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Spazio linguistico. Storia, grammatiche e usi della lingua italiana PDF

488 Pages·1976·18.254 MB·Italian
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comed ire ' .I ' I I ' I I I I ' - 1 ~ ANNA MARIAT HORNTON MIRIAM VOGHERA « Spazio linguistico» storia, grammatiche e usi della lingua italiana MINERVAI TALICA Prima edizione: marzo 1985 Ristampa: giugno 1986 Tutti i diritti riservati: MINERVA ITALICA Bergamo • Bari • Firenze - Messina • Milano • Roma Prefazione Questo libro è stato scritto per studenti delle Scuole Medie Superiori, che usano tutti i giomi almeno una lingua in vari modi: parlano e ascoltano, e, almeno a scuola, leggono e scrivono. Questi studenti forse sanno parlare uno dei tanti dialetti d'Italia. Ma sanno senz'altro capire e parlare anche una o più varietà di italiano. Il libro che presentiamo vuole aiutare gli studenti a usare sempre meglio la lingua o le lingue che essi già usano. In sostanza vuole aiutarli ad usare l'italiano in modo adeguato alle diverse situazioni comunicative in cui essi possono trovarsi. Crediamo infatti che im parare una lingua significhi pmp1-io imparare ad usarla in tanti modi, in tante diverse situa zioni, per parlare di tanti argomenti, con tante persone diverse., per scopi diversi. Naturalmente per far questo non basta un libro: la capacità di usare la lingua per inter venire nel mondo cresce con il crescere delle esperienze che un individuo fa. Tuttavia, un lf bro può aiutare a capire meglio quali operazioni compiamo quando usiamo una lingua. E questo l'obiettivo che ci siamo proposte scrivendo Come dire. Il capitolo 1 presenta l'uso della lingua come un aspetto del più generale fenomeno del la comunicazione, e mette a confronto le lingue storico-naturali con altri sistemi di comu nicazione usati dall'uomo e dagli animali. Il capitolo 2 racconta la storia della difiusione dell'italiano in Italia. Si segue da vicino la nascita dell'italiano e il suo uso nei diversi secoli, la storia del suo rapporto con i diver si dialetti parlati nella penisola e del suo progressivo divenire lingua nazionale. Il capitolo 3 presenta i diversi elementi che detemzinano le scelte linguistiche che i par lanti fanno in reali situazioni comunicative. In queste pagine si introduce per la prima vol ta il concetto di grammatica. Il capitolo 4 illustra, in parte, i rapporti tra lingua parlata e lingua scritta e presenta le p,-incipali convenzioni grafiche da seguire nella produzione di testi scritti. Il capitolo 5 fa riflettere sull'organizzazione del lessico di una lingua e sulle conoscenze lessicali dei parlanti dell'italiano. Il capitolo 6 introduce allo studio dell'organizzazione dei testi, facendo particolare at tenzione alle relazioni di significato che costituiscono 1111 testo. Il capitolo 7 presenta i diversi modi che l'italiano usa per collegare le parole in segni pitì ampi. Inoltre, presenta i primi elementi di analisi sintattica (soggetto, predicato. complementi). Il capitolo 8 illustra le parti del discorso riconosciute dalla grammatica tradizionale. Il capitolo 9 prosegue l'analisi sintattica, analizzando in che modo si possono collegare le frasi tra loro. Il capitolo 1O , infine, tratta di usi speciali della lingua, presentando determinate caratte ristiche del linguaggiop oetico italiano (metrica) e di due linguaggis ettoriali, quello scienti fico e quello burocratico. In tutto il libro, alcuni termini che potrebbero essere sconosciuti agli studenti sono contrassegnati da un asterisco e spiegati nel Glossario a pag. 487. Come appare da questo 1-iasstmto,n ei capitoli 7, 8 e 9 abbiamo scelto di presentare le categorie elaborate