dedalus 1 dedalus Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore ©2006 Gesco edizioni via G. Porzio, 4 · Centro Direzionale Isola G/8 · 80143 Napoli · Italy ISBN 978-88-95004-02-0 Progetto grafico Studio Eikon/Napoli Finito di stampare da Cris Arti Grafiche (Arzano, Napoli) nel mese di novembre 2006 Indice pagina 11 Introduzione diElena de Filippo Prima parte La storia pagina 23 Le origini diGiuseppe Zollo, Michele Biondo e Vincenzo Esposito pagina 30 Dedalus: un percorso sperimentale con un briciolo di follia diGiuseppe Reca Seconda parte Fare impresa sociale nel Mezzogiorno pagina 37 La cooperazione sociale nella comunità locale: ruolo e prospettive diGiacomo Smarrazzo pagina 45 Gestire il lavoro sociale: lo sviluppo per progetti, l’organizzazione dei servizi diGiacomo Smarrazzo pagina 51 Democrazia e partecipazione di Gennaro Curallo Terza parte Le pratiche e le metodologie pagina 63 Riduzione del danno e politiche sulle droghe: igore scientifico e tutela della salute pubblica, contro la criminalità e non contro i consumatori diVittorio Agnoletto Il presente volume è stato curato da Andrea Mornirolieda Maddalena Pinto. Hanno collaborato Gabriella Antinolfi,Gennaro CuralloeAda Insigne. pagina 66 La presa in carico e la relazione d’aiuto Imolteplici contributi che comprende ne fanno un lavoro composito, fatto da persone diCarla Giacchetto e Leopoldo Grosso provenienti da differenti percorsi ed esperienze, esprime pertanto linguaggi disomo- genei, tuttavia, tale disomogeneità va vista come un valore aggiunto, poiché, da sem- pagina 89 Saperi di strada: la ricerca azione come parte integrante pre, è proprio la valorizzazione dei diversi punti di vista un punto di forza della coope- della professionalità sociale diRoberto Merlo rativa Dedalus. pagina 105 La mediazione linguistico-culturale diNunzia Cipolla, Tiziana Fortino e Andrea Morniroli Dedalus cooperativa sociale via Vicinale Santa Maria del Pianto pagina 118 L’accoglienza Centro Polifunzionale INAIL diAndrea Morniroli ed Eduardo Sorvillo Torre 1 · 11 piano · Napoli tel. e fax. 081.7877333 · 081.19571368 [email protected] pagina 122 La Rete diAndrea Morniroli pagina 129 Iprogrammi individualizzati diEduardo Sorvillo pagina 152 La valutazione dei servizi diVittoria Musella e Dino Mascolo Quarta parte Le storie di vita pagina 165 Una lettura di Maria Immacolata Macioti pagina 184 Presentazione di Gabriela Pentelescu Questo lavoro è dedicato a Dina. pagina 186 Le storie Senza i suoi saperi, la sua intelligenza ele sue emozioni oggi saremmo più poveri Quinta parte Gli sguardi degli altri emeno capaci di agire nel sociale. pagina 241 Dedalus: un laboratorio di innovazione di Sergio D’Angelo pagina 244 Azioni positive e pari opportunità nell’ambito dei 25 anni di attività della cooperativa Dedalus di Napoli di Luisa Festa pagina 251 La nuda vita, la fatica e i colori... di Porpora Marcasciano Il lavoro sociale e la crisi della città pagina 254 di Enrica Morlicchio Ricerca e immigrazione: pagina 256 l’esperienza della Dedalus tra professionalità e impegno di Enrico Pugliese Dalla multicultura all’intercultura: pagina 259 l’impegno della cooperativa Dedalus di Clara Silva Questa pubblicazione vuole essere un omaggio a tutti quelli che, a titolo e in 9 tempi diversi, hanno contribuito a costruire l’esperienza della cooperativa sociale Dedalus. Soci, collaboratori, mediatori culturali, destinatari dei servizi, amministratori, colleghi e consulenti che con le loro competenze, i loro sape- ri, le loro emozioni e relazioni hanno fatto crescere la cooperativa, ci hanno interrogati sull’utilità della nostra iniziativa, hanno permesso un monitoraggio costante sulla qualità e sull’efficacia dei servizi erogati, soprattutto per quan- to attiene la capacità di saper rispondere ai bisogni, insieme a quella di pro- muovere cambiamento e innovazione. Una pubblicazione che non vuole nascondere criticità, limiti e problemi che abbiamo incontrato e che continuiamo ad incontrare; che non vuole essere autocelebrativa, anche se, essendo edita in occasione del 25° anniversario della Dedalus, un po’ vanitosamente, non esita a comunicare un po’ di orgo- glio per un progetto di impresa cooperativa che oggi dà lavoro, regolare