Secondo calcoli cabalistici, sembra che il nostro mondo sia il risultato del ventottesimo tentativo e che, contemplandolo, l'Eterno abbia sospirato e pronunciato le seguenti parole: "Speriamo che tenga!". Sospeso fra riso e pianto, in equilibrio sul filo teso dell'ironia, Moni Ovadia racconta in questo libro la sua storia di uomo "provvisorio", sempre in cammino verso un luogo ignoto. La fuga dalla Bulgaria, l'infanzia nei quartieri popolari della Milano anni Cinquanta, i primi gruppi di musica etnica e i vagabondaggi per l'Europa su pulmini malridotti. Ma anche il successo, l'amore e la malinconia.
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