di nobile famiglia (il padre era stato fino a 35 anni in diplomazia e — cir­ costanza da segnalare — addetto alle legazioni russe di Firenze, Napoli e Torino negli ultimi anni del Settecento). Seguita la scuola di artiglieria a Pietroburgo, dopo una breve esperienza di ufficiale abbandonò la car­ riera e si dedicò agli studi filosofici, frequentando i più vivaci circoli letterari di Mosca e stringendo amicizia con Stankevich, Herzen e Ogarev. Attratto dalla filosofìa tedesca, nel 1840 si reca a Berlino. Da questo momento ha inizio la sua peregrinazione intellettuale attraverso gli am­ bienti radicali di tutta Europa, da Berlino a Dresda (dove conosce Arnold Ruge e Georg Herwegh), poi a Zurigo (ove entra in relazione col Weitfing c col Bccher), a Bruxelles, a Parigi (incontri decìsivi con Marx e con Proudhon). La rivoluzione del 1848 lo trova già impegnato politicamen­ te, con una condanna in contumacia alla deportazione a vita* Si muo­ ve continuamente da Francoforte a Colonia, da Praga, dove prende par­ te al Congresso slavo (giugno 1848) stabilendo rapporti con rivoluziona­ ri polacchi, tedeschi, cechi, a Dresda che lo vede protagonista (insieme a Richard Wagner) della insurrezione del maggio 1849. Arrestato e con­ dannato a morte, ha commutata la pena capitale nell'ergastolo. Ma, con­ segnato alFAustria è nuovamente condannato a morte per la sua compli­ cità nelle cospirazioni di Praga. Commutata nuovamente la pena in car­ cere a vita, viene consegnato alle autorità russe che lo rinchiudono prima nella fortezza dei SS. Pietro c Paolo, poi in quella di Schlusselburg. Vi restò sei anni in completo isolamento finché, per le insistenze della fami­ glia e per le sue reiterate istanze all3imperatore, venne deportato a vita in Siberia, prima a Tomsk e poi a Irkutsk. 10 \ T+ 0 / 4 % t * 6 ^ v 0 4 un potere iniziale circoscritto ai due mercantili su cui erano imbarcati, prese il mare, mosse con ardite opera­ zioni militari alla conquista di un regno, passò di vittoria in vittoria con una marcia di settecento chilometri : ecco un evento rivoluzionario che sconvolgeva e soprattutto sconsacrava il vecchio ordine europeo. Si comprende perché, fin nella remota Irkutsk, si sia­ no avute commozione e speranza e perché» davanti alla ripresa del moto democratico,¿tóÌichailcBakunxjJ, ^nostro t^tìmone, abbia avvertito un ffffifiito, 'ima nuova irre­ quietezza,"una gran voglia di fuggire. Evadere da Irkut- sk, tornare in Europa, .rituffarsi nell’azione interrotta nel_ 1849, malgrado dodici anni di più sulle spalle (dodici "anuTcKe" contavano^per ltrenta), malgrado i segni che i patimenti avevano scavato nel fisico gigantesco ma me­ nomato, malgrado il legame coniugale da poco contratto con la giovane figlia di un confinato polacco3: ecco l’assillo di Bakunin. Riuscì a farsi accogliere in una missione ufficiale che scendendo lungo il fiume Amur si recava a Nìcolaevsk, alla sua foce. Giunta l’imbarcazione sul mare di Okhot- L 4%^ sk, chiesto e ottenuto un breve permesso, ne approfittò per spostarsi più a sud, fin,, quando- rmscì a salire su un battello in partenza per ih „Giappone, poco aperto al- rOcciderfteTTTSrHakbHafeliYokohama, poi con una na- ve americana fino a S. Francisco, di qui per mare fino a Panama. Attraversato l’istmo con la diligenza, riprese di nuovo il mare per New York e, imbarcatosi a Boston, ar­ rivo il 27 dicembre 1861 a Londra^'via Liverpool. Era partito da Irkutsk ai primi dTgiùgno. La notìzia della fuga ebbe larga risonanza anche in a Antonia, figlia del democratico polacco Saverio Kvlatowsky^ era nata nel 1839 ed aveva al momento del matrimonio circa venti anni, venticinque meno di Bakunin. Dal matrimonio nacquero tre figli : Carlo (Ginevra 1868 - ivi 1943), Sofia (Orseima, presso Locamo 1870 - Napoli 1956) e Marussia (Krasnoiarski, in Siberia 1873 - Napoli 1960). Dopo la morte di Bakunin, Antonia sposò Vinternazionalista napoletano Carlo Gambuzri, uno dei più stretti collaboratori del marito. Morì a S. Giorgio a Cremano, presso Portici, il 2 giugno 1887. il Italia, dove il nome di Bakunin non era del tutto sconosciuto4. Nel gennaio 1849 il giornale della Repub­ blica Romana II Contemporaneo, ispirato da Ciceruac- chio, aveva pubblicato una traduzione dell’appello di Bakunin agli slavi, lanciato nell’ottobre 1848 dal minu­ scolo principato germanico di Anhalt-Coethcn, dove l’autore, bandito dagli altri paesi