e con- tinuativo a circa sessanta persone, che realizza circa quindici diversi proget- ti/servizi complessi e integrati, che ha raggiunto nell’ultimo anno, se pur con livelli di presa in carico differente, circa 2.500 persone. Un progetto e un percorso di lavoro sociale che cerca di coniugare alcuni ele- menti di fondo: la centralità della persona riconosciuta, in primo luogo e qual- sivoglia sia la sua condizione, come soggetto su cui calibrare le metodologie e le modalità operative; la qualità dei servizi; il rispetto dei diritti delle lavora- trici e dei lavoratori; il superamento delle logiche assistenzialistiche e morali- stiche verso una prospettiva tesa a promuovere e supportare cittadinanza e demancipazione. In altre parole, dove l’intento, anche se non sempre riuscia- mo (anzi in molti casi siamo costretti a fare i conti con i nostri fallimenti), non è quello di “fare del bene”, ma quello di “garantire diritti”, di “far partecipa- re in modo attivo” rifiutando la logica delle soluzioni preconfezionate e dei “deliri di onnipotenza”. Un modo di fare impresa che si muove e si sperimenta su un terreno e in un contesto non facile. Dove i limiti e gli errori del nostro lavoro si incontrano con territori a volte ancora deboli e inadeguati dal punto di vista del consolida- Introduzione mento del sistema di welfare; dove la risorsa principale per attivare processi di Elena de Filippo di emancipazione, cioè il lavoro, appare più come un “miraggio” che come diritto costituzionale; dove troppo spesso le politiche sociali e socio-sanitarie sono considerate come corollario all’azione amministrativa e non come nodo fondamentale per produrre sviluppo locale e legalità; dove ancora tanti sono gli interlocutori, pubblici e a volte del privato sociale, che, più o meno consa- pevolmente, alimentano quella confusione tra “diritti e favori” che molti cit- tadini e cittadine continuano a fare. In questi anni abbiamo provato a fare i conti con tutto ciò, a volte sapendoci sbrogliare meglio e ottenendo buoni risultati, a volte rimanendo impantanati 10 eimpotenti. Ma nonostante gli insuccessi e le contraddizioni che continuano La cooperativa Dedalus nasce a Napoli nel 1981. In questi 25 anni molte sono 11 asegnare il nostro agire sociale, oggi traiamo un bilancio tutto sommato posi- le persone che hanno dedicato tempo e impegno nelle differenti iniziative, tivo della nostra esperienza. diverse tra loro ma coerenti nel tentativo di prevenire i fenomeni dell’esclusio- Per questo abbiamo deciso di festeggiarlo, provando a coinvolgere tutti quel- ne e della marginalità, di garantire pari opportunità di cittadinanza alle persone li e tutte quelle che in questi anni ci hanno dato una mano, magari richia- più deboli e in difficoltà, di contribuire alla crescita positiva della comunità. mandoci alle nostre responsabilità o obbligandoci a riflettere sulle inadegua- Oggi è l’occasione per fare il punto della situazione e raccontare una storia di tezze e sui limiti. lavoro sociale lunga 25 anni. Una storia che è fatta di tanti investimenti, di Per tutti questi motivi, considerando l’anniversario come una tappa di un per- tante energie ed esperienze diverse. Forse, più che di una storia, si può par- corso che vorremmo ancora lungo e positivo,èdoveroso ricordare e ringraziare lare di più storie che, in un processo fatto di momenti diversi ma tutto som- quanti, nel corso di questi anni, hanno intrecciato il loro percorso professionale e di mato coerenti, si sono sviluppate e soprattutto articolate portando a definire vita con il nostro ed hanno così contribuito a costruire e rafforzare il bagaglio di espe- la Dedalus così come è oggi: persone normalmente differenti ognuna con i rienze e competenze che oggi ha la Dedalus. propri sogni, bisogni, aspettative. Infine, con l’occasione, vogliamo farci e vogliamo fare a tutti i nostri amici e Una pubblicazione sui venticinque anni della cooperativa deve necessaria- a tutte le nostre amiche i migliori auguri di buon compleanno. mente partire dalle origini, ma ricostruire la storia non è un impresa facile, sia perché la memoria è a tratti debole, sia perché ogni narrazione riflette soprat- cooperativa Dedalus tutto il punto di vista di chi la