dalla grammatica tradizionale. Questa scelta nasce dalla considerazione che la grammatica tradizionale costituisce l'unico patrimonio comune a tutti gli insegnanti 5 nel campo della descrizione delle lingue. Data questa situazione ci sembra che l' operazio ne pii, corretta consista nel presentame le categorie. Per ogni categoria riportiamo le defini zioni che sono state date nel corso della tradizione grammaticale. Discutiamo poi gli even tuali limiti di queste de/ inizioni, mostrando in quali casi esse siano applicabili e in quali casi invece non siano adeguate. In tal modo gli studenti sono stimolati a ri/lettere sulla possibilità di descrivere una lingua in modi diversi. Come dire è dunque una guida alla scoperta del funzionamento della lingua italiana at traverso l'osservazione e la riflessione sulla lingua in atto. Questo è il percorso seguito nel testo e riproposto negli esercizi. Gli esercizi consistono spesso in proposte che coinvolgono non solo il singolo studente, ma l'intera classe. In molti casi l'esercizio è un invito al confronto e alla discussione sulle possibili soluzioni diverse di uno stesso problema linguistico. Per sviluppare questa capa cità di confronto tra i diversi possibili usi di una lingua, si propone alla classe di partire da una ricerca sugli usi e sulle conoscenze linguistiche dei singoli studenti e della comunità in cui essi sono inseriti. Indicazioni per questo lavoro si trovano soprattutto negli esercizi re lativi ai capitoli 3 e 5. Questo tipo di attività ha un duplice scopo. Da una parte permette agli studenti di pren dere coscienza di quanto sanno e di quale uso fanno dell'italiano, ed eventualmente del dialetto che conoscono. D'altra parte pe17nettea ll'insegnante di costruire una diagnosi del la situazione linguistica della classe, e di identificare gli interventi necessari alla aescita delle abilità linguistiche degli alunni. In conclusione questo libro si propone di fornire delle possibili soluzioni per l'imposta zione di una educazione linguistica nella scuola superiore. Speriamo che il nostro lavoro possa essere un punto di riferimento non solo per l'insegnante di italiano, ma anche per gli insegnanti di lingue straniere e di mate,ie scientifiche. Il libro contiene, infatti, continui 11- ferimenti sia alle lingue straniere più studiate nella scuola italiana e al latino, sia all'uso della lingua nella costruzione di discorsi scientifici. L'educazione linguistica infatti è un obiettivo che ciascun insegnante, pur nella specificità delle prop,ie competenze, deve perse guire. Ciò è già chiaramente riconosciuto nei programmi della scuola media inferiore del 1979. Ci auguriamo che la prossima rifonna della scuola seconda,ia supe1iore raccolga e faccia propria questa indicazione. A conclusione di questa prefazione, vogliamo ricordare che il nostro interesse per lo stu dio del linguaggio e il nostro impegno nell'educazione linguistica è nato e si è sviluppato grazie all'insegnamento di Tullio De Mauro e al contatto e alla collaborazione con gli amici e colleghi della Cooperativa Spazio Linguistico. Se non avessimo incontrato queste persone, Come dire non sarebbe mai stato scritto. Anna Maria Thornton Miriam Voghera NOTA Il capitolo 1 e i paragrafi 4.1, 4.5, 8.1, 8.8 sono opera comune delle due autrici. Anna Maria Thornton è autrice dei capitoli 2, 5 e 7, e dei paragrafi 4.4, 8.2, 8.5, 8.6, 8.7, 8.12, 10.2. Miriam Voghera è autrice dei capitoli 3. 6 e 9, e dei paragrafi 4.3, 7.0, 8.3, 8.4. 8.9, 8.10, 8.11, 10.1, 10.3, 10.4. Ringraziamo Eugenio Burgio per la consulenza prestata sui problemi di metrica italiana; Andrea Pa lombi per la consulenza prestata per l'analisi dei testi n. 1 e n. 2 del capitolo 6; Adriana Patruno e Gi sella Marino per la consulenza prestata sul linguaggio medico. 