d’Europa, aveva trova­ to temporaneo rifugio5. Nel maggio 1851 era uscito (stampato a Nizza, che allora faceva,parte^el Regno di ■ Sardegna) l’opuscolo di AleksandiTHerzenjDu dévelop- pement des esrmeévólutionnaìres, che aveva avuto larga "eco in Italia* e sulle cui pagine Bakunin veniva presen­ tato come « un pensatore profondo, ardente propagandi­ sta, uno dei più arditi socialisti», in procinto di essere consegnato dalla polizia austrìaca a quella russa e quindi già condannato alla deportazione in Siberia, ove andrà « a stringere la mano a quei vecchi gloriosi » - i decabri­ sti - colà esiliati dal 1826. Poco tempo dopo, da un gior­ nale di Nizza venne addirittura dato Sfalso, annuncio della morte di Bakunin nella fortezza di ScKlussemburg7. Un anno dopo un giornale di Torino pubblicava la fantastica notizia di una visita dello zar a Bakunin in prigione8. Nel 1860 Gabriele Rósa nel suo opuscolo La Russia e V Oriente ricordava che a Irkutsk i Si ricorda che nel terzo volume delle Carte segrete e atti ufficiali della polizia austriaca in Italia dal 4 giugno 1814 al 22 marzo 1848 (Ca­ polago - Torino, Tipografia Elvetica - Libreria Patria, 1852, pag* 336) si trova un accenno al discorso per la Polonia tenuto a Parigi da « certo Bakounìne, rifugiato politico russo ». * Michele Bakunin agli Slavi, in € II Contemporaneo » (Roma) del 9 e del 25 gennaio 1349. lì testo c ripreso da La Reforme» (Parigi), con una breve nota di presentazione tratta dallo stesso giornale. Gfr, sull’argomento F. Venturi, Esuli russi in Piemonte dopo il *48, Torino, Einaudi, 1959, pp* 58-75. In un articolo apparso su « 11 Progres­ so » di Torino del Io agosto 1851, come recensione dell’opuscolo dì Her­ zen, si incontra un riferimento ^ al socialista Bakounine che ora sconta in una fortezza austriaca la nobile audacia de1 suoi pensieri e la energia del suo carattere ». 7 ^ L’Avenir de FTìce » del 31 ottobre 1851. Gfr* F* Venturi, Esuli russi in Piemonte dopo il *48, cit», p, 75. 6 <L Journal de Turin » del 5 aprile 1852, Gfr. F. Venturi, Esuli nmt in Piemonte dopo il *48, cit.5 p. 75, 12 si trovava ancora in esilio « il rinomato repubblicano Bakunin9 ». Si spiega così come l’avventurosa fuga di Bakunin ab­ bia suscitato in Italia un vivo entusiasmo, di cui si rende interprete il giornale democratico milanese L’Unità Ita­ liana, traducendo dal Kolokol [La Campana] di Lon­ dra un saluto di Herzen al suo vecchio compagno : Bakunin è a Londra. Bakunin, sepolto nelle casematte, perdu­ to nelle solitudini della Siberia Orientale, riapparve vigoroso e fresco in mezzo a noi, redìvivus et ultor, direbbe Emiliano Pu- gacev, se risuscitasse. Ma né Bakunin né noi abbiamo sete di vendetta. Bakunin ritorna fra noi con raddoppiato amore per la nazione russa, coll’indomabile energia della speranza, e con forze che la fresca, giovane e sana Siberia ha ritemprato I0. Il giornale milanese riprendendo sempre dal Kolokol conferma che fu l’interesse per le vicende italiane a far decidere Bakunin alla fuga : Un fremito di vita nuova percorse la Russia nel 1860. L’Au- sriTa~sTnSrava sconfitta e lo stendardo itahmTTsventblava su Milano. Bakunin ci descrive l’avidità con cui egli, in Irkutsk, tendeva dietro a Garibaldi che, sulla penisola, combatteva le battaglie della libertà! Rassegnarsi alla parte di spettatore, martire in così lontano esilio, all’età di 47 anni e nella pienezza del vigore, era troppo per lui... Giuntela Londrà Bakunin prende subito contatto con gli esuli italiani, soprattutto con Mazzini e Saffi, e si preoc­ cupa'flUéfltfàrs ffi relazione con Garibaldi.' Per questo incarica" suo~frateìlo Aleksandr di recarsi in Italia dal 9 La Russia e VOriente, Studtì storici politici di Gabriele Rosa> Milano Tip. Vallardìj 1860, p. 65. wBakunins in «: L'Unità Italiana» (Milano) del 24 gennaio 1862. Lo scritto fu probabilmente tradotto in italiano da Maurizio Quadrio che era un buon conoscitore della lìngua russa. L’originale, intitolato M, A. Bakunin e firmato I-z (Iscander), pseudonimo di Herzen, apparve su « Ko­ lokol» del 18 gennaio 1862. Anche Mazzini nell*articolo La Russia, Alla redazione dell'Unità Ita­ liana (cfr. & L'Unità Italiana » del 25 marzo 1862) accenna alla fuga dì Bakunin dalla Siberia e riferisce delbarresto dei suoi fratelli Nicolai e Aleksei, accusati di aver sottoscritto un appello allo zar. 13

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