racconta, ma anche perché in realtà, come si è detto, di storie ce ne sono state più di una e, per la precisione, quattro. La prima ha inizio nel ‘76, come raccontano Giuseppe Zollo, Michele Biondo ed Enzo Esposito, con l’idea di creare un nuovo progetto politico e culturale, centrato sulla voglia di creare uno spazio di riflessione, analisi ed intervento e libero da labirinti ideologici. La seconda comincia nel 1986 quando un gruppo di studenti viene coinvolto in una ricerca universitaria ed entra in contatto con la Dedalus, ma questa sto- ria dura poco più di due anni. La terza parte – dal 1988-89 alla metà degli anni novanta – è un’esperienza molto vicina al sindacato, per molti versi marcia parallela all’Ires Cgil e di que- sta scrive qualcosa Giuseppe Reca (Geppo) a seguire. La quarta è una vera e propria svolta: sia per l’entusiasmo, sempre più forte e sentito nei confronti di quella esperienza comune; sia per l’impegno politi- co e sociale nei progetti che vengono portati avanti, nella gestione di servizi innovativi; e ancora perché dal punto di vista della gestione economica diven- riferimento alla zona in cui maggiormente si concentravano gli immigrati, oltre tiamo una vera impresa. Nel 1999 ci trasformiamo anche in cooperativa socia- che all’esperienza “migratoria” a Firenze di Massimo Troisi). Convinti infatti di le ai sensi della legge 381/91. trovarci di fronte ad una nuova classe operaia o, comunque, ad un proletaria- Partirei dall’inizio del mio coinvolgimento nella Dedalus, lasciando ai due con- to proveniente dal terzo mondo, portatore di valori rivoluzionari e pronto a tributi che seguono in questa pubblicazione il racconto delle origini e uno offrire il suo contributo per sconfiggere il sottosviluppo del terzo mondo, spaccato di ciò che la Dedalus è stata tra la fine degli anni Ottanta e i primi facemmo subito i conti con i primi ragazzi ghanesi che in tre o quattro lingue anni Novanta. diverse cercavano di spiegarci che erano diretti in Inghilterra dove volevano Nel 1985 un gruppo di allievi di Enrico Pugliese (costituito da Mary studiare per diventare ingegneri o altro, e che non avevano mai conosciuto il Abbondanza, Anselmo Botte, Giovanna Ferraioli, Orlando Olmo, Salvatore signor Carlo Marx di cui noi parlavamo, non avevano mai sentito delle teorie Verde, Mario Tolvo, Maurizio Sammartino ed io), viene coinvolto in una ricer- del sottosviluppo, né sapevano chi fosse Samir Amin, qualcuno invece aveva ca universitaria, la prima ricerca in Campania, sull’immigrazione straniera. sentito parlare di Thomas Sankarà. Dovemmo fare velocemente i conti con Quello dell’immigrazione, all’epoca, era un tema sconosciuto. Pochissime questa realtà così diversa dalla nostra e, soprattutto, dal nostro immaginario: 12 13 persone sapevano della presenza di immigrati sul nostro territorio. Qualcuno perfortuna c’erano gli studenti palestinesi (in quegli anni conoscemmo infat- ricordò che in una famiglia di amici lavorava come domestica una donna pro- ti Jamal), e il Fronte di liberazione dell’Eritrea con i quali potevamo sfogare la babilmente di origine africana (aveva la pelle scura), qualcun altro segnalò la nostra voglia di far politica. presenza di gruppetti di giovani immigrati sulla Domiziana. Alla ricerca affiancammo infatti anche il nostro impegno politico in quel Il movimento migratorio era in quegli anni a Napoli molto contenuto, e noi, mondo dell’immigrazione che cominciavamo a conoscere, oltre che con il per primi, non sapevamo davvero, da dove cominciare. Pugliese ci mandò a movimento studentesco del 1985. parlare con Carmine Nardone (che all’epoca lavorava al Formez) il quale, attra- L’idea di mettere in piedi la cooperativa arrivò un po’ per caso. Questo stes- verso una ricerca sull’agricoltura in Campania, si era imbattuto nelle prime so gruppo di studenti doveva ricevere un piccolo rimborso dall’Università per presenze di braccianti agricoli. Successivamente organizzò alcuni incontri, il la partecipazione alla ricerca sull’immigrazione, ma in quanto studenti non primo con Francesco Carchedi, che già aveva condotto una ricerca sull’immi- potevamo riceverlo e ci fu suggerito di trovare una cooperativa o un’associa- grazione a Roma e ci spiegò chi