Giorgio Chiosso (ed.) Sperare nell’uomo Giussani, Morin, MacIntyre e la questione educativa e n o i z a c u d e ’ l l e d a i r o t S e a i r o e T SEI FRONTIERE Collana teoria e storia dell educazione ’ diretta da Giorgio Chiosso, Simonetta Polenghi, Roberto Sani front Chiosso.qxp:front Bianchini.qxp 18-12-2008 15:22 Pagina 1 Giorgio Chiosso (ed.) Sperare nell’uomo Giussani, Morin, McIntyre e la questione educativa SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE - TORINO Stampato con il contributo dell’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Formazione su finanziamento della regione Piemonte - Assessorato alla Cultura nell’ambito del Convegno Tre icone per l’educazione del futuro. Giussani, Morin, MacIntyre. © 2009 by SEI - Società Editrice Internazionale - Torino www.seieditrice.com Prima edizione: 2009 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 2009 2010 2011 2012 Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica, microfilm e memoriz- zazione elettronica, se non espressamente autorizzata per iscritto. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAEdel compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org L’Editore dichiara la propria disponibilità a regolarizzare errori di attribuzione o eventuali omissioni sui detentori di diritto di copyright non potuti reperire. Stampatre - Torino Indice vii Introduzione xi Gli autori Sperare nell’uomo 3 Parte prima Luigi Giussani, l’educazione come esperienza reale 5 L’educazione tra rischio e libertà di Roberto Sani 28 L’azione educativa ovvero il rischio della prassi di Concepción Naval 45 Una proposta insidiata da nuove realtà di Giovanni De Luna 54 Un’educazione capace di parlare all’umano di Lorenzo Caselli 61 Formazione e persona di Gian Piero Quaglino 72 L’autorità autorevole di Martino Feyles 91 Parte seconda Edgar Morin, apprendere e sapere, apprendere a sapere 93 Edgar Morin e i problemi di un’educazione per la Società-Mondo di Luciano Gallino vi indice 108 Educarci alla Società-Mondo di Sergio Manghi 120 Morin, Pascal e la condition humaine di Massimo Mori 140 Il principio-educazione al centro della speranza di Anna Marina Mariani 161 Sulle tracce di un pensiero ri-formatore di Enrico Miatto 175 Parte terza Alasdair MacIntyre, comunità, tradizione, educazione 177 Alasdair MacIntyre: comunità e tradizione di Enrico Berti 196 La comunità “pedagogica” di MacIntyre di Carla Xodo 216 Tradizione e libertà di Costantino Esposito 226 Tradizione, comunità educante e scuola della società civile di Guglielmo Malizia 240 Bene comune e ricerca della verità di Mario Dogliani 249 Un’icona per l’educazione del futuro? di Sara Nosari 261 Appartenere e ragionare. Luci e ombre del pragmatismo debole di MacIntyre di Giovanni Maddalena Introduzione Che cosa hanno in comune un prete italiano che ha dedicato la propria vita all’educazione dei giovani, un intellettuale francese che ha proposto una “riforma del pensiero” per indagare la complessi- tà del mondo e un filosofo americano che ha individuato nella dimensione della comunità un antidoto contro l’individual ismo del nostro tempo? Giussani, Morin e MacIntyre1– i tre protagonisti di questo libro – condividono, pur nella diversità dei rispettivi approcci teorici e culturali, almeno tre opzioni accomunanti: una grande fiducia nel- l’uomo e nella condizione umana da cui partono per svolgere la loro riflessione; una tenace resistenza contro le tendenze relativisti- che del nostro tempo; il netto rifiuto di pensare l’uomo in termini di semplice adattamento alle regole della vita sociale. Contro la tentazione di concepire l’educazione come residuale (o addirittura “inutile”) in una realtà dove tutto rischia di essere commodity, un bene da usare e scambiare dentro un mercato ormai globalizzato e senza senso se non quello economico dove il sé non sembra più capace di confrontarsi con l’altro, si trova, dunque, nella riflessione di Giussani, Morin e MacIntyre un’esplicita voca- zione educativa segnata dal valore riconosciuto all’uomo in quanto capace di senso, di comprensione, di relazione con gli altri. 