6 1. Comunicare 1.1. Lingue e altri sistemi di comunicazione Nella vita di tutti i giorni abbiamo continuamente a che fare con lingue. Conti nuamente parliamo e scriviamo, e dobbiamo capire quello che gli altri dicono e quel lo che troviamo scritto (libri, giornali, insegne cli negozi, cartelloni pubblicitari ... l. Tutto quello che diciamo o scriviamo, lo diciamo o lo scriviamo in una certa lingua. Anche quello che ci dicono gli altri, o che troviamo scritto, è detto o scritto in una cerca lingua. Ma non tutte le cose che diciamo, sentiamo dire, scriviamo e leggiamo sono nella stessa lingua. I nostri libri di testo sono per lo più in italiano; ci sono però i testi di lingua straniera, che sono scritti tutti o in parte in inglese, o in francese, o in tedesco ... Quando parliamo possiamo usare l'italiano oppure il dialetto, e se incontriamo un turista che ci chiede informazioni magari diciamo qualche parola in una lingua straniera. Le canzoni che ascoltiamo alla radio o in discoteca sono spesso in inglese. Nelle edicole delle grandi città troviamo giornali e riviste in inglese, francese, tedesco, spagnolo, e anche arabo e giapponese. A Natale e a Pasqua sentiamo alla televisione il Papa che benedice i fedeli in moltissime lingue. In una grande città, basta salire sull'autobus o sulla metropolitana per sentir par lare lingue di cui a volte non sappiamo neanche il nome: ci sono filippini, eritrei, arabi ... Chi abita nella provincia di Bolzano sente certo parlare, oltre all'italiano, il te desco. Che cosa c'è in comune fra tutte queste lingue diverse? La cosa fondamentale è che tutte le lingue sono usate per lo stesso scopo: comunicare. Ma che cosa vuol dire comunicare? Comunicare vuol dire trasmettere agli altri qualcosa che abbiamo in mente. Per farlo gli esseri umani possono usare vari sistemi, tra cui le lingue, che sono il sistema più usato. 7 Ma non solo gli esseri umani comunicano: anche tutti gli altri animali lo fanno. Naturalmente gli animali non comunicano attraverso le lingue, ma usano vari altri · sistemi. Vediamo adesso alcuni dei sistemi di comunicazione usati dagli animali. Con danze particolari, le api comunicano alle loro compagne di alveare la posi zione e la distanza delle migliori fonti di cibo. Il maschio della bertuccia, in presenza di un nemico, cerca di spaventarlo con tutta una serie di movimenti della faccia: «sporge le labbra; comincia ad aprire la bocca; spalanca quasi completamente la bocca; a labbra sollevate, mostra i canini». Questa serie di movimenti è illustrata nella figura l. 1 - -7"c";ir;,~~-Ill!Jlll!IIIII' ,..,_ ~ - ··\ ;~ :(~---~ "'~iJ~~ 'J ~- - ~ • r!'."':..,-.. . ,-./'- f . • ..... {.;' ~--' t.\. J . .r. "ii, Figura 1 Il pesce spinarello maschio, nella stagione della riproduzione, attira a sé una femmina eseguendo una particolare danza a zig-zag. Quando la femmina si avvicina, i due pesci cominciano a comunicare tra di loro con i movimenti del proprio corpo. Essi utilizzano diverse parti del corpo e diversi movimenti per scambiarsi tutte le informazioni necessarie per giungere al nido e deporre le uova. Le varie fasi di que sto scambio comunicativo tra i due spinarelli sono ben illustrate nella figura 2. 2 1 La descrizione dell'atteggiamento della bertuccia e la figura sono tratta da Capanna • Mainardi · Sparvoli, Biologia, Bari. Laterza. 1984, p. 542. 2 L'illustrazione è tratta da Capanna • l\fainardi - Sparvoli, op. cit. . p. 5 36. 