erano i lavoratori immigrati, perché venivano, zione che stipulasse un piccolo contratto con il Dipartimento di Sociologia. Fu cosa facevano e tante altre cose. Poi diversi incontri con Francesco Calva- a questo punto che Pugliese suggerì l’idea di crearla noi stessi, non so con nese (che coordinava la ricerca insieme a Pugliese) che invece aveva già por- quanta convinzione lo disse, ma noi lo prendemmo sul serio, anche se non tato avanti interessanti analisi sulla presenza di immigrati e l’internazionaliz- sapevamo esattamente cosa fosse una cooperativa. zazione del mercato del lavoro, sulle prime avvisaglie di globalizzazione e che Comunque partimmo con molto entusiasmo, un po’ per l’età (eravamo poco ci parlava di nuovi tempi e nuovi spazi dei flussi migratori. più che ventenni), un po’ per l’amicizia che ci univa. Prima di tutto cercammo E così con un bagaglio teorico un po’ più forte, ci mettemmo alla ricerca di di capire che cosa è una cooperativa, come la si costituisce, quali impegni piccoli e grandi indizi sulla presenza di lavoratori stranieri. A parte qualche ecc. insomma ci mettemmo a studiare, ma lo studio fu solo teorico infatti abbaglio che ci portò a “inseguire” militari (di colore) della Nato a Lago Patria scrivemmo lo statuto, andammo da un notaio in piazza Dante con molta emo- scambiandoli per braccianti africani, in breve tempo arrivammo al contatto (in zione, ma dopo qualche mese arrivò una grande delusione. Infatti il Tribunale occasione della festa del primo maggio 1986) con l’associazione per l’indi- di Napoli che doveva fare l’omologazione (all’epoca le cooperative dovevano pendenza dell’Eritrea, e alla conseguente amicizia con Tebhere, una delle rap- esser omologate dal Tribunale) ci bocciò lo statuto e annullò la costituzione presentanti della comunità. della cooperativa. Ci fu detto da conoscenti che non eravamo in Toscana o in Continuava, intanto, il nostro lavoro alla ricerca di braccianti; ricerca che ci por- Emilia e che a Napoli capitava abbastanza di frequente perché le cooperative tava a stare in strada dalle 5 del mattino! Destinazione Domiziana, dove erano per definizione “comuniste”. Devo dire che questo episodio ci fece andando avanti e indietro con l’auto cercavamo di creare contatti con gli immi- capire un po’ di più cosa fossero le cooperative, o più precisamente di come grati (offrendo loro un passaggio) in attesa dei caporali. Sull’argomento scri- fossero nell’immaginario della società e delle istituzioni napoletane. vemmo (io, Salvatore Verde, Maurizio Sammartino, Orlando Olmo, Mario Nello stesso periodo a questo gruppo di studenti, che eravamo, si era aggiun- Tolvo) anche un articolo sul Manifesto dal titolo “Ricomincio da Quarto” (in to Giovanni Laino, in verità fu lui a portarci dal notaio in piazza Dante, il quale ci informò dell’esistenza di una cooperativa, per l’appunto la Dedalus, i cui chionna, Pino Porcaro, Peppe Capasso. soci, poiché oramai impegnati in altre attività, stavano pensando di cederla. La Dedalus, in quegli anni, diventa un po’ una costola operativa dell’Ires e Ci fu quindi l’incontro a Sociologia con Peppe Zollo, Michele Biondo e altri, molte attività, soprattutto di ricerca, marciarono, fino al 92/93, parallelamente per iniziare a parlarne. Ricordo che rimanemmo molto affascinati dalle cose all’istituto della Cgil. Proprio intorno a questi stessi anni iniziano a manife- che ci dissero e dalle loro personalità. In realtà poi ci furono diversi incontri starsi interessi e progetti differenti tra i soci; il gruppo più legato all’Ires, tra perché noi volevamo capire qualcosa di più sulla cooperativa e loro volevano cui lo stesso Geppo e Giancarlo Canzanelli, incomincia ad occuparsi di coope- sapere noi chi eravamo e cosa ne avremmo fatto. Sembrano infatti molto razione internazionale e alcuni di loro partono per l’America Latina. Sul terri- legati a quell’esperienza. Si stabilì, pertanto, con loro un percorso conoscitivo torio rimane, invece, il piccolo gruppo, di cui facevo parte anch’io, che lavora che sfociò in una collaborazione che iniziò all’Ires Cgil di Napoli, dove ci incon- soprattutto sui progetti di ricerca e di formazione. travamo maggiormente per le nostre riunioni. Alfonso Marino fu il ponte tra Facciamo le prime progettazioni da soli, e con successo inaspettato presen- noi ed il vecchio gruppo della Dedalus. tiamo e ci vengono finanziati progetti: il primo nel 1993 sulle pari opportunità Nel frattempo si presentò, per noi, l’occasione di realizzare e pubblicare son- per donne immigrate (legge 125). 