1. Il volume raccoglie gli interventi svolti nel convegno svoltosi a Torino nei gior- ni 17, 18 e 19 ottobre 2007 per iniziativa della Facoltà di Scienze della Formazione e del Dipartimento di Scienze dell’educazione e della formazione dell’Università di Torino dal titolo Tre icone per l’educazione del futuro. Giussani, Morin, MacIntyre.Il con- vegno è stato realizzato con il concorso dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione per la Scuola. Un ringra- ziamento particolare va alla Preside della Facoltà, prof. Anna Maria Poggi per il soste- gno assicurato all’iniziativa. Al dr. Carlo Mario Fedeli che ha curato la parte organiz- zativa del convegno la gratitudine per il silenzioso ma fondamentale apporto logistico. viii introduzione Proprio intorno alle suggestioni di questi tre autori consegnate ad alcuni best sellers (Il rischio educativo di Giussani, La testa ben fatta di Morin e Dopo la virtùdi MacIntyre) un gruppo di studiosi di varia estrazione e formazione culturale ha discusso per tre giorni intorno alle prospettive dell’“educazione per il futuro” su invito della Facol- tà di Scienze della Formazione e del Dipartimento di Scienze del- l’educazione e della formazione dell’Università di Torino. Pedagogisti e psicologi come Sani, Naval, Mariani, Xodo, Qua- glino, sociologi come Gallino, Manghi, Malizia, storici e filosofi come De Luna, Berti, Mori ed Esposito, economisti e giuristi come Caselli e Dogliani si sono interrogati su quali potrebbero essere le traiettorie educative di domani. Impegno certo ambizioso e quasi temerario, ma anche avvertito come urgente entro una società che si presenta ormai priva di baricentri significativi e ove l’unica idea regolativa sembra poter essere una tolleranza non con- flittuale di tante, infinite, opinioni. Giussani, Morin e MacIntyre concordano invece sulla necessità di robusti punti di riferimento e di approdo e, dunque, apportatori di una valenza educativa positiva. Nella promozione e valorizzazione della libertà dell’uomo e nella sua forza di “ordinare il mondo” rispettivamente Giussani e Morin intravedono una prima possibile strategia educativa. La razionalità non può essere concepita come fine a se stessa, bensì come uno strumento per penetrare e meglio conoscere quella real- tà nella quale l’uomo opera liberamente e verso la quale è respon- sabile. Il binomio razionalità/libertà è certamente giustificato da Giussani e Morin in modo assai diverso sul piano fondativo (in ter- mini metafisici per Giussani, secondo una logica evolutiva in Morin), ma per entrambi essa è finalizzata a confrontarsi con la “realtà totale” (Giussani) e con la “condizione terrestre” e la “socie- tà mondo” (Morin). MacIntyre, a sua volta, concepisce la libertà dell’uomo come strettamente legata alla sua storia e alla tradizione di cui è espres- sione. Non c’è libertà autentica (una libertà, cioè, ricca di significa- to e non soltanto la possibilità banale di fare ciò che si vuole) al di fuori di quella realtà nella quale siamo immersi e della quale siamo responsabili. Soltanto identificandoci con una tradizione e reinter- pretandola/vivificandola continuamente alla luce delle nuove esi- introduzione ix genze (e dunque una tradizione vista in termini dinamici e non sta- tici) possiamo conquistare la dimensione umana. In MacIntyre si ritrovano tesi che riecheggiano anche nell’im- postazione educativa di Giussani quando parla della tradizione come di un maestro di cui non si può fare a meno. L’educazione dell’uomo libero si configura, dunque, non come il semplice moltiplicarsi di esperienze nomadi, senza mete preci- se né sentieri tracciati, ma come un cammino orientato da precise consapevolezze. Contro il crepuscolarismo relativistico del nostro tempo dove ciascuno si confeziona un progetto educativo a propria misura, il segnale che giunge dai tre autori va dunque in direzione del tutto diversa. Non meno interessanti appaiono le affinità appalesate intorno a un altro passaggio strategico e cioè il rapporto con il principio di autorità. Non è un mistero per nessuno che nella temperie attuale il principio di autorità (spesso indistintamente e impropriamente confuso con l’autoritarismo) non gode di molta fortuna, associato alla ricorrente preoccupazione che esso possa pregiudicare e com- promettere la libertà dell’altro. L’educazione si svolge sempre all’intersezione tra autorità e libertà, tra un discepolo che cresce e un maestro che si spende per la buona riuscita dell’impresa. Come fare in modo che questo irri- nunciabile principio pedagogico non si decomponga e inneschi una spirale perversa o sul versante di un’autorità opprimente o su quel- lo di una libertà permissiva? Il punto di intersezione virtuosa per Morin è rappresentato dalla costruzione critica e ricorsiva del sapere, capace di fare mediazione tra ciò che è fuori di noi (l’incommensurabilmente grande che ci circonda: il mistero del cosmo) e ciò che è in noi (la profondità della coscienza individuale e il mistero della nostra esistenza perso- nale). Soltanto a questa condizione si possono formare persone veramente «educate» perché capaci di un’esperienza critica perso- nale, pronte in ogni momento anche a riconsiderarla. Le pagine sulla figura del maestro autorevole sono tra quelle più suggestive di Giussani: secondo il sacerdote milanese non si cresce se non c’è qualcuno che formula una proposta e questa consiste soprattutto nella comunicazione della sua esperienza umana e di ciò che per lui è realmente importante. La proposta non è però mai