8 ~~~~ ~ { Y Y 2 1 v ~ 11m aschio dania / La femmina appare / zigzagando ✓ ~O ~ Il rna&4c nsiot % :mge c"'S:T •:. ... verso ,1 nido · , P 3 La femmina m01tra 5 U ventre ngonfio La femmine ( lo segue verso il r-ido 6 8 11 li maschio colpisce la femmina con Il muso 9 La lem ,-· , le uOYa 1 -~ La femmina penetra net nido Figura 2. Sequenze dell'accoppiamento dello spinarello I cani comunicano varie emozioni con le dive:-se posizioni della coda: osservate la figura 3. J Figura 3. Gli atteggiamenti della coda comunicano differenti messaggi: (a) fiducia in sé: (b) minaccia; (e) indifferenza; (d) incertezza: (e) sottomissione amichevole; (/) sottomissione. J Illustrazione e didascalia tratte da Capanna -Mainardi • Sparvoli, op. cit., p. 549, con modifiche. 9 Gli esempi che abbiamo fatto, e tutti gli altri che incontrerete in questo capito lo, ci servono a capire come funziona la comunicazione. Finora abbiamo osservato che si comunica in molti modi diversi; abbiamo sco perto che sia l'uomo sia gli animali comunicano; abbiamo visto che per comunicare si possono usare sistemi molto diversi: dalle lingue ai movimenti della coda. Ma c'è qualcosa in comune fra tutti questi diversi modi di comunicare? La risposta è sì. Per capire quali sono questi elementi comuni a ogni sistema di comunicazione dobbiamo fare lo sforzo di andare al di là delle differenze che abbiamo osservato. Nelle pagine che seguono scopriremo che tutti i diversi sistemi di comunicazione sono basati su uno stesso meccanismo. Quindi essi possono essere descritti utilizzan do gli stessi concetti generali. Per parlare di questi concetti generali sarà necessario a volte usare dei termini tecnici. che spiegheremo via via. Per scoprire quali sono i concetti generali, validi per tutti i sistemi di comunica zione, dobbiamo analizzare meglio che cosa vuol dire comunicare. 1.2. Segnali e sensi Comunicare vuol dire trasmettere qualche cosa che abbiamo in mente per farlo capire ad altri. Vediamo cosa succede quando si comunica. All'inizio, quello che vogliamo comunicare «sta nella nostra testa», quindi gli altri non lo possono né vedere, né udire, né percepire* in nessun altro modo. È necessario perciò trovare qualcosa che rappresenti quello che abbiamo in mente e che gli altri possano percepire. Immaginiamo che la Signora Rossi voglia comunicare a sua figlia di non fare ru more perché la nonna sta dormendo. Essa ha diverse possibilità di scelta per comu nicare questo ordine: può dire «Non fare rumore perché la nonna sta dormendo», può fare «555t» con la voce, può mettersi il dito indice davanti alla bocca, ecc. La Signora Rossi può scegliere tra diversi modi, per trasmettere alla figlia quello che ha in men te. La frase «Non fare rumore perché la nonna sta dormendo», lo «ssst», e il gesto di mettersi il dito indice davanti alla bocca sono tre diversi segna 1i . Un segnale è dunque qualcosa che rappresenta quello che abbiamo in mente, per mettendoci di comunicarlo agli altri. Più tecnicamente, possiamo dire che un se - g n a I e è un oggetto o un'azione alla quale qualcuno ricorre, in una determinata situazione, per comunicare qualcosa, cioè per tra s me t te re un senso . Ciò che un segnale comunica è quindi un senso (quello che abbiamo in mente). Meglio ancora possiamo dire che un senso è il valore che una data persona, in una data situazione, dà a un segnale. Comunicare. dunque, significa stabilire una corrispon denza tra un segnale e un senso. Per vedere come si stabilisce questa corrispondenza analizziamo una tipica situa zione di comunicazione. In questa situazione c'è qualcuno che vuole comunicare qualcosa a qualcun altro. Questa prima persona è detta tecnicamente l' emi t te n - te della comunicazione, perché emette. cioè produce, un segnale. L'emittente ha 10

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