14 15 daggi per “La Voce della Campania”. Questa esperienza ci impegnò nella pro- Il 1994 è l’anno del progetto Horizon, un primo progetto europeo in Campania gettazione dei sondaggi e ricerche sul razzismo e su altre tematiche sociali, e sulla formazione degli immigrati, particolarmente innovativo per i destinatari ci ha tenuti uniti per circa tre anni. Le riunioni tra di noi le facevamo per lo più su questo territorio. L’Horizon ci dà una forte spinta emotiva, infatti nasce l’i- nelle nostre case (in quella di Salvatore nei quartieri spagnoli più frequente- dea, e viene realizzata la progettazione nonostante un clima di scoraggia- mente), all’università infatti (eravamo negli anni del dopoterremoto) non c’e- mento generale: “non ce la farete mai senza agganci”. Ebbene non solo il rano spazi per gli studenti, e l’elaborazione dati (se così si può dire) la face- progetto fu approvato ma riuscimmo poi a creare una rete molto forte intor- vamo a mano o con la calcolatrice: nessuno di noi aveva, né sapeva usare un no a noi con i sindacati, la Lega delle cooperative, l’Agenzia per l’Impiego e computer. non ricordo più chi altro. L’entusiasmo ricavato da questa esperienza ci porta Passa un po’ di tempo, ed intorno al 1987, per differenti scelte personali, il grup- a continuare a progettare numerose iniziative, soprattutto di ricerca azione e po si divide; Salvatore, per esempio, decide di fare il concorso come educato- aconsolidare questa prima rete locale con diversi enti, e tra questi la Cgil: l’al- re per istituti penitenziari per minori, seguito poi da altri membri del gruppo. lora nascente coordinamento immigrati, la Filcams (con Rosario Stornaiolo, Contemporaneamente a questo evento, io entro in contatto con un nuovo particolarmente sensibile, già in quegli anni, alla tematica degli immigrati), la gruppo (per lo più studenti o appena laureati di economia e commercio) e Fillea, la segreteria regionale (con l’arrivo da Salerno di Massimo Angrisano), conosco Geppo. Intanto Dina, mia compagna di studi sin dal 1982 all’univer- l’Agenzia per l’Impiego della Campania che ci diede un importante sostegno sità, inizia ad avvicinarsi alla cooperativa, mostrando un decisivo interesse (in particolare Giuseppe Campidoglio, Susi Veneziano e Ciro Vezza), soprat- verso il mondo dell’immigrazione e una grande sensibilità ai temi della diffe- tutto tecnico, per i primi progetti europei che realizzammo, tra cui anche il renza e delle pari opportunità. progetto europeo Petra di formazione formatori. All’Ires Cgil, dove avevamo avuto la disponibilità di una sede per le nostre L’interesse verso lo studio sui flussi migratori e l’impegno nell’antirazzismo, riunioni, si presenta l’occasione per me di lavorare all’inserimento di alcuni in particolare mio e di Dina, fecero sì in quegli anni che la Dedalus si impe- dati, assolutamente non volevo perdere quell’occasione anche se non avevo gnasse con continuità in ricerche e progettazioni sull’immigrazione, anche se mai acceso un computer. Fu così che chiesi aiuto a Geppo e a mio fratello che non in maniera esclusiva. Infatti altri temi affrontati in quegli anni furono per già sapevano usare i computer (mi comprai un Amstrad usato, indebitandomi la cooperativa quelli legati allo sviluppo dell’impresa sociale (portati avanti per tutto quello che avrei guadagnato da questa collaborazione). Questa soprattutto da Paola Boffo e Rosario Pirolo), quelli alle pari opportunità e alla esperienza crea l’occasione di instaurare con lo stesso Ires un legame diver- promozione della cooperazione (portati avanti soprattutto da Paola De Vivo e so da quello esistito in precedenza, attraverso la nascita di un vero e proprio Pino Porcaro), e ancora il disagio giovanile e l’inserimento lavorativo di drop dialogo su progetti ed iniziative comuni. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi out temi, questi ultimi temi molto cari a Dina. anni Novanta entrano a far parte della cooperativa, in diverse ondate, oltre Sin dalla prima grande manifestazione nazionale per i diritti degli immigrati, Dina e Geppo, Enrica Morlicchio, Paola Boffo, Rosario Pirolo, Maria Francesca nell’ottobre del 1989 a seguito dell’assassinio di Jerry Essan Masso a Villa Romaniello, Salvatore Illiano e altri. E ancora Paola de Vivo, Gaetana Mel- Literno, la Dedalus partecipò alla costruzione del movimento antirazzista a livello locale, con l’adesione, poi, nei primi anni Novanta, al Forum Antirazzista ci porta a comprendere la necessità di stare in un soggetto collettivo. Non della Campania e, attraverso questo, al movimento nazionale rappresentato solo e non tanto per accedere a servizi ma per costruire una soggettività poli- soprattutto dalla Rete Antirazzista. tico sociale capace di determinare cambiamento e, soprattutto, in grado di Il movimento di quegli anni, a livello locale nazionale, dai più che lo hanno vis- lavorare per la promozione e lo sviluppo di un welfare diffuso, integrato e a suto, è ricordato come un’esperienza molto ricca sia per i contenuti che espri- forte connotazione della funzione pubblica. meva sia per le modalità di lavoro (insieme di soggetti molto diversi) sia, Nel 1999 la Dedalus si trasforma in cooperativa sociale e inizia a pensare alla anche, per le relazione umane e personali che si stabilirono. Tra le altre cose, gestione diretta di servizi sociali. il movimento mi da la possibilità di conoscere due persone che segneranno Poi la conoscenza, attraverso Gesco, di Piero ed il suo ingresso in cooperati- una svolta nella cooperativa: Andrea e Giacomo; l’uno portavoce della rete va. Piero arriva da noi come volontario in condizione di semi libertà, determi- nazionale antirazzista, cui il nostro forum aveva aderito; l’altro membro atti- nata da vicende collegate agli anni di piombo degli anni Settanta. Le sue vissimo dell’Arci di Giugliano. riflessioni, il suo impegno sempre più convinto nella cooperativa e nella sua Andrea e Giacomo per la Dedalus furono, e sono senz’altro tutt’oggi, una ven- attività, ci costringe ad un confronto tra di noi che forse senza Piero non 16 17 tata di energia ed innovazione soprattutto per la forte motivazione che li carat- avremmo affrontato, almeno all’interno della cooperativa. Un confronto che, terizzava e per la dedizione alla causa comune, causa che porterà lo stesso seppur segnato da momenti difficili e contraddizioni, ha contribuito alla cre- Giacomo a rinunciare ad un lavoro di dirigenza in un’azienda privata, per por- scita. Piero, al di là di quello che ha portato e che porta in termini di compe- tare la sua esperienza nella cooperativa. Riconosco pienamente a loro, tra le tenze, è stato importante anche per questo. Oggi Piero è un dirigente della altre cose, soprattutto la capacità di creazione della rete e di comprendere cooperativa. l’importanza di far parte di un soggetto con cui si condividessero le attività di Nella seconda metà degli anni Novanta anche il Comune di Napoli inizia final- progettazione ed intervento; questo loro intuito infatti porta al contatto ed al mente a pensare ai servizi all’immigrazione, inizia una collaborazione con successivo legame con Gesco con cui c’è stata, da subito, una forte intesa. l’Amministrazione Comunale che ci vede coinvolti nel tavolo tecnico sull’im- La fine del Forum Antirazzista ci lascia con un bagaglio di conoscenze di rela- migrazione e soprattutto come esperti del fenomeno, in particolare me ed zioni e di emozioni molto forte, anche se – a me e a Dina, a Giacomo ed Andrea insieme a GianCamillo Trani e Jamal Qaddorah, e con la supervisione Andrea – ci fa capire che a quel punto è meglio la divisione, seppur con un di Enrico Pugliese. Numerose sono state inoltre le ricerche sul fenomeno forte intreccio, tra l’impegno di volontariato nell’antirazzismo e quello lavora- migratorio cui abbiamo partecipato in questi anni, soprattutto grazie allo sti- tivo. Quest’ultimo lo canalizzammo proprio nella Dedalus; il primo, non essen- molo di Enrico Pugliese, al quale vorrei rivolgere un particolare ringraziamen- do gli unici orfani del movimento antirazzista campano, lo condividemmo con to per l’insegnamento che ci ha dato sul coniugare la ricerca e lo studio all’im- altri compagni (tra questi Vittoria Iapoce, Salvatore Esposito, Diana pegno politico e sociale. Laurenzana, Giovanna Cantice, Emanuela Ragozzino, ed altri) nella creazione Dal punto di vista della gestione delle attività l’anno di svolta è invece rap- dell’Associazione di Volontariato Priscilla di cui ancora oggi facciamo parte e presentato dal 1999, anno in cui escono contemporaneamente due bandi per che per molti versi marcia vicino alla Dedalus. la presentazione di progetti: uno della Regione Campania sui fondi nazionali Una nuova Dedalus rinasce, quindi, verso la fine del 1996 con me, Dina, dedicati all’immigrazione, l’altro dal Ministero per le Pari Opportunità per la Andrea e Giacomo, a cui si aggiungerà presto Salvatore. Insieme cominciam- realizzazione di progetti ex art. 18 sulle vittime di tratta. Con la rete naziona- mo a pensarci in maniera diversa, iniziamo ad occuparci non più soltanto di le, che un po’ si era portato indietro Andrea, e con lo stimolo ricevuto da Luisa progettazione ma anche della gestione di servizi. Andrea, trasferitosi da Ivrea Festa e Maria Fortuna Incostante, progettiamo e presentiamo al Comune due a Napoli, propone alla cooperativa di intraprendere collaborazioni e scambi servizi, entrambi rivolti a donne immigrate, nello specifico uno sull’accoglien- con diverse organizzazioni che a livello nazionale si occupavano di temi a noi za (il progetto InContro), l’altro sul lavoro di strada e la riduzione del danno per vicini e tra queste il Gruppo Abele di Torino, la Lila nazionale, il Naga di Milano. donne vittime di tratta (il progetto La Gatta). ANapoli, invece, conosce Sergio D’Angelo, Stefano Vecchio, Rino Pastore ed Questi progetti rappresentano un punto di partenza per la gestione dei servi- inizia a coinvolgere la cooperativa sui temi propri della cooperazione sociale e zi che ci permette di comprendere anche quelle che sono le nostre capacità, dell’integrazione dei servizi. In particolare, il confronto con Sergio D’angelo, essendo partiti dalla realizzazione di due progetti molto complessi che ci che nel tempo si trasforma in un rapporto di stima e vera e propria amicizia, hanno messo a dura prova, e che nonostante le difficoltà legate ai tagli eco- nomici, riusciamo a porta avanti ancora oggi con grandi soddisfazioni per i taggio sociale e/o a rischio di disagio. Nell’attività della Dedalus, sono stru- risultati raggiunti. menti di questi interventi il bilancio di competenze e la definizione di proget- Iprimi anni del 2000 segnano il momento di maggiore crescita della Dedalus. ti individualizzati di formazione professionale e di inserimento lavorativo. Di progetti in questi ultimi anni ne abbiamo realizzati tanti, ma soprattutto Ancora, di fronte ad una consolidata "assenza di flussi informativi", sofferta da abbiamo cercato di consolidare le attività e servizi da noi attivati ad integra- chi lavora nel sociale e che assume aspetti critici quando si tratta di "servizi di zione di quelli pubblici, anticipando in diversi casi le amministrazioni locali frontiera", la Dedalus inserisce, nella progettazione e programmazione dei nella trasformazione dei progetti in servizi (come Giacomo Smarrazzo dirà servizi, strumenti e metodologie di ricerca applicata con i quali implementare nella seconda parte di questa pubblicazione). Abbiamo inoltre cercato di sta- e sostenere le azioni di prevenzione e riassorbimento del disagio, di costru- bilizzare i rapporti di lavoro, non dimenticando che lo scopo principale di una zione di percorsi di inclusione già attivate con l’operatività dei servizi stessi. cooperativa è quello di garantire lavoro ai soci, abbiamo fatto crescere la com- pagine sociale coinvolgendo nella gestione e nei processi decisionali coloro Questa pubblicazione, come abbiamo detto, vuole essere un racconto di che contribuiscono al lavoro quotidiano della cooperativa. Abbiamo ancora quello che siamo, non dimenticando il percorso che è stato fatto e quanti 18 19 lavorato per far crescere professionalità, investendo sulla formazione conti- hanno contribuito a questa realtà. nua degli operatori e anche di alcuni destinatari dei nostri servizi, laddove In questa prima parte abbiamo chiesto due diversi contributi a persone che abbiamo intravisto potenzialità ed interesse verso il nostro lavoro. Abbiamo hanno fatto parte della Dedalus, il primo una ricostruzione della storia della inoltre sempre lavorato per una integrazione dei servizi, valorizzando al nostro cooperativa, attraverso il racconto di alcuni dei suoi fondatori e precisamente interno e verso l’esterno il ruolo del servizio pubblico anche quando esso non di Giuseppe Zollo, Michele Biondo e Vincenzo Esposito e descrive le radici esprimeva al meglio il valore della funzione pubblica e anche quando le con- culturali e politiche dalle quali ha avuto origine l’idea della Dedalus. Il secon- traddizioni erano evidenti. do contributo, quello di Giusepe Reca, riprende il racconto e offre uno spac- Tutto ciò in coerenza con la mission che ci siamo dati e nel tentativo di anda- cato di ciò che è stata la cooperativa verso la fine degli anni Ottanta. re incontro ai bisogni, alle difficoltà ai sogni e alle aspettative dei nostri ope- Nella seconda parte si affrontano tematiche inerenti i vincoli e le possibilità ratori oltre che dei destinatari delle nostre attività, ma non senza contraddi- nel fare cooperazione sociale nel Mezzogiorno, a partire dalla nostra espe- zioni e insuccessi che hanno segnato il nostro lavoro. rienza. In particolare, si evidenziano le criticità legate all’attuale ruolo della Iservizi che oggi gestiamo sono soprattutto rivolti alle persone straniere e in cooperazione nella gestione dei servizi alla persona e le risorse di carattere particolare agli adolescenti, ai giovani e alle donne, e tra queste abbiamo cer- organizzativo, improntate alla coniugazione tra innovazione, flessibilità e rigo- cato di non dimenticare i più vulnerabili (donne e minori prostituti/prostituiti, re nel rispetto dei diritti dei soci e dei lavoratori. I contributi di questa secon- minori non accompagnati, immigrati con problemi di alcolismo e dipendenza da parte sono a cura di Giacomo Smarrazzo vicepresidente della Dedalus e di …). Le attività che realizziamo sono finalizzate all’integrazione sociale e lavo- Gennaro Curallo socio lavoratore della stessa. rativa, alla prevenzione del disagio, all’inclusione e all’accoglienza. Esse si La terza parte contiene contributi di carattere metodologico rispetto alle basi concretizzano attraverso servizi informativi, di accompagnamento e di media- teoriche ed alle buone prassi del lavoro sociale svolto dalla Dedalus in questi zione culturale, di accoglienza residenziale e diurna, nonché servizi ludico- anni. Sono riportati contributi sia di operatori Dedalus, che diffondono e ren- ricreativi ed educativi nel rispetto e nella valorizzazione delle diverse specifi- dono conto dei metodi di intervento quotidianamente sperimentati, sia con- cità culturali. tributi di autori esterni alla Dedalus, che promuovono tuttavia prassi di inter- La stessa traccia si sviluppa anche in altri settori del lavoro sociale progettato vento pienamente condivisi dalla cooperativa. In particolare,Vittorio Agnoletto, emesso in opera dalla Dedalus, come nei progetti a favore dei minori e dei gio- della Lila, tratta questioni riguardanti la riduzione del danno; Roberto Merlo, vani in situazione di disoccupazione, di emarginazione e devianza, gestendo Leopoldo Grosso e Carla Giacchetto del Gruppo Abele approfondiscono te- servizi di educativa territoriale, preformazione e accompagnamento sociale. matiche quali la ricerca azione come imprescindibile competenza dell’opera- Le azioni di orientamento al lavoro e le pratiche di inserimento socio lavorati- tore sociale e la presa in carico in tutte le sue dimensioni; Vittoria Musella e vo – attraverso strumenti che favoriscano l’incontro tra domanda ed offerta di Dino Mascolo, dello Studio ERReSSE, forniscono, oltre ad indicazioni teoriche lavoro – sono divenuti elementi cardine nelle attività di servizi rivolti alle per- sulla valutazione dei servizi, due esempi di ricerca valutativa su progetti messi sone e, in particolar modo, in quelle dedicate ad utenti in condizioni di svan- in opera dalla Dedalus; infine, Andrea Morniroli, Eduardo Sorvillo ed altri ope-
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